INTERVISTA AL CARDINAL POUPARD SU LUCI E OMBRE NEL CATTOLICESIMO FRANCESE - 'IL CONSULENTE RE ONLINE' DI SETTEMBRE 2009
Dal settembre 2007 il settantanovenne cardinale Paul Poupard non è più presidente del Pontificio Consiglio per
Lo spunto è dato dai risultati di un’indagine in materia dell’Istituto di sondaggi d’opinione Ifop, da cui emerge ad esempio che la frequenza alla messa domenicale è crollata mediamente nel Paese al 4,5%. Nella sua riflessione il presidente emerito del Pontificio Consiglio per la cultura richiama alla ‘storia fondata sulla lunga durata’, la cui conoscenza aiuta a capire meglio anche il presente. Per il cardinale Poupard l’odierno cattolicesimo francese presenta luci e ombre: dopo tre decenni ha riscoperto ad esempio la necessità dell’annuncio della fede, abbandonando quella che il nostro interlocutore definisce la “pastorale del nascondimento”. In tale contesto, il porporato invita i cattolici a essere orgogliosi della propria fede anche pubblicamente, come sanno fare ad esempio molti musulmani. Sullo spostamento a destra di non pochi cattolici praticanti francesi, il cardinale Poupard presume che il fatto derivi dal crescere del sentimento della paura nella nostra società. Da cui i cattolici non sono esenti. .
Eminenza, a metà agosto sono stati pubblicizzati su Le Monde i risultati di un’analisi dell’istituto di sondaggi d’opinione Ifop su “Il cattolicesimo in Francia nel
(Il cardinale tiene aperta davanti a sé una cartella da cui occhieggiano molti ritagli, alcuni ingialliti). No, non è per me una sorpresa. Infatti nel dossier che ho sotto gli occhi – (ridacchia) Lei sa che è una mia deformazione professionale – ho un primo articolo de
No, ma potrei supporre che già parli di una crisi…
E’ intitolato Le choc des chiffres e vi si legge che la pratica domenicale è caduta del 54% in 25 anni e si attesta sul 7%. Il 4 novembre leggiamo i titoli: Le ultime statistiche sono drammatiche –
Però la grande maggioranza non pratica…
Bisogna fare le opportune distinzioni: un conto è la pratica religiosa, un’altra la rivendicazione dell’identità religiosa, un’altra ancora riguarda i contenuti dell’appartenenza. Ecco un articolo del 2002, che titola: In quarant’anni una profonda rivoluzione cattolica, ma il senso religioso non è morto. E tra i giovani c’è una rinascita del credere. Nello stesso anno un altro articolo, incentrato su Parigi: Pratica religiosa tra il 2,5 e il 4%. Però, nel contempo, si legge di una richiesta crescente di corsi di teologia per laici, che ho visto affacciarsi negli Anni Settanta – quando ero rettore dell’ Institut Catholique: una domanda di formazione che si è rafforzata con le iniziative del cardinale Lustiger (Ecole de Notre Dame).
Il quadro presenta dunque anche qualche luce, al di là della drasticità delle cifre…
Certo la pratica è caduta, il calo di sacerdoti e di seminaristi molto forte. Però, vedi un articolo del 2003 nel Figaro, Successo della formazione…mai il livello di formazione dei cattolici è stato così alto…il nuovo impegno intellettuale dei cattolici francesi. Sulla stessa linea un commento della Nouvelle Revue théologique dell’anno seguente che annuncia una profonda riflessione del mondo intellettuale sulla fede.
L’inchiesta dell’Ifop non tocca questo tema, cui Lei ha fatto già ampio riferimento…
No. E non tocca neppure quelli del catecumenato, del battesimo degli adulti, in crescita sensibile (attorno ai novemila annuali). Qui emerge che, se i praticanti regolari sono in maggior numero ultracinquantenni, i catecumeni in larga parte (quattro su cinque) appartengono alle fasce d’età sotto i quarant’anni. Non solo, ma si evidenzia che il ‘nuovo’ cattolicesimo è più urbano che rurale…
Nell’inchiesta dell’Ifop si parla di una pratica religiosa sorprendente nella zona ovest dell’agglomerato parigino…
Il Rinascimento viene dalla città! Quattro catecumeni su cinque abitano le aree urbane. Tra loro ci sono anche alcuni di origine islamica e questo è un dato di sicura rilevanza. (Il cardinale continua a sfogliare il dossier) Ecco una riflessione (2005) molto interessante di un sacerdote nigeriano che, da alcuni anni in Francia, nota:
C’è stato un tempo in cui
Sì, ci sono stati gli anni (che ho attraversato) della ‘pastorale del nascondimento’. Oggi di nuovo, come rilevava nel 2005 l’odierno arcivescovo di Parigi, il cardinale Vingt-Trois, si è sempre più coscienti che
Però, nel dopo-Concilio, certuni si vergognavano di “trasmettere la fede”…
Sì, è quello che è accaduto nel decennio in cui ero rettore dell’Institut Catholique di Parigi: si diceva di voler rispettare la libertà dei ragazzi, non imporre niente, si proponevano invece les échanges de vie…ma Lei poteva fare tutti gli scambi di esperienze di vita che vuole, ma non troverà mai tra gli argomenti il mistero della Santissima Trinità! Oggi in Francia, dopo tre decenni, l’hanno capito. Guardi adesso queste altre statistiche sull’accettazione dell’intervento della Chiesa nella vita pubblica: d’accordo il 37% degli americani, il 30% degli italiani, il 25% dei canadesi, il 20% dei messicani e dei tedeschi, il 17% degli spagnoli, il 12% dei francesi…
C’est la laicité…
Nonostante ciò, i francesi in maggioranza continuano a dirsi cattolici, sebbene per la metà di questi ultimi la religione non sia considerata importante nella vita. Ma ecco un articolo recente su un’altra realtà ignorata dall’indagine dell’Ifop: la nascita di nuove comunità cattoliche. Un fenomeno che è un segnale, anche se una rondine non fa primavera… e del resto un sondaggio non fa l’apocalisse! Conosco la comunità di San Nicola dei Lorenesi vicino a piazza Navona: fondata da un domenicano, è animata da diversi giovani. L’anno scorso sono andato con loro ad Ars, ordinandone una decina sacerdoti e una ventina diaconi. Molto interessante e viva è anche
Eminenza, vediamo che nel suo dossier sul cattolicesimo francese spuntano ancora un paio di articoli recenti…
… che certificano il moltiplicarsi di dialoghi tra intellettuali cattolici e agnostici, per esempio quello tra l’ex-ministro del governo Chirac Luc Ferry, storico, e il mio amico filosofo Lucien Jerphagnon su La tentation du Christianisme. Mentre lo leggevo, pensavo al mio villaggio natale angioino. Quand’ero bambino, mio parroco poteva contare sulle dita di una mano gli uomini che non facevano
Lei, eminenza, ha presentato un quadro molto variegato, in chiaroscuro e da storica della longue durée, dell’odierno cattolicesimo francese. E’ evidente che i dati emersi dall’indagine riguardano solo alcuni aspetti della situazione. Tuttavia quello del forte distacco dalla Chiesa istituzionale, testimoniato da quel 4,5% di frequenza alla messa domenicale, resta. Che cosa si può fare subito – al di là della missione di annuncio e formazione che però richiede tempi lunghi - per accrescere la partecipazione dei cattolici all’Eucarestia?
Ribadisco che il distacco è un fatto culturale. Non voglio minimizzare, ma il distacco non è solo nella Chiesa… è nei partiti, nei sindacati. Oggi regna la polverizzazione, anche
Nella stessa indagine dell’Ifop si certifica oggi uno spostamento notevole a destra, anche in quella più nazionalista, dei cattolici praticanti francesi. Che emergono come una categoria sociologica politicamente molto più a destra dei cattolici tiepidi e dell’insieme dei francesi. Eminenza, ne è sorpreso? Come lo spiega?
Mi ricordo bene quando, diversi anni fa, ci fu una forte spinta elettorale dell’estrema destra. Le analisi dei flussi elettorali mostrarono che i cattolici erano tra i più refrattari a votare il Front National. Le Pen, dopo la caduta del Muro e il crollo dell’impero comunista, aveva raccolto invece non pochi voti di elettori di estrema sinistra, che cercavano qualcuno che promettesse (come faceva il partito comunista francese) di “dar voce ai senza voce”. I cattolici, però, continuavano a non votare salvo piccole minoranze il Front National. Ora mi sorprendono i dati dell’Ifop, che mostrano uno spostamento oggettivo verso destra, anche quella dura, proprio in questi ultimi anni. Tuttavia posso immaginare che il crescere del voto cattolico a destra (moderata e radicale) sia provocato dall’insorgere della paura per il crollo di alcune certezze sociali, per l’insicurezza crescente, per la perdita del posto di lavoro…
Tra i cattolici francesi c’è paura anche per l’avanzata dell’Islam, professato da ormai il 6% della popolazione (con punte oltre il 10% nell’agglomerazione parigina)?
Difficile dirlo. E tuttavia posso pensare che la rivolta delle banlieux, con le sue immagini di auto incendiate e, soprattutto, di scuole distrutte, abbia impaurito molti francesi, anche cattolici.
A proposito di Islam. Da un’altra indagine dell’Ifop , stavolta sul radicamento dell’Islam in Francia tra il 1989 e il 2009, emerge che, rispetto ai cattolici, i musulmani praticano molto di più la loro religione. Lei, eminenza, come considera questo dato di fatto?
Rispondo così. Lei saprà che in Gran Bretagna la piccola minoranza di cattolici pratica molto di più della maggioranza anglicana. Le minoranze sono sempre molto più assidue nell’esternare la loro appartenenza. Mi ricordo di un incontro a Oslo. Lì vidi un domenicano che mi disse di essere stato invitato dalla televisione di Stato a parlare per Natale; molto sorpreso, aveva chiesto il perché, dato che i cattolici in Norvegia sono pochissimi. Risposta del presentatore agnostico: “Però voi avete qualcosa da dire”.
Eminenza, quanto Lei ha detto può essere riferito anche ai musulmani di Francia?
Avendo trascorso buona parte delle vacanze estive in Francia, ne ho tratto la convinzione che la seconda generazione musulmana in Francia è molto diversa dalla prima. Se i padri miravano prima di tutto all’integrazione nella società francese, i figli invece tendono ad affermare la propria identità.
L’orgoglio dell’appartenenza mostrato da molti musulmani può essere motivo di riflessione per
Sì, mi sembra che sia un insegnamento che fin qui è stato pressoché ignorato. Qualche vescovo francese si lamentava perché alla televisione si parlava del Ramadan e non della Quaresima. Il fatto è che quest’ultima è stata svuotata di contenuto! Perciò, se ci sono milioni di musulmani che pregano pubblicamente, non sono da criticare, ma da imitare. Facciamo così anche noi cattolici… esprimendo la gioia del credere e la speranza nella vita eterna!