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    MARCIA VITA/CARD. BURKE: FIN QUANDO NE AVRO' LA FORZA, SARO' IN PIAZZA

    MARCIA VITA/ CARD. BURKE: FIN QUANDO NE AVRO’ LA FORZA, SARO’ IN PIAZZA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 maggio 2017

     

    Diverse migliaia di persone alla settima edizione della Marcia per la vita, organizzata dal Comitato nazionale omonimo nel centro di Roma sabato 20 maggio. Tra i marciatori il cardinale Burke (fatto segno a vive manifestazioni di simpatia), l’arcivescovo Viganò e il vescovo Schneider. Il cardinale Caffarra al convegno di giovedì 18 maggio. Un altro interessante incontro sabato mattina 20 maggio all’ Angelicum.

     

    Per il sesto anno di fila il centro di Roma ha ospitato la Marcia per la vita, giunta alla settima edizione (la prima risale al 2011, dal duomo di Desenzano del Garda all’abbazia di Maguzzano). Per la prima volta la Marcia (promossa da un Comitato organizzatore presieduto da Virginia Coda Nunziante) è stata di sabato e per la prima volta via della Conciliazione non è stata né luogo di partenza o di arrivo della manifestazione, che difatti si è svolta tra piazza della Repubblica e piazza della Madonna di Loreto, all’entrata di piazza Venezia. Forse il tempo capriccioso, forse la scelta del sabato e del luogo hanno distolto alcuni potenziali e abituali partecipanti: certo è che comunque la marcia è stata onorata dalla presenza attiva di diverse migliaia di persone. Presenza attiva e lo si è notato lungo tutto il percorso, specie lungo via Cavour: recita del Rosario, preghiere (anche per Mattarella, perché non firmi – quando gli toccherà – la nuova legge che introduce de facto l’eutanasia), canti di speranza e di fede come “Tu dirigi ogni mio passo, sei mia roccia e mio baluardo/ E dal laccio che mi hanno teso, mia difesa, tu mi scioglierai, slogan senza se e senza ma, cartelli (anche contro Cappato e i radicali, “portatori di morte”), sventolio di bandiere, ondeggiare di palloncini, risuonare della consueta cornamusa di ‘Tradizione Famiglia Proprietà”, presenza gioiosa di parrocchie come quelle romane di San Giuseppe all’Aurelio e della Santissima Trinità dei Pellegrini o della Cattedrale di Cosenza o dell’Associazione napoletana di “Parrocchia per la vita”.

    Tra i marciatori consistente la percentuale di giovani, più del solito i sacerdoti, tante le suore (in particolare della Congregazione del Verbo Incarnato, gruppo numeroso e molto animato). Ben presenti naturalmente l’Associazione Famiglia domani e la Fondazione Lepanto, oltre a numerose altre sigle dell’associazionismo italiano pro-vita e pro-famiglia. Diverse le delegazioni straniere: abbiamo notato bandiere e striscioni degli spagnoli di Derecho a vivir, dei francesi di Droit de naître, di un gruppo lituano, perfino una bandiera svizzera sulle spalle di Domenico d’Errico venuto da Bellinzona con la fidanzata Selene, mentre anche l’Ungheria era presente con l’ambasciatore presso la Santa Sede Edoardo Asburgo-Lorena. Nella folla pure Jonghyu Jeong, ambasciatore della Corea del Sud presso la Santa Sede (indossava la maglietta azzurra della marcia), mentre invece il polacco Janusz Kotanski ha partecipato all'Adorazione eucaristica del venerdì sera (insieme con i due colleghi citati).

    Nel corteo, oltre al tema centrale dell’aborto (“Non sono un fatto politico, un’invenzione della Chiesa. Sono un bambino, guardami” così il grande striscione del “Comitato Verità e Vita”), anche quelli – altrettanto drammatici - dell’eutanasia (in relazione alla legge approvata al Senato con solo 37 voti contrari e ora in esame alla Camera) e dell’ideologia del gender, che, come è assodato, è una sorta di Isis che distrugge l’identità della persona umana rendendola schiava.

    La Marcia, benedetta  – per la prima volta via telegramma – dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in nome del Papa, si è conclusa nei pressi di piazza Venezia con una serie di testimonianze commoventi di vita vissuta portate da alcune ragazze (anche della comunità Papa Giovanni XXIII) che si sono rifiutate di abortire, da una mamma che non ha voluto staccare la spina al figlio in coma (presente sul palco, ha preso anche lui la parola), dalla statunitense Gianna Jessen (sopravvissuta a un aborto salino subito quando era nella pancia della mamma da 30 settimane). Il vicentino Roberto Brazzale ha illustrato – molto applaudito anche lui - la sua esperienza di imprenditore della filiera lattiero-casearia che distribuisce una mensilità in più a chi partorisce. Dal palco ha parlato il belga Stéphane Mercier, docente presso l’Università cosiddetta cattolica di Lovanio, che l’ha sospeso dall’insegnamento (ora è in attesa della decisione definitiva, forse il licenziamento) per aver sostenuto razionalmente in un corso che l’aborto è un omicidio (vedi anche in questo stesso sito, rubrica ‘Vaticano’, “Francesco: anche lui non potrebbe insegnare a Lovanio”). Interrotto spesso da applausi consistenti, Mercier ha rilevato che i capi dell’Università di Lovanio preferiscono il ‘politicamente corretto’ alla verità dei fatti: “In ogni caso nel Giorno del Giudizio non sarò giudicato dalle autorità accademiche di Lovanio”. E ha infine richiamato quanto detto da Benedetto XVI: “Pregate per me perché io non fugga davanti ai lupi”.

    Virginia Coda Nunziante, da portavoce della Marcia nazionale per la Vita, ha concluso ammonendo che “la vita di ciascuno è un bene indisponibile che non appartiene neanche alla madre che l’ha in grembo”. Lo sappiano i governi che favoriscono e finanziano la cultura della morte: “Una nazione che non promuove la vita è un Paese che muore”.

     

    TRA I MARCIATORI IL CARD. BURKE: TANTI GOVERNI CONTRO LA VITA E LA FAMIGLIA, MA ANCHE TANTI GIOVANI ENTUSIASTI DI LOTTARE

     

    Non è mancato neanche quest’anno alla Marcia il cardinale statunitense Raymond Burke, fatto segno a vive manifestazioni di simpatia dai partecipanti. Certo il cardinale era amareggiato per i continui insulti (anche i più recenti, pesantissimi) rivoltigli perfino da confratelli – oltre che dalla peggior risma dei turiferari, quelli che razzolano nel melmoso sottobosco vaticano – per la sua attività instancabile in difesa della dottrina sociale della Chiesa. Amarezza sì, ma anche compostezza e serenità, tali da permettergli di testimoniare ancora una volta pubblicamente in favore dei diritti della persona umana.

    “Fino a quando avrò forza e respiro, sfilerò, perché ci chiama a farlo il dovere di proteggere la vita di chi non ha altre difese”, evidenzia Burke. Aggiungendo: “E’ vero che nel mondo tanti ormai sono i governi che praticano politiche anti-vita e anti-famiglia. Però non dobbiamo perdere la speranza, conosco tanti giovani che sono entusiasti di impegnarsi per la difesa della vita. Lo vediamo anche qui, a questa Marcia”.

    Qual è la situazione nel Suo Paese, gli Stati Uniti? “Negli Stati Uniti qualcosa, grazie a Dio, sta già cambiando positivamente nella mentalità comune a proposito dell’aborto. Speriamo che il presidente Trump voglia e possa riuscire a perseguire una vera trasformazione culturale degli Stati Uniti, poiché oggi ci dobbiamo confrontare con la piaga terribile di un milione di aborti l’anno”.

    E la Chiesa? “La Chiesa deve rendere pubblicamente una testimonianza molto forte per l’inviolabilità della vita. La deve dare con chiarezza, con verità, anche pensando all’impatto dei media. Non può tacere. Siamo minoranza? Allora la forza della nostra testimonianza deve raddoppiare!”

    Il ruolo dei laici? “E’ fondamentale. I laici sono presenti in tutti gli ambiti della vita quotidiana. Possono essere decisivi per cambiare la mentalità della società. Hanno un ruolo essenziale, soprattutto oggi: non si può prescindere dal loro impegno responsabile”.

     

    ALLA MARCIA ANCHE L’ARCIVESCOVO VIGANO’ E IL VESCOVO SCHNEIDER. L’INTERVENTO DEL CARDINAL CAFFARRA AL CONVEGNO DI GIOVEDI’ 18 MAGGIO AL COLOMBUS

     

    In piazza anche l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti (“Sono qui anche ricordando con gioia la grande marcia annuale di Washington in difesa della vita”) e monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan) e grande lottatore per i principi ‘non negoziabili’: “Non possiamo tacere; il silenzio – anche quello di certi cattolici – diventa complicità con chi cerca di distruggere la persona umana”.

    In precedenza, al convegno internazionale a porte chiuse svoltosi giovedì 18 maggio presso l’Hotel Columbus in via della Conciliazione, era intervenuto (insieme al confratello Burke) anche il cardinale Carlo Caffarra, autore di un intervento molto rigoroso, senza quei se e senza quei ma caratteristici del linguaggio di tanti cattolici in talare e no. Ne riportiamo qualche passo significativo:

    Nella nostra cultura occidentale esistono fatti che rivelano in modo particolarmente chiaro lo scontro tra l’attrazione esercitata sull’uomo dal Crocefisso-Risorto e la cultura della menzogna edificata da Satana. (…)

    Il primo fatto è la trasformazione di un crimine (nefandum crimen, lo chiama il Concilio Vaticano II), l’aborto, in un diritto. Non sto parlando dell’aborto come atto compiuto da una persona. Sto parlando della più grande legittimazione che un ordinamento giuridico possa compiere di un comportamento: assumerlo nella categoria del giudizio soggettivo, la quale è categoria etica. Significa chiamare bene il male, luce le tenebre. (…)

    Il secondo fatto è costituito dalla nobilitazione dell’omosessualità. Essa infatti nega interamente la verità del matrimonio, il pensiero di Dio Creatore sul matrimonio. (…)

    Come dobbiamo dimorare dentro a questa situazione?La risposta è semplice: dentro lo scontro fra la creazione e l’anti-creazione siamo chiamati a TESTIMONIARE. E’ la testimonianza il nostro modo di essere nel mondo.(…)

    Nell’ambito della testimonianza al Vangelo, l’irenismo, il concordiamo vanno esclusi. Su questo Gesù è stato esplicito. Sarebbe un pessimo medico chi avesse un’attitudine irenica verso la malattia. Agostino scrive: “Ama l’errante, ma perseguita l’errore”.

     

    SABATO 20 MAGGIO MATTINA UN ALTRO INTERESSANTE CONVEGNO ALL’ ‘ANGELICUM’

     

    Se venerdì 19 maggio sera nella Basilica di Sant’Andrea delle Fratte il cardinale Raymond Burke aveva guidato la tradizionale Adorazione eucaristica, la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (“Angelicum”) ha ospitato sabato 20 maggio mattina il convegno “E’ una questione di vita o di morte”. Promosso da “ProVita onlus” di Toni Brandi, da “Vita umana internazionale” e dalla Congregazione del Verbo Incarnato”, l’incontro si è svolto nell’aula San Raimondo, davanti a circa 250 persone che affollavano l’aula San Raimondo.

    Dopo il benvenuto del moderatore, don Shenan Boquet di “Vita umana internazionale”, il professor Danilo Castellano ha illustrato gli aspetti giuridici delle leggi considerate ingiuste: le più gravi sono quelle ‘prescrittive’ come la 194. che nega l’obiezione di coscienza nel caso in cui la gestante sia in pericolo di vita e non si trovi personale medico e paramedico per praticare l’aborto. Inique moralmente e civilmente le leggi come la Cirinnà (76/2016), che però non impongono, ma consentono quello che de facto nel caso in questione è un “matrimonio” omosessuale.

    Sulla rinascita religiosa nella Russia di Putin ha parlato Alexey Komov (in veste di ambasciatore all’ONU del Congresso mondiale delle famiglie): “Ora in Russia c’è più speranza, anche grazie ai provvedimenti governativi che favoriscono le famiglie con due figli e più. Dopo il tempo dell’ateismo oppressivo stiamo dimostrando di poter cambiare tutto. Speriamo che sia così anche in Occidente, con l’aiuto di Dio”.

    Il professor Tommaso Scandroglio si è invece soffermato sulle conseguenze della tesi che l’uomo sia soltanto il suo corpo, diventando perciò una cosa, cioè come uno schiavo che – come nell’antica Roma prima dell’impero – si possiede. Si può dunque distruggere (aborto), usare (come cavia), vendere (mercificare, come fa ad esempio Plannet Parenthood che vende gli organi infantili), donare. L’utero in affitto comprende tutte le categorie. Scandroglio ha poi accennato al tema dell’eutanasia, ricordando tra l’altro i tristi, scandalosi casi del post-cattolico Belgio e della post-calvinista Olanda, dove si può richiedere se disabili o anziani.

    Sugli aspetti dell’ideologia del gender si è diffusa Dina Nerozzi, medico psichiatra. La relatrice ha illustrato le radici filosofiche e scientifiche di tale devastante ideologia, diffusa con tecniche fraudolente (falsamente pietistiche e falsamente fondate su pretesi diritti umani) per creare un mondo nuovo basato su alcuni ‘pilastri’: tutto “è emozione” (e dunque “la testa non c’è più”), la politica (pressata da economia e finanza) decide ciò che è bene e ciò che è male, si può scegliere il genere di appartenenza (intercambiabile), l’apparato genitale serve per la funzione ricreativa (e non più riproduttiva), non esiste una sessualità naturale. E’ un mondo in cui non esistono più destra e sinistra, che invece si fondono in un unico compromesso storico in cui lo spirito imprenditoriale della prima concretizza le teorie della seconda.  In tale mondo l’individuo verrebbe ad appartenere allo Stato, al Leviatano, che ne determina il processo procreativo. Ha concluso Dina Nerozzi, tra grandi applausi: “Ancora una volta la verità è nel Giardino degli Ulivi. La maggior parte dorme, qualcuno tira fuori la spada. Però noi sappiamo che per arrivare alla Pasqua si deve passare per il Venerdì Santo”.

    Con razionalità associata a grande emozione Toni Brandi, fondatore e presidente di ProVita onlus, ha trattato della legge eutanasica ormai in discussione alla Camera, dopo essere stata approvata al Senato con solo 37 opposizioni. Eppure è una legge che consente a chiunque di rifiutare idratazione e nutrizione, che sono sostegni vitali e non trattamenti sanitari. Nessuno, tra chi in un determinato momento, firma la propria condanna, “ha la sfera di cristallo per poter prevedere quello che penserà in quel momento”. Il preteso vacuum legislativo esiste solo “nella testa di chi vuole l’eutanasia”, dato che già oggi si pratica la norma del consenso informato e l’articolo 9 della legge 145/2001 prescrive che si tengano in considerazione i desideri del paziente a proposito di un intervento medico. L’eutanasia è frutto di “una mentalità razzista, eugentetica”, che intende eliminare chi è malato e chi ormai non produce più, grazie anche all’aiuto di un sistema mediatico asservito. Ed è associata a grandi risparmi per i sistemi sanitari e a grandi profitti per cliniche e assicurazioni.

    Commovente (e nel contempo gioioso) l’intervento finale di Gianna Jessen, che ha raccontato la sua esperienza di scampata alla morte diciotto ore dopo l’iniezione salina perché venisse abortita: “Gesù ha salvato la mia vita. Tra gli intellettuali Gesù non è un argomento di moda, ma io ne parlo sempre. Non dimenticate che tutto viene da Lui. E abbiate il coraggio che richiedono i tempi”. Da notare che Gianna Jessen ha potuto parlare davanti al Congresso degli Stati Uniti e alla Camera dei Comuni inglese, ma non in un’aula dell’Università di Roma Tre (non era quella che ha accolto così entusiasticamente papa Francesco, almeno secondo il gran mondo turiferario? Che sia un caso di schizofrenia?)

     

    CORSO ONLINE DI DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ORGANIZZATO DA ‘LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA’ E DALL’ ‘OSSERVATORIO CARDINALE VAN THUAN SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

    Segnaliamo volentieri che sono aperte le iscrizioni al corso online di dottrina sociale della Chiesa organizzato da ‘La Nuova Bussola Quotidiana’ e dall’ ‘Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa’. Il corso è tenuto dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste e presidente dell’ Osservatorio. Il corso è diviso in due sessioni di 6 lezioni ciascuna più una settima in cui monsignor Crepaldi risponderà a domande di chiarificazione e di apprendimento. Le lezioni della prima sessione verranno trasmesse con cadenza settimanale a partire dal primo giugno. Per informazioni dettagliate sul contenuto dei corsi e per l’iscrizione (costo: 60 euro per la prima sessione) rivolgersi a ‘La Nuova Bussola Quotidiana’ o all’Osservatorio.

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