PAROLIN, RATZINGER, AGUSTONI SUL VESCOVO EUGENIO CORECCO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org - 21 ottobre 2020
Il 7 novembre 2020 a Lugano verrà ufficialmente inaugurata la cattedra Eugenio Corecco, intitolata al vescovo di Lugano morto prematuramente nel 1995. Il relatore principale, il cardinale Parolin, rispondendo alle nostre domande, evidenzia la fede di Eugenio Corecco. Ripubblichiamo inoltre le risposte su Corecco dateci nel 2002 dall’allora cardinale Ratzinger e alcuni passi dell’omelia funebre pronunciata nel 1995 dal cardinale Agustoni.
In vista dell’importante Convegno del 7 novembre a Lugano per l’inaugurazione ufficiale - presso la locale Facoltà di teologia - della cattedra intitolata al vescovo Eugenio Corecco, abbiamo pubblicato l’11 ottobre scorso un’ampia intervista a don Willy Volonté, uno dei collaboratori più stretti del vescovo ticinese e primo Segretario dell’istituzione universitaria (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/979-intervista-a-don-willy-volonte-eugenio-corecco-uomo-e-pastore.html ).
Oggi invece diamo la parola al cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, cui abbiamo chiesto di illustrare negli aspetti essenziali la figura del pastore scomparso prematuramente nel 1995. Parolin terrà a Lugano la lectio magistralis. Di seguito ripubblichiamo poi le risposte dateci su Corecco, in occasione di un Convegno internazionale del 2002 a Lugano, dall’allora cardinale Joseph Ratzinger (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/79-il-card-ratzinger-sul-vescovo-corecco.html ) e qualche passo dell’omelia funebre tenuta nella cattedrale di san Lorenzo a Lugano dal cardinale Gilberto Agustoni ( vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/662-ricordo-del-cardinale-ticinese-gilberto-agustoni.html )
PIETRO PAROLIN: LASCIA ALLA CHIESA UN LUMINOSO ESEMPIO DI FEDE CHE SI TRASMETTE CON IL FUOCO DELL’ANNUNCIO E DELLA TESTIMONIANZA
Eminenza, quali sono i motivi che hanno spinto il Segretario di Stato vaticano a inaugurare il 7 novembre una cattedra intitolata a Eugenio Corecco nella Facoltà di teologia di Lugano, voluta e fondata proprio dal vescovo ticinese?
In occasione della mia visita del 7-9 novembre in Svizzera, per commemorare il centenario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche della Confederazione con la Santa Sede, sono stato invitato dal Gran Cancelliere e dal Rettore Magnifico della Facoltà di Teologia di Lugano a partecipare al Convegno Le vulnerabilità: una rinnovata prospettiva di dignità umana. Il Convegno è stato organizzato per inaugurare la Cattedra Eugenio Corecco, unità accademica recentemente istituita in memoria grata del Presule. Volentieri ho accettato di associarmi a tale evento.
Qual è secondo Lei l’eredità più importante che Corecco ha lasciato alla Chiesa universale?
Il vescovo Eugenio Corecco lascia alla Chiesa, in primo luogo, un luminoso esempio di fede, come rapporto personale e vitale con il Signore Gesù. È la fede semplice e appassionata del Pastore e del teologo, che si trasmette agli altri con il fuoco dell’annuncio e della testimonianza; una fede che si è purificata e approfondita attraverso il mistero della Croce, che per lui è diventato particolarmente reale nella sofferenza vissuta nella carne. Il tumore che lo ha colpito e prostrato negli anni del suo ministero episcopale, gli ha spalancato orizzonti inediti di fiducia e di abbandono in Dio, facendogli apprezzare ancora di più che “la grazia vale più della vita” (Sal 62,4), come amava affermare. Il suo sguardo di fede, la sua ricerca appassionata della Verità che è Cristo e Cristo nella sua Chiesa, ha così illuminato e direi vivificato ogni esperienza e ambito della sua vita, spirituale e pastorale, ma anche intellettuale e professionale, in modo particolare nel campo del diritto canonico.
…non per niente il professor don Eugenio Corecco fu chiamato da Giovanni Paolo II a far parte della ristretta commissione per l’ultima stesura del testo del nuovo Codice di diritto canonico, promulgato da papa Giovanni Paolo II il 25 gennaio del 1983…
In tale ambito si è infatti distinto nella riflessione sul fondamento teologico del diritto canonico e della canonistica per mantenere il delicato equilibrio tra il teologico e il giuridico. Sua è la famosa definizione del diritto canonico come “la regola della fede”. Mi piace poi ricordare che una delle sue convinzioni è che il diritto ecclesiale è elemento intrinseco al mistero di comunione che è la Chiesa. Credo che l’insistenza sul mistero della comunione nella Chiesa sia un altro punto centrale dell’insegnamento e dell’eredità che ci ha lasciato quest’uomo di Dio. Concluderei, citando una sua frase, appena divenuto Vescovo, che è in grande sintonia con il magistero di Papa Francesco: “La giustizia di Dio è misericordia e perdono”!
JOSEPH RATZINGER: BONTA’ NATURALE E PUREZZA DI CUORE
Eminenza, quale impressione Le fece il giovane sacerdote don Eugenio Corecco quando – insieme con il suo amico don Angelo Scola – incontrò Lei, allora professor Ratzinger, per perorare la causa della rivista internazionale ‘Communio’? Accadde la prima volta nel 1971, e poi continuaste il colloquio in una trattoria bavarese di Regensburg…
Mi avevano impressionato subito la bontà naturale e anche la purezza di cuore che si potevano vedere in lui. Era un uomo di fede profonda e intensa e di una vita interiore profonda; da lui traspariva la luce purificante della fede. L’altra dimensione della sua personalità – meno importante quanto all’essenziale ma rilevante per la rivista – era la fecondità del suo pensiero.
Ecco… e qui arriviamo al canonista Corecco, meritatamente apprezzato dalla Chiesa universale…
Pensatore famoso, si è occupato di collegare due settori che appaiono a prima vista assai distanti, la cultura del diritto canonico e la teologia. C’è una tradizione per la quale il diritto canonico si costruisce esclusivamente secondo le norme del diritto e la sua logica. Per Corecco era fondamentale il riconoscere che il diritto canonico è una disciplina teologica. La struttura del diritto canonico scaturisce dal Mistero dell’Incarnazione. Il suo soggetto è la Chiesa e solo partendo da questo soggetto con le sue caratteristiche presenti in nessun altro soggetto, si può capire e costruire un vero diritto della Chiesa, il diritto canonico.
GILBERTO AGUSTONI: CONFORTO PER MOLTI SOFFERENTI
“Pensatore dotto, lucido e fecondo uscito vincitore nel buon combattimento (…) il Vescovo Eugenio sapeva a chi e a che cosa era destinata la sua vita che la malattia gli strappava lembo dopo lembo. Lo ha detto parlando della sua malattia, di lui uomo, di lui sacerdote e Vescovo, con serenità e quasi con distacco, dirigendosi al popolo che Egli sentiva suo, perché sentiva di farne parte e perché gli era stato affidato dal grande Pastore, Cristo. Quanti fratelli sofferenti, quanti infermi sul punto di affrontare l’ultimo combattimento avranno trovato conforto, luce, pace, in quelle sue parole che uscivano da un corpo che viveva la sofferenza di cui parlava e da un cuore che, illuminato dalla fede e sorretto dall’amore, sapeva trasformare in offerta. In quegli incontri, televisivi e radiofonici o scritti, mons. Corecco ha dato a vedere una personalità di altissimo profilo, profonda nel pensiero, semplice nel porgere, soprattutto alimentata da una fede che irradiava convinzione”.
“L’approvazione di questo Istituto (NdR: la Facoltà di teologia di Lugano), voluto con chiaroveggenza, tenacemente, superando molti ostacoli e accanite opposizioni, è stato per il nostro Vescovo una grande soddisfazione. Questa istituzione è stata fino all’ultimo in cima alle sue preoccupazioni: per assicurarne la fedeltà alla linea dottrinale e disciplinare sulla quale l’aveva attentamente impostata, per garantire le necessarie risorse per il suo futuro sviluppo e la solidità delle sue strutture. Egli consegna la Facoltà teologica alla diocesi come il dono più prezioso del suo ministero, perché l’ha sempre considerata in una prospettiva pastorale specialmente per la formazione dei seminaristi, dei sacerdoti e dei laici interessati”.
“Il Santo Padre Giovanni Paolo II (…) informato della morte di mons. Corecco mentre si accingeva a celebrare il rito delle ceneri a Santa Sabina (…) disse poche parole che esprimevano affetto, stima e rimpianto e soggiunse: 'Celebrerò la Messa per lui'. E io sono qui per attestare l’affetto, la stima e il rimpianto del Papa per il nostro Vescovo Eugenio che Cristo ha chiamato a sé”.