IN MORTE DI SALVATORE MAZZA - LIBRI/ PILLON E RICCARDI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 30 dicembre 2022
Lutti tra i vaticanisti: dopo Anselmo Terminelli ci ha lasciato anche Salvatore Mazza, affetto da Sla dal 2017. Un’esperienza di sofferenza, di fede, di umanità trasposta lucidamente nella rubrica quindicinale ‘Slalom’ su ‘Avvenire’- Un agile e prezioso manuale di resistenza al pensiero unico scritto da Simone Pillon - Un frizzante librino per bambini della maestra Barbara Riccardi (illustrazioni di Francesco Nardi)..
IN MORTE DI SALVATORE MAZZA
Colpito nel 2017 dalla Sla (sclerosi laterale amiotrofica), Salvatore Mazza aveva annotato l’8 dicembre 2022, in ‘Slalom’, la sua rubrica quindicinale dell’inserto ‘èVita’ di Avvenire: “Arrivederci a gennaio, almeno spero”. Invece la mattina di lunedì 28 dicembre il filo terreno si è spezzato. Perché (13 ottobre 2022) la Sla “è davvero una malattia infame, che ti può prendere in qualunque momento. In questo momento ci sono, tra un minuto chissà. E intendo davvero un minuto, sessanta secondi. In teoria questo è così per tutti, certamente. Ma per chi ha la mia stessa malattia lo è un po’ di più”. Sessantasettenne, ad Avvenire dagli anni Ottanta, era divenuto in breve vaticanista del quotidiano della Cei. Fu per diversi anni anche presidente dell’associazione di categoria presso la Sala Stampa della Santa Sede. Con coraggio, lucidità, fede - conditi da un disincanto tipicamente romano- dal 20 settembre 2018 raccontava dalle colonne di Avvenire il procedere inarrestabile della malattia. I suoi pezzi – da grande giornalista - incidevano nella carne dei lettori ‘costringendoli’ a riflettere sulle domande fondamentali della vita e soprattutto dell’ultimo tratto terreno. Erano un arricchimento per tutti, frutto di una testimonianza di sofferenza che si è fatta seme di eredità evangelica. I suoi funerali, asciutti nella liturgia e nel contempo bagnati dalle lacrime dei tanti presenti, si sono svolti martedì 28 dicembre a Prati, nella chiesa del Sacro Cuore del Suffragio. Salvatore è stato ricordato con commozione nella sua umanità da padre Federico Lombardi, dalle figlie Giulia e Camilla (anche a nome della moglie Cristina), da Danilo Paolini (capo della redazione romana di ‘Avvenire’).
In questo stesso sito avevamo scritto di lui il 23 settembre 2019: “A proposito delle tematiche del fine vita non possiamo però non consigliare a chi ci segue la lettura delle riflessioni che il nostro collega vaticanista Salvatore Mazza pubblica nella sua rubrica Slalom (appare in èVita, inserto di bioetica e salute di Avvenire). Colpito da una malattia che non lascia grandi speranze come la Sla, Mazza racconta in forma diaristica, disincantata ma anche appassionata, il progressivo venir meno della sua capacità di scrivere. Oggi ‘scrive’ grazie a un ‘puntatore oculare’, che lo esime dall’uso sempre più faticoso e ormai impossibile delle dita della mano. Ogni suo pezzo è un forte e prezioso stimolo a riflettere sui temi fondamentali dell’esistenza e ad amare la vita. Lo si legge con ammirazione e commozione. Grazie, Salvatore!”
Vogliamo infine ricordare Salvatore Mazza attraverso un passo umanissimo della sua rubrica ‘Slalom’ del 10 novembre 2022: “Da quando mi è stata diagnosticata la Sla mi succede molto spesso di riflettere su questo fenomeno di accelerazione. Che se lo metto in relazione alle mie figlie (e lo faccio sempre) diventa un tarlo. Mi sembra di star rubando loro la giovinezza, che è una cosa che non ritorna. Mi chiedo se non sarebbe stato meglio anche per me, come è successo a tanti con la mia stessa malattia, che la Sla fosse stata una pratica da sbrigare in pochi mesi. Per Giulia e Camilla sarebbe stato uno strappo traumatico, lo so, ma forse, alla fin fine, meglio che accompagnarmi in questa mia ormai infinita agonia, che dura già da sei anni. Me lo chiedo ogni giorno, e ogni giorno non so la risposta. Né mi consola pensare che, vabbè, in fondo non mi resta molto, che tra un po’ anch’io finalmente sbrigherò questa pratica. Sarà comunque troppo il tempo che ho rubato loro. Ma poi le vedo chine sul mio letto che mi accarezzano, mi sorridono, mi baciano la fronte come facevo io con loro quando erano piccole, che avvicinano la loro guancia alle mie labbra che quasi non si muovono più, in una simulazione di bacio. E mi viene voglia di avere un giorno in più da vivere per poter guardare un’altra volta i loro occhi”.
SIMONE PILLON: MANUALE DI RESISTENZA AL PENSIERO UNICO – DAL GENDER AL TRANSUMANESIMO (GIUBILEI REGNANI EDITORE)
Conosciuti i risultati delle elezioni politiche del 25 settembre 2022 immaginiamo il gaudio (superiore al rosicamento per la trombatura di Monica Cirinnà) delle damazze di Repubblica, il tripudio nelle sedi delle erinni femministe transumaniste e dei pensosi intellettuali di circoli intitolati a noti amanti della pedofilia per l’esclusione dal Parlamento del senatore Simone Pillon (penalizzato sia dal crollo percentuale della Lega che dal non essere capolista nel collegio umbro). Se però con ciò i non illustri salottieri arcobaleno e le loro propaggini totalitarie (insomma: la nota lobby, che non ha niente a che vedere con la vita di molte singole persone omosessuali) confidavano di aver tolto di mezzo il vulcanico uomo politico, possiamo comunicare una cattiva (per loro) notizia: Pillon s’è tutt’altro che spento, infatti è vivo più che mai e lotta ancora insieme con noi.
Lo dimostra l’agile saggio uscito per mano sua a ottobre presso Giubilei Regnani, un vero e proprio “Manuale di resistenza al pensiero unico- Dal gender al transumanesimo”, con una nota introduttiva di Vittorio Sgarbi e una poesia di Davide Rondoni. Di cui citiamo subito alcuni versi: “L’epoca di Narciso/ha il mesto smarrito/sorriso dei figli,/ i mucchi di gigli /gettati al passaggio/ di niente, uno strano/carro senza festa, lo show/di cartapesta e rancore/verso se stessi e l’essere/al mondo, l’epoca che d’amore parla sempre e ha labbra/cucite va a fondo tra fruscio/ di denaro invisibile, fantasmi di dolore, madri vendute e madri ferite/il passo del topo/non si arresta nelle soffitte del cuore.
Il saggio di Pillon conta oltre trecento pagine… ma non spaventatevi! Si divorano in tempi brevi, ricche come sono di fatti (fatti!) che avvalorano la tesi dell’autore: è in atto in tutto l’Occidente (anche da noi) - e non solo - l’imposizione di un progetto di ingegneria sociale che è nemico della persona umana. Attraverso una propaganda mediatica ben nutrita dai soldoni di miliardari ‘filantropi’ (e qui naturalmente ci sono il tristo Soros e alcuni dei paperoni proprietari dei social), attraverso leggi sempre più disumane votate da parlamenti continentali o nazionali (forse corrotti, forse politicamente corretti, forse ingloriosamente rassegnati), attraverso l’infiltrazione nella Pubblica amministrazione, nella giustizia, nel sistema scolastico (con intimidazione psicologica di chi vorrebbe resistere) …. perfino nella Chiesa (dice qualcosa il nome del Turiferario Guastalamessa – vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/712-spunta-il-turiferario-guastalamessa-che-si-occupa-anche-di-gorizia.html - al secolo Luciano Moia, che anche recentemente ha palesato al di là di finti equilibrismi il suo favore per le istanze arcobaleno nella terza pagina di ‘Avvenire’ del 20 dicembre 2022 ?).
Otto i capitoli del Manuale, che approfondiscono i temi connessi alla rivoluzione antropologica. Vale la pena di citarne i titoli: “Progetto di legge o progetto di nuova umanità? (qui ci sono Scalfarotto, Zan e compagni); “Gender: vero o falso?; “L’identità di genere e l’attacco ai diritti delle donne”; “Il gender e i bambini”; “La censura gender e la libertà di pensiero”; “La censura gender e la libertà religiosa”; “Il gender nelle scuole” (compreso il progetto della famigerata UNAR e le linee guida gender fluid). Infine la grande domanda: “Cosa possiamo fare”?
Condividiamo ora qualche approfondimento suggerito dall’autore.
. Progetto di legge contro l’ “omofobia”: “Non è una monade isolata (…) ma un tassello fondamentale per realizzare un progetto di nuova umanità, finalmente libera dalla natura, dalla famiglia, dall’identità, dallo stesso corpo sessuato. (…) Resta un fatto: in tutti i Paesi occidentali dove si è giunti al ‘matrimonio gay’, alla liberalizzazione dell’omogenitorialità, alla legalizzazione dell’utero in affitto, al recepimento delle dottrine gender sull’identità autopercepita e alla progressiva disgregazione della famiglia, si è cominciato con un’apparentemente innocua legge sull’omofobia per colpire socialmente, e con il carcere, chi si oppone al gender”.
. Strategia gender per raggiungere bambini, ragazzi e giovani: “Dopo i film e i programmi televisivi, ora anche nei cartoni animati per giovani e giovanissimi è immancabilmente presente il personaggio ‘gender fluid’, che ovviamente è buono e bravo, ma soffre perché è osteggiato dai cattivi tradizionalisti medievali e retrogradi. Lo stesso cliché si ripete nei reality, negli spettacoli (basti pensare a Sanremo), nei film, nelle serie tv e nelle grandi produzioni internazionali. (…) La stessa Disney è passata, con armi e bagagli, a sostenere l’indottrinamento gender, con tanto di fatina transessuale nella storia di Cenerentola. Su Disney Channel ha esordito un cartone animato con protagonista esplicitamente bisessuale, mentre non si contano gadget con slogan gay friendly venduti nei parchi tematici dell’azienda, culminati con la sponsorizzazione del Pride a Disneyland Paris. )…) La gigantesca operazione è propagandata a tutti i livelli: non solo Tv e social media, ma anche scuole e educazione. Nessuna occasione di indottrinamento viene trascurata a partire dalle innumerevoli assemblee di istituto, che vengono proposte in tutte le scuole d’Italia, fino ai collettivi studenteschi di sinistra. La scusa (sempre quella) è la lotta al bullismo, ma invariabilmente il messaggio veicolato è il seguente: ‘La famiglia tradizionale è un sistema superato e discriminante’ ”.
. Il problema non sono le persone con inclinazione omosessuale, ma…: “Il problema non sono certo le persone con inclinazione omosessuale (…) ma la folle ideologia che vuole mettere a tacere ogni voce di dissenso, cancellare l’identità sessuata e imporre una identità fluida e indeterminata, vuol sostituire la famiglia con la solitudine, vuol cancellare la relazione coniugale e genitoriale con forme posticce e surrogate di relazione affettiva e vuole imporre tutto questo ai ragazzini”.
. Affari turpi: “Dietro ai presunti valori delle ideologie si nascondono denaro, potere e sopraffazione del forte sul debole. Ma perché, credete davvero che a qualcuno dei promotori dell’immenso business dell’utero in affitto interessi seriamente il benessere dei bambini o sono piuttosto preoccupati di far soldi sulla pelle di mamme disperate ed embrioni soprannumerari buttati?”
. Diffidare della politichetta: “Mi permetto di suggerire la massima diffidenza verso chi – per esempio – si riempie la bocca di natalità e poi appoggia le ‘famiglie’ arcobaleno. Meglio avere di fronte un avversario che lo affermi con chiarezza, piuttosto che una volpe affamata di voti. (…) Non si può essere contro il gender ma anche a favore del gender, per la vita ma anche contro la vita, per la droga ma anche contro la droga, per la famiglia ma anche per le ‘famiglie’. (…) Attenzione anche a chi promette denaro in cambio di valori: investiamo sulla famiglia, ma anche sulle coppie Lgbt. Le politiche familiari non sono un indistinto minestrone di politiche sociali, ideologie e mainstream”.
Nel saggio di Pillon c’è poi molto altro, oltre - come già osservato - a una (purtroppo) ricca serie di episodi (fatti!) di emarginazione e discriminazione verso chi in Occidente non la pensa come le damazze, le erinni e gli intellettuali di cui sopra. E’ un aiuto prezioso per tutti: di conoscenza, di pensiero e di azione. Perché la deriva antropologica si può ancora fermare.
BARBARA RICCARDI/FRANCESCO NARDI: BARBARA, MAESTRA IN AZIONE- SCARABOCCHI IN FUGA (EDIZIONI ANICIA)
Ecco un librino di un’ottantina di pagine accattivanti, apparentemente per bambini, con tante illustrazioni colorate e dinamiche di indubbia qualità. E’ opera di una maestra romana che insegna alle primarie (Roma, Istituto comprensivo padre Semeria in zona San Paolo) e di un disegnatore suo ex-allievo: Barbara Riccardi e Francesco Nardi.
Dicevamo: apparentemente per bambini, perché in realtà il libro – intitolato “Barbara, maestra in azione – Scarabocchi in fuga” (ed. Anicia) - è indirizzato in primo luogo a genitori e altri educatori, così che riescano a comprendere l’atteggiamento a volte particolare di chi a scuola non si sente valorizzato nei suoi talenti naturali. Che non sono sempre quelli tradizionalmente esaltati. Nella valorizzazione dei talenti nascosti è invece esperta la maestra Riccardi, che insegna con passione, amore e fantasia. Non a caso nel 2016 ha vinto il premio Global Teacher Price – consegnato a Dubai - come unica italiana e da allora è spesso ospite di programmi televisivi come interlocutrice ascoltata in materia educativa.
Nel librino - nelle intenzioni il primo di una serie sull’argomento - si racconta con indubbia creatività e incisività la vicenda di Kevin, bambino disgrafico, considerato ingiustamente a scuola come un discolo nullafacente… buono solo a scarabocchiare, ma non a scrivere. Nessuno in classe (nemmeno la maestra Ida) si era mai chiesto il perché dei suoi comportamenti che disturbavano le lezioni e come mai nei suoi quaderni apparissero – anche al momento del dettato – solo disegni (specie di mostri) e non parole, se non disordinatissime. Un giorno, dopo l’ennesimo rimprovero, Kevin era sparito. Introvabile. Ida allora chiama in soccorso la maestra-detective Barbara, che la raggiunge in sidecar, accompagnata dall’inseparabile furetto Ody. Giusto il tempo di scambiare alcune informazioni su Kevin e poi… ecco l’ordine di evacuare l’edificio: strane creature stavano uscendo da una caverna posta a sud, dirigendosi proprio verso la scuola. Veri e propri mostri… Mostri? Che ci fosse un legame con Kevin, che disegnava proprio mostri? Come mai però si erano materializzati? Forse che la matita di Kevin era…
Insomma da lì in poi ne succedono delle belle e delle brutte, prima fuori, poi dentro la caverna. E alla fine… Beh, insomma: che lo scopra il lettore, che non si pentirà certo di aver sborsato qualche euro per un librino sorprendente. E gratificante.
La nota scrittrice Lia Levi ha rievocato nella quarta di copertina una “frase di antica saggezza”: Chi non aspetta l’insospettabile non lo raggiungerà mai”. E chiosa: (la frase) “sembra pensata per Barbara Riccardi… lei che per tutta la vita non ha fatto altro che renderlo realtà questo ‘insospettabile’, per la gioia di bambini e adulti”.