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    MORLACCHI DA GERUSALEMME - EUROPARLAMENTO: EDUCARE AL RIARMO

    MORLACCHI DA GERUSALEMME – EUROPARLAMENTO: EDUCARE AL RIARMO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 18 aprile 2025

    Dopo l’esordio dell’anno scorso, tornano su Radio Vaticana/Vatican news le meditazioni sul Triduo pasquale di don Filippo Morlacchi da Gerusalemme. Ne proponiamo alcuni passi significativi. La folle risoluzione su sicurezza e difesa comune, approvata dal Parlamento europeo il 2 aprile scorso (di cui abbiamo già parlato nell’ultimo Rossoporpora), contiene altre perle belliciste oltre a quelle già citate, in particolare nel campo della propaganda di guerra…

     

    *****A chi ci legge gli auguri più sinceri per una serena Pasqua di Resurrezione, fondata sulla speranza di un rinsavimento umanitario dei potenti per i quali la vita umana vale meno di un missile in più *****  

     

    Come i nostri lettori sanno, don Filippo Morlacchi  dal settembre 2018 è a Gerusalemme come sacerdote fidei donum della diocesi di Roma (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/807-parla-don-filippo-morlacchi-da-roma-a-gerusalemme.html ). Anche per questa Pasqua (come già l’anno scorso… e ne avevamo riferito ampiamente) don Filippo ha preparato per Radio Vaticana/Vatican News il podcast - a cura di Fabio Colagrande -  “Lettere da Gerusalemme. Meditazioni sul Triduo in tempo di guerra”.  Nel testo il docente di teologia - appassionato del dialogo ebraico-cristiano e che abbiamo conosciuto da prezioso collaboratore parrocchiale a Sant’Ippolito a piazza Bologna- “scrive le sue meditazioni intrecciando le pagine del Vangelo con l’angoscia, la paura e il dolore, generati dalla guerra tra Israele e Hamas, e le speranze di pace che accomunano tutte le popolazioni” (come ha ben sintetizzato Colagrande nella presentazione). Eccone qualche passo significativo.

    Dal testo per il Giovedì Santo 17 aprile 2025 (la ‘chaburah’ di Gesù)

    . Vivere la settimana santa a Gerusalemme è una grazia, per chi è cristiano come me. Ma lo è certamente anche per i nostri fratelli ebrei. Coloro che vivono nella diaspora, sparsi nel mondo, da molti secoli al termine della cena pasquale cantano LeShana Haba’ah BiYirushalayim, ‘l’anno prossimo a Gerusalemme’. E’ un inno di speranza, che esprime il desiderio di tornare a vivere un giorno, in pace, nella città santa. Gli ebrei che oggi vivono in Israele aggiungono a questo canto la parola habnuya, ‘l’anno prossimo a Gerusalemme ricostruita’, perché anche se già vivono a Gerusalemme, la città santa è sempre simbolo di una pace non ancora pienamente posseduta – e purtroppo è davvero così.

    . Oggi siamo noi – la Chiesa – la chaburah di Gesù, la sua famiglia, i suoi amici, la sua compagnia, quelli con cui egli desidera ardentemente celebrare la Pasqua. (…) Gesù nell’ultima cena spiega ai suoi amici – e anche a noi – qual è la forza che sostiene il mondo e che lo protegge dalla minaccia del caos e del male. E’ l’amore, l’amore fino alla fine, l’amore che si sacrifica. (…) Anche noi, oggi, sentiamo la forza del male che ci assedia, ci minaccia, ci aggredisce. E’ la guerra, la violenza contro le donne e i più deboli, l’esercizio del potere per il proprio interesse invece che per il bene comune. E il senso diffuso che ‘le cose non vanno come dovrebbero’. La percezione che qualcuno – cattivo – ha seminato della zizzania nel terreno della storia e forse perfino nel campo della Chiesa. Oggi a Gerusalemme ci stringiamo nel cenacolo, intorno al Signore, per essere la sua chaburah, la sua casa, la sua famiglia.

    Dal testo per il Venerdì Santo 18 aprile 2025 (il Calvario)

    . Ieri, nel nostro pellegrinaggio spirituale ai luoghi della pasqua del Signore, siamo saliti nella ‘stanza al piano superiore’ dove Gesù ha celebrato l’ultima cena. Anche oggi – Venerdì santo – dobbiamo fare una salita. E’ una scalinata composta da una quindicina di alti gradini, che dal livello del pavimento della basilica del Santo Sepolcro conducono al Calvario. Come ben sanno tutti coloro che sono venuti pellegrini a Gerusalemme, il Calvario non è una ‘montagna’, anche se spesso si parla del ‘Monte Calvario’ e neppure una vera e propria collina. Si tratta di uno sperone roccioso ora inglobato all’interno della basilica del Santo Sepolcro, a pochi passi dal suo ingresso. Oggi quel che si vede è una specie di terrazza quadrata di circa 8 metri per lato, sotto il cui marmo, sul lato est, si trova la roccia viva del Calvario. Ai tempi di Gesù il luogo era spoglio di arbusti: ‘Golgota’ significa infatti ‘cranio’, cioè un’altura senza vegetazione, liscia come un cranio. Si trovava appena fuori una delle porte della città santa, e per questo il luogo era stato scelto per le esecuzioni capitali, affinché tutti, passando, potessero vedere il supplizio riservato ai trasgressori della legge di Roma. Nella solida roccia erano stati praticati alcuni fori, nei quali minacciosamente rimanevano conficcati in modo permanente alcuni pali, pronti per il supplizio. I condannati di turno venivano poi inchiodati al patibulum, cioè la trave orizzontale della croce, e innalzati su questi pali, fino alla morte, lenta e dolorosissima.

    Dal testo per il Sabato Santo 19 aprile 2025 (il ‘silenzio’ di Dio)

    . Dio a volte tace. Anche oggi. E il suo silenzio ci lascia dubbiosi e sgomenti. Vorremmo non solo la sua presenza con noi, ma il suo intervento per noi. Vorremmo sempre un suo intervento immediato, indubitabile, clamoroso, secondo i nostri desideri. Quante volte, in questi mesi di guerra, in questa Terra, da una parte e dall’altra del confine, qualcuno ha invocato, nella sua lingua e secondo la sua fede: “Perché non intervieni, Signore’ Perché non fai cessare questa guerra che ci distrugge? Perché non liberi i prigionieri, come hai promesso ai nostri padri? Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?”. E il silenzio di Dio ci lascia atterriti e muti.

    . Il Sabato santo è il giorno del ‘grande silenzio’ di Dio e della grande fede dell’uomo. Il giorno in cui Dio non interviene ancora, ma non ci lascia soli. E’ sempre con noi, anche se non subito interviene per noi – o almeno, non lo fa quando e come vorremmo. Il Sabato santo è il giorno della pazienza e della condivisione. E’ il tempo dell’attesa fiduciosa dei tempi di Dio, la stagione della nuda fede.

    Dal testo per la Domenica di Resurrezione, Pasqua 20 aprile 2025 (Resurrezione, dono universale)

    . Il mistero della Pasqua è proprio questo. Gesù non ha vissuto la sua Pasqua ‘in solitaria’, ma ci ha aperto la strada. Noi, suoi fratelli, membri della sua chaburah – cioè la sua famiglia pasquale, come abbiamo ricordato Giovedì santo – noi siamo racchiusi dal suo abbraccio, dalla sua forza di vita, siamo portati con lui in alto, trasferiti insieme a lui dall’abisso della morte alla pienezza della vita. La sua resurrezione non è stata una rivincita personale contro i suoi nemici, ma un dono universale, che coinvolge tutti coloro che scelgono di appartenergli.

    . Ho terminato di scrivere queste meditazioni a casa dopo la gioiosa processione della Domenica delle Palme, che ancor oggi percorre l’itinerario compiuto da Gesù duemila anni fa, partendo da Betfage e arrivando a Gerusalemme. Quando scrivevo le ultime parole, ha iniziato a risuonare in città il sinistro ululato delle sirene, mentre l’applicazione del cellulare faceva squillare l’allarme, segnalando l’arrivo di missili nei sobborghi di Gerusalemme. Che fare? Non mi scompongo più di tanto, saranno di nuovo i ribelli Houti, ormai ci sono abbastanza abituato. Mi metto a pregare con il salmo 122: ‘Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano…Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: ‘Su di te sia pace’..’. E, mentre prego, attendo con speranza ferma e rinnovata che si compia la profezia di Isaia: che Gerusalemme diventi luogo di pace e di riconciliazione universale. In quel giorno – dice il profeta – ‘la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli’. La speranza ci dice che quel giorno verrà, e la fede ci insegna che il primo chiarore della sua alba è la resurrezione di Cristo. Felice Pasqua a tutti da Gerusalemme!

     

    PERVERSIONI BELLICISTE/PARLAMENTO EUROPEO: COME EDUCARE LA SOCIETA’ AL RIARMO E ALLA GUERRA

    Della folle risoluzione su sicurezza e difesa comune del Parlamento europeo del 2 aprile 2025, approvata dalla maggioranza del consesso con l’apporto tra gli italiani dei parlamentari del Pd (salvo i due ‘indipendenti’) Bre di Forza Italia, abbiamo già scritto nell’ultimo Rossoporpora (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1229-riarmo-le-follie-dell-europarlamento-popieluszko-sempre-attuale.html ), evidenziando alcuni dei punti più inquietanti condivisi dalla multicolore alleanza brancaleonica che impera a Bruxelles. In questa occasione ne proponiamo altri, che pure ci sembrano parimenti inquietanti e molto significativi della volontà della trista combriccola guidata da Crudelia Ursula Demon in Von der Leyen di imporre ai popoli recalcitranti di riabituarsi all’uso quotidiano di termini come ‘riarmo’ e ‘guerra’, costruendo a tal fine l’immagine di un presunto ‘nemico’ che mira ad abbeverare i suoi cavalli nelle acque invero putride della Senna o in quelle delle fontane di piazza San Pietro. Nella risoluzione approvata, a illustrare il paragrafo su ‘Difesa e società, preparazione e prontezza civile e militare’, si leggono cose degne del Grande Fratello orwelliano. Giudicate voi…

    Risoluzione del 2 aprile 2025 su sicurezza e difesa comune (votata dagli europarlamentari del Pd – salvo due ‘indipendenti’ - e di Forza Italia)- Paragrafo: Difesa e società, preparazione e prontezza civile e militare)

    (il Parlamento Europeo)

    164. sottolinea che è necessaria una comprensione più ampia, tra i cittadini dell’UE, delle minacce e dei rischi per la sicurezza al fine di sviluppare una comprensione condivisa e un allineamento delle percezioni delle minacce in tutta Europa (…); sottolinea altresì che garantire un sostegno da parte delle istituzioni democratiche e, di conseguenza, dei cittadini è essenziale per sviluppare una difesa dell’UE efficace e coerente a lungo termine, cosa che richiede un consenso pubblico informato; invita l’Ue e i suoi Stati membri a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle forze armate, e a rafforzare la resilienza e la preparazione delle società alle sfide in materia di sicurezza (…)

    165. (…) riconosce l’importanza cruciale dei cittadini nella preparazione e nella risposta alla crisi, in particolare la resilienza psicologica degli individui e la preparazione delle famiglie; (…) sostiene un approccio alla resilienza che coinvolga l’intera società con l’impegno attivo delle istituzioni dell’UE, degli Stati membri, della società civile e dei singoli cittadini nel rafforzamento del quadro di sicurezza dell’Unione; (…)

    167. (…) ribadisce l’importante ruolo dei giovani e delle organizzazioni giovanili nel mantenimento e nella promozione della pace e della sicurezza, e invita il SEAE ( NdR: Servizio europeo per l’azione esterna… ) a impegnarsi a integrare più sistematicamente i giovani nella sua agenda in materia di giovani, pace e sicurezza; chiede, inoltre, di mettere a punti programmi di formazione dei formatori e di cooperazione tra le istituzioni di difesa e le università degli Stati membri dell’UE, quali corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili.

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