NEO-CARDINALI/ PIERBATTISTA PIZZABALLA: INTERVISTA A PASSO DI CARICA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 30 settembre 2023
Intervista a passo di carica al Patriarca latino di Gerusalemme, padre Pierbattista Pizzaballa, di passaggio giovedì 28 settembre 2023 in Sala Stampa Vaticana prima della creazione a cardinale…
Come alcuni altri neo-porporati, padre Pierbattista Pizzaballa - patriarca latino di Gerusalemme - si è soffermato giovedì 28 settembre 2023 per un paio d’ore in Sala Stampa Vaticana, a disposizione dei giornalisti interessati (molti). Abbiamo dunque colto l’occasione per un’intervista al volo anche con lui, cinquantottenne frate minore nato a Cologno al Serio (Bergamo) il 21 aprile 1965 e dall’ottobre 1990 in Terrasanta, dove è stato Custode dal 2004 al 2016 (per quattro anni anche vicario patriarcale per i cattolici di lingua ebraica), amministratore apostolico del Patriarcato latino dal 2016 al 2020, poi Patriarca. Il 30 settembre 2023 viene creato cardinale (annunciato il 9 luglio 2023).
Padre Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, forse tutti da bambini hanno sognato in grande… ai miei tempi di diventare presidente, papa, calciatore, missionario, ranchero, generale, pirata della Malesia…. Nei Suoi sogni da pargolo c’era forse la Terrasanta?
No, niente Terrasanta. Io sognavo la Cina… ero nel Seminario minore e lì c’erano alcuni vecchi missionari espulsi dal Paese dopo che nel 1949 Mao Tze Tung aveva preso il potere… quei missionari parlavano spesso della loro esperienza. E io allora da bambino dicevo sempre: “Voglio diventare missionario e andare a fare quello che facevano loro”. Poi invece mi hanno mandato a metà strada…
Allora la Sua Terrasanta è nata per una imposizione, non per una scelta…
No, imposizione non si può mai dire. Nella Chiesa non c’è imposizione, solo obbedienza. L’obbedienza è un segno grande e importante di libertà. Nell’obbedire andando in Terrasanta ho scoperto prospettive nuove che mai avrei immaginato.
Quando nel 1990, a 25 anni, Lei è arrivato in Terrasanta, che lingue parlava?
Bergamasco e un po’ di italiano … (ridacchia)
Dal 2004 al 2008 Lei però è stato vicario patriarcale per i fedeli cattolici di lingua ebraica… prima di tutto: chi sono questi cattolici di lingua ebraica?
Sono in parte ebrei che hanno ricevuto il Battesimo o membri di matrimoni misti… sono poche centinaia. Gli altri cattolici di lingua ebraica sono molti di più e sono soprattutto i figli degli immigrati filippini e indiani che crescono nel contesto ebraico…
Ne deduco che Lei in Terrasanta ha dovuto imparare l’ebraico moderno…
Naturalmente…
Non ha mai pensato di imparare anche l’arabo?
Sì, l’arabo… ho dovuto impararlo, però è ancora zoppicante. L’ideale sarebbe imparare bene le lingue necessarie, ma non sono così dotato…
Dal 1990 ad oggi, 2023, sono cambiati e come i rapporti ecumenici a Gerusalemme?
Certamente sono cambiati. In meglio. Pure a Gerusalemme. Ne è dimostrazione anche la presenza per il Concistoro del patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme…
… e con i musulmani?
Nelle nostre scuole, nelle nostre attività, nelle opere di carità i musulmani sono molto spesso i primi beneficiari e dunque abbiamo buone relazioni con loro. Non sono però mai rapporti scontati, naturali… hanno sempre bisogno di essere coltivati con molta cura.
… e con gli ebrei?
Si può dire lo stesso.
Però ci sono tensioni con alcuni gruppi ebraici ultraortodossi..
Ci sono state…
Ci sono state e ci sono?
Ci sono state e ci sono ancora , permangono soprattutto con il mondo ebraico ultraortodosso, nazionalista. Ma la gran parte della popolazione israeliana, anche quella connotata dall’osservanza religiosa, non ha nulla a che fare con gli episodi di violenza. Tali episodi, gli attacchi che abbiamo subito, hanno creato una reazione rallegrante, stimolante anche nel mondo ebraico religioso, che ora ha preso coscienza di dover lavorare più e meglio per una formazione adeguata alla convivenza e al dialogo con gli altri.
… e con lo Stato di Israele?
Abbiamo relazioni con il presidente, con il governo, con i ministri … ma anche in questo caso tutto naturalmente non è mai scontato, è sempre in costruzione…
Sempre meno cristiani in Terrasanta. Come aiutarli concretamente a restare?
Con i pellegrinaggi innanzitutto, che sono anche preziosi per la sopravvivenza di tante famiglie di artigiani cristiani, con l’aiuto alle scuole ad esempio sotto forme di borse di studio…
…come fa la parrocchia romana di sant’Ippolito con la scuola di Zababdeh vicino a Jenin…
Sì … e pure alle università, con gemellaggi, ancora borse di studio, scambi… mi vengono in mente ad esempio gli studenti bisognosi dell’università di Nablus…
Per concludere: più volte Lei ha connotato Gerusalemme come “laboratorio prezioso” di umanità. Dopo 33 anni di Terrasanta lo può confermare?
. Sì, lo confermo senz’altro. A Gerusalemme si insegna a sentirsi padroni del tempo, nel rispetto degli altri e si impara a gestire la relazione con gli altri come parte costituiva della propria identità.
. Anche a Lei, padre Pizzaballa, molti auguri per un cardinalato fecondo e benefico per la Terrasanta!