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    PAPA FRANCESCO: UN MESE DI PAROLE FORTI IN AMBITI DELICATI

    PAPA FRANCESCO: UN MESE DI PAROLE FORTI  IN AMBITI DELICATI- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 23 giugno 2014

     

     

    Non che nella prima parte del Pontificato papa Bergoglio abbia mai fatto mancare parole forti su argomenti diversissimi tra loro, ma tutti delicati: tuttavia, nell’ultimo mese, esse si sono intensificate, mantenendosi sempre molto nette sia che riguardassero famiglia e Sinodo imminente che libertà religiosa, droga, sistema economico, disoccupazione giovanile, corrotti di varie obbedienze, mercanti d’armi, mafiosi in diverse declinazioni criminali.  Con qualche considerazione storica non prevista e qualche silenzio confessato per ragioni superiori.

     

     

    Papa Francesco parla. Parla tanto. In rapida successione. Con l’aggiunta di gesti non casuali a forte impatto emotivo. Parla tanto che a volte si ha la sensazione di non riuscire più a ‘trattenere’ nella mente almeno l’importante di ciò che dice. Perciò è parso opportuno ricordare in questa sede alcune delle considerazioni più significative (cioè tali da spingere a una riflessione intensa e magari a porsi ulteriori domande) espresse da Papa Bergoglio – non raramente a braccio e nel suo italiano un po’ particolare - a partire dalla conferenza-stampa in aereo di ritorno dalla Terra Santa, il 26 maggio sera. Di quelle relative al flagello della droga scriveremo nei prossimi giorni.

     

    FAMIGLIA /SINODO 1 (26 maggio, in aereo da Tel Aviv a Roma, rispondendo a braccio ad alcune domande dei giornalisti): Il Sinodo sarà sulla famiglia, sul problema della famiglia, sulla ricchezza della famiglia, sulla situazione attuale della famiglia. L’esposizione preliminare che ha fatto il cardinale Kasper aveva cinque capitoli: quattro sulla famiglia, le cose belle della famiglia, il fondamento teologico, alcune problematiche familiari; e il quinto capitolo, il problema pastorale delle separazioni, delle nullità matrimoniali, i divorziati…In questo problema rientra quello della comunione. E a me non è piaciuto che tante persone – anche di Chiesa, preti – hanno detto: Ah, il Sinodo per dare la comunione ai divorziati e sono andati proprio , a quel punto. Io ho sentito come se tutto si riducesse ad una casistica. No, la cosa è più e più ampia. Oggi, tutti lo sappiamo, la famiglia è in crisi: è in crisi mondiale. I giovani non vogliono sposarsi o non si sposano e convivono, il matrimonio è in crisi, e così la famiglia. (NdR: sulle cause di tale situazione ci sarebbe molto da dire… perché la nota lobby spadroneggia oggi nella cultura – massmedia in primo luogo – della società?) E io non vorrei che noi cadessimo in questa casistica: si potrà, non si potrà?...(…) Il Sinodo sarà sulla famiglia: le ricchezze, i problemi della famiglia. Soluzioni, nullità, tutto questo. E ci sarà anche questo problema (NdR: quello dell’accesso alla Comunione dei divorziati risposati), ma nell’insieme.

     

    FAMIGLIA 2 (16 giugno, apertura nell’Aula Nervi del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma): Nelle tante lettere che ricevo ogni giorno leggo di uomini e donne che si sentono disorientati, perché la vita è spesso faticosa e non si riesce a trovarne il senso e il valore. E’ troppo accelerata! Immagino quanto sia convulsa la giornata di un papà o di una mamma, che si alzano presto, accompagnano i figli a scuola, poi vanno a lavorare, spesso in luoghi dove sono presenti tensioni e conflitti, anche in luoghi lontani. Prima di venire qui, sono andato in cucina a prendere un caffè, c’era il cuoco e gli ho detto: Tu per andare a casa tua di quanto tempo hai bisogno? Di un’ora e mezza…Un’ora e mezza! E torna a casa, ci sono i figli, la moglie… E devono attraversare Roma nel traffico. Spesso capita a tutti noi di sentirci soli così. Di sentirci addosso un peso che ci schiaccia e ci domandiamo: Ma questa è vita? Sorge nel nostro cuore la domanda: Come facciamo perché i nostri figli, i nostri ragazzi possano dare un senso alla loro vita? Perché anche loro avvertono che questo nostro modo di vivere a volte è disumano, e non sanno quale direzione prendere affinché la vita sia bella e la mattina siano contenti di alzarsi.

     

    FAMIGLIA 3 (16 giugno, apertura nell’Aula Nervi del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma): Quando io confesso i giovani sposi e mi parlano dei figli, faccio sempre una domanda: E tu hai tempo per giocare con i tuoi figli? E tante volte sento dal papà: Ma, Padre, io quando vado a lavorare alla mattina, loro dormono; e quando torno, alla sera, sono a letto, dormono. Questa non è vita! E’ una croce difficile. Non è umano. (…) I giovani sono orfani di una strada sicura da percorrere, di un maestro di cui fidarsi, di ideali che riscaldino il cuore, di speranze che sostengano la fatica del vivere quotidiano. Sono orfani, ma conservano vivo nel loro cuore il desiderio di tutto ciò! Questa è la società degli orfani. Pensiamo a questo, è importante. Orfani, senza memoria di famiglia; perché, ad esempio, i nonni sono allontanati, in casa di riposo, non hanno quella presenza, quella memoria di famiglia; orfani, senza affetto d’oggi o un affetto troppo di fretta: papà è stanco, mamma è stanca, vanno a dormire… E loro rimangono orfani. Orfani di gratuità: quello che dicevo prima, quella gratuità del papà e della mamma che sanno perdere il tempo per giocare con i figli.(…) Questa civiltà li lascia orfani. Noi siamo un popolo che vuole far crescere i suoi figli con questa certezza di avere un padre, di avere una famiglia, di avere una madre. La nostra società tecnologica – lo diceva già Paolo VI – moltiplica all’infinito le occasioni di piacere, di distrazione, di curiosità, ma non è capace di portare l’uomo alla vera gioia.

     

    LIBERTA’ RELIGIOSA/MARTIRI CRISTIANI 1 (26 maggio, in aereo da Tel Aviv a Roma, rispondendo a braccio ad alcune domande dei giornalisti): La libertà religiosa è una cosa che non tutti i Paesi hanno. Alcuni hanno un controllo più o meno leggero, tranquillo; altri adottano misure che finiscono in una vera persecuzione dei credenti. Ci sono martiri! Ci sono martiri, oggi, martiri cristiani. Cattolici e non cattolici, ma martiri. E in alcuni luoghi non si può portare il crocifisso o non puoi avere una Bibbia. Non puoi insegnare il catechismo ai bambini, oggi! E io credo – ma credo di non sbagliare – che in questo tempo ci sono più martiri che non ai primi tempi della Chiesa. Dobbiamo avvicinarci, in alcuni posti con prudenza, per andare ad aiutarli; dobbiamo pregare tanto per queste Chiese che soffrono, soffrono tanto. E anche i vescovi, anche la Santa Sede lavora con discrezione per aiutare questi Paesi, i cristiani di questi Paesi. Ma non è una cosa facile. Per esempio, ti dico una cosa. In un Paese è proibito pregare insieme: è proibito. Ma i cristiani che sono lì vogliono celebrare l’Eucaristia! E c’è un tale, che fa l’operaio, che è sacerdote. E lui va lì, al tavolo; fanno finta di prendere il the e celebrano l’Eucaristia. Se vengono i poliziotti, nascondono subito i libri e stanno prendendo il the. Questo succede oggi. Non è facile.

     

    LIBERTA’ RELIGIOSA/MARTIRI CRISTIANI 2 (13 giugno, intervista a Henrique Cymerman per La Vanguardia di Barcellona): So molte cose sulla persecuzione che non mi sembra prudente raccontare qui per non offendere nessuno. Ma ci sono dei luoghi dove è proibito avere una Bibbia o insegnare catechismo o portare una croce… C’è una cosa che però voglio mettere in chiaro: sono convinto che la persecuzione contro i cristiani oggi sia più forte che nei primi secoli della Chiesa. Oggi ci sono più cristiani martiri che a quell’epoca. E non è una fantasia, lo dicono i numeri”. (NdR: quel “per non offendere nessuno” forse significa “per non far sì che la denuncia accresca la violenza dei persecutori”).

     

    Pio XII 1 (26 maggio, in aereo da Tel Aviv a Roma, rispondendo a braccio ad alcune domande dei giornalisti): La causa di Pio XII è aperta. Io mi sono informato: ancora non c’è nessun miracolo, e se non ci sono miracoli non può andare avanti. E’ ferma lì. (…) La verità è questa: non c’è nessun miracolo ed è necessario almeno uno per la beatificazione. (…) E io non posso pensare: Lo farò beato o no? perché il processo è lento.

     

    PIO XII 2 (13 giugno, intervista a Henrique Cymerman per La Vanguardia di Barcellona): Al povero Pio XII è stato buttato addosso di tutto. Ma bisogna ricordare che prima era visto come il grande difensore degli ebrei. Ne nascose molti nei conventi di Roma e di altre città italiane, e anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Lì, nella stanza del Papa, sul suo stesso letto, nacquero 42 bambini, figli di ebrei e di altri perseguitati rifugiatisi lì. Non voglio dire che Pio XII non abbia commesso errori (Ndr: sarebbe interessante sapere quali) – anche io ne commetto molti – ma il suo ruolo va letto nel contesto dell’epoca. Era meglio, per esempio, che non parlasse perché non uccidessero più ebrei, o che lo facesse? Voglio anche dire che a volte mi viene un po’ di orticaria esistenziale, quando vedo che tutti se la prendono con la Chiesa e con Pio XII e si dimenticano delle grandi potenze. Lo sa che conoscevano perfettamente la rete ferroviaria dei nazisti per portare gli ebrei ai campi di concentramento? Avevano le foto. Ma non bombardarono quei binari. Perché? (E’ una domanda legittima e anche ‘pesante’ che si sono fatti in tanti e ancora si fanno… ma risposte convincenti non ne sono state ancora date). Sarebbe bene che parlassimo un po’ di tutto.

     

    MAFIOSI DI OGNI OBBEDIENZA (21 giugno, omelia della santa messa celebrata nella piana di Sibari nella solennità del Corpus Domini): Quando all’adorazione di Dio si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra (Ndr: quella calabrese), tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati! (Ndr: grande applauso dei 200mila presenti)

     

    CORROTTI 1(11 giugno, Udienza generale sul settimo dei doni dello Spirito Santo: il timor di Dio): Penso per esempio alle persone che hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere: voi pensate che una persona corrotta sarà felice dall’altra parte? No, tutto il frutto della sua corruzione ha corrotto il suo cuore e sarà difficile andare dal Signore.

     

    CORROTTI 2 (16 giugno, Omelia mattutina a Santa Marta): Sui giornali noi leggiamo tante volte: è stato portato in tribunale quel politico che si è arricchito magicamente. E’ stato in tribunale, è stato portato in tribunale quel capo d’azienda che magicamente si è arricchito, cioè sfruttando i suoi operai. Si parla troppo di un prelato che si è arricchito troppo e ha lasciato il suo dovere pastorale per curare il suo potere. (…) Corrotti politici, corrotti degli affari, corrotti ecclesiastici (…) dappertutto (…) Se parliamo dei corrotti politici o dei corrotti economici, chi paga questo? Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione. (…) E chi paga la corruzione di un prelato? La pagano i bambini, che non sanno farsi il segno della Croce, che non sanno la catechesi, che non sono curati; la pagano gli ammalati che non sono visitati; la pagano i carcerati, che non hanno attenzioni spirituali.

     

    MERCANTI DI ARMI (11 giugno, Udienza generale sul settimo dei doni dello Spirito Santo: il timor di Dio): Penso a coloro che fabbricano armi per fomentare le guerre; ma pensate che mestiere è questo! Io sono sicuro che se faccio adesso la domanda: quanti di voi siete fabbricatori di armi? Nessuno, nessuno. Questi fabbricatori di armi non vengono a sentire la Parola di Dio! Questi fabbricano la morte, sono mercanti di morte e fanno mercanzia di morte. Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio. (NdR: il papa argentino si riferisce in ogni caso a chi fabbrica - tanto cinicamente quanto per cupidigia di denaro- armi  per fomentare guerre in ogni parte del mondo; c’è però anche chi fabbrica quelle armi di difesa purtroppo necessarie ad ogni Paese per difendere se del caso la propria, pur relativa, sovranità. A volte le due categorie si sovrappongono, ma in sé chi fabbrica armi solo per la difesa non dovrebbe rientrare nella categoria dei ‘mercanti di morte’. Del resto il cardinale Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires, ha ‘benedetto’  nell’aprile del 2012  i reduci della breve guerra delle Malvine/Falkland (1982), sconfitti dagli inglesi “usurpatori”. 

     

    UN SISTEMA ECONOMICO INUMANO 1 (26 maggio, in volo da Tel Aviv a Roma, rispondendo a braccio ad alcune domande dei giornalisti): Per me questa cultura dello scarto è gravissima. Ma questo non è soltanto in Europa, è un po’ dappertutto, ma in Europa si sente forte. Se fa il paragone, 10 anni fa, con la cultura del benessere. E questo è tragico. E’ un momento difficile. E’ un sistema economico inumano. Io non ho avuto paura di scrivere nell’esortazione Evangelii gaudium: questo sistema economico uccide.

     

    UN SISTEMA ECONOMICO INUMANO 2 (13 giugno, intervista a Henrique Cymerman per La Vanguardia di Barcellona): Scartando i ragazzi e gli anziani si scarta il futuro di un popolo, perché i ragazzi vanno con forza in avanti e perché gli anziani ci danno la saggezza, hanno la memoria del popolo e devono passarla ai giovani. E ora è anche di moda scartare i giovani con la disoccupazione. Mi preoccupa molto il tasso di disoccupazione dei giovani, che in alcuni Paesi supera il 50 per cento. Qualcuno mi ha detto che 75 milioni di giovani europeo con meno di 25 anni sono disoccupati. E’ una enormità. Ma scartiamo un’intera generazione per mantenere un sistema economico che non regge più, un sistema che per sopravvivere deve fare la guerra, come hanno fatto sempre i grandi imperi. Ma, visto che non si può fare la terza guerra mondiale, allora si fanno guerre locali. E questo cosa significa? Che si fabbricano e si vendono armi, e così facendo i bilanci delle economie idolatriche, le grandi economie mondiali che sacrificano l’uomo ai piedi dell’idolo del denaro, ovviamente si sanano.

     

    LOTTE PER L’INDIPENDENZA (13 giugno, intervista a Henrique Cymerman per La Vanguardia di Barcellona): Qualsiasi divisione mi preoccupa. C’è indipendenza per emancipazione e c’è indipendenza per secessione. Le indipendenze per emancipazione, per esempio, sono quelle degli Stati americani, che si emanciparono da quelli europei. Le indipendenze di popoli per secessione sono uno smembramento a volte molto ovvio. Pensiamo all’ex-Jugoslavia. Ovviamente ci sono popoli con culture tanto diverse che non si potrebbero attaccare neppure con la colla. Il caso jugoslavo è molto chiaro, ma mi domando se sia altrettanto chiaro per altri popoli che finora sono stati uniti. Bisogna studiare i casi uno per uno. La Scozia, la Padania, la Catalogna. Si troveranno casi che saranno giusti e altri che non lo saranno, ma la secessione di una nazione senza un antecedente di unità forzata va presa con le molle e bisogna analizzarne tutti gli aspetti (Ndr: un popolo scozzese esiste, uno catalano anche, ma – se consideriamo soprattutto l’oggi – un popolo padano?)

     

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