Ricerca

    RIARMO/LETTERA PAPA, PAROLIN, ZUPPI...E LA STERZATA DI AVVENIRE

    RIARMO/LETTERA PAPA, PAROLIN, ZUPPI…E LA STERZATA DI AVVENIRE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 24 marzo 2025

     

    La lettera di papa Francesco al direttore del ‘Corriere della Sera’ costringe anche ‘Avvenire’ a una brusca sterzata a proposito dei deliri bellicisti dei poteri di Bruxelles. La festa di San Benedetto è stata l’occasione per palesare pubblicamente il cambio di prospettiva, grazie all’editoriale dell’arcivescovo Bruno Forte e al lungo articolo a pagina 2 dello storico Antonio Musarra. Altre riflessioni dei cardinali Parolin e Zuppi. Un commento di Andrea Tornielli.

     

    DALLA LETTERA DI PAPA FRANCESCO: DISARMARE LE PAROLE

    Dal letto del Policlinico Gemelli (da dove è stato dimesso domenica 23 marzo 2025) papa Francesco il 14 marzo ha risposto con una lettera breve ma intensa agli auguri di pronta guarigione inviatigli dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. Erano i giorni in cui da Bruxelles, Bonn, Parigi, Londra era tutta una scarica di parole armate (soprattutto da parte democristiana – i cosiddetti popolari - oltre che liberale e socialista)  per spaventare gli europei, convincendoli della gravità di una molto ma molto ipotetica minaccia russa e dell’urgenza di affrontarla con missili, bombe e cannoni. Proprio in quei giorni dal suo luogo di sofferenza Jorge Mario Bergoglio ha invece invitato con forza al disarmo di parole e menti…ovvero a fare l’esatto contrario dei truci (e interessati) auspici di Crudelia Ursula Demon Von der Leyen e della sua combriccola di sinceri democratici servitori del popolo. Nella lettera papale – indirizzata rivolta a Luciano Fontana e pubblicata dal quotidiano di via Solferino il 18 marzo 2025 - si legge tra l’altro:

    “Vorrei incoraggiare Lei e tutti coloro che dedicano lavoro e intelligenza a informare, attraverso strumenti di comunicazione che ormai uniscono il nostro mondo in tempo reale: sentite tutta l’importanza delle parole. Non sono mai soltanto parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene. Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità.

    Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità. Le religioni, inoltre, possono attingere alle spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della fratellanza e della giustizia, la speranza della pace”.

     

    IL COMMENTO DI ANDREA TORNIELLI SU VATICAN NEWS

    Ci è parso molto appropriato il breve commento alla lettera papale di Andrea Tornielli su Vatican News dello stesso 18 marzo 2025, sotto il titolo “Disarmo e nuova linfa per la diplomazia”:

    “Poche parole, ma significative, che purtroppo giungono nelle stesse ore in cui si riaccende la guerra in Medio Oriente con nuovi bombardamenti israeliani a Gaza. Dal Policlinico Gemelli, Papa Francesco vede ancora più chiaramente e lucidamente l’assurdità della guerra. E nella lettera al direttore del Corriere della Sera alza nuovamente la sua voce - così simile a quella del Battista che grida del deserto – per ribadire che la guerra devasta le comunità e l’ambiente.

    Il mondo, Europa compresa, corre a riarmarsi, pronto a investire somme ingentissime per riempire gli arsenali che già traboccano di ordigni in grado di distruggere dieci volte l’intera umanità. Il Successore di Pietro, reso fragile e debole dalla malattia, non rinuncia a indicarci la strada per fermare la corsa verso il baratro della Terza Guerra Mondiale. Ci invita a disarmare innanzitutto le parole e le menti. Ci invita a disarmare la terra.

    In un tempo in cui persino le trattative e gli incontri di vertice avvengono in mondovisione, e dove sembrano prevalere il linguaggio semplificato, la demonizzazione dell’avversario, la polarizzazione e le fake news, Francesco invita alla riflessione, alla pacatezza, al senso della complessità della realtà. E ci invita soprattutto a riscoprire la diplomazia in un mondo che sembra averla dimenticata, e a ridare linfa vitale e credibilità alle organizzazioni internazionali, che vanno rafforzate e non svuotate della loro forza”.

     

    IL CARDINALE PAROLIN: LE ARMI SONO DESTINATE AD ESSERE UTILIZZATE, NON SONO UN SEMPLICE DETERRENTE

    Anche il cardinale Pietro Parolin è stato interpellato il 17 marzo 2025 – a margine di un’iniziativa dell’Ambasciata del Marocco presso la Santa Sede, in cui il Segretario di Stato è stato premiato per la sua opera spesso nascosta in favore del dialogo - a proposito del piano ReArm Europe annunciato con toni bellicosi dalla Von der Leyen. Così ha risposto, correggendo un po’ a parer nostro la linea – diremmo draghiana - filo-Unione europea assunta in più occasioni riguardo al conflitto russo-ucraino: “Chi sceglie di riarmarsi, prima o poi deve affrontare la realtà che le armi, per quanto possano sembrare un deterrente, sono destinate a essere utilizzate. Bisogna insistere a livello internazionale perché ci sia un disarmo generale e controllato. E questa è stata una costante della politica della Santa Sede sin dai tempi della Prima guerra mondiale”. Perciò “non si può essere soddisfatti della direzione che stiamo prendendo, dove, al contrario, si assiste a un rafforzamento degli arsenali”.

     

    IL CARDINALE ZUPPI: IL VENTO BELLICISTA FA DIMENTICARE UNA VERITA’ STORICA: LA GUERRA E’ SEMPRE UNA SCONFITTA PER TUTTI

    L’anno accademico dell’Università di Parma è stata inaugurato il 18 marzo 2025 con una prolusione del cardinale Matteo Maria Zuppi su Università, pace e cooperazione internazionale. Qualche stralcio.

    Il nostro tempo è segnato da guerre e gravi crisi internazionali. Sembra che la contrapposizione dura e anche violenta sia la cifra delle relazioni internazionali.

    In questi anni di guerra in Europa il vento bellicista fa dimenticare una verità storica: la guerra è sempre una sconfitta per tutti, e la pace è e deve essere una vittoria per tutti. (…) La via della pace è sempre quella del dialogo.

    Protagonisti del futuro lo saremo solo se smettiamo di essere penose comparse del presente. Ecco perché parliamo di pace e perché con tanta preoccupazione guardiamo il mondo intorno a noi. (…) La cultura, la riflessione, la ricerca, lo studio aiutano. E possono aiutare a pensarsi gli uni per gli altri.

    A margine dell’inaugurazione dell’anno accademico, il presidente della Cei, richiesto di un parere sui contatti telefonici Trump-Putin, ha espresso la speranza che tali contatti “portino a quello che tutti desiderano, cioè che ci si metta intorno al tavolo, che si arrivi a un cessato il fuoco quanto prima. È quello che il Papa ha chiesto da tre anni … penso che tutti non aspettino altro: di trovare le vie per risolvere il conflitto con le vie del dialogo, le vie dell’incontro”. Sui contenuti della lettera di papa Francesco al direttore del Corriere della Sera ha osservato il card. Zuppi che “è una lettera molto bella, come tante cose che il Papa ha sempre detto sulla pace. Speriamo che lo stiano a sentire”. Un auspicio fin qui sostanzialmente disatteso, data la forza contrattuale dei mercanti d’armi che intrallazzano con tanti politici.

     

    IL PAPA DA’ LA SVEGLIA AD AVVENIRE – LE RIFLESSIONI DI BRUNO FORTE E ANTONIO MUSARRA

    Come abbiamo constatato nell’ultimo Rossoporpora (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1226-riarmo-vatican-news-von-der-leyen-stagliano-zuppi-e-avvenire.html ) il quotidiano della Cei,  nei giorni successivi all’annuncio del piano ReArm Europe da parte della nota Ursula Von der Leyen, ha assunto un atteggiamento ambiguo nei confronti del programma bellicista, riassumibile in un “Sì, riarmarsi va bene… però, se possibile, aggiungiamoci qualcosa in ambiti sociali”… esemplare il titolo dell’editoriale di Andrea Lavazza del 6 marzo 2025: “Serve di più oltre ad armarsi”.

    Simpatizzava l’Avvenire anche verso la manifestazione un po’ confusa ma de facto pro- poteri costituiti bruxellesi, promossa il 15 marzo a Piazza del Popolo a Roma da Repubblica (su stimolo di Michele Serra). Lo stesso giorno il quotidiano episcopale era aperto da un editoriale ‘ecumenico’ di Andrea Riccardi (“E’ tempo di affrontare il futuro insieme” ) e dal titolo a tutta pagina “Prima l’Europa” con l’occhiello “Oggi la manifestazione a Roma, l’associazionismo cattolico c’è (ecc…)”, dove quell’ ‘l’associazionismo’ lascia intendere che larga parte delle associazioni cattoliche sarebbero state presenti (e qui l’Avvenire palesemente necessita di una visita oculistica).

    Il giorno dopo, domenica 16 marzo 2025, l’Avvenire ne riferiva esultando. In prima pagina campeggiava il grande titolo allusivo: “Piazza del popolo” (laddove i manifestanti – di età media assai avanzata – venivano elevati a rappresentanti dell’intero popolo italiano…). A pagina 5 poi, titolo di apertura “In 30mila per la ‘nuova Ventotene’ “(purtroppo la disaffezione alla lettura dei testi integrali tocca anche non pochi giornalisti cattolici, che non sanno che il testo di Ventotene non è certo espressione della dottrina sociale della Chiesa e neppure di una forte idea democratica). Il grande titolo di Avvenire è preceduto da un bottoncino romantico: “Un’onda blu per l’Europa”; il sommario inizia con: “Il popolo europeista risponde all’appello di Michele Serra e riempie piazza del Popolo” (dove si nota ancora l’abuso di ‘popolo’ e di ‘europeista’); l’articolo è di Matteo Marcelli che esalta anche l’ingresso sul palco, tra le “note dell’Inno alla gioia dell’editorialista di Repubblica Michele Serra, cui si deve l’idea dell’evento”.

    Il 18 marzo viene però pubblicizzata la lettera del Papa al Corriere della Sera”… Imbarazz, tremend imbarazz a piazza Carbonari 3 a Milano. Per fortuna il 21 marzo è san Benedetto e così, grazie al patrono d’Europa, l’Avvenire si è potuto riallineare al pensiero papale in materia.

    Giudicate voi (pensando ai titoli dei giorni precedenti). Titolo di apertura di prima pagina del 21 marzo 2025: “Un piano in salita”, con il sommario: “Sul tavolo del Consiglio UE nuovi dubbi sulla strategia di riarmo della Commissione”.

    L’editoriale ha un titolo che è un’affermazione che non lascia scampo alle ambiguità avveniristiche precedenti: “La vera Europa non si riarma” a firma di Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, qui indubbiamente interprete di quel che pensa Jorge Mario Bergoglio sul tema. Il già segretario speciale (ai tempi assai controverso) dei due Sinodi sulla famiglia scrive tra l’altro, a proposito del riarmo annunciato: ”Appare in radicale contrasto con le radici morali dell’Europa unita il fatto che siano oggi i rappresentanti più alti della stessa Unione a invitare al riarmo: tutte le grandi voci che hanno dato spirito e corpo alla civiltà europea – da san Benedetto ai santi Cirillo e Metodio, da san Francesco d’Assisi ai ‘folli di Dio’ della spiritualità russa – vanno in senso opposto a qualsivoglia progetto bellicista” “. Questo sì che è parlar chiaro! Una vera e propria bacchettata sulle dita (per fortuna metaforica) per chi all’interno di Avvenire aveva voluto strizzar l’occhio ai deliri bellicisti bruxellesi…

    Non è finita. Sempre il 21 marzo, ecco un’altra sorpresa: a pagina 2 viene promosso lo storico Antonio Musarra (normalmente ospite delle pagine culturali) con un articolo di mezza pagina a sei colonne dal titolo inequivocabile su due righe: “San Benedetto e la lezione per l’Europa: non armi, ma dialogo e responsabilità”. Vale la pena di citare qualche passo del noto studioso, collaboratore di Franco Cardini: “L’ordine faticosamente costruito nel secondo dopoguerra mostra crepe evidenti, mentre lo spettro della forza – della forza militare intendo – torna a insinuarsi laddove si pensava che il dialogo e la diplomazia fossero l’unico linguaggio possibile. Benedetto con la sua ostinata fiducia nella stabilità delle istituzioni e nella necessità di un metodo, parrebbe, oggi più inattuale che mai. Eppure la sua lezione sopravvive nella sua essenza più concreta: l’idea che nel disordine si possa ancora edificare. Il suo orizzonte non era costruito sulla coercizione, ma sulla persuasione. Non imponeva, convinceva. Il monastero benedettino non era una caserma, ma un laboratorio in cui il tempo era scandito non dal clangore delle armi, ma dall’alternanza tra lavoro, preghiera e riflessione. (…) Non è un caso se la Regola benedettina parli poco di grandi ambizioni e molto di dettagli quotidiani. Non offre proclami, ma prescrizioni su come distribuire il lavoro, su come alternare la lettura al riposo, su come amministrare le risorse senza spreco. E’ un codice che diffida delle improvvisazioni e delle decisioni prese sull’onda dell’emergenza”. Parole, quelle di Forte e di Musarra, che meritano una riflessione approfondita. Anche all’interno di Avvenire.

    P.S. Anche nell’Angelus di domenica 23 marzo 2025, pubblicizzato poco prima che il Papa – che l’ha preparato - fosse dimesso dal Gemelli, non mancano  riferimenti significativi alla situazione internazionale:   

    Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti. Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale.

    Sono lieto invece che l’Armenia e l’Azerbaigian abbiano concordato il testo definitivo dell’Accordo di pace. Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale.

    Con tanta pazienza e perseveranza state continuando a pregare per me: vi ringrazio tanto! Anch’io prego per voi. E insieme imploriamo che si ponga fine alle guerre e si faccia pace, specialmente nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo.

    La Vergine Maria ci custodisca e continui ad accompagnarci nel cammino verso la Pasqua.

    Ricerca