STUDI CLASSICI, MERCATO DEL LAVORO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 gennaio 2024
In occasione del Novantesimo del liceo classico Giulio Cesare di Roma abbiamo potuto ascoltare una relazione di indubbio interesse su formazione classica, mercato del lavoro e intelligenza artificiale. Il relatore, lo psicoterapeuta Danilo Simoni, approfondisce il tema in un’ampia intervista per Rossoporpora.org. A seguire la fecondità degli studi classici nell’esperienza di un’ex-allieva del Giulio Cesare, Cecilia Barbaria.
Tra le relazioni più stimolanti ascoltate durante i festeggiamenti per il Novantesimo del liceo Giulio Cesare di Roma (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1161-il-liceo-giulio-cesare-di-roma-ha-90-anni-i-ricordi-di-carlo-trezzini.html ) ne abbiamo voluto - intervistandone i relatori - riprendere due che al loro centro hanno la formazione classica nei suoi rapporti con l’odierna società. Se in Rossoporpora.org del 16 novembre 2023 il professore Francesco Ursini ha riflettuto sull’attualità degli studi classici (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/cultura/1165-attualita-studi-classici-rivive-teatro-romano-di-terracina.html), in questa occasione chi ci legge potrà conoscere e confrontarsi con le tesi – fondate sull’esperienza professionale – dello psicologo e psicoterapeuta Danilo Simoni a proposito di formazione classica, mercato del lavoro e intelligenza artificiale….
… con la mia società BLOOM mi occupo di consulenza e di formazione per grandi aziende, istituzioni e anche per i singoli: lavoriamo sui temi dell’evoluzione della persona….
Dottor Simoni, che cosa intende per evoluzione?
Intendo tutto ciò che ha a che fare con la crescita, lo sviluppo e la possibilità di esprimere il potenziale che ogni persona ha dentro di sé e che per ragioni diverse potrebbe non esprimere appieno. Noi in particolare, attraverso la formazione e il lavoro diretto con l’individuo comprendiamo qual è la natura specifica della persona, delle sue intelligenze, dei suoi talenti e cerchiamo di individuare come essa possa esprimere queste sue risorse così da metterle a disposizione del gruppo, della comunità in cui è inserita…
Se Le abbiamo chiesto questa intervista è perché abbiamo avuto l’occasione di ascoltare il 28 ottobre scorso una Sua relazione fatta in occasione del Novantesimo del Liceo classico Giulio Cesare di Roma. E’ stata una relazione che è parsa assai sorprendente a molti dei presenti in Aula Magna, poiché ha posto in rapporto stretto formazione umanistica e mercato del lavoro imperniato sull’utilizzazione dell’Intelligenza Artificiale (IA). Ci dirà poi della Sua tesi di fondo in materia, ma prima ci parli della Sua esperienza professionale…
Sì. Ho il privilegio di lavorare con le élites produttive del Paese, nel senso che insieme ai miei compagni di avventura vengo chiamato da diversi manager di grandi aziende per poterli accompagnare in questo percorso di sempre maggiore crescita delle potenzialità umane…
De facto vi viene chiesto un aiuto nella selezione dei candidati?
Non tanto nella selezione dei candidati quanto nel creare le condizioni perché le persone che lavorano già all’interno dell’azienda possano dare il meglio. E quindi anche nell’orientare quelli che sono i loro comportamenti, le loro scelte. Il modo insomma di prendere decisioni…
In quale misura c’entra qui la formazione umanistica?
C’entra molto perché oggi il mondo produttivo è fondato da una parte sull’utilizzazione della tecnologia e dall’altra sulla ricerca dell’eccellenza. Per tantissimo tempo si è pensato che perché ciò si concretizzasse servissero soprattutto delle competenze tecnico-specialistiche. Oggi siamo di fronte a un passaggio rivoluzionario, perché, se le competenze tecnico-specialistiche continuano a essere importanti, il loro tasso di obsolescenza è talmente rapido che, se non sostenute da un assetto molto solido della persona rispetto alla dimensione mentale, emotiva, etica, esistenziale, esse diventano autoreferenziali e di scarsa efficacia non potendo essere messe al servizio di qualcosa di più grande. Per utilizzare al meglio tali competenze, c’è bisogno di tornare alla dimensione dell’essere umano e bisogna essere più in grado di porre domande che ricevere delle risposte. Insomma diventa fondamentale essere latori di un’impostazione umanistica, classica, molto solida che restituisce la dimensione dell’etica e della conseguente comprensione dei grandi temi: del perché si fanno le cose, non solo del come le si fanno.
Questo lo pensa solo lo psicoterapeuta Simoni o lo pensano anche i vertici delle grandi aziende?
Dalle molte richieste che questo tipo di impostazione sta ricevendo, è legittimo ritenere che lo pensino anche i vertici delle grandi aziende.
Allora si prospetta un futuro lavorativo molto interessante anche per studentesse e studenti del liceo classico…
Non solo c’è un futuro per chi esce dal liceo classico. Anche un presente. Pensiamo allo sviluppo dell’IA. Oggi c’è una preoccupazione diffusa…. Quella che l’IA possa rendere superfluo l’uomo nel mercato del lavoro. Secondo me tale paura è fuorviante e spesso deriva da una mancata comprensione del funzionamento dell’IA...
Perché fuorviante?
Perché l’IA non è altro che un superoperatore: l’IA sostituisce, potenziandola, quella che è la nostra intelligenza mentale operativa, con un processo analogo a quello dei calcolatori elettronici per la matematica del far di conto. L’IA rende cioè possibile dei calcoli che prima erano molto più complessi e faticosi da fare. Oggi grazie all’IA generativa abbiamo la possibilità di analizzare informazioni, costruire testi, costruire immagini in modo molto più rapido e incisivo. Ora pensare che ciò sostituisca le diverse intelligenze umane significa conoscere poco come funziona l’IA…
E come funziona?
L’IA è uno strumento operativo straordinario che ha bisogno di chi lo sappia nutrire e utilizzare. Per esempio una competenza umana fondamentale riguarda la capacità di strutturare l’IA ponendo le giuste domande. E chi è che sa fare le domande giuste? Indubbiamente chi ha un’abitudine alla ricerca introspettiva, chi ha un’attitudine alla ricerca filosofica, chi grazie alla sua esperienza sa come cercare piuttosto che come fare.
E perciò, ci pare di capire…
Dovendo assumere una persona che lavori per la mia organizzazione, la sceglierei molto più per le attitudini, per la solidità delle impostazioni, per la capacità di apertura mentale e non prioritariamente per le sue competenze tecnologiche. Oggi ho a disposizione una macchina che tali ultime competenze le possiede. Quello che mi serve è una mente in grado di utilizzarla al meglio…
…. E anche qualcuno che sappia immettere nell’IA le giuste conoscenze…
Da una parte emerge la necessità di nutrire la macchina con le informazioni e i metodi di ricerca, dall’altra l’esigenza di saperla utilizzare con il massimo profitto.
Quand’è che interviene la formazione classica?
La formazione classica interviene nel processo perché fornisce alla persona le coordinate umanistiche esistenziali che permettono di impostare uno strumento tecnologico come l’IA in una direzione etica. E’ per me fondamentale impostare l’IA così che non sia semplicemente uno strumento in mano della tecnica o funzionale al profitto economico, ma in grado di promuovere e in ogni caso di assecondare l’evoluzione della specie umana. Lei capisce che c’è una differenza se chi imposta l’IA lo fa in base a freddi parametri di profitto oppure se si pone domande esistenziali che attengono all’impatto della macchina sull’evoluzione della comunità.
Si può naturalmente pensare che la formazione classica non basti da sola per impostare l’IA in modo da favorire il progresso umano…
Sì, sarebbe un errore mettere in contrapposizione impostazione classico-umanistica, scientifico-tecnologica e economica, dato che il sistema in cui siamo immersi è fondato sull’economia e sul denaro. Non può funzionare bene oggi un’IA che non veda la compresenza delle tre impostazioni. Personalmente ho ricevuto una formazione umanistica ma, se non avessi acquisito anche competenze tecnologiche ed economiche, non avrei mai potuto creare un’azienda in grado di avere un impatto sul nostro sistema produttivo.
Come vede l’immediato futuro dell’umanità? Più ottimista o pessimista?
Se consideriamo le grandi tendenze, sostanzialmente ottimista…
Ne è proprio sicuro?
Pensiamo ad esempio all’allungamento della vita a livello mondiale… siamo in uno straordinario trend positivo, sebbene ci sia stato il Covid. Pensi alle aspettative di vita anche solo di cent’anni fa, inferiori di un paio di decenni a quelle odierne… Non solo: la scienza medica ci prospetta per un futuro non lontano generazioni di vita ultracentenaria… Altra tendenza positiva: continua ad accrescersi la percentuale di popolazione al di sopra della soglia di povertà…
… guerre permettendo…
Sì, ma in ogni caso a livello mondiale la tendenza è nettamente positiva…
… e le grandi migrazioni alla ricerca di una vita meno matrigna?
C’è anche da dire che, al di là delle grandi tendenze positive, stiamo entrando oggi nel contempo in una situazione di metacrisi…
Metacrisi?
Mi spiego: la metacrisi si caratterizza per una concomitanza di crisi a livello globale. Viviamo una crisi ambientale fuori dall’ordinario, una crisi politica molto grave essendosi alterato l’equilibrio degli scorsi decenni tra le grandi potenze, una crisi sociale di ampiezza inedita derivata anche dall’incontro-scontro tra civiltà diverse che si sovrappongono in vari Paesi… Tutto questo però non indebolisce e cancella le grandi tendenze positive. E’ vero che un rischio c’è, legato al possesso da parte dell’uomo di mezzi tecnologici di enorme impatto potenzialmente in grado di distruggere l’intera umanità o parti consistenti di essa. Qui è giusto comunque evidenziare che negli anni è cresciuta una sensibilità popolare a tale proposito che renderebbe molto difficile premere certi bottoni distruttivi…
Vorremmo esserne convinti anche noi, ma…
Ripeto: io resto sostanzialmente ottimista. Credo che per confrontarci con il nostro mondo servano realismo e coscienza delle opportunità e dei rischi. Noi abbiamo opportunità straordinarie… per la prima volta nella storia dell’umanità abbiamo accesso a una quantità di conoscenze e a uno sviluppo conseguente di consapevolezza che i più grandi pensatori del passato nemmeno si sognavano. Il rischio è che in questa quantità straordinaria di informazioni ci perdiamo. Per questo abbiamo bisogno dell’impostazione classica, per valutare con quelle categorie solide di pensiero da cui derivano le scelte prioritarie.
Anche nell’ambito dei social, un tema di cui oggi si discute con toni di grande preoccupazione?
L’enorme problema creato negli anni dalla tecnologia sviluppata dai social ha creato e continua a creare danni psichici gravissimi a miliardi di persone. Il fatto è che tale tecnologia è stata impostata da persone che non avevano nessuna consapevolezza dei grandi temi fondamentali della vita umana e che nel contempo possedevano competenze eccellenti in campo tecnologico. A tali persone si è permesso di plasmare uno strumento sociale potentissimo, pur se in loro era palesemente assente ogni problematicità relativa alle conseguenze umane della sua applicazione … nemmeno si ponevano domande in tal senso!
Da quanto ci ha detto però la situazione sta cambiando…
Sì, chi oggi si occupa di tecnologia, di IA, di social, ha generalmente una maggiore competenza etico-filosofica rispetto ai predecessori. Indubbiamente oggi è diffusa la convinzione che l’etica dà una marcia in più all’IA. Perciò è giunto il momento, si presenta l’opportunità per gli umanisti di ‘sporcarsi le mani’ con la tecnica e l’economia per poter dialogare positivamente e concretamente con chi – grazie a tecnica ed economia – domina il mondo.
L’EX-ALLIEVA CECILIA BARBARIA: LICEO CLASSICO? FONDAMENTALE PER ME
…Cecilia, a che punto siamo?
Nel 2022 mi sono laureata in Medicina e Chirurgia alla Sapienza e ora sono al secondo anno di specializzazione in Chirurgia generale…
Hai conseguito la maturità al liceo classico Giulio Cesare nel 2015. Come mai ti ci eri iscritta?
Come sai ho sei tra fratelli e sorelle… ebbene tutti, tranne un fratello che aveva scelto lo scientifico, erano allievi o ex-allievi dell’istituto di Corso Trieste. E’ evidente che anch’io ho recepito la consolidata tradizione di famiglia… mi sono detta: Provo anch’io!
Da quel che so, non ti sei pentita…. Addirittura in terza liceo sei diventata la responsabile del servizio d’ordine degli studenti, attivo nell’organizzazione di convegni o momenti comunitari. Però in questa occasione interessa maggiormente sapere se i tuoi cinque anni di liceo classico ti sono stati di aiuto nel periodo universitario…
Lo ripeto sempre: gli studi classici li sento come fondamentali per la mia vita. Anche se poi non ho scelto Lettere, ma Medicina e Chirurgia, una facoltà che ha anche molto di scientifico…
Dicendo questo, ti riferisci a materie d’esame come fisica, chimica, biologia…Personalmente mi ricordo che nella sezione letteraria del liceo cantonale di Lugano facevano soffrire molto tutti o quasi (noi compresi) …
Le ho dovute approfondire nei primi anni di università. In quelle occasioni naturalmente mi sono resa conto che i miei compagni di corso provenienti dallo scientifico erano avvantaggiati… Devo però subito evidenziare che gli studi classici mi hanno dato qualcosa di essenziale per l’università e non solo: un metodo di studio, una costanza di studio, una capacità di studio anche nella dimensione temporale… pensa che a volte studiavo nella mia cameretta fino alle tre di notte, con mio padre che cercava inutilmente di farmi smettere. Poi, importantissimo, gli studi classici ti stimolano a porsi domande rispetto a ciò che si studia, sui suoi contenuti, sul suo senso. Quello che ho imparato al Giulio Cesare l’ho dunque portato con me e reso fecondo negli anni universitari.
Naturalmente non tutti i contenuti approfonditi al liceo ti hanno accompagnato durante l’università…
Certo… Medicina non è Lettere… al liceo mi piacevano in modo particolare quelli attinenti alla caratterizzazione storica e letteraria del mondo classico, che però naturalmente non ho potuto coltivare all’università…Però lo studio di latino e greco andava al di là del semplice fatto linguistico: leggendo i testi, si era costretti a porsi tante domande sull’identità della persona umana e così facendo si maturava. E’ anche vero poi che latino e greco mi sono serviti molto sotto l’aspetto etimologico in campo medico…
E poi c’è il ‘Giuramento’ di Ippocrate, letto al momento della laurea, che sa molto di classicità…
Per me è stato sia un fatto formale che di convinzione. Sento profondamente miei i contenuti del Giuramento e cerco di applicarli quotidianamente nella mia attività. In tal senso Medicina e Chirurgia è una facoltà impregnata di umanesimo, perché prepara ad affrontare la vita professionale come rapporto vero con il paziente, cioè con la persona in tutte le sue dimensioni, nella sua integralità.
Nella pratica non è facile né scontato, ma con tale forza di convinzione… ce la farai!
P.S. Nella piccola galleria fotografica Danilo Simoni e Cecilia Barbaria.