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    PIO XII: MOSAICO DI SILENZI - LICEO GIULIO CESARE: CERTAMEN E MOSTRA MARE

    PIO XII: MOSAICO DI SILENZI – LICEO GIULIO CESARE: CERTAMEN E MOSTRA MARE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 28 marzo 2025

    Fresca di stampa la ricerca dell’archivista Giovanni Coco su Pio XII e la questione ebraica, apparsa presso Mondadori sotto il titolo “Un mosaico di silenzi” e con la prefazione di Andrea Riccardi. Al Liceo classico Giulio Cesare di Roma il ‘Certamen caesarianum urbis’ e l’inaugurazione di una mostra sul ‘Mediterraneo immersivo’.

     

    I ‘SILENZI’ DI PIO XII: UNA QUESTIONE SEMPRE APERTA

    “Un mosaico di silenzi”. ‘Silenzi’? Spontaneamente si pensa al tema molto controverso del comportamento di Pio XII in relazione alla questione ebraica e alla Shoah. Ma i ‘silenzi’ di papa Pacelli non interessarono solo tale questione… prima ci furono i ‘silenzi’ sulla questione polacca (una tragedia che coinvolse anche molti cattolici). Un atteggiamento, quello di Pio XII, che – sia nel caso della Shoah che in quello della Polonia -  si inseriva pienamente nella tradizione della diplomazia pontificia, attenta a non suscitare reazioni ancora peggiori da parte degli oppressori di turno. Quanto giustificato? Si sarebbe potuto modificare? Quali tormenti interiori provocavano certe scelte di “silenzi” in chi le assumeva?

    I ‘silenzi’, un tema su cui nei decenni post-bellici si è scritto molto. Ora, a cinque anni dall’apertura integrale degli archivi del pontificato di papa Pacelli (una stagione nuova per gli storici), è fresco di stampa (per Mondadori) un volume elaborato su una serie ricchissima di documenti vaticani e non solo (minute dei discorsi del Pontefice, lettere personali, note diplomatiche, articoli de L’Osservatore Romano) in particolare del periodo della Seconda Guerra mondiale. Il titolo è “Un mosaico di silenzi”, il sottotitolo “Pio XII e la questione ebraica”, l’autore Giovanni Coco, archivista all’Archivio Apostolico Vaticano (ex-Archivio segreto).

    Aperto da una densa prefazione di Andrea Riccardi, il volume presenta tre parti principali. La prima (1934-41), in cui si esaminano le caratteristiche della diplomazia pontificia in relazione anche alla questione ebraica. La seconda (1941-45) in cui emergono sia la ‘questione polacca’ che gli sviluppi demoniaci di quella ‘ebraica’, affrontate ambedue dalla diplomazia pontificia secondo i canoni tradizionali (pur tra mille tormenti). La terza (1945-1958) in cui la Chiesa dovrà fare i conti con i ‘silenzi’, con un atteggiamento non lineare a proposito di antigiudaismo e antisemitismo e con la nascita controversa dello Stato di Israele. Alle tre parti segue una quindicina di pagine intitolate “Ragioni per non intervenire”, datate tra l’agosto e l’ottobre del 1942, una risposta de facto alle richieste di Stati Uniti e alleati perché il Papa protestasse pubblicamente contro le atrocità naziste. In un’altra quindicina di pagine scorrono le biografie sintetiche dei protagonisti dell’epoca: si parte da Dino Alfieri (ambasciatore del governo Mussolini prima presso la Santa Sede, poi a Berlino) per concludere con  Eugenio Pio Zolli, il Rabbino Capo di Roma convertitosi nel 1945 al cattolicesimo. Successivamente troviamo settanta pagine di note, dieci di fonti d’archivio e manoscritte, trenta di bibliografia generale, altre dieci di indice dei nomi. Il tutto dà l’impressione già a prima vista di una ricerca rigorosa e nel contempo capillare.

    Ci sembra di poter sintetizzare quanto emerge sostanzialmente dal volume di Coco in alcuni punti:

    . non ci fu da parte di Pio XII un solo ‘silenzio’ (quello riguardante la questione ebraica), ma  più ‘silenzi’ (in particolare sulla questione polacca);

    . tali ‘silenzi’ si inserivano nella tradizione diplomatica pontificia dell’ ‘assoluta imparzialità’ della Santa Sede nei conflitti;

    . tali ‘silenzi’ erano fondati sul timore che proteste pubbliche della Santa Sede avrebbero peggiorato la sorte degli oppressi e compresso in ogni caso i residui spazi di libertà della Chiesa cattolica nei Paesi coinvolti e anche a Roma;

    . Pio XII non si è mai scostato pubblicamente e chiaramente dalla tradizione diplomatica pontificia, ricorrendo al massimo a un linguaggio allusivo per richiamare le tragedie in corso;

    . Pio XII, anche in questo seguendo la tradizione della diplomazia pontificia, preferì sempre l’approccio umanitario alle tragedie in corso;

    . A proposito della questione ebraica sussisteva un filone antigiudaico anche in Vaticano e in particolare in Segreteria di Stato (rappresentato per tutti da mons. Angelo Dell’Acqua, poi cardinale vicario). Si imputava agli ebrei anche di aver sostenuto la rivoluzione bolscevica e di rivendicare l’esistenza dello Stato di Israele (da parte cattolica si temeva per l’accesso ai Luoghi Santi). La persistenza di tale filone antigiudaico compromise de facto negli anni del Secondo Dopoguerra i rapporti tra Chiesa cattolica e mondo ebraico (solo il vento del Concilio incominciò a smantellare il muro di diffidenza reciproca).

    LA QUESTIONE DELL’ACCOGLIENZA DEGLI EBREI DOPO IL 16 OTTOBRE 1943

    Riteniamo poi utile per chi ci legge riprodurre quanto scrive Giovanni Coco a proposito dell’accoglienza degli ebrei in istituti religiosi dopo la razzia nazista (con collaborazione di fascisti) a Roma del 16 ottobre 1943.

    (Era) un’umanità molto variegata, che comprendeva popolani e aristocratici, intellettuali e militari, ma soprattutto gli ebrei, che a partire dal 16 ottobre 1943 cominciarono a bussare con sempre maggiore insistenza alle porte delle istituzioni religiose romane, talvolta rivolgendosi direttamente al Vaticano. CONTRARIAMENTE (NdR: Le maiuscole sono nostre) A UNA CERTA VULGATA ANCORA  MOLTO DIFFUSA, NON VI FU ALCUNA DIREZIONE CENTRALE DELLA SANTA SEDE NELL’OPERA DI ACCOGLIENZA NELLE CASE RELIGIOSE.

    L’accoglienza sorse in maniera spontanea, talvolta anticipata dall’iniziativa delle singole comunità religiose rispetto a eventuali richieste provenienti dal Vaticano e allo stesso modo si può affermare che  NON VI FU ALCUN ORDINE ESPLICITO DATO DAL PONTEFICE, COME LA DISCUSSA E MAI ESISTITA CIRCOLARE CHE PIO XII AVREBBE INDIRIZZATO PER ISCRITTO IL 25 OTTOBRE 1943 ALLE CASE RELIGIOSE ROMANE CON IL COMANDO DI ‘SALVARE IL MAGGIOR NUMERO POSSIBILE DI EBREI’. UN SIMILE DOCUMENTO (…) NON E’ MAI STATO REPERITO NEGLI ARCHIVI DELLA SANTA SEDE NE’ NE SEMBRA IMMAGINABILE L’ESISTENZA. (…) Sebbene vi siano alcuni indizi riconducibili a un eventuale ordine verbale di papa Pacelli, reperito nelle cronache dei monasteri di Santa Susanna e dei Santi Quattro Coronati, la loro interpretazione rimane controversa e sicuramente non esaustiva. (…) AGLI EBREI VENNE AMPIAMENTE CONCESSO ASILO NEGLI ISTITUTI RELIGIOSI ROMANI, MA NON ALTRETTANTO PUO’ DIRSI ALL’INTERNO DELLE MURA VATICANE, DOVE LA LORO PRESENZA NON ERA ACCETTATA PER I RISCHI CHE PORTAVA ALLA ‘NEUTRALITA’ DEL SUOLO VATICANO.

    QUALCHE PASSO DALLA ‘PREFAZIONE’ DI ANDREA RICCARDI

    . Anni fa un grande storico e giurista italiano, Arturo Carlo Jemolo, si chiedeva: ‘Chi fu Pio XII?’. Non è una curiosità ecclesiastica su un papa ormai lontano. Non una questione da eruditi. La domanda su Pio XII sfida il logorio del tempo, perché tocca la grande questione della resistenza di fronte al male. E’ una grande questione morale del Novecento, ancora non risolta, che il nostro secolo eredita.

    . La questione dei silenzi nasce a proposito del dramma della Polonia semper fidelis, antemurale della cristianità, paese a lungo smembrato e senza Stato nazionale, in cui la cattolicità fu un fatto decisivo di identità. Troppo a lungo il fenomeno dei silenzi è stato considerato solo legato alla questione ebraica.

    . Qui il tema sempre presente (e da approfondire) della tradizione diplomatica dell’imparzialità, una tradizione di lungo periodo all’interno della quale si inserisce la politica dei silenzi. (…) La tradizione diplomatica dell’imparzialità non è soltanto riserbo diplomatico dettato dalla debolezza della Santa Sede schiacciata tra i belligeranti, ma rappresenta una necessità in primo luogo per sottolineare la posizione irriducibile del papato alle parti in lotta e far intendere il suo ruolo di ‘padre comune dei fedeli’ coinvolti nel conflitto.

    . Eugenio Pacelli, eletto papa specie per le sue doti diplomatiche nel conclave del 1939, non riuscì nel campo internazionale e diplomatico, non solo sulla questione degli ebrei. (…) Il papa misura i limiti della diplomazia vaticana, che non riformerà, e cerca altre strade con coraggio, superando ampiamente la figura del diplomatico. E’ la via dell’aiuto umanitario.

    Il volume di Giovanni Coco, connotato da grande serietà di ricerca, non annoia: di agile lettura, è di sicuro stimolo alla riflessione di chi deciderà di sfogliarlo. Arricchendosi culturalmente e magari anche rivedendo certe sue convinzioni.

     

    CERTAMEN CAESARIANUM URBIS AL LICEO GIULIO CESARE DI ROMA, OCCASIONE PER RIFLETTERE SULL’ATTUALITA’ DELLA CULTURA CLASSICA

    E’ stata una bella occasione di riflessione sull’attualità della cultura latina la mattinata dedicata sabato 15 marzo dal Liceo classico Giulio Cesare di Roma alla premiazione del Certamen Caesarianum Urbis, la cui prima edizione era stata lanciata durante il Novantesimo dell’istituto. Tra i promotori, oltre al Liceo stesso, l’Associazione ex-alunni e docenti, l’Associazione italiana di cultura classica, l’Istituto italiano di studi classici e l’Istituto di studi politici San Pio V.

    Giunti da diverse parti d’Italia, gli studenti liceali selezionati si sono cimentati venerdì 14 marzo con un testo latino di età cesariana, nel nostro caso un passo dal secondo libro del De Officiis ciceroniano: prevista la traduzione, accompagnata da un commento di carattere stilistico e storico-letterario. I partecipanti hanno poi goduto di una visita pomeridiana (in latino) al Foro Romano e al Palatino.

    Il sabato mattina tutti in Aula Magna per una cerimonia di premiazione tutt’altro che scontata. Dopo il corposo benvenuto della preside Paola Senesi e i saluti introduttivi (incentrati sull’importanza anche odierna di una formazione classica) di Paola Frassinetti (sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione e del Merito), di Marianna D’Ovidio (Ufficio Scolastico regionale per il Lazio) e Paola Rossi (II Municipio di Roma), è toccato a Francesco Ursini (presidente della Commissione giudicatrice delle prove, La Sapienza di Roma, Associazione italiana di cultura classica) evidenziare tre segnali positivi che lasciano un margine di ottimismo per il futuro degli studi classici in Italia: una lieve inversione di tendenza nel numero delle iscrizioni ai licei classici (da anni in diminuzione, salvo eccezioni come il… Giulio Cesare), la riconferma del primato mondiale de La Sapienza di Roma negli studi classici e di storia antica, la valorizzazione del latino nelle nuove linee guida dei programmi scolastici (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/cultura/1165-attualita-studi-classici-rivive-teatro-romano-di-terracina.html ).

    Angelo Luceri (Roma Tre) è uno dei docenti universitari del Comitato scientifico che ha scelto il brano di Cicerone, parte del De Officiis scritto qualche mese dopo le idi di marzo (15 marzo del 44 a.C.), giorno del tirannicidio ovvero dell’assassinio di Giulio Cesare. I tre libri del trattato sviluppano una profonda riflessione sui doveri di ogni cittadino e in primo luogo sui rapporti tra l’ honestum e l’utile, valida anche per l’oggi. La sapienza da sola non basta, se non viene messa a disposizione degli altri; poi c’è l’obbligo di garantire la giustizia. Nel brano sottoposto agli studenti si approfondiva un aspetto ulteriore dell’esercizio del potere, quello dei rapporti tra lo stesso e i cittadini: “Il timore genera odio” era il titolo del passo ciceroniano. E Luceri ha osservato a tale proposito, interpretando Cicerone, che “bisogna essere amati” e “chi esercita il potere incutendo paura, deve avere egli stesso paura”, perché “inevitabilmente finirà male”. Come è capitato a Giulio Cesare e a tanti dopo di lui, fino alla nostra epoca, che nelle sue vicende presenta profonde analogie con il brano ciceroniano.

    Altro membro del comitato scientifico del Certamen, Tiziana Privitera (Tor Vergata) ha constatato l’odierno ripensamento su una cultura quella classica, ritenuta nei decenni scorsi spesso inutile (“Con la cultura non si mangia”). Oggi invece si fa facendo strada la consapevolezza che la conoscenza della cultura classica nella sua completezza può fornire gli strumenti per interpretare le dinamiche del mondo contemporaneo. Il tiranno contro cui si scagliava Cicerone “è fortemente evocativo di figure dell’oggi”. Certamente “va contestualizzato, ma non possiamo esimerci dal riconoscervi alcune suggestioni che ci emozionano”. Ad esempio all’indomani del tirannicidio l’opinione pubblica provava una sensazione di precarietà e di incertezza per il futuro che caratterizza anche i nostri tempi.

    Giorgio Piras (La Sapienza), pure parte del Comitato scientifico, ha poi voluto evidenziare quale stimolo per la crescita intellettiva sia la conoscenza del patrimonio di pensiero dell’antichità, che comprende anche l’indispensabile attenzione filologica nei confronti di lingue antiche e complesse. Piras ha riscontrato una crescita costante dell’attenzione verso il mondo greco-latino ad esempio in Cina. E ha proposto una comparazione tra quello che sta succedendo oggi (con la ‘crescita stupefacente’ dell’uso dell’intelligenza artificiale) e quanto accaduto a metà del Quattrocento con l’invenzione della stampa (una novità “diffusasi rapidissimamente”). Oltre cinque secoli fa si dovette scegliere quali testi trasporre nei nuovi caratteri mobili; oggi si tratta di selezionare i testi da trasformare in formato digitale. Oltre cinque secoli fa non furono pochi i testi non stampati, oggi ci si chiede ad esempio quanti testi greci e latini saranno salvati e cioè digitalizzati. La questione è cruciale: spetta a noi decidere che cosa conservare e che cosa invece lasciare fatalmente deperire e dunque scomparire.

    E’ seguita la premiazione. Primo premio a Marco Occhiuto (Liceo Giulio Cesare di Roma), secondo a Lorenzo Berterame (Liceo Luciano Manara di Roma), terzo a Alessandro Quaglia (Istituto Sant’Orsola di Roma). A tutti i partecipanti è stato poi donato un gioco enigmistico in latino elaborato dalla classe VB del Giulio Cesare in riferimento al progetto Tu quoque lude, fili mi?  

    LA MOSTRA SUL MEDITERRANEO IMMERSIVO

    La parte conclusiva della mattinata è stata dedicata all’inaugurazione, negli spazi espositivi del Museo diffuso interattivo del Liceo, la mostra “Mediterraneo immersivo, tra natura e consapevolezza”. Ne hanno illustrato i contenuti Lucia Altobelli (“nel Museo si conciliano discipline scientifiche e umanistiche”), Luca Marengo e Sandra Rosselli, i due rappresentanti del gruppo Seeds, che – formato da una trentina di laureati e laureandi in scienze naturali, biologiche e ambientali – l’ha ideata.  La mostra, aperta fino al 10 maggio, si articola in tre sale, la prima dedicata alla biodiversità, la seconda alle zone costiere (con un video illustrativo), la terza alle profondità marine (con luci e suoni). La mostra è accessibile gratuitamente ma previa prenotazione, dal lunedì al venerdì, dalle ore 15:00 alle ore 16:30. Per la definizione di ulteriori orari di visita è necessario concordare un appuntamento. Contatti: +3906/12112445. Venerdì 4 aprile 2025, in occasione della Notte nazionale del Liceo classico, sono previste una presentazione della mostra e visite guidate a partire dalle 18.00 (prenotazione obbligatoria entro il 31 marzo al 331/2894161).

     

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