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    CASO GORIZIA: L'AUTOGOL D'AUTORE DEL DIRETTOR TARQUINIO

    CASO GORIZIA: L’AUTOGOL D’AUTORE DEL DIRETTOR TARQUINIO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 15 novembre 2017

     

    Marco Tarquinio come Comunardo Niccolai, il mitico difensore del Cagliari di Gigi Riva e Manlio Scopigno, chiamato il “re dell’autogol”. Leggere per credere, nell’ ‘Avvenire’ di stamattina, la risposta a un lettore che protestava per le modifiche operate alla versione originale della lettera di don Francesco Fragiacomo sul caso penoso del capo-scout dell’AGESCI di Staranzano.

     Mirabilia, mirabilia…cose che destano nel contempo meraviglia e ammirazione per la perfezione del loro essere. Come quanto scritto nell’ ‘Avvenire’ di oggi, mercoledì 15 novembre, dal direttor Tarquinio a proposito della penosa vicenda di Staranzano (Gorizia, provincia e arcidiocesi), di cui abbiamo trattato in questo stesso sito nei due articoli precedenti (“Chiesa di Gorizia, vero esempio di carità fraterna” e “Credibilità di Avvenire? Zero spaccato. Ma il Papa lo sa?”).

    L’ultimo sviluppo, quello di stamattina, è veramente d’autore. In “A voi la parola” a pagina 2 il quotidiano catto-fluido riporta in evidenza lo scritto di un lettore che protesta per le modifiche apportate alla versione originale della lettera di don Francesco Fragiacomo, pubblicata il 7 settembre in una versione corretta. Di proteste ce ne sono state tante e, per quanto abbiamo constatato, hanno invaso anche il Facebook avveniristico.

    Il direttor Tarquinio, come è noto, è un cultore collaudato del manzoniano Sopire e troncare del Conte Zio che nella scena con il padre provinciale cappuccino chiedeva l’allontanamento di quel guastafeste di padre Cristoforo. Si intuisce allora facilmente che il Marco abbia rosicato amaro (per l’ennesima volta) per diversi giorni, bersagliato com’è stato da apprezzamenti non proprio onorifici sui modi utilizzati dal suo quotidiano (anche) nel caso Staranzano. Insomma… e dai e dai e dai… in fin dei conti anche il direttor Tarquinio è umano come tutti noi … e non ce l’ha più fatta a trattenersi.

    Il titolo posto alla lettera su Staranzano lascia già intuire tutto: “La lettera e il grazie del buon parroco di Staranzano (spiace per i maligni)”. Laddove si notano due cose.  “Il buon parroco” (che non sembra precisamente un gran complimento… è della stessa pasta di quel “giovane parroco”  -don Fragiacomo ha 52 anni - utilizzato dal decano don Renzo Boscarol nella sua lettera sul caso ad Avvenire). E poi quel “maligni”, frutto di un dispetto non più celabile.

    Andiamo avanti.

    Subito il direttor Tarquinio dice all’ “egregio signore” (notare quell’ “egregio”) della lettera di protesta di essere “sorpreso e amareggiato”. Poi pensa di mettere a segno il gran colpo, tale da annichilire i “maligni”, pubblicando la mail di ringraziamento di don Fragiacomo per la pubblicazione della lettera apparsa il 7 settembre: “Caro direttore, la ringrazio per aver voluto pubblicare il mio pensiero. Buon servizio per la Chiesa e per il Regno. Una preghiera per tutti voi. Don Francesco Maria Fragiacomo”.

    Bel colpo? Già si potrebbe disquisire su quel “aver voluto pubblicare il mio pensiero”: “pensiero”, non “lettera”. E anche su “una preghiera per tutti voi”, che potrebbe suonare dello stesso tipo della recente decina del Rosario auspicata dal mensile cattolico Il Timone per il ravvedimento di Avvenire…

    Però quel che segue è un vero capolavoro… Scrive trionfante il direttor Tarquinio, rivolgendosi al lettore (i neretti e le maiuscole sono nostre): “Se le cose stessero come lei sostiene sulla base di una ricostruzione maligna, chissà perché il sacerdote si sarebbe rivolto a me con questo tono e questa gentilezza. Forse perché la verità è (NdR: siamo curiosi, qual è la verità????) che io gli avevo consigliato di inviare (per non costringere me a operare tagli su un testo così ‘sentito’e delicato) una versione del suo scritto più breve, E ANCHE UN PO’ PIU’ PARTECIPE DEL PERCORSO PASTORALE INDICATO DAL SUO ARCIVESCOVO PER QUELLA CONCRETA VICENDA. COSI’ MI SAREBBE STATO AGEVOLE PUBBLICARLA SUBITO. Cosa che è avvenuta. Don Fragiacomo me l’ha inviata il 6 settembre e il 7 settembre la lettera è uscita, CON PICCOLI AGGIUSTAMENTI REDAZIONALI (…)”.

     

    Che cosa si evince dallo scritto del direttor dell’ Avvenire? Tarquinio il Superbo ha “consigliato” (con la minaccia di operare tagli adeguati) don Fragiacomo ad accorciare (ma l’originale trasmesso dallo stesso parroco alla Nuova Bussola Quotidiana e da noi ripubblicato non è certo tanto più lungo della ‘versione corretta’…) il testo, conformandolo di più al “percorso pastorale” dell’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli. Se ciò fosse avvenuto, Tarquinio il Superbo prometteva una pubblicazione rapida.

    Don Fragiacomo, certo per l’esigenza che sentiva di veder pubblicato comunque la sostanza del suo pensiero, ha acconsentito alle richieste. E però alla seconda versione della lettera vengono apportati ulteriori “piccoli aggiustamenti redazionali”….

    Perché il direttor Tarquinio ha voluto rendere pubblico il “grazie” del 7 settembre di don Fragiacomo? Scrive, indirizzandosi al lettore e ai maligni: “Perché lei mi costringe a farlo con le sue precipitose sentenze. E perché qualcun altro ha mestato nel torbido”.

    In conclusione: il direttor di Avvenire riconosce con incosciente sfrontatezza che, per poter essere pubblicata, la lettera di don Fragiacomo sul caso Staranzano DOVEVA essere modificata nei suoi punti più ‘delicati’ per il cattolicesimo ‘politicamente corretto’ (ovvero la catto-fluidità). Da notare che tale lettera era perfettamente in linea con la Dottrina sociale della Chiesa. Lo scandalo allora è in chi ha evidenziato lo strano caso’ – espressione di un clericalismo strafottente duro a morire - o in chi ha manipolato e, scoperto, ha cercato di mettere una toppa che si è rivelata addirittura peggiore del buco? Marco Tarquinio insomma come Comunardo Niccolai - mitico stopper del Cagliari di Gigi Riva e Manlio Scopigno. Viene ricordato, il calciatore nato in provincia di Pistoia,  per le sue ‘prodezze’, che gli valsero la fama di “re dell’autogol”.

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