PELLEGRINAGGIO CRISTIANO: DON REGOLI, MONS. AGOSTINELLI (MISERICORDIE) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 febbraio 2025
Due interviste sul senso del pellegrinaggio cristiano. Don Roberto Regoli (Gregoriana) ne indaga origine e sviluppo; mons. Franco Agostinelli (correttore spirituale nazionale delle Misericordie d’Italia) illustra il perché e il cammino della Croce giubilare benedetta il 15 gennaio da papa Francesco. Un aggiornamento anche sulle attività delle Misericordie in Ucraina e in Terrasanta. Breve galleria fotografica in chiusura.
***In questo momento ci sembra doverosa una preghiera per papa Francesco così che lo sostenga e accompagni nel suo difficile percorso di vita***
*** Oggi, 19 febbraio 2025, si è riunita a Roma la presidenza della Cei. Al termine dei lavori è stato pubblicato un comunicato riguardante “recenti iniziative regionali sul tema del fine vita”. Nel comunicato si esprime “preoccupazione” a tale proposito e si evidenzia tra l’altro, a proposito della legge eutanasica (e incostituzionale) approvata dal Consiglio regionale della Toscana: “Ricordiamo che ‘primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte’ (Conferenza Episcopale del Triveneto, 2023). Anche perché ‘procurare la morte, in forma diretta o tramite il suicidio medicalmente assistito, contrasta radicalmente con il valore della persona, con le finalità dello Stato e con la stessa professione medica’ (Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, 2024)”. Dopo altre considerazioni sul tema e sulla “completa attuazione della legge sulle cure palliative” il comunicato così conclude: “Sulla vita non ci possono essere polarizzazioni o giochi al ribasso. La dignità non finisce con la malattia o quando viene meno l’efficienza. Non si tratta di accanimento, ma di non smarrire l’umanità”.
DON ROBERTO REGOLI: LE CARATTERISTICHE DEL PELLEGRINAGGIO CRISTIANO – SUA EVOLUZIONE NELLA STORIA
Il 28 gennaio 2025 è stata presentato all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede “Iter europaeum”, una sorta di guida giubilare alle chiese nazionali dei Paesi dell’UE a Roma. Tra i relatori, oltre a mons. Rino Fisichella e al giornalista Piero Damosso, anche don Roberto Regoli - professore ordinario presso la Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa della Gregoriana – che ha illustrato origine, sviluppo, attualità del pellegrinaggio cristiano. Con tale chiarezza che ci è parso bene farne partecipi anche i nostri lettori, grazie all’intervista che segue.
Don Regoli, in sé il pellegrinaggio è un’esperienza comune a tante religioni…
Certo… è una dimensione tipica dell’esperienza religiosa umana dall’ebraismo al cristianesimo, dall’Islam all’induismo e via dicendo. Però il pellegrinaggio cristiano ha dei tratti che ne evidenziano la particolarità.
Quali?
Il pellegrino è colui che è ‘fuori città’, un ‘forestiero’, uno che cammina per terre straniere. E il pellegrino credente è colui che si percepisce in esilio su questa terra e attende di raggiungere la patria celeste, la Gerusalemme dell’Apocalisse. In attesa del momento i primi cristiani e anche quelli del Medioevo si muovono verso luoghi ‘santi’…
Cioè la Terrasanta dove Gesù nacque, visse, morì e risorse…
Sì, ma non solo. La Terrasanta vide anche la presenza di Maria, degli apostoli e di tanti altri santi discepoli. Però i cristiani si muovono non solo verso quella terra, ma anche altrove. Ad esempio a Efeso (attuale Turchia) e Loreto in Italia per il particolare culto a Maria. Poi vanno considerati anche i santuari dedicati agli angeli da Mont Saint-Michel in Normandia al santuario del Gargano; le chiese edificate sulle tombe degli apostoli come a Roma e Santiago de Compostela; come i santuari che ricordano i santi e i martiri. E qui ritroviamo Roma con le sue catacombe, Assisi,
Tours, Fulda e si potrebbe continuare a lungo.
L’Europa è attraversata dai cammini di pellegrinaggio…
Qui vorrei ricordare che nasce prima la mèta del pellegrinaggio e solo successivamente la via che ad essa conduce. In ogni caso, nonostante la viabilità sia molto faticosa, l’uomo di quei tempi è un viandante e la vita del cristiano è considerata un tempo di pellegrinaggio.
Tra le mete del tempo certo è preminente Gerusalemme…
Sì, Gerusalemme è il centro ideale e geografico del pellegrinaggio cristiano. Non a caso alcune mappe medievali pongono al loro centro Gerusalemme e non un impero o un regno. Gerusalemme è il luogo privilegiato del pellegrinaggio della vita, sin dal tardo Impero Romano…è luogo privilegiato anche per morire…anche la crociata è considerata un pellegrinaggio, tanto che inizialmente i crociati si chiamavano
peregrinantes e la crociata peregrinatio…
Però Gerusalemme nei secoli non sempre è stata raggiungibile…
Per ovviare a tale impossibilità in Occidente si sono riprodotte copie del Santo Sepolcro, ad esempio a Bologna. Oppure si è utilizzata la terra di Gerusalemme per cospargere le tombe, come nel Camposanto di Pisa. E’ chiaro che, con Gerusalemme inaccessibile, i pellegrinaggi cristiani si fanno dentro i confini europei, con mete preminenti Roma e Santiago de Compostela. Nascono le varie ‘vie’, i ‘cammini’ di pellegrinaggio, lungo i quali sorgono tanti santuari ‘minori’. Già nel XII secolo la ‘Guida del Pellegrino’ segnalava quattro ‘cammini’ per arrivare a Compostela dalla
Francia: la strada Tolosana, la Podense, la Lemovicense e la Turonense, che era la più frequentata perché passava per Tours dov’era la tomba di
san Martino.
I santuari ‘minori’ hanno anche elementi di architettura sacra comuni…
Sì e quello che si nota subito a prima vista è il deambulatorio con cappelle radiali, un’architettura particolare dei secoli XI e XII. Un altro elemento caratteristico è la diffusione degli edifici a pianta centrale a imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Con Santiago de Compostela, anche Roma…
Fin dai tempi antichi si veniva a Roma, attirati dalle memorie degli Apostoli Pietro e Paolo e dei tanti martiri tra i quali si veneravano in modo particolare Lorenzo, Sebastiano, Pancrazio e Agnese.
Che cosa chiedevano i pellegrini all’Urbe?
Una parte veniva per devozione, si raccomandava a san Pietro in veste di clavigero del Paradiso, altri per chiedere perdono per i peccati gravi…
Quali erano?
L’uccisione di un figlio o di un genitore, l’incesto, l’omicidio, lo stupro, il sacrilegio, la sodomia e la simonia. Qui vorrei evidenziare che il pellegrinaggio medievale è perlopiù originato da una penitenza imposta proprio per peccati gravi. E quello verso Roma ha un irradiamento spaziale e sociale unico, tanto è vero che già tra VII e VIII secolo re, prelati e nobili di origine anglosassone scelsero Roma per morire, facendosi seppellire vicino alla tomba di Pietro così da poter entrare più velocemente in Paradiso.
Quale era il ‘cammino’ privilegiato per giungere a Roma dal nord?
Principalmente la via Francigena, la ‘via che nasce nelle terre dei Franchi’. La Francigena proseguiva poi fino in Puglia per chi intendeva raggiungere la Terrasanta.
Anche in quest’ultima parte di percorso non mancavano le occasioni
di venerare i santi…
Sì, a Montecassino, con le tombe di san Benedetto e santa Scolastica; a Monte Sant’Angelo, con il santuario garganico di San Michele; a Bari, con le spoglie di san Nicola. Da Brindisi poi si prendeva il mare e si raggiungeva San Giovanni d’Acri, il porto maggiore d’approdo delle navi dall’Europa.
Don Regoli, fin qui non abbiamo parlato di indulgenze, un tema che la storia ci mostra come molto divisivo in ambito cristiano…
L’uomo medievale riteneva che la Chiesa avesse il potere di ‘accorciare’ i tempi e ridurre i contenuti della penitenza relativa al peccato. In tale contesto si incominciò a parlare di ‘indulgenza’, cioè della remissione delle pene che rimangono da scontare dopo il perdono della colpa nel sacramento della penitenza.
Quando accadde questo?
Già nel XII secolo ci sono attestazioni di indulgenze per pellegrinaggi verso Roma. Nel secolo successivo il pellegrinaggio non armato prese il sopravvento: la visita di due luoghi ‘spirituali’ (Santa Maria degli Angeli, detta Porziuncola, ad Assisi, e alla chiesa di Santa Maria in Collemaggio all’Aquila, il 29 agosto) permetteva di lucrare l’indulgenza, per di più quella plenaria.
… e qui pare siano maturi i tempi per il primo Giubileo…
… indetto da papa Bonifacio VIII più per la pressione dal basso che per affermare il proprio potere. Fu l’affollarsi di tanti pellegrini a Roma che spinse papa Caetani, che era un canonista, a emanare il 16 febbraio 1300 la bolla Antiquorum habet fida relatio, in cui si definiscono le concessioni pontificie per quell’evento.
Quali sono queste concessioni?
Il perdono è concesso a chi si confessa, pentendosi sinceramente dei propri peccati. La remissione totale dei peccati e delle pene è data a tutti coloro che, dopo la confessione, visitano quotidianamente per 15 giorni le basiliche di San Pietro e San Paolo. Si deve ricordare che poi la data del documento fu modificata al 22 febbraio, festa della cattedra di san Pietro, così che la concessione dell’indulgenza venisse legata alla tomba petrina. Quel giorno così particolare, con il Papa che si affaccia dall’ambone di San Pietro affiancato da due diaconi (uno dei quali regge la bolla), viene ricordato anche in un affresco in San Giovanni in Laterano attribuito dalla
tradizione a Giotto.
Pare di capire che la concessione dell’indulgenza ormai sia legata a Roma e non più alla crociata in Terrasanta o alla visita alla Porziuncola o a Collemaggio a L’Aquila (come aveva stabilito Celestino V)…
La concessione dell’indulgenza esalta ormai il primato papale. E dentro Roma aumentano anche le mete da visitare: nel XIV secolo San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore e poi, nel 1575, San Lorenzo, San Sebastiano e Santa Croce in Gerusalemme. Siccome però andavano visitate per 15 giorni e gli alloggi per i pellegrini non erano ormai più sufficienti, i giorni vennero ridotti prima a 8 poi a 5 fino a giungere all’oggi, in cui basta visitare una sola chiesa giubilare.
Torniamo indietro nella storia… per l’alloggio dei pellegrini fondamentali erano le confraternite ad essi dedicate (con al centro la chiesa della SS.ma Trinità dei pellegrini) ed anche le chiese nazionali…
Sì, presso quelle chiese si pernottava e ci si sfamava. A Roma si trovavano numerose chiese nazionali, secondo le nazioni dell’epoca, così i francesi si radunavano a San Luigi, gli spagnoli a Montserrat, i fiorentini a San Giovanni Battista dei Fiorentini e così via. A Roma era assai attiva la rete di queste chiese nazionali che tutelavano gli interessi spirituali e materiali dei propri membri e concittadini.
In sintesi che cosa vuol evidenziare la guida delle chiese nazionali di Roma, in versione giubilare, l’ Iter europaeum presentato il 28 gennaio scorso all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede?
In primo luogo il fatto incontestabile che i cammini santi, i pellegrinaggi hanno dato l’anima al continente europeo. All’interno di quei pellegrinaggi era particolarmente importante l’iter dentro Roma, in cui si ritrovava e si ritrova l’Europa intera con le sue chiese. Un fatto religioso, ma anche culturale in senso lato, volto a indicare non solo nel passato ma anche nel nostro presente un itinerario al contempo individuale e comunitario per tutti gli odierni pellegrini d’Europa. In ultimo, il percorso religioso non si svolge in solitaria.
MONS. FRANCO AGOSTINELLI: IL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DELLA CROCE DELLE MISERICORDIE
Tra i nostri lettori qualcuno si ricorderà di aver assaporato su Rossoporpora.org un’intervista natalizia ricca di umanità. In quell’occasione Domenico Giani, già comandante della Gendarmeria vaticana, aveva illustrato ampiamente il servizio molto articolato che le Misericordie d’Italia (di cui è presidente) rendono a chi ne ha bisogno. Nell’intervista che segue mons. Franco Agostinelli (vescovo emerito di Grosseto e di Prato) in qualità di correttore spirituale nazionale delle Misericordie mette a fuoco ulteriormente il significato di un’attività che si avvale nel Paese del contributo di oltre centomila volontari. Lo fa indagando origine, senso, percorso, obiettivo del pellegrinaggio nazionale della Croce giubilare delle Misericordie, benedetta il 15 gennaio scorso da papa Francesco. Di seguito l’intervista.
Mons. Agostinelli, Lei è il Correttore spirituale nazionale delle Misericordie d’Italia. Il termine ‘correttore’ fin qui lo conoscevamo in relazione agli assistenti spirituali delle contrade del Palio di Siena…
Il termine ‘correttore’ deriva dal latino cum regere; il correttore è colui che affianca il Governatore (o Presidente) nel governo delle singole Misericordie, con una specifica attenzione e peculiarità, quella di garantire la fedeltà alla nostra storia e ai principi evangelici che l’hanno ispirata e di curare la formazione umana e spirituale dei volontari.
Papa Francesco il 15 gennaio, in occasione dell’Udienza generale, ha benedetto la Croce per il pellegrinaggio giubilare – da Lei ideato – tra le Misericordie d’Italia…
Perché un pellegrinaggio giubilare tra le Misericordie d’Italia? Ho sempre pensato che un Giubileo non può essere riducibile a una giornata specifica, che potrebbe essere scambiata per una gita fuori porta, o intesa come un puro atto devozionale. A me interessa che i contenuti del Giubileo accompagnino i nostri volontari e volontarie per tutto l’arco dell’anno e oltre. Nella storia della Chiesa il Giubileo ha significato
riconciliazione personale con Dio e con i fratelli e sorelle, ma ha avuto anche una valenza di carattere sociale, di impegno per aiutare chi è nel bisogno. Il pellegrinaggio si snoderà in tutta Italia, con lo scopo primario di rendere concreta quella scelta di fede di cui il Giubileo è segno.
Il pellegrinaggio della Croce tra le Misericordie ha già conosciuto alcune tappe…
Sì, il 6 gennaio nel coordinamento di Empoli, a seguire nel coordinamento di Siena e quindi nel coordinamento di Firenze.
A Siena la Peregrinatio si è conclusa con la processione dei volontari nel centro storico dalla Basilica di San Domenico alla Chiesa della S.S. Annunziata…
Ogni coordinamento concluderà la Peregrinatio con una celebrazione comune a tutte le Misericordie del comprensorio. A Siena si è vista una cospicua partecipazione di numerosi volontari che hanno percorso il tragitto, con spirito di raccoglimento e di preghiera. A conclusione della processione, la celebrazione dell’Eucarestia presieduta dall’Arcivescovo il Card. Augusto Paolo Loiudice.
Poi come è proseguito il cammino della Croce giubilare?
Dopo aver visitato una parte del coordinamento fiorentino, l’icona giubilare è stata accolta dalle Misericordie della Liguria; un’esperienza molto condivisa e partecipata, conclusa con la messa celebrata a Sanremo con tutti i volontari dal vescovo Antonio Suetta. Siamo poi passati in Piemonte, dove la Croce giubilare è stata accolta nel santuario di don Orione a Tortona, e dove sono convenute le Misericordie della Regione e dove si è conclusa la Peregrinatio con l’Eucarestia presieduta da S.E.
Mons. Guido Marini, Vescovo di Tortona. Seguiranno Lombardia, Emilia-Romagna, Triveneto, Marche, Umbria, ancora Toscana, Lazio, Abruzzo-Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e di nuovo Toscana dove si concluderà la Peregrinatio . Il calendario è intenso, ma ogni Regione sta preparandosi in modo dovuto, con zelo e convinzione.
A marzo a Roma ci sarà il Giubileo del Volontariato…
Sì, l’8 e il 9 marzo. Il sabato 8 marzo verrà dedicato alla presentazione del nostro Movimento attraverso degli stand espositivi in Piazza San Salvatore in Lauro, dove presenteremo le nostre attività e progetti. La domenica 9 marzo saremo presenti alla celebrazione della Messa in Piazza S. Pietro con circa 5500 volontari. Sarà un momento fondamentale per tutti.
Mons. Agostinelli, la Croce giubilare delle Misericordie è corredata di non pochi simboli. Quali i più importanti?
La Croce è stata realizzata in legno di ulivo e rimanda naturalmente al tema della pace, una parola fondamentale che è incisa sull’asse verticale in diverse lingue…
Presumo che siano quelle delle nazioni in guerra…
Sì, ucraino e russo, ebraico e arabo e altre ancora per ricordare e pregare per tutti i Paesi teatro di conflitti interni. Un panorama tragico, cui abbiamo voluto contrapporre la parola Pace e l’auspicio verso un mondo ritrovato con la scritta, sull’asse orizzontale della Croce, del motto del Giubileo “Pellegrini di Speranza”. L’evento giubilare vuol essere un invito pressante alla pace: la guerra è una tragedia per tutti, dove sono soprattutto i poveri che ne pagano il prezzo più alto.
La Croce delle Misericordie poggia su una roccia…
… sì, la Croce è inserita in un contesto che rappresenta il Golgota. Sulla destra troviamo uno spezzone di bomba e un filo spinato che richiamano il dolore di Gesù sulla Croce e la sofferenza provocata dalla guerra. C’è poi un’ancora di speranza che poggia sulla Croce, ai cui piedi sta Maria, Madonna della Misericordia (di Piero della Francesca) col mantello aperto all’accoglienza dei bisognosi d’aiuto.
Mons. Agostinelli, a volte ci si chiede che cosa resti poi concretamente
di un anno giubilare…
Il mio auspicio è che il Giubileo lasci un segno sia per il significato che racchiude che per la riflessione che stimola nei nostri volontari. Ovviamente in ogni Misericordia ci si farà carico, mediante incontri formativi di catechesi, dibattiti, incontri anche di carattere culturale, di favorire questa riflessione e di far sì che l’eco del Giubileo non si spenga, ma resti ricordo indelebile che continua a indicare il cammino. Oggi nelle nostre Misericordie ci sono anche persone che provengono da altre esperienze religiose o addirittura dall’ateismo. Il Giubileo sarà l’occasione di affrontare pure con loro quei problemi fondamentali della vita che sono comuni a tutti gli uomini. Il nostro è anche il tempo dell’ascolto, dell’accoglienza che vorremo esercitare nei confronti di tutti quelli che incontriamo. Non dimentichiamo che le Misericordie sono case di accoglienza e di formazione; per cogliere un’immagine evangelica, a noi particolarmente cara, ogni Misericordia ì la locanda dell’uomo ferito, dove ogni bisognoso, ferito nel corpo e nello spirito trova accoglienza, conforto, compagnia, fraternità.
UN AGGIORNAMENTO SULL’ATTIVITA’ DI AIUTO UMANITARIO DELLE MISERICORDIE: UCRAINA E GAZA/TERRASANTA
Nell’intervista natalizia citata a Domenico Giani (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/1215-domenico-giani-semi-di-bene-dalla-gendarmeria-alle-misericordie.html ), l’odierno presidente nazionale delle Misericordie aveva accennato anche all’aiuto umanitario che la confraternita porta in Ucraina e in Terrasanta. In particolare, al momento dell’intervista (apparsa il 19 dicembre 2024) erano state raccolte quasi sessanta tonnellate di viveri da inviare a Gaza con l’aiuto del Ministero della Difesa italiano, del Sovrano Militare Ordine di Malta e in collaborazione con altre realtà sensibili alle esigenze dei bisognosi. A due mesi di distanza qual è la situazione?
Intanto è utile segnalare che il 2 febbraio scorso le Misericordie d’Italia hanno sottoscritto un accordo di collaborazione con la Fondazione Unbroken kids alliance (costituita a Leopoli) e con la Fondazione 5PEurope (Peace, Prosperity, People, Planet, Partnership) per garantire assistenza sanitaria e terapie di riabilitazione ai bambini e ai giovani vittime della guerra. Si prevede di costruire anche un ospedale pediatrico a Leopoli. Per la Terrasanta e in particolare per Gaza le tonnellate di viveri raccolte sono cresciute a settanta: caricate a Brindisi, con sosta a Limassol (Cipro), in tempi brevi saranno inviate al porto di Ashrod (Israele) per essere poi trasportate nella Striscia. Nuove cliniche mediche sono inoltre previste non solo a Gaza, ma anche a Ramallah e Nazareth. Prevista la riapertura con potenziamento dell’ambulatorio di Betlemme (gestito dalla prima Misericordia in Terrasanta, nata nel 2013). In programma anche corsi di formazione specialistica in coordinamento con la locale Università.
P.S. Alla fine dell’intervista a mons. Agostinelli una breve galleria fotografica riguardante il pellegrinaggio della Croce giubilare e l’aiuto umani