CARD. BALDISSERI/SINODO: TROPPA ENFASI SUI ‘DIVORZIATI RISPOSATI’ – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 3 luglio 2014
A colloquio con il Segretario generale del Sinodo dei vescovi – ‘Questionario’ per conoscere il ‘vissuto familiare’ delle persone e la realtà della pastorale ecclesiale in quest’ambito – Il grande dibattito massmediatico sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati non si ritrova in tal misura nelle risposte ricevute da tutto il mondo – Un riconoscimento a chi in Europa testimonia per il valore della famiglia.
La famiglia e la sua situazione in tempi così fluidi come i nostri saranno al centro del prossimo Sinodo straordinario dei vescovi, convocato in Vaticano dal 5 al 19 ottobre su precisa e forte volontà di papa Francesco. Vi parteciperanno circa 180 persone, in maggioranza rappresentanti delle Conferenze episcopali di ogni parte del mondo. Tale Sinodo straordinario sarà seguito a un anno di distanza da un Sinodo ordinario, in cui le valutazioni emerse nell’ottobre 2014 confluiranno in proposte precise riguardanti possibili modifiche delle modalità con cui la Chiesa universale affronta oggi alcuni argomenti ‘spinosi’ riguardanti l’ambito familiare (vedi tema dell’eventuale ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati o di una partecipazione maggiore alla vita parrocchiale di persone in stato di irregolarità di coppia secondo la dottrina cattolica tradizionale).
A coordinare i lavori del Sinodo, che il Papa ha voluto in tempi brevi, sarà un presule toscano dell’arcidiocesi di Pisa, l’odierno cardinale Lorenzo Baldisseri. Il porporato settantaquattrenne, già nunzio apostolico ad Haiti, in Paraguay, in India e in Brasile, era stato richiamato a Roma nel gennaio del 2012 da papa Ratzinger come segretario dell’importante Congregazione per i vescovi. Nominato anche segretario del Collegio cardinalizio, automaticamente è stato segretario del Conclave del marzo 2013. In tale occasione, dopo l’elezione del cardinale Bergoglio e la sua accettazione, durante il rito dell’obbedienza ha ricevuto dalle mani del nuovo Papa il suo ormai superato zucchetto rossoporpora, rinnovando una tradizione che prefigurava la prossima nomina a cardinale del segretario del Conclave e che si era interrotta con Giovanni XXIII. Così Lorenzo Baldisseri è stato creato ufficialmente cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2014. Intanto, lo scorso 21 settembre, era stato nominato nuovo segretario generale del Sinodo dei vescovi. E’ in tale veste che l’abbiamo incontrato nel suo ufficio di via della Conciliazione, a pochi passi da san Pietro, per un’intervista su ciò che è stato fatto fin qui per preparare nel migliore dei modi il prossimo appuntamento di ottobre sulla famiglia.
Eminenza, la settimana scorsa, il 26 giugno, Lei ha presentato in Sala Stampa vaticana, insieme con i cardinali Erdoe e Vingt-Trois e l’arcivescovo Forte, l’ Instrumentum laboris del prossimo Sinodo…
Vorrei subito dire che l’Instrumentum laboris è un documento che servirà ai Padri sinodali come base tematica di discussione e di dibattito per la prossima Assemblea Generale Straordinaria. In tale occasione il tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” sarà al centro dell’attenzione dei Padri, che si troveranno davanti ad una gamma vasta di problematiche da trattare. Ora è chiaro che questo testo, una lunga esposizione della realtà sulla famiglia, implica un discernimento e una valutazione approfondita da parte loro, riuniti in Assemblea in ottobre. Il loro compito è quello di offrire orientamenti e direttive che poi saranno sottoposti alla considerazione del Santo Padre, di cui usufruirà come Egli crederà opportuno. Il fatto che il Sinodo si dipani in due tappe (ottobre 2014 e ottobre 2015), indica inoltre che i Padri sinodali avranno a disposizione un maggior tempo per riflettere e maturare le loro conclusioni sul tema, cosi complesso, delicato e urgente.
Le citiamo alcuni dei titoli più significativi apparsi sulla stampa venerdì 27 giugno dopo la presentazione dell’ Instrumentum laboris: “Dai gay ai divorziati la svolta dei vescovi: Basta condanne”, “I vescovi aprono alle unioni di fatto. Coppie gay, sì al battesimo dei figli”, “La Chiesa in analisi: i fedeli non ci capiscono”, “Famiglia vaticana allargata. Il matrimonio è diventato negoziabile, come tutto il resto”, “La rivoluzione di Francesco: ascoltare il suo popolo”…
Le reazioni della stampa sulla pubblicazione dell’ Instrumentum Laboris rispondono a interpretazioni e aspetti ritenuti significativi dagli operatori mediatici. Tuttavia credo che la lettura approfondita e fedele del documento induca a trattare con maggiore respiro e ampiezza le tematiche, che meritano tutte senza eccezione spazio e commento. A volte la fretta o la contingenza porta a sottolineare alcuni aspetti a detrimento di altri. Sarebbe utile per esempio ricordare che il concetto di famiglia e il suo vissuto variano secondo le culture, le zone geografiche e le tradizioni. Quindi il continente africano o quello asiatico rispecchiano problemi e difficoltà differenti (poligamia, matrimoni combinati, povertà, migrazione ecc.) rispetto a quello della sfera occidentale, che soffre di esasperato individualismo, di edonismo e consumismo con le relative ricadute.
Come Lei sa, l’Instrumentum laboris tiene conto anche dei risultati di un ‘Questionario’ assai controverso, con 39 domande su conoscenza e apprezzamento della dottrina cattolica sulla famiglia, oltre che su eventuali modifiche nella prassi pastorale da tenere verso alcune categorie ‘problematiche’ in tale ambito. In Svizzera addirittura è stato elaborato, su decisione della Conferenza episcopale nazionale che ne ha affidato il compito all’istituto socio-pastorale di San Gallo, un ‘Questionario bis’… Quale valore, secondo Lei, hanno i risultati raccolti in tutto il mondo, su carta e tramite Internet (in quest’ultimo caso si poneva il problema dell’affidabilità delle risposte)?
Il Questionario, come si sa, è la terza parte del Documento Preparatorio iniziale ed è stato inviato alle Conferenze Episcopali e ad altri aventi diritto per avere le informazioni, i suggerimenti, le riflessioni sulla famiglia e soprattutto sul vissuto familiare. Sottolineo il “vissuto”. Il valore dei risultati ottenuti è quindi quello proprio di un’inchiesta, che non è un semplice sondaggio, ma il tentativo di conoscere la situazione concreta della gente che vive l’esperienza della famiglia e in che modo la Chiesa cura la pastorale familiare. E’ da dire che è stato normalmente compreso, che non si trattava di avere risposte ridotte a un semplice “si o “no”. Si è potuta prendere conoscenza di situazioni anche di sofferenza, di famiglie e di persone singole, così pure abbiamo ricevuto le relazioni di parroci e di operatori familiari, di esponenti delle associazioni familiari ed altri. Alla data di oggi le 114 Conferenze Episcopali hanno risposto per l’88, 59%. Le poche mancanti sono per lo più del continente africano. Le risposte singole o di gruppo ammontano a 983 e provengono in maggioranza dall’Europa (63,58%). Il tasso più basso è quello asiatico (2, 33%). I dati sono in continua evoluzione, poiché continuano a giungere alla Segreteria Generale le risposte dei ritardatari, che sono benvenute. La maggioranza di esse sono giunte in versione cartacea; le altre si presumono come un invio serio.
Eminenza, quali risposte nel Questionario, quale posto nel Sinodo per la questione dell’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati? Come Lei su questo preciso tema è in corso da mesi un vivace dibattito tra gli ‘aperturisti’ come il cardinale Walter Kasper (cui il Papa ha affidato la relazione introduttiva del Concistoro sulla famiglia del febbraio scorso) e coloro che invece, richiamandosi alla dottrina cattolica vigente, nutrono gravi perplessità e preoccupazioni su tale eventuale ‘apertura’. Tra questi ultimi numerosi sono i cardinali…
Le risposte ricevute, sia dalle Conferenze Episcopali che da singoli e gruppi, sono articolate secondo le domande del questionario. L’enfasi che è stata posta sulla questione dell’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati non emerge invece dalle risposte ricevute, nelle quali ovviamente si parla del tema e gli si dà la rilevanza che merita, nella giusta misura. Credo che l’ Instrumentum laboris farà conoscere meglio l’ampiezza delle problematiche relative alla famiglia, che toccano i cinque continenti, e aiuterà anche la cosiddetta opinione pubblica europea e occidentale a valutare con maggior equilibro quei temi che sono ritenuti “caldi” e sensibili. Anche in Occidente ci sono ad esempio temi come quelli delle convivenze, delle ragazze madri, della violenza e degli abusi in seno della famiglia, la testimonianza di persone separate che restano fedeli al matrimonio anche se è fallito, la questione dei figli e di coloro che restano soli (anziani, ecc), ed altro, che sono elencati nel documento in questione e che hanno la loro rilevanza nella società, rappresentando una sfida pastorale per la Chiesa. I Padri sinodali si riuniscono proprio per affrontare tutte queste tematiche e per cercare una risposta pastorale adeguata ai tempi e alle circostanze attuali.
Risposta pastorale… Che cosa significa? Privilegiare concretamente nella prassi l’atteggiamento della misericordia non rischia di suscitare nell’opinione pubblica la percezione (che spesso poi diventa una ‘verità’) che la Chiesa stia allentando la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio? Ci si è chiesti da qualche parte se non si stia andando verso un ‘divorzio cattolico’…
Parlare della misericordia non vuol dire cambiare la dottrina circa l’indissolubilità del matrimonio.
Però, secondo alcuni, se si cambiasse la prassi pastorale, ammettendo – in nome della misericordia - ad esempio alla comunione i divorziati risposati o ‘riconoscendo’ in qualche modo le unioni tra persone dello stesso sesso, fatalmente de facto verrebbe intaccata l’indissolubilità del matrimonio e la sua specificazione tra uomo e donna… sarebbe in realtà non un ‘aggiustamento’, ma una ‘rivoluzione’…
La misericordia non si riduce ad una prassi e nemmeno ad un rischio o ad una percezione. La misericordia è Dio stesso che è amore e che nei confronti dell’uomo peccatore e pentito è misericordioso. L’arcivescovo Bruno Forte, Segretario speciale della prossima Assemblea Sinodale, è stato chiaro al riguardo nel suo intervento in sala stampa, il 26 giugno scorso. E qui lo ribadisco. Egli dice che “l’agire pastorale della Chiesa nei confronti delle persone in situazioni familiari difficili o irregolari deve riflettere lo sguardo di misericordia con cui il Padre celeste guarda e ama ciascuno dei suoi figli (citando l’Evangelii gaudium n. 47). Di conseguenza, verso chi vive realtà che comportano grande sofferenza la vera urgenza pastorale è quella di permettere a queste persone di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta la comunità ecclesiale (Instrumentum Laboris n. 80). Tutto questo non ha nulla a che vedere con lo slogan banalizzante di ‘divorzio cattolico’, di cui alcuni hanno parlato in rapporto a quanto il Sinodo potrà proporre”.
Quel “camminare insieme” suscita in alcuni altre perplessità. Si chiedono infatti: “Non è che ci ritroveremo ad avere Consigli pastorali e organismi affini presieduti da divorziati risposati o da omosessuali dichiarati e praticanti (come del resto è già accaduto in una parrocchia dell’arcidiocesi di Vienna tra mille polemiche)?”
Circa il camminare insieme nelle comunità sarà il Sinodo a dare gli adeguati orientamenti.
D’altra parte ci si può domandare allora quale sarà il posto nel Sinodo per la testimonianza di lotta, lotta gioiosa ma lotta, che negli scorsi mesi (e ancora oggi) una parte consistente del popolo cattolico (e di uomini di buona volontà) ha condotto e conduce ad esempio in Francia in favore della famiglia tra uomo e donna (vedi le grandi manifestazioni della Manif pour tous) o in Croazia ha portato all’iscrizione nella Costituzione dell’aggiunta “tra uomo e donna” alla parola ‘matrimonio’ o nella Repubblica Slovacca a una massiccia mobilitazione popolare?
Vorrei segnalare anch’io che si fa sempre più forte la testimonianza da parte del popolo di Dio in favore della valorizzazione della famiglia, contro quella che è propagandata come “una rivoluzione antropologica”, e che in verità porta piuttosto alla sua decomposizione. Queste iniziative sono oggi presenti in tutta Europa, in modo più accentuato in quella orientale. Notevole è stata quella ‘Manif pour tous’ che in Francia ha riunito più volte centinaia di migliaia di persone.
P.S. L’intervista in versione cartacea appare in una pagina dell’inserto ‘ Catholica’ del ‘Giornale del Popolo’ (quotidiano cattolico della Svizzera italiana) di giovedì 3 luglio 2014 e, tradotta in inglese, sul numero di agosto 2014 del mensile cattolico statunitense ‘Inside the Vatican’.