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    PARTECIPAZIONE/SI' CAMERA - SALVO D'ACQUISTO: POSSIBILE BEATIFICAZIONE

    PARTECIPAZIONE/SI’ CAMERA – SALVO D’ACQUISTO: POSSIBILE BEATIFICAZIONE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 28 febbraio 2025

    Il 26 febbraio 2025 la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sulla partecipazione dei lavoratori, stimolato dalla raccolta di firme della Cisl: il commento di Lorenzo Malagola (FdI) e di Maria Elena Boschi (IV) – Via libera alla beatificazione di Salvo D’Acquisto: causa sbloccata, introdotta la categoria dell’ ‘offerta della vita’, si attende un miracolo su intercessione del vicebrigadiere dei carabinieri. Una biografia agile e rigorosa dello storico Pier Luigi Guiducci. 

    *** Continuiamo a pregare per papa Francesco, così che in questo momento difficile la preghiera lo accompagni e lo sostenga *** 

    Il 26 febbraio 2025 la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge che sancisce il diritto dei lavoratori a un coinvolgimento attivo nella vita e negli utili delle imprese, come ha commentato Daniela Fumarola, neo-segretaria generale della Cisl (il sindacato che ha promosso la raccolta delle firme attorno a un testo sostanzialmente confermato nei lavori parlamentari). Del testo approvato (modificato in qualche punto rispetto all’originario della Cisl) che finalmente dà un’attuazione dopo 77 anni all’articolo 46 della Costituzione italiana, si occuperà ora il Senato. A Montecitorio 163 i sì (maggioranza di centrodestra, Italia Viva e Azione), 40 i no (Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), 57 le astensioni (Pd). 

    Del tema ci eravamo occupati a settembre 2024 (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1205-partecipazione-lorenzo-malagola-e-maria-elena-boschi-sulla-proposta-cisl.html ) intervistando ampiamente sull’iniziativa della CISL i deputati Lorenzo Malagola (relatore commissionale, Fratelli d’Italia) e Maria Elena Boschi (Italia Viva), che erano stati protagonisti di un dibattito sull’argomento durante il convegno precedente dell’associazione ‘Ditelo sui tetti’. Ne abbiamo sondato le reazioni dopo il voto della Camera.

    LORENZO MALAGOLA (Fratelli d’Italia, un sì convinto). E’ un voto storico, perché il Parlamento salda un debito che aveva da 77 anni con i padri costituenti che approvarono l’articolo 46 della Costituzione e con il popolo italiano. La partecipazione è la chiave per costruire un mercato del lavoro più dinamico e più giusto, aumentare la produttività delle imprese e i salari dei lavoratori.

    (sui risultati del voto) La sinistra ancora una volta è disunita, dimostrando di non essere pronta a governare l’Italia. M5S, AVS votano contro, Italia Viva e Azione a favore e il PD si perde nelle mille divisioni che ha al suo interno. Si è persa una bella occasione per riscoprire lo spirito costituente e dare all’Italia una legge che innanzitutto aumenta i diritti dei lavoratori.

    MARIA ELENA BOSCHI (Italia Viva, un sì critico): Anche se il governo Meloni ha fatto di tutto per farci cambiare idea, sopprimendo ben 7 articoli sui 22 complessivi della proposta di legge e modificandola in peggio, noi di Italia Viva abbiamo comunque votato a favore. Se il Governo fa delle cose che condividiamo, le sosteniamo anche se siamo fermamente all’opposizione. Dell’iniziale idea della CISL che noi avevamo sposato e presentato in Parlamento è rimasto poco, ma almeno questo è un primo passo per l’attuazione dell’articolo 46 della Costituzione. Certo avremmo preferito che rimanesse un ruolo centrale della contrattazione collettiva, una vera partecipazione dei lavoratori alla governance che ora è molto diluita e poco incisiva e non rimettere tutto alla volontà della parte datoriale, ma almeno si salvaguarda il principio. Noi peraltro siamo stati i primi col Governo Renzi a prevedere la partecipazione di un rappresentante dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione della RAI. Ci piacerebbe che il Governo prima o poi tirasse fuori un’idea sul mondo del lavoro ; invece si limita a bocciare le proposte degli altri: dalla nostra di detassare la partecipazione agli utili dei lavoratori, a quelle sul salario minimo o la riduzione dell’orario di lavoro. Il Governo ha solo reso più facile la pratica aberrante delle dimissioni in bianco e ancora non ha nemmeno preso posizione sul referendum riguardante il Jobs Act.

    Spero che il lavoro al Senato non sia solo un passaggio formale di conferma del testo della Camera, come ormai avviene sempre con questo Governo. Meloni ha abrogato nei fatti il bicameralismo. In questo caso c’è bisogno di rivalutare con attenzione alcuni profili per rendere più efficace la legge, soprattutto perché i lavoratori possano essere informati e formati, consultati e incidere in decisioni strategiche. Con alcune modifiche si tornerebbe allo spirito iniziale della legge e oltre a sostenerla più convintamente da parte nostra, anche alcuni voti di astensione delle altre opposizioni potrebbero magari diventare voti a favore.

     

    SALVO D’ACQUISTO: LUCE VERDE A UNA POSSIBILE BEATIFICAZIONE, CHE AVVERRA’ DOPO L’ATTESTAZIONE DI UN MIRACOLO OTTENUTO GRAZIE ALLA SUA INTERCESSIONE.

    Il 24 febbraio 2025, nel corso dell’udienza concessa a S. Em.za il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato e a S.E. Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali, il Santo Padre Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti (…):

    - l’offerta della vita del Servo di Dio Salvo D’Acquisto, fedele laico, nato a Napoli il 15 ottobre 1920 e morto a Palidoro (Italia) il 23 settembre 1943

    Con tale atto la Chiesa cattolica ha riconosciuto quale ‘venerabile’ il vicebrigadiere dei carabinieri Salvo D’Acquisto, ucciso a Palidoro da soldati tedeschi (paracadutisti della Wehrmacht) dopo essersi assunto – per salvare la vita di 22 ostaggi civili -  la responsabilità di un presunto attentato (in effetti un’esplosione dovuta a imperizia da parte tedesca). Con tale riconoscimento viene aperta la via per la beatificazione del militare ventitreenne (sarà necessario attestare un miracolo avvenuto per intercessione del venerabile) e dunque sbloccata la causa ferma dal 2007.

    SCRIVEVAMO NELLA RIVISTA ‘IL CONSULENTE RE’ DEL FEBBRAIO 2003…

    Salvo D’Acquisto è una figura di giovane e di carabiniere che ci ha sempre profondamente colpito. Ne scrivevamo già sulla rivista Il Consulente RE del febbraio 2003, constatando con amarezza le difficoltà di far procedere la causa di beatificazione. Qualche stralcio dell’articolo intitolato: “Salvo D’Acquisto: un martire”.

    “Vent’anni fa si avviava presso l’Ordinariato militare la procedura canonica per la beatificazione. Sette anni fa veniva consegnata in Congregazione delle Cause dei Santi la positio super vita, martyrio et forma martyrii del carabiniere napoletano, frutto di un’indagine rigorosa condotta dal postulatore, il gesuita Paolo Molinari, che s’è avvalso della collaborazione del con fratello padre Peter Gumpel. Quattro anni fa era inoltrata la positio suppletiva (…) Dai documenti emergeva con grande chiarezza che Salvo D’Acquisto si doveva considerare martire della carità. Eppure dal 1999 la causa non ha fatto progressi (…) Perché? Quali i motivi che ritardano il riconoscimento ecclesiastico ufficiale del martirio di un ventitreenne, il quale – a maggior ragione in tempi di diffuso individualismo come i nostri – costituisce per tutti e in particolare per i giovani un ‘luminoso esempio di abnegazione e di sacrificio’, come ebbe a dire papa Giovanni Paolo II il 9 aprile 1983? (…) Perché la causa non procede in modo soddisfacente? Forse perché Salvo D’Acquisto non è stato ucciso in odium fidei e dunque non può essere beatificato come martire dato che canonicamente non esiste la categoria ‘martire della carità’? Eppure le eccezioni alla regola non mancano. Ad esempio il vescovo slovacco Akpor, beato, non fu ucciso in odium fidei; il religioso polacco san Massimiliano Kolbe idem e fu denominato dal Papa ‘martire della carità’; anche santa Maria Goretti non fu uccisa in odium fidei. In chi è riconosciuto martire l’eroicità delle virtù è evidente (…), poiché – come si scrive al numero 42 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium – il martirio è “suprema prova di carità. Con tali premesse riesce difficile (…) capire il motivo dei ritardi che incontra la causa di beatificazione di un giovane – imbevuto di principi cristiani, coerente nel pensiero e nell’azione – che ha dato la vita per gli altri, assumendo su di sé (in quanto preposto alla tutela dell’ordine pubblico) la responsabilità di un attentato (in realtà mai avvenuto). Ci si può solo augurare che di fronte agli ostacoli non subentri una certa rassegnazione; sarebbe certo bello che chi può chieda di sbloccare una causa tanto significativa per i nostri giorni.”

    L’ ‘OFFERTA DELLA VITA’ 

    Con la decisione del Dicastero delle Cause dei Santi approvata dal Papa il 25 febbraio 2025 si dà concretezza al Motu Proprio Maiorem hac dilectionem promulgato dallo stesso Francesco l’11 luglio 2017, in cui si riconosce ‘l’offerta della vita’ come terza via della santità, oltre al martirio e all’eroicità delle virtù. Si sancisce insomma la possibilità di una beatificazione per coloro che siano stati uccisi per amore del prossimo, consci che il l’offerta volontaria della propria vita li avrebbe quasi sicuramente condotti alla morte.

    UN TESTO RIGOROSO E AGILE DELLO STORICO PIER LUIGI GUIDUCCI: “SALVO D’ACQUISTO. UNA MORTE PER LA VITA”. QUALCHE STRALCIO

    Sono tante le pubblicazioni uscite negli anni su Salvo D’Acquisto. Ad esempio nell’articolo citato de Il Consulente RE ricordavamo in particolare le biografie elaborate dal salesiano Carmine Di Biase e da Luciano Burburan. Un altro autore, lo storico Pier Luigi Guiducci (che abbiamo conosciuto come co-autore con il vescovo barnabita di Velletri-Segni Andrea Maria Erba de “La Chiesa nella storia” in due volumi, testo rigoroso e di agile lettura, edizioni Elledici), ha sintetizzato in “Salvo D’Acquisto. Una morte per la vita” (EDUCatt) il contesto storico, la biografia, la memoria, l’iter della causa di beatificazione del giovane vicebrigadiere napoletano. Un capitolo è dedicato ai 12 errori storici contenuti in una miniserie televisiva della RAI del 2003. Interessante anche “Qualche nota di sintesi”, in cui Guiducci parla dei contesti in cui a volte Salvo D’Acquisto è stato inserito e che però non gli appartengono: non fu un eroe della Repubblica Sociale Italiana, non fu un eroe della Resistenza, non fu un superman ma una persona in cui “emerge una ‘normalità’ che seppe unire la vivacità napoletana alla valutazione ponderata del carabiniere”. Il testo – dedicato al defunto storico della Chiesa, il gesuita Peter Gumpel – è di un centinaio di pagine, che si divorano d’un fiato, con prefazione di Anna Maria Casavola che nelle sue ricerche si è occupata particolarmente di carabinieri tra resistenza e deportazione nel 1943-44. Ricco l’apparato di note.

    Qualche stralcio dal libro di Guiducci

    pag. 17, su Salvo D’Acquisto. In tale contesto storico, che potrebbe essere ulteriormente sviluppato, si colloca pure l’operato di un Vice Brigadiere dell’Arma dei CC: il napoletano Salvo D’Acquisto. Questo giovane aveva sperimentato in un breve arco di tempo la fatica dello studio (non mancarono i problemi con il latino), quella del lavoro (per aiutare la fami glia in difficoltà), e le criticità legate al secondo conflitto mondiale. Quello che guadagnava come Carabiniere lo trasmetteva a Napoli, ai suoi cari. All’improvviso, assegnato alla Stazione dei CC di Torrimpietra, si trovò nel settembre del 1943 di fronte a un dramma. Nella Torre Perla di Palidoro, alcuni soldati tedeschi, in modo incauto, aveva no tentato di aprire una cassetta che conteneva esplosivo. Ne seguì uno scoppio. Conseguenze: un morto e due feriti gravi. Si cercarono dei colpevoli (inesistenti). Alla fine, un rastrellamento tedesco fu il preludio a una rappresaglia. Salvo D’Acquisto, che sostituiva pro tempore il responsabile della Stazione dei CC, venne brutalmente interrogato. Tentò di convincere i tedeschi che non c’erano colpe voli. Fu inutile. In seguito, 22 ostaggi e lo stesso D’Acquisto furono trasportati vicino alla Torre per essere fucilati. Venne ordinato loro di scavarsi una fossa. A questo punto, però, D’Acquisto prese su di sé la responsabilità dell’accaduto e salvò la vita alla povera gente del posto. Fu poi ucciso con un colpo di rivoltella allo sterno. Seguirono due colpi alla tempia destra. Raccontare oggi questo episodio assume un partico lare significato perché nella storia del giovane Vice Brigadiere (Medaglia d’Oro al V.M. alla Memoria) esiste un testamento che rimarrà sempre attuale: anche nelle ore più critiche, più drammatiche, oc corre difendere i deboli, gli inermi, i soggetti a rischio.

    Pag. 53, 22 settembre 1943. Tardo pomeriggio. Torre Perla di Palidoro. Ispezione tedesca. Secondo piano. C’è una cassa. È chiusa. I militari tenta no di aprirla. La forzano. Esplodono le bombe che racchiudeva. Come riferito (1944) dal Ten. Col. CC Comandante Bruto Bixio Bersanetti, un soldato rimane ucciso, altri due risultano feriti in modo grave. 

    Pag. 56, mattina del 23 settembre 1943, il fermo di D’Acquisto. Come testimoniato anche da don Ferdinando Zedda, allora vicario economo presso la parrocchia di Sant’Antonio Abate a Torrimpietra, tra le 8 e le 9 del mattino, alcuni tedeschi raggiunsero la caserma dei Carabinieri con un sidecar. Dovevano operare il fermo del comandante. Li ricevette Salvo D’Acquisto (sostituiva il mare sciallo Monteforte). Non aveva ancora compiuto 23 anni. Tese la mano ai soldati ma questi lo colpirono duramente con il mitra. I militari della Wehrmacht, in modo ultimativo, lo trasportarono con la motocarrozzetta al loro Comando. Era situato in quel momento a Palidoro, in locali requisiti.

    Pag. 58, mattina del 23 settembre 1943, rastrellamento, Torrimpietra. Mentre Salvo D’Acquisto veniva interrogato a Palidoro, i tedeschi, come riportato nel rapporto del ten. col. comandante Bruto Bixio Bersanetti, raggiunsero nuovamente Torrimpietra per il fermo dei Carabinieri della stazione. Nella stazione non c’era nessuno. Venne impartito allora l’ordine di bloccare le strade intorno a Torrimpietra. Iniziò un rastrellamento. Furono fermati contadini, muratori, negozianti, ragazzi... Gli abitanti reagirono. Si verificarono momenti di disperazione. Fu inutile. Dopo il fermo di un gruppo di abitanti (tutti maschi) si attesero ordini dal Comando. Le direttive alla fine arrivarono. I prigionieri dovevano essere condotti nella piazzetta del borgo di Palidoro.

    Pag. 62 -“Quello che dovevo fare l’ho fatto”. Dietro il camion dei condannati seguiva un plotone di tedeschi a  piedi con pale e picconi. Arrivati sul luogo dell’esecuzione, vennero  fatti scendere. Ricevettero l’ordine di scavare una fossa comune. La dinamica preludeva a una fucilazione. Al termine delle operazioni  di scavo (durate alcune ore), D’Acquisto, attraverso un interprete (di bassa statura), chiese di parlare con un sottufficiale tedesco. Si assunse la responsabilità del tragico accaduto alla Torre.  Il militare, però, non volle assumere decisioni. Attese l’arrivo del superiore. Al rientro nella fossa, Salvo disse ad Attili (NdR: un calzolaio preso in ostaggio): “Quello che dovevo fare l’ho fatto. Da ciò che ho detto penso che voi sarete tutti salvi. Forse è soltanto me che uccideranno... del resto, non bisogna avere paura della morte... una volta si nasce e una volta si muore. Io ho fatto tutto quello che potevo per salvarvi. E credo di essere riuscito a smuovere qualcosa. Ma ora dobbiamo aspettare che arrivi l’ufficiale che sta al Comando di Ladispoli. Questo con cui ho parlato ha detto che lui è soltanto un sottufficiale e non può assumersi nessuna responsabilità. Bisogna vedere cosa decide il loro comandante riguardo alla mia richiesta. Con questa gente non si sa mai quello che pensa”.

    Pag. 66 - Poteva salvarsi Salvo D’Acquisto? Negli eventi di Palidoro colpisce il fatto che il vicebrigadiere si preoccupò fin dall’inizio di difendere la gente del luogo senza proteggere se stesso. Dal momento dello scoppio delle bombe a Torre Perla di Palidoro fino al fermo operato dai tedeschi il tempo fu ri dotto. Salvo fu bloccato a inizio mattina. Malgrado ciò, durante il duro interrogatorio che subì a Palidoro, il giovane militare poteva difendersi in più modi: 1. accusando in modo generico un nucleo di resistenti, e inventando false piste; 2. accusando qualche singolo antifascista non individuato; 3. accusando qualche singolo antitedesco non individuato. In tale contesto, D’Acquisto non volle inventare delle storie per non gravare sulle criticità già in atto, e perché si era reso conto che i tedeschi “volevano subito” delle persone da fucilare (“rappresaglia”). Da qui la scelta, come carabiniere a capo del servizio di ordine pubblico, di assumersi in prima persona la responsabilità dell’accaduto. 

    La parola dei Papi

    Pag. 79 – Paolo VI, 13 giugno 1964, all’Associazione nazionale Carabinieri in congedo: Esempi, come quelli di Salvo D’Acquisto, non ci sono ignoti, e Ci dicono a quale grado d’ eroismo sappia giungere la vostra dedizione all’altrui servizio e all’altrui protezione.

    Pag. 79 – Giovanni Paolo II, 9 aprile 1983, visita alla Scuola Allievi Carabinieri a Roma: Mi piace citare, a questo proposito, l’eroico comportamento del vice brigadiere Salvo D’Acquisto durante il secondo conflitto mondiale, luminoso esempio di abnegazione e di sacrificio: ma so che molti altri non sono stati e non sono da meno.

    Pag. 80 – Giovanni Paolo II, 26 febbraio 2001, ai Carabinieri del Comando provinciale di Roma: La storia dell’Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell’adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio Stato. Penso, qui, al Vostro Collega, il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, medaglia d’oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione.

    Pag. 81– papa Francesco, 6 giugno 2014, nel bicentenario di fondazione dell’Arma dei Carabinieri:  Pensiamo al servo di Dio Salvo D’Acquisto, che a 23 anni, qui vicino a Roma, a Palidoro, ha spontaneamente offerto la sua giovane esistenza per salvare la vita di persone innocenti dalla brutalità nazista.  

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