ANDREA CALOGERO CAMILLERI: FALCE E MARTELLO…CON SORPRESE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 6 agosto 2019
Una piccola – speriamo saporita - aggiunta a quanto si è scritto, anche nei super-elogiativi media catto-fluidi ('Santo subito!'), sulla figura di Andrea Camilleri, scrittore e intellettuale ‘impegnato’, morto quasi novantaquattrenne il 17 luglio 2019. Un florilegio di citazioni originali.
Il 17 luglio 2019 è morto Andrea Calogero Camilleri .Lo scrittore, sceneggiatore, regista, intellettuale ‘impegnato’, era nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925. Molto conosciuto in Italia e internazionalmente per la serie di romanzi polizieschi con protagonista il commissario Montalbano (cui la trasposizione televisiva ha dato fama ulteriore). In molte delle sue opere (oltre ai polizieschi ne ha scritto tante altre sugli argomenti più disparati) ha utilizzato una lingua da lui creata, il ‘vigatese’ (da Vigata, nome immaginario del paese natio), mista di italiano e siciliano.
Di se stesso ha detto il 12 giugno in un’intervista di Massimo Giannini per Radio Capital: “Ho avuto una vita fortunata, ho fatto sempre quello che volevo, mi sono guadagnato il pane facendo quello che mi piaceva fare. Sono un uomo felice. Felice di avere pronipoti e felice di aver vissuto”.
E anche (in “Segnali di fumo”, Utet, Roma, 2014): “Mi hanno domandato come abbia fatto a essere comunista appena diciassettenne e ancora col fascismo al potere. La domanda era però incompleta, perché prima ancora di chiedermi come avevo fatto a essere, avrebbero dovuto domandarmi come avevo fatto a non essere”.
Su Camilleri scrittore ci viene da concordare con don Dario Edoardo Viganò che l’ha definito “scrittore complesso e sorprendente, capace di innovare sul piano linguistico”.
CAMILLERI INTELLETTUALE ‘IMPEGNATO’: PADRE SPADARO E DON CIOTTI
Per il resto… proponiamo due reazioni catto-fluide illustri, cui faremo seguire una serie di citazioni camillere: alcune confermano l’immagine pubblica del figlio di Porto Empedocle, altre suonano a dir poco sorprendenti…
Il 18 luglio l’ex-giornale cattolico Avvenire ricorda con enfasi particolare Andrea Camilleri: titolo con foto a colori in prima pagina (“Addio Camilleri, poeta della vita”) e doppia pagina (22-23), in cui si dà conto, sotto il titolo “L’Italia della cultura ricorda l’autore popolare e l’intellettuale impegnato” di una serie di esternazioni di figure per un verso o per l’altro ‘impegnate’ nella vita sociale. Poteva mancare tra loro il Turiferario Prezzemolo, padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica? “La sua è stata una voce profetica che ha preso posizioni forti, ma che soprattutto ha cercato di comprendere la complessità del momento che stiamo vivendo. Credo che la sua passione civile, che ha combinato con la sua ispirazione letteraria, sia molto importante, forse un modello per tutti noi. Ho parlato con lui e mi ha colpito la sua grande stima per il Papa. Era come se vedesse nella figura di Francesco un’ancora di umanità”. Voce profetica, passione civile, un modello per tutti noi…
Altra esternazione catto-fluida eccellente quella di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera: “Ci mancherà moltissimo lui e ci mancherà la sua parola, il suo ragionare pacato e lucido (…)”. Il suo ragionare pacato e lucido…
VIA AL FLORILEGIO DI CITAZIONI ORIGINALI…
E ora… via al florilegio di considerazioni, dichiarazioni, invettive di Camilleri. In parte conformi come detto alla sua immagine pubblica e in altra parte assai sorprendenti…
La notte dello sbarco in Sicilia (da MicroMega 5/99): “Quando, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, le forze alleate iniziano lo sbarco in Sicilia a tirare un sospiro di sollievo sono in tanti: i cittadini che vedono avvicinarsi l’ora della fine degli spaventosi bombardamenti; gli antifascisti che sentono il profumo della libertà; i mafiosi i quali, avendo appoggiato lo sbarco, sanno di poter disporre adesso di uno spazio di manovra che il fascismo aveva allora negato”.
La cellula Pci alla Rai (da MicroMega 1/2018): “L’ambiente era variegato. Discutevo spesso con un carissimo amico, lo è ancora oggi, Carlo C. Lo trovavo ‘guareschiano’. Giovannino Guareschi teneva una rubrica sul settimanale umoristico Candido, che usciva nel secondo dopoguerra e che io compravo. Leggevo le sue vignette satiriche anticomuniste, in cui sbeffeggiava quelli che definiva i ‘comunisti trinariciuti’. Era sempre la stessa illustrazione,‘obbedienza cieca, pronta e assoluta’, accompagnata da un fumetto con una persona che annunciava: ‘Contrordine compagni’. E tutti seguivano le direttive del partito, riportate dal comunicato dell’Unità, anche quando, per via di finti refusi, diventavano assurde e ridicole. A me quelle vignette divertivano moltissimo, anche se molti compagni se la prendevano. Carlo C. era proprio quel tipo di compagno descritto da Guareschi, io invece non ci riuscivo, anche se per i fini del partito forse loro erano più utili di me”.
L’eredità del Sessantotto (da MicroMega 1/2018): “Retrospettivamente non posso che dare un giudizio positivo del Sessantotto. Sebbene la storia non si faccia né con i ‘se’ né con i ‘ma’, il Sessantotto ha fatto indubbiamente da apripista. Molte delle cose che successero dopo furono in qualche modo il frutto di ciò che era avvenuto nel Sessantotto. L’errore è stato quello di aspettarsi dal Sessantotto degli effetti immediati. Invece è stato un fiume carsico, riemerso più volte senza far rumore. Un mutamento lento, che ha consentito aperture straordinarie. (…) Quella che possiamo chiamare l’onda lunga del movimento, un rinnovamento della società a più livelli, è stato l’effetto più duraturo del Sessantotto. D’altra parte, l’alternativa era fare veramente la rivoluzione, fino alle estreme conseguenze, ma non c’erano le condizioni”.
Le donne di Camilleri (da Micromega 5/2018): “Non posso essere contemporaneo al 2018. Io mi sono fermato all’invenzione della bomba atomica, della tv e della minigonna. Mi basta. La minigonna pare una cosa banale: in fondo si tratta di alcuni centimetri di stoffa. Pochi centimetri che però, grazie alla signora Mary Quant, hanno fatto una rivoluzione, che ho, diciamo così, ‘gradevolmente’ vissuto. Ho visto i costumi sessuali cambiare da un giorno all’altro. (…) C’è chi pensa che quando si invecchia lo sguardo nei confronti delle donne cambi, che non le si guardi (o non le si ‘debba’ guardare) più con lo stesso desiderio e interesse. Ma chi l’ha detto? La pace dei sensi è la morte. La cosa che rimpiango più di tutte da quando sono diventato cieco è che non posso più ammirare la bellezza femminile. Le donne sono la meraviglia del mondo”.
San Calogero (da Famiglia Cristiana, 17.7.2019 – intervista di Roberto Zichitella fatta nell’agosto 2018 in occasione dell’uscita di “Ora dimmi di te. Lettera a Matilda”, Bompiani): “ Non mi vanto di non essere credente, ho un rispetto autentico e anche un po’ di invidia per chi ha fede. Però ho una fede superstiziosa in San Calogero. Sono nato il giorno della sua festa, proprio durante la processione di Porto Empedocle, e Calogero è il mio secondo nome. E’ il più amato dai poveri della costa meridionale della Sicilia, anche se ci sono rivalità. San Calogero di Naro fa le grazie per denaro, san Calogero di Canicattì fece una grazia e se ne pentì, invece il mio san Calogero da Marina fa una grazia ogni mattina. E’ il più generoso e io ogni tanto accarezzo la sua statua, che tengo nel mio studio”.
Giovanni Paolo II (dall’Unità, 3.4.2005 – intervista di Saverio Lodato): (papa Wojtyla e il comunismo) “Credo che ne abbia accelerato l’agonia (…) E del comunismo, che resta un fenomeno storico senza precedenti, è stato veramente un degno e fiero avversario. Un avversario vittorioso. (…) Lui ha vinto sul comunismo. E’ stato sconfitto dal proliferare delle guerre. Ciò però non lo ha smosso di un millimetro su quella che era la sua opinione. E la sua sconfitta, in questo caso specifico, è stata la sconfitta di moltissimi uomini nel mondo. (…) Noi oggi vediamo tanti uomini che hanno responsabilità mondiali, mancare spesso ai loro impegni. Questo Papa ha fatto impallidire l’immagine di questi uomini”.
Accoglienza (da laRepubblica, 28.12.2015, intervista di Tano Gullo dal titolo “Sicilia, resisti e fai pagare chi sbaglia”) "Noi non mettiamo in discussione l'accoglienza. Abbiamo dimostrato di saperlo fare meglio degli altri. Per secoli siamo stati terra di passaggio e di scambio. Il problema è che sono troppi. E noi non siamo in grado di gestire queste masse di disperati".
Comunismo sovietico e gulag (da “Questo mondo un po’ sgualcito”, a colloquio con Francesco De Filippo, Infinito Edizioni, 2011): “Più tardi ci sono state le azioni riprovevoli, ma non mi riferisco ai gulag. Voglio precisare che i gulag non furono campi di sterminio; Solgenitsin, tanto per fare un nome, con i nazisti non sarebbe sopravvissuto (…) Queste, chiamiamole così, azioni riprovevoli hanno offuscato ciò che ha rappresentato l’URSS. Per milioni e milioni di persone il riscatto dalla povertà, la dignità del lavoro che l’URSS prometteva, sostituiva di gran lunga l’idea generica di libertà che l’America proponeva senza incidenza sulla realtà economica europea”.
Comunismo cubano e desaparecidos (da “Questo mondo un po’ sgualcito”, a colloquio con Francesco De Filippo, Infinito Edizioni, 2011). “C’è chiaramente una dittatura, ma non ci sono stati desaparecidos (NdR: non è vero), cioè si sa chi era e chi è ancora in galera, con nome e cognome, non ci sono scomparsi perché prelevati di notte dalla polizia o dai paramilitari. Volendo, i parenti possono visitarli. Ci sono state fucilazioni, ma vanno viste le condizioni che hanno portato a questo”.
Comunismo e mancanza di libertà (da “Questo mondo un po’ sgualcito”, a colloquio con Francesco De Filippo, Infinito Edizioni, 2011:“Quello è inevitabile perché tu… non sono cose che vengono fatte perché l’uomo è buono, allora di sua spontanea volontà… tu devi costringere l’uomo a fare alcune cose e quindi alcune libertà personali vengono limitate ma… la domanda che allora io rivolgerei è: dov’è che non vengono limitate le libertà personali nel mondo?”..
Salvini e il Rosario ( intervista di Massimo Giannini per Radio Capital, 12.6 2019): “Sinceramente? Mi dà un senso di vomito. E’ chiaro che tutto questo è strumentale, fa parte della sua volgarità. Papa Francesco, che sa quello che fa, non impugna mai il Rosario, perché sa che offenderebbe i santi, nel momento in cui se ne servisse per fare propaganda”.
Ancora Salvini (intervista di Giuseppe Rolli per Servizio Pubblico, 24.4.2019): “Il fascismo, che in Italia si è manifestato sotto forma di una dittatura, è un virus mutante. Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità. Non posso trattenermi dal dire che con il governo di oggi abbiamo un esempio lampante di mentalità fascista, quella del ministro Matteo Salvini. Quella è mentalità fascista., una delle forme di fascismo che può anche essere eletta democraticamente. Oggi molti italiani rimpiangono il fascismo e si sono dimenticati in virtù della loro scarsa memoria che già prima del 1938 c’erano stati il bavaglio alla stampa, la censura sui libri da leggere, l’impossibilità di esprimere un parere personale, l’identificazione totale col capo, l’assassinio di Matteotti, la morte di Gramsci, gli esili a Ventotene, gli arresti. L’italiano, e lo dico per i miei fratelli, ha memoria solo per due cose: Sanremo e la formazione di calcio della Juventus del 1930. Per il resto ha una labilità di memoria che fa spavento”.
Conclusione. Scrisse di lui Avvenire: “Poeta della vita”. Dissero di lui padre Antonio Spadaro e don Luigi Ciotti: "Voce profetica, un modello per tutti noi, un ragionare pacato e lucido"… Lette le citazioni (certo solo una minuscola selezione, ma forse già significativa), ai lettori l’ardua sentenza.