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    DOMENICO GIANI: SEMI DI BENE DALLA GENDARMERIA ALLE MISERICORDIE

    DOMENICO GIANI: SEMI DI BENE DALLA GENDARMERIA ALLE MISERICORDIE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 dicembre 2024

    Un’ampia intervista a Domenico Giani, già comandante della Gendarmeria vaticana dal 2006 al 2019 e ora presidente delle Misericordie d’Italia e della Fondazione Eni, oltre che ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta a Cipro. Il ‘fil rouge’ del servizio evangelico della carità. Alla fine una piccola galleria fotografica.

     

    ***GLORIA IN EXCELSIS DEO/ET PAX IN TERRA HOMINIBUS BONAE VOLUNTATIS – Il Signore della Vita converta i cuori e arruoli le menti perché cessino le guerre. In questo Natale ancora e sempre insanguinato i potenti della Terra ritrovino umanità nel loro agire, almeno quel briciolo che consenta di evitare il pianto delle madri e dei padri, l‘angoscia degli orfani, la distruzione delle famiglie, la disperazione dei profughi. Nonostante ciò, a chi ci legge giunga un augurio natalizio pervaso di gioia autentica e anche di quella speranza che non può morire. ***

     

    Più volte in quegli anni ci è capitato per le vie di Borgo di vedere uno scooter bloccarsi e sentire una voce che ci chiedeva: Come va? E in famiglia? Da sotto il casco spuntava un viso conosciuto, quello di Domenico Giani, comandante della Gendarmeria vaticana. Persona capace (ha di sicuro adeguato ai tempi mutati formazione ed equipaggiamento della sicurezza all’interno delle Mura Leonine) e anche dotata di grande umanità. Il che non sempre è scontato. Abbiamo ritrovato negli ultimi tempi Domenico Giani in varie occasioni, l’ultima – in qualità di presidente della Fondazione Eni - a Palazzo Borromeo per un Convegno sulla riabilitazione dei minori detenuti. E lì abbiamo combinato un’intervista a tutto campo, concretizzatasi qualche giorno dopo, sempre a Roma…

    (Domenico Giani è nato ad Arezzo il 16 agosto 1962. Laureato in pedagogia all’Università di Siena e in Scienze della Sicurezza economico-finanziaria a Tor Vergata. Ha prestato servizio nella Guardia di Finanza, poi presso la presidenza del Consiglio, dal 1999 come vicecomandante della Gendarmeria vaticana di cui è diventato comandante nel 2006. Dimissionario nel 2019 per una vicenda di cui – pur estraneo – si è assunto la responsabilità, nel 2020 è stato nominato presidente della Fondazione Eni, nel 2021 delle Misericordie d’Italia. Da alcuni mesi è anche ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta a Cipro).

    Dottor Giani, L’abbiamo conosciuta e apprezzata per tanti anni, prima come vicecomandante poi come comandante della Gendarmeria vaticana. L’abbiamo ritrovata il 18 novembre 2024 all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede da presidente della Fondazione Eni in occasione di un Convegno sulla riabilitazione dei minori detenuti… nel contempo Lei da più di tre anni presiede le Misericordie d’Italia, un’associazione umanitaria nazionale forse non sempre conosciuta e valorizzata come dovrebbe essere. C’è qualcosa, un fil rouge, che lega tra loro queste esperienze?

    Credo proprio di sì. Già da comandante della Gendarmeria ho sempre tenuto in grande considerazione due aspetti del mio lavoro. Il primo riguardava il servizio al Papa, con la tutela della sua sicurezza … un servizio esteso all’intero Stato della Città del Vaticano. Il secondo - che mai ho trascurato anche in quegli anni molto impegnativi – del servizio della carità.

    In che modo si è manifestato questo secondo aspetto?

    La Gendarmeria ha contribuito con convinzione alla concretizzazione di molte iniziative umanitarie in Messico, in Africa, in Siria, anche in Italia. Siamo intervenuti in tante situazioni di bisogno aderendo a richieste di sacerdoti, di missionari, di Congregazioni. Questo della carità è un aspetto di cui da sempre mi faccio portatore e testimone, poiché la carità - come dice il Vangelo - apre le porte del Paradiso operando per gli ultimi, per i fragili.

     … e dopo aver lasciato il comando della Gendarmeria?

    Io – che facevo parte delle Misericordie da quando ero poco più che bambino – lì sono tornato come presidente, come mi è stato chiesto… con spirito di servizio. Servizio alla persona e quindi servizio a Gesù.

    Lei è toscano, cuore pulsante delle Misericordie…

    Pensi che In Toscana c’è l’usanza che i neonati si iscrivono prima alle Misericordie, poi all’anagrafe comunale… In Toscana le Misericordie sono molto radicate, abbiamo più Misericordie che Comuni… io, come dicevo, fin da ragazzo, spinto dalla nonna paterna, ho incominciato a prestare servizio nella Misericordia di Arezzo e ne sono tuttora membro.

    Le Misericordie: storia, numeri, attività…

    Le Misericordie sono un fatto bellissimo:  io le definisco “un esercito del bene”. Nascono nel 1244 a Firenze, oggi contano circa 700mila soci,  con 100mila volontari attivi in tutta Italia … nel Paese abbiamo 850 sedi … La Confederazione nazionale delle Misericordie, con l’Ente nazionale Misericordia e Solidarietà, raccoglie un altro mezzo migliaio di realtà caritative in Italia. Siamo quindi una forza importante al servizio della persona.

    Come si palesa il vostro essere servitori della carità?

    Intanto le Misericorde nascono nel 1244 ad opera di San Piero martire, un frate domenicano che venne mandato a Firenze a predicare contro le eresie. Se l’Ordine di Malta nasce come ordine cavalleresco per difendere la fede, le Misericordie invece proclamano la fede attraverso le opere di carità. Sono un modello di servizio alla persona. In quel tempo le Misericordie utilizzavano una veste prima rossa e poi nera, che copriva tutto, dal capo ai calzari…

    Come mai una copertura totale?

    Affinché non si potesse riconoscere il fratello o la sorella che aiutava. Tutti, guelfi, ghibellini, bianchi, neri senza nessuna esclusione ricevevano l’aiuto delle Misericordie in caso di bisogno. E siccome la destra evangelicamente non deve sapere ciò che fa la sinistra, i membri delle Misericordie si calavano la buffa – un copricapo nero che copre testa e collo– sul viso. Le Misericordie ebbero anche ruoli importanti nella società civile di quei tempi. Attraversarono le tempeste della storia… a volte furono soppresse, a volte no dato che veniva riconosciuto il loro valore sociale. Sono giunte fino a noi.

    …fino a noi e ancora sembrano ben attive …

    Oggi sono veramente una realtà operosa nel campo sconfinato del servizio alla persona, utilizzando anche la fantasia della carità, come scriveva Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte del 6 gennaio 2001 al termine del Grande Giubileo: È l'ora di una nuova ‘ fantasia della carità ‘, che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione. Siate promotori della civiltà dell’amore. Siate testimoni della carità…. Oggi nelle tante sedi delle Misericordie assistiamo davvero a una grande diversificazione del tipo di aiuto: si va dai servizi di ambulanza, a quelli di protezione civile, ai servizi mortuari… abbiamo ambulatori per curare le persone, case di riposo per anziani, case di accoglienza per le donne vittime di violenza, abbiamo delle strutture che si occupano degli uomini maltrattanti, ci occupiamo di combattere l’usura, accogliamo i profughi, ci occupiamo di tutela dell’ecosistema, e poi soprattutto siamo un movimento cattolico…

    ... ci pare connotato dall’esercizio di un umanesimo integrale…

    Sì, certo. In quest’ambito lavoriamo tantissimo perché siano sempre ben presenti, ben visibili e comprensibili le nostre radici fondanti e i valori che da esse si sono sviluppati. Siamo in una società che sta mutando… quindi è necessario coltivare il dialogo, l’ascolto di chi proviene da altre esperienze anche religiose… tuttavia noi vogliamo restare ancorati ai valori evangelici di umanità che sempre ci hanno contraddistinto. Dobbiamo continuare a sapere da dove veniamo e dove andiamo.

    Date testimonianza pure all’estero…

    Oggi siamo presenti anche in Ucraina, dove abbiamo lavorato tanto per aiutare chi ci ha chiesto di indicare un modello di riferimento di aiuto alla persona. Noi non siamo come un Ordine o una Congregazione che si sviluppa attorno a un carisma particolare… ad esempio i salesiani guardano ai giovani, i gesuiti all’educazione, i francescani alla vicinanza ai poveri… noi invece abbiamo il carisma della persona e sviluppiamo un discorso antropologico cristiano integrale. Eravamo anche a Betlemme… motivi economici e di Covid ci hanno costretto a chiudere, ma grazie alla Fondazione Roma stiamo riaprendo… stiamo lavorando per la popolazione di Gaza…

    Ho letto che a metà novembre avete raccolto 17 tonnellate di viveri e altri aiuti da distribuire nella Striscia…

    Sì, le abbiamo raccolte in pochi giorni. Ancora non sono giunte ai destinatari per un problema indipendente dalla nostra volontà. Noi, insieme con lo Stato maggiore della Difesa e al comando operativo di vertice Interforze in cinque giorni abbiano raccolto i viveri… a breve co9munque dovrebbero giungere a Gaza… queste popolazioni sono nel nostro cuore. Sabato 14 dicembre abbiamo fatto un’altra colletta…

    Quanto avete raccolto in quest’altra occasione?

    Circa 40 tonnellate ancora che verranno inviate a Cipro.   Da parte nostra abbiamo risposto originariamente a un appello che è arrivato attraverso l’ambasciata dell’Ordine di Malta sull’isola e stiamo facendo quello che è possibile senza risparmio di energie perché i viveri siano distribuiti. C’è desiderio di continuare a raccogliere, ma abbiamo chiesto ai partner internazionali (Governo di Cipro ed Israele, Autorità nazionale palestinese – ho incontrato  il Presidente Abu Mazen la scorsa settimana per un lungo colloquio -, Unione Europea, Stati Uniti d’America e Emirati arabi uniti, insieme all’agenzia delle Nazioni Unite UNOPS, l'Ufficio dell’ONU per i servizi ed i progetti  dedicato al perfezionamento e alla supervisione di quelli forniti dalle agenzie dell'ONU), di verificare l’effettiva consegna dei beni. Abbiamo perciò preso contatti con l’ONG Anera che da anni opera sul campo e che è ampiamente riconosciuta.

    Osservavo prima che le Misericordie dovrebbero essere più conosciute e valorizzate…

    E’ vero. Però, se le Misericordie non sono conosciute e valorizzate come dovrebbe essere, questo fatto dipende anche dal nostro stile di aiuto. Come diceva il nostro fondatore, il servizio della carità si fa e non si dice. Oggi, penso si debba anche dire, perché il dirlo è un modo per raccontare il bene, non chi fa il bene. Una comunicazione gridata in ogni caso non fa parte del nostro stile di servizio, fondato sull’anonimato, ben rappresentato dalla buffa, dalla cappa che scende sul viso. E’ il nascondimento per il servizio alla persona. Però oggi dobbiamo cercare di raccontarlo meglio, perché anche le istituzioni devono esserne a conoscenza! 700mila soci sono un esercito, 100mila volontari una realtà enorme. E’ opportuno che anche i governi e le istituzioni in genere se ne rendano pienamente conto, si facciano carico di chi fa il bene. In Italia ci sono circa 4 milioni di volontari. Valore economico del volontariato: circa 80 miliardi l’anno. Valore morale del volontariato: non quantificabile.

    Che cosa sperate?

    Che i giovani continuino a venire e che la parola del Signore si possa continuare a seminarla come è stato fatto nei secoli. Se le Misericordie hanno resistito e continuano a resistere è perché il bene produce bene. Io lo riconosco: sono una persona già molto ripagata per il fatto di fare del bene al prossimo. Non ho bisogno di altro. So di avere a che fare con gente buona, onesta, grande lavoratrice, che fa una buona propaganda al bene nel nostro Paese. Noi esprimiamo un valore sociale, fondato sulla persona il cui bene deve tornare ad essere il primo obiettivo di ogni governance, politica o economica che sia.

    LA FONDAZIONE ENI…

    Restiamo alla catena del bene. Il 18 novembre 2024 all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede si è tenuto un convegno sulla riabilitazione dei giovani reclusi nelle carceri minorili, cui ha partecipato anche Lei, come presidente della Fondazione Eni…

    Sono molto onorato di presiedere questa Fondazione che ben si inserisce nel mio percorso di vita, in cui fondamentale appare la cura del servizio alla persona. Del resto il fondatore dell’Eni Enrico Mattei  intendeva il progresso energetico non solo in senso strettamente tecnico come sviluppo economico, ma - e qui emergeva la sua matrice cattolica - con una forte valenza sociale di progresso umano per la comunità intera. Mattei considerava i popoli non come una massa indistinta di individui, ma come un insieme di persone degne ognuna di vivere una vita soddisfacente. E mirava tra l’altro in tale contesto a creare reti di sostegno per dare ad esempio ai fragili la possibilità di riscattarsi. Come Fondazione cerchiamo di agire in termini preventivi, in senso anche culturale, stimolando nell’opinione pubblica una disponibilità a occuparsi di chi è fragile e bisognoso di aiuto. E certo lavoriamo, sempre in termini preventivi, perché ognuno si giovi di condizioni di lavoro dignitose. Come è emerso dal convegno all’Ambasciata d’Italia cerchiamo di costruire in tal senso sinergie tra Stato, Chiesa, imprese, Terzo settore. Lavoriamo insomma per ottimizzare le energie di chi vuole fare il bene.

    GLI ANNI DELLA GENDARMERIA…

    Non possiamo concludere l’intervista senza stimolare la memoria dei tanti anni passati nella Gendarmeria vaticana dal 1999 quasi alla fine del 2019, di cui tredici da comandante…

    Se chiudo gli occhi, rivivo centinaia di momenti. Difficile sceglierne uno. Posso dire che sono stati anni molto intensi, di grande impegno personale e di famiglia, di esperienze vissute al fianco di tre grandi Papi…

    Giovanni Paolo II…

    … che io, giovane della ‘generazione GPII’, ho conosciuto negli ultimi sei anni del suo viaggio terreno…. Averlo accompagnato negli ultimi anni è stata per me una grazia.

    Benedetto XVI…

    R: Avevo con lui una vicinanza affettiva molto intima, come tutta la mia famiglia, che anch’essa ha avuto la grazia di una relazione strettissima con papa Benedetto…

    Francesco…

    Pure quello con papa Francesco è stato un periodo importante, quasi sette anni di servizio… Anche con lui c’è stata un’intesa ed è cresciuto un affetto davvero bello. Si deve sapere che papa Francesco è nato tre giorni dopo il mio babbo, scomparso da alcuni anni… io l’ho considerato come un padre e resto a lui fortemente legato.   

    In sintesi non posso che esprimere la mia gratitudine alla Provvidenza per avermi fatto vivere un’esperienza unica, per avermi permesso di servire il Vicario di Cristo… di ricordi – come dicevo - ce ne sono tantissimi… Credo però che quello che mi ha contraddistinto è l’amore incondizionato che nutro per la Chiesa. Ho servito la sedia di Pietro, con fedeltà, quasi piccolo Cireneo che ha aiutato il Papa a portare la croce dell’umanità… e oggi il servizio della carità che presto con le Misericordie e con l’Ordine di Malta (di cui da febbraio 2024 sono ambasciatore a Cipro, crocevia marino importante per il Medio Oriente) è secondo me una continuazione – e non a un livello inferiore – del servizio prestato in Vaticano dal 1999 al 2019. E’ il servizio a Gesù: in Vaticano tramite il Vicario di Cristo, oggi direttamente ai poveri e ai sofferenti.

    P.S. Nella galleria fotografica Domenico Giani in veste di comandante della Gendarmeria vaticana e di presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia.

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