FRANCESCO: DALL’INTERVISTA A EUGENIO SCALFARI (CON QUALCHE NOTA) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 3 ottobre 2013
Su ‘Repubblica’ del primo ottobre è apparsa una lunga intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, puntata più recente di quel dialogo incominciato con gli editoriali del Fondatore, cui aveva risposto Jorge Mario Bergoglio. In questa sede riproponiamo alcuni passi delle affermazioni di papa Francesco, corredati a volte di qualche domanda sorta in noi spontaneamente durante la lettura.
Ogni giorno che passa, sempre di più papa Francesco viene considerato dall’opinione pubblica come “il Papa del cambiamento”. In tempi come i nostri – soprattutto, ma non soltanto, in Italia – le sue parole, i suoi gesti, le sue dichiarazioni suscitano simpatia e consenso diffusi, scaldando i cuori di molti cattolici tiepidi e attirando l’attenzione partecipe verso la ‘nuova’ Chiesa di una larga fetta di scettici e non credenti. Tra i cattolici praticanti prevalgono certo i consensi, ma non mancano, esplicite o sotterranee, alcune riserve su modi e contenuti della sua pastorale. Preoccupata soprattutto la consistente ’ala ‘conservatrice’ della Chiesa. In ogni caso papa Francesco, che punta prioritariamente alla condivisione delle situazioni concrete della singola persona (specie se parte di una ‘periferia’ materiale o morale), ha già forse avviato a una ‘conversione del cuore’ almeno alcuni dei suoi ascoltatori. Il che va riconosciuto come frutto prezioso dei primi sei mesi di pontificato. Durerà? Difficile rispondere oggi: se Francesco oggi è ormai ‘uno di famiglia’ per molti, un ‘buono’ che è deciso a ‘purificare’ la Chiesa dandole nuovo slancio per una riconciliazione con la variegata umanità contemporanea (spesso 'carne di Cristo' sofferente), è anche vero che sarebbe imprudente confidare troppo nella stabilità degli umori dell’opinione pubblica (così ben descritti dal Manzoni nei ‘Promessi Sposi’). Certo papa Francesco scompiglia, costringe a riflettere e a porsi domande anche scomode: suscita entusiasmi e nel contempo in alcuni anche inquietudini per il futuro del cattolicesimo.
Prima di passare alle citazioni un accenno a un’altra questione che non sembra irrilevante. Quale valore attribuire alle risposte di papa Francesco? E’ certo che gran parte dei lettori dell’intervista (e dei telespettatori e dei radioascoltatori e degli internauti) – senza star lì a sottilizzare - le avranno considerate come espressioni del pensiero del Successore di Pietro, del Capo della Chiesa cattolica. Abbiamo posto la domanda a padre Federico Lombardi nella conferenza-stampa del 2 ottobre. Padre Lombardi nella sua risposta ha evidenziato come dobbiamo abituarci alla novità: questo Papa si esprime in modi diversi tra loro, che non hanno tutti lo stesso valore magisteriale. Un conto è quando il Papa parla ex-cathedra (vedi nel caso delle canonizzazioni), un conto è se scrive un’enciclica (di valore magisteriale leggermente inferiore). Ci sono poi le omelie in sede pubblica (messe ad esempio in San Pietro, udienze generali) e in parte privata (vedi la novità mattutina di Santa Marta), Angelus e Regina Coeli, discorsi durante viaggi apostolici e udienze a gruppi particolari. Seguono le lettere rese pubbliche (come quella di inizio settembre a Eugenio Scalfari), le interviste, le telefonate pure rese pubbliche. Anche tra le interviste si può distinguere: quella a padre Spadaro/’Civiltà cattolica’ è stata rivista insieme da intervistato e intervistatore, quella a Eugenio Scalfari/’la Repubblica’ non è stata rivista (secondo quanto sa padre Lombardi) dall’intervistato, che si è fidato dell’intervistatore. Dunque la seconda intervista non avrebbe il rilievo magisteriale della prima, che tuttavia per evidenti motivi ha raggiunto un numero molto minore di lettori. Ancora: pure la seconda è stata pubblicata da ‘L’Osservatore Romano’, quotidiano ufficioso della Santa Sede e dunque l’intervista di Scalfari ha per così dire ricevuto una patente di grande credibilità perlomeno dalla Segreteria di Stato. Come potete vedere, si potrebbe disquisire a lungo sull’argomento. Certo è che le centinaia di migliaia di lettori dell’intervista scalfariana hanno percepito le risposte dell’intervistato come risposte del Papa più che della persona Jorge Mario Bergoglio.
E ora le citazioni.
I MALI PIU’ GRAVI DEL MONDO. I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e di speranza, ma non hanno né l’uno né l’altra, e il guaio è che non li cercano più. Sono stati schiacciati sul presente. Mi dica Lei: si può vivere schiacciati sul presente? Senza memoria del passato e senza il desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? E’ possibile continuare così? Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé.
E’ UN PROBLEMA CHE RIGUARDA SOPRATTUTTO LA CHIESA. (Questo problema) riguarda anche la Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa, perché questa situazione non ferisce solo i corpi ma anche le anime. La Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime sia dei corpi.
PROSELITISMO. Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda. (…) Questo è importante: conoscersi, ascoltarsi, ampliare la cerchia dei pensieri. Il mondo è percorso da strade che riavvicinano e allontanano, ma l’importante è che portino verso il Bene. NdR: La drasticità del giudizio sul proselitismo deriva forse dall’essere gesuita e dunque più teso all’inculturazione (vedi ad esempio Matteo Ricci in Cina, le ‘Riduzioni’ settecentesche in Paraguay)? In ogni caso non mancano nella storia della Chiesa beati, martiri, santi che in vita hanno predicato la Buona Novella cercando di portare alla conversione al cattolicesimo gli interlocutori…
COSCIENZA, BENE E MALE. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo. NdR: E la necessità della ‘coscienza retta’? Nella storia molti hanno creduto di fare il Bene e poi sappiamo com’è finita…Anche oggi c’è chi ritiene buona cosa l’eutanasia, l’aborto… come un tempo si pensava che lo schiavismo fosse una cosa naturale.
IL NARCISISMO E LA LEBBRA. A me la parola narcisismo non piace, indica un amore smodato verso se stessi e questo non va bene, può produrre danni gravi non solo all’anima di chi ne è affetto ma anche nel rapporto con gli altri, con la società in cui vive. Il vero guaio è che i più colpiti da questo che in realtà è una sorta di disturbo mentale sono persone che hanno molto potere. Spesso i Capi sono narcisi. (…) I Capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato. NdR: L’avverbio spesso lascia intendere che il narcisismo secondo papa Francesco è un difetto che ha caratterizzato non uno o due, e nemmeno tre o quattro, ma diversi Papi e tanti cardinali..
LA CURIA TROPPO VATICANO-CENTRICA. In Curia ci sono talvolta dei cortigiani, ma la Curia nel suo complesso è un’altra cosa. E’ quella che negli eserciti si chiama l’intendenza, gestisce i servizi che servono alla Santa Sede. Però ha un difetto: è Vaticano-centrica. Vede e cura gli interessi del Vaticano, che sono ancora, in gran parte, interessi temporali. Questa visione Vaticano-centrica trascura il mondo che ci circonda. Non condivido questa visione e farò di tutto per cambiarla. NdR: Può la Chiesa cattolica fare a meno di un centro romano forte, pur se ristrutturato? Può evolvere fino a far diventare Roma una sede più simbolica che reale? Il protestantesimo ad esempio non ha un centro forte di irradiazione, ma è policentrico, con tutte le conseguenze del caso: scontri interni molto duri, esodo di fedeli…
GIOVANNI PAOLO II E I TEOLOGI DELLA LIBERAZIONE: GIUSTO COMBATTERLI? Certamente davano un seguito politico alla loro teologia, ma molti di loro erano credenti e con un alto concetto di umanità.
CLERICALI E ANTICLERICALI. Capita anche a me, quando ho di fronte un clericale divento anticlericale di botto. Il clericalismo non dovrebbe aver niente a che vedere con il cristianesimo. San Paolo, che fu il primo a parlare ai Gentili, ai pagani, ai credenti di altre religioni, fu il primo ad insegnarcelo.
SAN FRANCESCO. Francesco voleva un Ordine mendicante ed anche itinerante. Missionari in cerca per incontrare, ascoltare, dialogare, aiutare, diffondere fede e amore. Soprattutto amore. E vagheggiava una Chiesa povera, che si prendesse cura degli altri, ricevesse aiuto materiale e lo utilizzasse per sostenere gli altri, con nessuna preoccupazione di se stessa. Sono passati 800 anni da allora e i tempi sono molto cambiati, ma l’ideale d’una Chiesa missionaria e povera rimane più che valido. Questa è comunque la Chiesa che hanno predicato Gesù e i suoi discepoli.
LA FORZA DELLA MINORANZA. Personalmente penso che essere una minoranza sia addirittura una forza. Dobbiamo essere un lievito di vita e di amore e il lievito è una quantità infinitamente più piccola della massa di frutti, di fiori e di alberi che da quel lievito nascono. Mi pare di aver già detto prima che il nostro obiettivo non è il proselitismo ma l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni, della disperazione, della speranza. Dobbiamo ridare speranza ai giovani, aiutare i vecchi, aprire verso il futuro, diffondere l’amore. Poveri tra i poveri. Dobbiamo includere gli esclusi e predicare la pace. NdR: La povertà materiale è una virtù?Certo la povertà di spirito, certo la sobrietà, ma la miseria…
CONCILIO E SUA APPLICAZIONE. Il Vaticano II, ispirato da papa Giovanni e da Paolo VI, decise di guardare al futuro con spirito moderno e di aprire alla cultura moderna. I padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti. Dopo di allora fu fatto molto poco in quella direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare. NdR: Oggettivamente si è fatto molto poco in ‘quella direzione’?Forse che nessuno o quasi si è occupato in questi decenni di ecumenismo e di dialogo con i non credenti? Che ne diranno i diretti interessati, che hanno profuso le loro energie mentali e fisiche in quegli ambiti complessi e difficili?
LA CHIESA-ISTITUZIONE PREDOMINA SULLA CHIESA-POVERA E MISSIONARIA? Le cose stanno infatti così’ e in questa materia non si fanno miracoli. Le ricordo che anche Francesco ai suoi tempi dovette a lungo negoziare con la gerarchia romana e con il Papa per far riconoscere le regole del suo Ordine. Alla fine ottenne l’approvazione ma con profondi cambiamenti e compromessi.
CHIESA ORIZZONTALE. Non sono certo Francesco d’Assisi e non ho la sua forza e la sua santità. Ma sono il Vescovo di Roma e il Papa della cattolicità. Ho deciso come prima cosa di nominare un gruppo di otto cardinali che siano il mio consiglio. Non cortigiani, ma persone sagge e animate dai miei stessi sentimenti. Questo è l’inizio di quella Chiesa con un’organizzazione non solo verticistica ma anche orizzontale. Quando il cardinal Martini ne parlava mettendo l’accento sui Concili e sui Sinodi, sapeva benissimo come fosse lunga e difficile la strada da percorrere in quella direzione. Con prudenza, ma fermezza e tenacia.
CATTOLICI IN POLITICA. Io credo che i cattolici impegnati nella politica hanno dentro di loro i valori della religione ma una loro matura coscienza e competenza per attuarli. La Chiesa non andrà mai oltre il compito di esprimere e diffondere i suoi valori, almeno fin quando io sarò qui. Non è quasi mai stato così. Molto spesso la Chiesa come istituzione è stata dominata dal temporalismo e molti membri ed alti esponenti cattolici hanno ancora questo modo di sentire. NdR: Gli esponenti cattolici che si sono battuti e si battono contro il riconoscimento e la parificazione da parte dello Stato ad esempio delle ‘nozze gay’ sono ancora legati al ‘temporalismo’?
LIBERISMO SELVAGGIO. Penso che il cosiddetto liberismo selvaggio non faccia che rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi. Ci vuole grande libertà, nessuna discriminazione, non demagogia e molto amore. Ci vogliono regole di comportamento ed anche, se fosse necessario, interventi diretti dello Stato per correggere le disuguaglianze più intollerabili.