DALL’INTERVISTA DI PAPA FRANCESCO A ‘CIVILTA’ CATTOLICA’ (CON QUALCHE NOTA) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 20 settembre 2013
Può essere interessante estrapolare – con qualche annotazione di chi ha fatto la scelta - alcuni passi particolarmente significativi dall’ampia intervista rilasciata il 19, 23 e 29 agosto da papa Francesco a padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà cattolica’. L’intervista, ricchissima di spunti di riflessione, è apparsa sul numero uscito giovedì 19 settembre del prestigioso quindicinale e, contemporaneamente, in altre 16 testate della Compagnia di Gesù.
. Chi è Jorge Mario Bergoglio? Non so quale possa essere la definizione più giusta… Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore.
. La Compagnia di Gesù e l’appartamento pontificio. Della Compagnia mi hanno colpito tre cose: la missionarietà, la comunità e la disciplina. Curioso questo, perché io sono un indisciplinato nato, nato, nato. Ma la loro disciplina, il modo di ordinare il tempo, mi ha colpito tanto. E poi una cosa per me davvero fondamentale è la comunità. Cercavo sempre una comunità. Io non mi vedevo prete solo: ho bisogno di comunità. E lo si capisce dal fatto che sono qui a Santa Marta. (…) Ho scelto di abitare qui , nella camera 201, perché quando ho preso possesso dell’appartamento pontificio, dentro di me ho sentito distintamente un ‘no’. L’appartamento pontificio nel Palazzo Apostolico non è lussuoso. E’ antico, fatto con buon gusto e grande, non lussuoso. Ma alla fine è come un imbuto al rovescio. E’ grande e spazioso, ma l’ingresso è davvero stretto. Si entra col contagocce, e io no, senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri.
. Discernimento e riforme. Questo discernimento richiede tempo. Molti, ad esempio, pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento. E a volte il discernimento invece sprona a fare subito quel che invece inizialmente si pensa di fare dopo. E’ ciò che è accaduto anche a me in questi mesi.
. Non sono di destra. Nella mia esperienza di superiore in Compagnia, a dire il vero, non mi sono sempre comportato così, cioè facendo le necessarie consultazioni. E questa non è stata una cosa buona. Il mio governo come gesuita all’inizio aveva molti difetti. Quello era un tempo difficile per la Compagnia: era scomparsa una intera generazione di gesuiti. Per questo mi sono trovato Provinciale ancora molto giovane. Avevo 36 anni: una pazzia. Bisognava affrontare situazioni difficili, e io prendevo le mie decisioni in maniera brusca e personalista. Sì, devo aggiungere però una cosa: quando affido una cosa a una persona, mi fido totalmente di quella persona. Deve fare un errore davvero grande perché io la riprenda. Ma, nonostante questo, alla fine la gente si stanca dell’autoritarismo. Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e ad essere accusato di essere ultraconservatore. Ho vissuto un tempo di grande crisi interiore quando ero a Cordoba. Ecco no, non sono stato certo come la beata Imelda (NdR: modo di dire argentino per ‘non sono certo uno stinco di santo’), ma non sono mai stato di destra. E’ stato il mio modo autoritario di prendere le decisioni a creare problemi. (NdR: è nuovo che un Papa dichiari di appartenere o non appartenere a uno schieramento politico. Fin qui si lasciava trapelare solo la simpatia calcistica, spesso legata alla provenienza del Santo Padre, dal Bayern Monaco al San Lorenzo de Almagro).
. Consultazioni non solo formali. Adesso sento alcune persone che mi dicono: “Non si consulti troppo e decida”. Credo invece che la consultazione sia molto importante. I concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione. Bisogna però renderli meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali. La Consulta degli otto cardinali, questo gruppo consultivo outsider, non è una decisione solamente mia, ma è frutto della volontà dei cardinali, così come è stata espressa nelle Congregazioni Generali prima del Conclave. E voglio che sia una Consulta reale, non formale.
. La ‘classe media’ della santità. Io vedo la santità nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani che hanno tante ferite ma che hanno il sorriso perché hanno servito il Signore, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nascosta. Questa per me è la santità comune.
. La Chiesa non è di un gruppo di selezionati. Questa Chiesa con la quale dobbiamo ‘sentire’ è la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppo di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità. E la Chiesa è Madre. La Chiesa è feconda, deve esserlo. Vedi, quando mi io accorgo di comportamenti negativi di ministri della Chiesa o di consacrati o consacrate, la prima cosa che mi viene in mente è: “ecco uno scapolone” o “ecco una zitella”. Non sono né padri, né madri. Non sono stati capaci di dare vita. Invece, per esempio, quando leggo la vita dei missionari salesiani che sono andati in Patagonia, leggo una storia di vita, di fecondità. NdR: sembrerebbe di capire che in qualche modo il celibato sia legato ai comportamenti negativi…
. Papa Benedetto XVI. Papa Benedetto XVI ha fatto un atto di santità, di grandezza, di umiltà. E’ un uomo di Dio”.
. Chiesa come ospedale da campo. Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. E’ inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite…E bisogna cominciare dal basso.
. Chiesa ingabbiata dalle piccole cose. La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia. (…) I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato. I Vescovi, particolarmente, devono essere uomini capaci di sostenere con pazienza i passi di Dio nel suo popolo in modo che nessuno rimanga indietro, ma anche per accompagnare il gregge che ha il fiuto di trovare nuove strade. NdR: ci si può chiedere quali nuove strade suggerite dal ‘gregge’ intenda papa Francesco.
. La Chiesa esca da se stessa. Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n’è andato o è indifferente. Chi se n’è andato, a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese e valutate, possono portare a un ritorno. Ma ci vuole audacia, coraggio. NdR: Invece di essere solo una Chiesa che accoglie… Quel ‘solo’ forse è un po’ riduttivo considerato come non sempre sia stato o sia così.
. No all’ingerenza nella vita personale. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono ‘feriti sociali’ perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo, io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile.
. Il confessionale non è una sala di tortura. Il confessionale non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia nel quale il Signore ci stimola a fare meglio che possiamo. Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?
. Valori non negoziabili. Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione. NdR: Papa Francesco aveva taciuto sui valori non negoziabili in alcune occasioni favorevoli, come ad esempio nell’udienza ai parlamentari cattolici francesi, impegnati fortemente a contrastare la sciagurata legge Taubira-Hollande in favore dei ‘matrimoni’ gay e connessi. Tuttavia due volte in questi ultimi giorni si è espresso con molta chiarezza. Nel messaggio alla Settimana sociale dei cattolici italiani a Torino (12 settembre 2013) il Papa ha ribadito che la famiglia è “la prima società naturale, come recepito anche dalla Costituzione della Repubblica Italiana’ e ‘rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo”. Venerdì 20 settembre, rivolgendosi ai ginecologi cattolici, papa Francesco ha detto: “Una diffusa mentalità dell’utile, la ‘cultura dello scarto’, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un ‘sì’ deciso e senza tentennamenti alla vita. (…) Tante volte ci troviamo in situazione dove vediamo che quello che costa di meno è la vita. Per questo l’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del magistero della Chiesa. (…) Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo”.
. Niente ossessioni dottrinali. Gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. (…) Il messaggio evangelico non può essere ridotto dunque ad alcuni suoi aspetti che, seppure importanti, da soli non manifestano il cuore dell’insegnamento di Gesù.
. La vita dei religiosi. I religiosi sono profeti. Sono coloro che hanno scelto una sequela di Gesù che imita la sua vita con l’obbedienza al Padre, la povertà, la vita di comunità e la castità. In questo senso i voti non possono finire per essere caricature, altrimenti, ad esempio, la vita di comunità diventa un inferno e la castità un modo di vivere da zitelloni. Il voto di castità deve essere un voto di fecondità.
. I dicasteri romani. I dicasteri romani sono al servizio del Papa e dei Vescovi: devono aiutare sia le Chiese particolari sia le Conferenze episcopali. Sono meccanismi di aiuto. In alcuni casi, quando non sono bene intesi, invece, corrono il rischio di diventare organismi di censura. E’ impressionante vedere le denunce di mancanza di ortodossia che arrivano a Roma. Credo che i casi debbano essere studiati dalle Conferenze episcopali locali, alle quali può arrivare un valido aiuto da Roma. I casi, infatti, si trattano meglio sul posto. I dicasteri romani sono mediatori, non intermediari o gestori. NdR: non sappiamo se certi casi si trattino meglio sul posto o a livello di autorità centrale, considerata come un’istanza più ‘oggettiva’ perché non legata a determinate situazioni locali.
. Ortodossi e collegialità. Dagli Ortodossi si può imparare di più sul senso della collegialità episcopale e sulla tradizione della sinodalità. Lo sforzo di riflessione comune, guardando a come si governava la Chiesa nei primi secoli, prima della rottura tra Oriente e Occidente, darà frutti a suo tempo. Nelle relazioni ecumeniche questo è importante: non solo conoscersi meglio, ma anche riconoscere ciò che lo Spirito ha seminato negli altri come un dono per noi. Voglio proseguire la riflessione su come esercitare il primato petrino, già iniziata nel 2007 dalla Commissione mista e che ha portato alla firma del documento di Ravenna. Bisogna continuare su questa strada.
. Il genio femminile. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa.
. Concilio Vaticano II e liturgia. Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. (…) La dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile. Poi ci sono questioni particolari come la liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che la scelta di Papa Benedetto sia stata prudenziale, legata all’aiuto ad alcune persone che hanno questa particolare sensibilità. Considero invece preoccupante il rischio di ideologizzazione del Vetus Ordo, la sua strumentalizzazione.
. Le lamentele. C’è la tentazione di cercare Dio nel passato o nei futuribili. (…) Ma il Dio ‘concreto’, diciamo così, è oggi. Per questo le lamentele mai mai ci aiutano a trovare Dio. Le lamentele di oggi su come va il mondo ‘barbaro’ finiscono a volte per far nascere dentro la Chiesa desideri di ordine inteso come pura conservazione, difesa. No: Dio va incontrato nell’oggi.
. Dio e il dubbio di fede. In questo cercare e trovare Dio in tutte le cose resta sempre una zona di incertezza. Deve esserci. Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un falso profeta, che usa la religione per se stesso. Le grandi guide del popolo di Dio, come Mosè, hanno sempre lasciato spazio al dubbio.
. Dio è un po’ come il fiore di mandorlo. Dio è un po’ come il fiore di mandorlo della tua Sicilia, Antonio, che fiorisce sempre per primo. Lo leggiamo nei Profeti. Dunque, Dio lo si incontra camminando, nel cammino. E a questo punto qualcuno potrebbe dire che questo è relativismo. E’ relativismo? Sì, se è inteso male, come una specie di panteismo indistinto. No, se è inteso in senso biblico, per cui Dio è sempre una sorpresa, e dunque non sai mai dove e come lo trovi, non sei tu a fissare i tempi e i luoghi dell’incontro con Lui. Bisogna dunque discernere l’incontro. Per questo il discernimento è fondamentale.
. Cristiani legalisti. Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla ‘sicurezza’ dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo la fede diventa una ideologia tra le tante.
. Scrittori e artisti. Ho amato molto autori diversi tra loro. Amo moltissimo Dostoevskij e Hölderlin. Di Hölderlin voglio ricordare quella lirica per il compleanno di sua nonna che è di grande bellezza, e che a me ha fatto anche tanto bene spiritualmente. E’ quella che si chiude con il verso Che l’uomo mantenga quel che il fanciullo ha promesso. (…) Ho letto il libro I Promessi Sposi tre volte e ce l’ho adesso sul tavolo per rileggerlo. Manzoni mi ha dato tanto. (…) In pittura ammiro Caravaggio: le sue tele mi parlano, Ma anche Chagall con la sua Crocifissione bianca.
. Musicisti. In musica amo Mozart, ovviamente. Quell’Et incarnatus est della sua Missa in Do è insuperabile: ti porta a Dio! (…) Mozart mi riempie: non posso pensarlo, devo sentirlo. Beethoven mi piace ascoltarlo, ma prometeicamente. (…) E poi le Passioni di Bach. (…) Poi, a un livello diverso, non intimo allo stesso modo, amo Wagner. Mi piace ascoltarlo, ma non sempre. NdR: fa piacere che per Papa Francesco la musica sia importante. Anche nella concretezza quotidiana della liturgia?
. Cinema. La strada di Fellini è il film che forse ho amato di più. Mi identifico con quel film, nel quale c’è un implicito riferimento a san Francesco. Credo poi di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi quando avevo tra i 10 e i 12 anni. Un altro film che ho molto amato è Roma città aperta.
. La comprensione dell’uomo muta col tempo. La comprensione dell’uomo muta col tempo, e così anche la coscienza dell’uomo si approfondisce. Pensiamo a quando la schiavitù era ammessa o la pena di morte era ammessa senza alcun problema. Dunque si cresce nella comprensione della verità. Gli esegeti e i teologi aiutano la Chiesa a maturare il proprio giudizio. Anche le altre scienze e la loro evoluzione aiutano la Chiesa in questa crescita nella comprensione. Ci sono norme e precetti ecclesiali secondari che una volta erano efficaci, ma che adesso hanno perso di valore o significato. La visione della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è errata. Ndr: qui è spontaneo chiedersi quali siano le ‘norme e precetti ecclesiali secondari’ che ‘hanno perso di valore o significato’. Lascia adito alle interpretazioni più diverse anche l’accenno al mutamento nella comprensione della verità, con l’esempio dello schiavismo e della pena di morte.