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    LIBRI/NOTIZIE DIAVOLO (MACCHINA FANGO), BIBBIA EBRAICO-CRISTIANA

    LIBRI/ NOTIZIE DIAVOLO (MACCHINA FANGO), BIBBIA EBRAICO-CRISTIANA- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 marzo 2021

     

    I segreti della disinformazione dall’antichità alle fake news nel libro di Dario Fertilio. Una tecnica collaudata, ma in veste nuova (soprattutto per l’irrompere di internet e dei social). Nel secondo volume de “La Bibbia dell’Amicizia” ebraico-cristiana brani dei Neviim/Profeti commentati da ebrei e cristiani.

     

    Oggi è san Giuseppe, un po’ speciale perché siamo proprio nell’anno promosso in suo onore da papa Francesco. Buon onomastico a tutti i Giuseppe e a tutte le Giuseppine! Per loro ieri abbiamo scovato un canto in spagnolo (Himno a san José), che troviamo molto bello e che è interpretato da un coro di professionisti laici della Fondazione cilena “Canto Catolico” (www.cantocatolico.org)

     https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjCkK3_p7rvAhWZwAIHHQSLBv4QyCkwAHoECAMQAw&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DqWxGT7TUZ5g&usg=AOvVaw1hpOccEnpFLc0uzU2jhsjF

     

     

    DARIO FERTILIO, “ULTIME NOTIZIE DAL DIAVOLO -I SEGRETI DELLA DISINFORMAZIONE DALL’ANTICHITA’ ALLE FAKE NEWS", GUERINI SCIENTIFICA

     

    Qualche giorno fa abbiamo scorso con interesse un breve saggio di Umberto Eco sul “Costruire un nemico” (specialità in cui la nota Repubblica , che l’ha allegato, è insuperabile). E poi, sempre in tema di disinformazione, ci siamo addentrati nella lettura di un libro particolarmente stimolante in materia. La sera, conclusa la piacevole fatica, ci siamo addormentati…. Strano davvero, ma – contrariamente al solito - ricordiamo anche in tanti dettagli il sogno che abbiamo fatto (ma era proprio un sogno?) e che vi offriamo…

    Accade in un Paese in via di evangelizzazione al nuovo verbo politicamente corretto. Lì c’è il manager di un’azienda fiorente imputato da un gruppo di giovani operai di aver censurato (e magari non è proprio così) un paio di loro proposte per rendere l’azienda più adeguata ai tempi nuovi. Anche alcuni quadri intermedi (curiosamente si mescolano amanti del rosso antico, talebani arcobaleno, teologi à la page), che una volta facevano nell’azienda il bello e il brutto tempo e da qualche tempo percepivano una perdita di potere, si associano alle proteste del gruppuscolo. Immediatamente, ça va sans dire, interviene mediaticamente la Bibbia del progressismo per chiamare alla mobilitazione generale contro il manager: per solidarietà ideologica e forse anche per soddisfare vendette parentali … chissà. Bisogna rimuovere il manager, presentandolo come un ‘mostro’ e creandogli un’incompatibilità ambientale; e bisogna, secondo il detto ben oliato “colpirne uno per educarne cento”, intimidire cioè chi cullasse alle volte l’idea di imitare il comportamento del bersaglio in questione. Si avvia la macchina mediatica del fango, cui badano un paio di sicari rinforzati culturalmente per l’occasione (guarda un po’) dal teologo prezzolato di turno. Il manager viene raccontato come isolato all’interno dell’azienda; gli si mettono in bocca falsità, si “ispezionano” le sue frequentazioni private (e se ne trova una innocente, ma che serve per etichettarlo come “estremista”), si indaga sui suoi familiari (e si trova, magari utilizzando trucchetti da bassa manovalanza falsaria, che sono “estremisti” anche loro). Dopo un paio di settimane di linciaggio mediatico (con titoli menzogneri sul ‘mostro’ e foto ingannevoli), il gruppuscolo giovanile promuove (pubblicizzato con trombe e tamburi dalla Bibbia del progressismo) una manifestazione davanti all’azienda, cui partecipa il 2% degli operai. La campagna continua per un’altra settimana, ma i risultati latitano: la vita aziendale prosegue normalmente, mentre il manager riceve un gran numero di sostegni. Perciò la Bibbia del progressismo si placa, almeno temporaneamente, in attesa di tempi migliori.

    Disinformazione d’oggi, ma il male è ancestrale, legato allo stesso relazionarsi della persona umana. Come ben illustra, con gran dovizia di particolari, Dario Fertilio in “Ultime notizie dal diavolo” ovvero “I segreti della disinformazione dall’antichità alle fake news” (Guerini scientifica). E’ un testo che riprende, aggiorna e amplia il precedente del 1994, per le Edizioni Spirali (“Le notizie del diavolo”).

    Il diavolo? Qualcuno si chiederà che c’entri. Eppure, scrive Fertilio, “nelle faccende poco chiare c’entra sempre”. Del resto – fa notare l’intellettuale di cultura centroeuropea - si legge nel Vangelo di Giovanni (Gesù risponde a chi lo interpellava maliziosamente, cap. VIII, 44): “Il diavolo è stato omicida fin dal principio , e non si mantenne nella verità, perché la verità non è in lui. Quando dice la menzogna, dice proprio ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna”. Padre della menzogna e dunque padre di tutte quelle false comunicazioni che vanno sotto il nome di disinformazione. La quale, annota l’Autore, “benché assuma vari travestimenti, risponde sempre alle stesse regole fondamentali”.

    Le origini della disinformazione affondano dunque nella notte dei tempi e sono legate alla conduzione della guerra. Si pensi anche solo alla vicenda del cavallo di Troia, frutto “di una primitiva, ma efficiente campagna disinformativa degli Achei”. Tuttavia la tecnica di base della disinformazione si ritrova ne “l’Arte della guerra” del cinese Sun Tzu, vissuto circa 2500 anni fa: nel testo si danno consigli utilissimi (come ha dimostrato ampiamente la storia e come dimostrano anche le cronache odierne) per sconfiggere il nemico. Qualche esempio: “Screditate tutto quel che c’è di buono nel Paese dell’avversario”, “Implicate i rappresentanti dei gruppi dirigenti dei vostri avversari in azioni criminali”, “Scuotete la loro reputazione e abbandonateli al momento opportuno al disprezzo dei loro concittadini”, “Utilizzate la collaborazione delle persone servili e abominevoli”, “Siate generosi con promesse e regali per comperare informazioni. Non fate economia di denaro, perché il denaro così dispensato porta un ricco interesse”.  

    Nel corso dei secoli la disinformazione ha prodotto falsi clamorosi (con conseguenze storiche di rilievo), dalla presunta “Donazione di Costantino” ai cosiddetti “Protocolli dei Savi di Sion” in funzione antisemita. Totalitarismi neri, rossi, anche teocrazie religiose hanno sfruttato ampiamente le tecniche disponibili ai loro tempi per alimentare i peggiori sentimenti dei loro sudditi contro interi popoli, etnie, categorie. E per scagliare la macchina del fango contro gli avversari politici, i dissidenti, bersaglio di ogni sorta di accuse menzognere. Del resto, come scriveva Lenin, nel Memorandum a Georgij Vasilevic Cicerin, “dire la verità è un pregiudizio borghese meschino perché la menzogna è spesso giustificata dagli obiettivi”.  

    Fertilio (giornalista e scrittore di origine dalmata) evidenzia nel suo libro casi molto gravi di disinformazione legati alla feroce guerra intra-jugoslava degli Anni Novanta, dal massacro, annunciato ma mai provato, da parte croata di decine di bambini serbi a Borovo Naselje ai “massacri del pane” a Sarajevo, attribuiti ai serbi, ma in realtà forse opera degli stessi bosniaci. Molto interessante anche l’analisi della gestione mediatica da parte dell’astuto generale Jaruzelski dell’assassinio di padre Popieluszko (1984).

    Nel libro ce n’è anche per l’apocalittica disinformazione di massa legata al clima e manifestatasi con le grandi adunate giovanili dei Friday for Future, una sorta “di processioni neopagane in onore della Madre Terra” in risposta agli appelli di Greta Thurnberg, preda ideale per un abilissimo esperto svedese di pubbliche relazioni, Ingmar Rentzhog.

    Un intero capitolo è dedicato alla censura, altri alle guerre online in tempo di pace, all’informazione malata, alle tecniche e trucchi (con le “ghigliottine verbali”, tipo definire il nemico da abbattere come un “estremista” senza entrare nel merito, qualificarlo come razzista, fascista, comunista, omofobo, contro l’avanzata dei ‘diritti’ e quindi oscurantista). Qui l’attenzione va anche alla ‘battaglia delle parole’, alla logomachia che mira a imporre un certo tipo di linguaggio politicamente corretto, imponendo una ‘neolingua’ che emargini l’ ‘incivile’ che non la utilizza e che  dunque, non essendo ‘civile’, non ha diritto di parola. Insomma il libro di Fertilio è un vero pozzo di San Patrizio. Vale la pena di leggerlo con calma, assaporandone l’incisività.

     

    MARCO CASSUTO MORSELLI-GIULIO MICHELINI (a cura di), “LA BIBBIA DELL’AMICIZIA-BRANI DEI NEVIIM/PROFETI COMMENTATI DA EBREI E CRISTIANI" (ED. SAN PAOLO)

     

    E’ da poco uscito il secondo volume de “La Bibbia dell’amicizia ebraico-cristiana”, in cui vengono commentati da una cinquantina di studiosi delle due religioni brani scelti dei Neviim/Profeti , i libri storici e profetici del Vecchio Testamento. L’opera - frutto dell’intuizione di padre Giulio Michelini (preside dell’Istituto teologico di Assisi), subito accolta e assecondata nel suo sviluppo da Marco Cassuto Morselli (presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia) – è prevista in più volumi: il primo, del quale abbiamo riferito il 6 marzo 2020 in questo stesso sito (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/cultura/931-libri-2-bibbia-amicizia-ebraico-cristiana-toso-muolo-fantappie.html), era dedicato all’approfondimento bilaterale di brani della Torah/Pentateuco.

    Non è chi non veda come iniziative del genere, sempre benvenute, siano oggi particolarmente utili sia per conoscere i libri biblici che per evidenziare l’opportunità (oltre che il valore) di una collaborazione ebraico-cristiana in tempi come i nostri in cui i giovani vedono gravemente menomato il loro diritto all’istruzione per quelle ragioni che tutti conosciamo. E’ indubbio che sulle lacune culturali delle nuove generazioni contano gli insidiosi flautisti che suonano melodie antisemite: l’ignoranza (per di più in una condizione sociale ed economica precaria) è madre dei pregiudizi, che - se applicati nella realtà quotidiana - riaprono scelleratamente ferite dolorose e possono preludere a tragedie immani come la storia ha dimostrato e dimostra.

    Doppia la prefazione. Osserva il cardinale Kurt Koch che “per gli ebrei i profeti annunciano un’era in cui ogni lacrima sarà asciugata e la salvezza raggiungerà gli estremi confini della terra. Per i cristiani essi preparano quello che della storia è l’evento centrale: l’avvento del Messia”. Sulla diversità di interpretazioni rileva il rabbino David Rosen che “di centrale importanza nella narrazione dei Neviim, i libri dei profeti, è la storia e il ruolo svolto dalla monarchia davidica. La distruzione di tale monarchia, insieme a quella del Tempio, come l’amaro esilio che ne seguì, ispirarono l’attesa del ritorno e della restaurazione, la cui anticipazione pervade la letteratura profetica”. Annota poi Rosen che “i seguaci di Yeshua/Gesù di Nazaret identificarono tali aspetti in lui. Così passi rilevanti delle Scritture ebraiche (…) sono stati visti dal cristianesimo in rapporto all’affermazione centrale della loro fede”. Però “oggi noi siamo benedetti nel vivere in una nuova era di amicizia ebraico-cristiana, nella quale non abbiamo più bisogno di vedere queste comprensioni e interpretazioni divergenti come fonte di conflitto”.

    Morselli e Michelini firmano congiuntamente la presentazione, in cui evidenziano che “le parole dei profeti hanno attraversato la storia, con la sua violenza, le infedeltà, i tradimenti, l’oscurità delle vicende umane, ma la loro luce continua a manifestare nel tempo e nello spazio del nostro mondo la presenza del Signore”.

    Dopo quattro introduzioni generali, ecco i commenti alle pericopi di una cinquantina di studiosi, equamente distribuiti. Qualche esempio.

    Il rabbino Shmuel Szteinhendler si occupa di Sansone: “Qual era il segreto della forza di Shimson (Sansone)? La forza di Shimson non era nelle sue braccia, anche se con quelle uccise mille Filistei. La sua forza non era sulle sue spalle, anche se su di essere si caricò le porte di Azzah, impresa davvero notevole. E la forza di Shimsun non era nei suoi lunghi capelli, ma si indeboliva quando essi erano tagliati. Shimson possedeva la forza solo quando lo Spirito di Dio agiva in lui. Il semplice fatto di avergli tagliato i capelli non era ciò che lo indeboliva veramente”.

    Il tema su cui riflette invece Lisa Palmieri Billig (cofondatrice e prima presidente dell’Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma) è quello -  tratto dal profeta Gioele - dell’effusione dello Spirito. Si chiede l’autrice: “Che cosa dicono queste pagine di Yoel agli ebrei e ai cristiani del nostro tempo? La Ruah (effusione) scende su ognuno: uomini e donne, giovani e vecchi, i figli avranno visioni e i padri avranno sogni. (…) Poi però sarà necessaria una teshuvah (risposta) generale e anche individuale in profondo e sincero pentimento  per tutti i mali che le nazioni e i loro abitanti hanno compiuto attraverso i secoli e che purtroppo stanno ancora compiendo, contro altri esseri umani. Noi ebrei e cristiani, in tale contesto, dobbiamo seguire una chiamata particolare, tornando alle nostre radici e ai valori comuni. Deve essere bandito per sempre (…) in nome di una rinnovata fratellanza fra le nostre due religioni, particolarmente quell’antisemitismo di origine cristiana che ancora perdura in forma subdola e che ha contribuito a causare l’orrore assoluto della Shoah del secolo scorso”.

    Di Salomone e della visita che gli fece la regina di Saba (primo libro dei Re) tratta Paolo Merlo (Università Lateranense): “A parere dello scrivente il tema principale del racconto è la ‘sapienza’ di Salomone (…) una sapienza che (…) sembra essere di origine divina”. Per quanto riguarda la regina di Sheva (Saba) “non è descritta in termini di potenza, come spesso accade nelle narrazioni bibliche per altri sovrani stranieri, piuttosto se ne sottolinea la gloria e il suo positivo atteggiamento nella ricerca di sapienza”.

    Al centro dell’attenzione di Eric Noffke (Facoltà valdese di teologia) alcuni versetti del cantico di Debora (Giudici), un testo “celebre nelle tradizioni ebraica e cristiana” per ragioni diverse. Una “si potrebbe individuare nella scelta di mettere l’azione del Signore al centro dell’esperienza di liberazione d’Israele, quando siamo ancora agli inizi della sua storia millenaria, un Israele in difficoltà nella conquista della terra promessa, ancora in buona parte nelle mani di nemici potenti. Dio combatte per il suo popolo e sconfigge i suoi avversari, non solo scegliendo guide capaci, ma compensando con interventi miracolosi la loro debolezza militare (…). Prima di essere conosciuto come Parola – ricordiamo che questo è forse il testo più antico della Bibbia – Dio viene sperimentato come potenza liberante, colui che riscatta l’umile dal potente”.

    C’è tanto altro nel secondo volume de “La Bibbia dell’Amicizia”.  Ne lasciamo la scoperta ai lettori.

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