DDL ZAN: CONTINUA LA BATTAGLIA – SVENTATO BLITZ IN SCUOLE LAZIO - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 maggio 2021
Prosegue nel Paese la battaglia sul ddl Zan: contromosse del centro-destra, copertina de ‘L’Espresso’, ritorno delle ‘Sentinelle in piedi’, camion vela e banchetti di ‘Pro Vita &Famiglia’ – Nel Lazio bloccato per il momento il tentativo di colorare di arcobaleno tutte le scuole, imponendo de facto l’ideologia gender dalla scuola materna alla media superiore – ‘Marcia per la Vita’ a Roma sabato il 22 maggio.
PREMESSA: SABATO 22 MAGGIO 2021 A ROMA RITORNA LA ‘MARCIA PER LA VITA’ – VENERDI’ 21 MAGGIO l’ADORAZIONE EUCARISTICA
Dopo la pausa forzata dell’anno scorso, l’ormai tradizionale ‘Marcia nazionale per la Vita’ scenderà in piazza a Roma sabato 22 maggio 2021 per la sua decima edizione. Dato che le restrizioni governative per i noti motivi si vanno allentando solo lentamente, la ‘Marcia’ non sarà però ancora tale, ma ci si ritroverà in forma statica (e mascherina e distanziamento) alle 11.00 a via dei Fori Imperiali dalla parte di piazza Venezia. Evidentemente la partecipazione sarà numericamente assai inferiore (specie dal resto dell’Italia e dall’estero) rispetto al consueto.
Tra le testimonianze che si ascolteranno quella di monsignor Antonio Suetta (Ventimiglia – San Remo) uno dei pochi vescovi italiani che denunciano pubblicamente l’odierna deriva nichilista. Parleranno anche gli ambasciatori di Polonia e di Ungheria presso la Santa Sede - cattolici ferventi che non nascondono la loro fede – oltre al pro-life inglese John Smeaton: saranno importanti anche le testimonianze personali di una giovane e di una coppia di coniugi. La ‘Marcia’ quest’anno cade a quarant’anni dal 17 maggio 1981, giorno in cui due terzi degli elettori italiani confermarono la legge 194 con conseguenze drammatiche anche sulla natalità di un Paese oggi oltretutto in grave declino demografico.
La ‘Marcia’ – coordinata in particolare da Virginia Coda Nunziante - sarà preceduta, oggi venerdì 21 maggio, dalla consueta Adorazione eucaristica, che si svolgerà stavolta (con inizio alle 19.00, fino alle 20.30) presso la Basilica di San Giovanni dei Fiorentini a via Giulia. La meditazione sarà tenuta dal card. Raymond Leo Burke. Ritornerà eccezionalmente con il suo coro monsignor Pablo Colino (canti adeguati ai Misteri dolorosi, Tantum ergo e, per la conclusione, Christus vincit e Roma immortale).
DDL ZAN: PROSEGUE LA BATTAGLIA IN COMMISSIONE DEL SENATO, UNA COPERTINA PENOSA DE ‘L’ESPRESSO’, RITORNANO LE ‘SENTINELLE IN PIEDI’, CAMION VELA E BANCHETTI DI ‘PRO VITA&FAMIGLIA’.
Continua in questi giorni nel Paese e in Commissione Giustizia del Senato l’aspro dibattito attorno al disegno di legge Zan preteso contro l’omotransfobia ecc…, in realtà liberticida (anche per la libertà religiosa), antropologicamente sovversivo, socialmente devastante. In Commissione la novità è l’abbinamento della discussione del disegno di legge Ronzulli-Salvini-Binetti-Quagliariello (recentemente presentato e sostenuto anche da Fratelli d’Italia) a quella sul ddl Zan. L’abbinamento – previsto dall’articolo 51 del Regolamento del Senato – ha fatto infuriare la sinistra che minaccia di portare il ddl Zan direttamente in Aula (evitando dunque il dibattito normale in Commissione), in consonanza con il profondo senso democratico di cui quella parte politica è come noto ben provvista.
Prosegue anche l’intensa campagna mediatica a favore del ddl Zan. Tanto significativa quanto penosa (e gravemente corruttrice) la copertina del settimanale L’Espresso del 16 maggio (allegato a Repubblica), che presenta un uomo incinto con la scritta “La diversità è ricchezza”. Da notare la pesante responsabilità sociale che, pubblicando tale copertina, si è assunto il direttore cattofluido Marco Damilano (giunti a questo punto si potrebbe pensare che in lui di ‘catto’ non ci sia più niente – sebbene sia stato coccolato anche recentemente da Tv 2000 – ed sia restato solo il ‘fluido’).
Da segnalare con piacere invece il ritorno delle “Sentinelle in piedi” già attivissime ai tempi del dibattito sulle ‘unioni civili’ (vedi ad esempio https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/421-famiglia-sentinelle-ingiuriate-in-diverse-citta-italiane.html ). In silenzio, con un libro in mano, protesteranno contro il ddl Zan in diverse città: per il momento il 23 maggio a Crema e Pontremoli, il 29 maggio a Arezzo, Cremona, Brescia, Bussolengo, Trieste, Bergamo, il 30 a Ascoli Piceno, il 4 giugno a Cagliari. A breve è previsto si aggiungano altre località (vedi Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. )
Inoltre ProVita & Famiglia annuncia nuovi camion-vela in tutta Italia e banchetti informativi in particolare nelle città delle circoscrizioni di elezione dei senatori componenti della Commissione Giustizia favorevoli al ddl Zan (come Cirinnà, Maiorino, Mirabelli, Unterberger e Grasso): i loro elettori devono essere informati su che cosa propongono su un tema così sensibile coloro cui hanno dato la loro preferenza. Per ProVita & Famiglia” “chi non vuole drag queen a scuola a leggere fiabe ai bambini non deve essere tacciato di omofobia o transfobia; è questa la vera discriminazione che sta per essere attuata nei confronti di tanti genitori che non vogliono che i loro bambini debbano celebrare l’omosessualità, il transgenderismo, la bisessualità, il lesbismo e la transessualità come prescritto nell’art. 7 del DDL Zan”.
LAZIO: IL TENTATIVO (PER ORA BLOCCATO) DI COLORARE DI ARCOBALENO TUTTE LE SCUOLE
Negli ultimi giorni poi è scoppiato il caso gender nelle scuole del Lazio. In sintesi: il 14 maggio tutti gli istituti scolastici hanno ricevuto una comunicazione riguardante “Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere”. Due gli allegati. Il primo era un invito a partecipare il 9 settembre a una conferenza online su “Le diverse sfumature dell’identità di genere”. Il secondo conteneva le “Linee guida” delle ‘strategie’. Due i loghi nell’intestazione: Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini e Regione Lazio. Le ‘Linee guida’ risultavano elaborate dall’associazione Saisip (Istituto Metafora, Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità psichica, attivo dentro il San Camillo e animato da attivisti organici alla nota lobby) in collaborazione con due associazioni, Genderlens e Agedo, anch’esse parte della galassia arcobaleno. Di fronte alle reazione allarmata e indignata delle associazioni pro-family dei genitori, di politici leghisti e di tutto il centro-destra, anche del sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso (Lega), San Camillo e Regione Lazio sono stati costretti a sconfessare l’iniziativa: il documento è stato ufficialmente ritirato e la conferenza-stampa online sospesa con una comunicazione dell’Ufficio scolastico regionale in data 18 maggio.
E’ però bene conoscere quello che stava scritto nelle ‘Strategie’. Perciò ne offriamo la lettura di alcuni passi significativi (i neretti sono nostri) a chi ci segue. In sintesi la nota lobby, attraverso l’istituto Metafora/Saisip e i suoi complici, chiedeva con tanto di timbro ufficiale che in tutte le scuole del Lazio i pochi casi di disforia di genere fossero considerati pura e semplice normalità da assumere e valorizzare da parte dell’intera comunità docente e discente. Insomma il tentativo si configurava come vera e propria istigazione irresponsabile alla ‘fluidità di genere’ per centinaia di migliaia di bambini (dai tre anni in su), ragazzi, adolescenti.
Pagina 1 (Introduzione, si dà per scontata la sovversione antropologica): “Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una ‘Gender Revolution’, così come l’ha definita la copertina del volume monografico del ‘National Geographic’, uscito a gennaio 2017, per descrivere i profondi cambiamenti che stanno avvenendo su questo tema. Primo fra tutti è il superamento del concetto di ‘binarismo sessuale’ che prevede l’esistenza di solo due generi (maschile e femminile), che è stato sostituito da quello di ‘spettro di genere’ secondo il quale il genere si presenta in un’infinita varietà di forme, dimensioni e tonalità. Il genere è una costruzione tridimensionale, tutti i bambini e gli adolescenti costruiscono la loro identità di genere intessendo tre fili principali (natura, educazione, cultura) per arrivare a trovare quel genere che corrisponde alla loro specifica identità”.
Pagina 4 (ambiente scolastico, il trionfo dell’arcobaleno): “La varianza di genere dovrebbe rappresentare una grande opportunità per apportare delle riflessioni e per intraprendere delle attività in materia di diversità che beneficino non solo il minore interessato, ma tutti gli alunni e l’istituto scolastico nel suo insieme. Trattare tematiche extracurriculari come il genere permette di generare all’interno di una scuola quella cultura inclusiva che, non solo la rende uno spazio più sicuro per tutti, ma facilita anche le relazioni con i compagni e il vincolo con gli insegnanti, trasformando l’atmosfera del centro educativo nel suo complesso”
Pagina 5: “Per tutto il personale scolastico l’obbiettivo generale deve essere quello di creare, diffondere e preservare un ambiente di apprendimento sicuro, inclusivo e affermativo per tutti gli studenti. Per raggiungere questo scopo gli obbiettivi devono essere inquadrati nella cultura scolastica nel suo complesso e non concentrarsi semplicemente sulla tutela degli studenti transgender”.
Pagina 5 (‘Linee guida per la scuola’):
1) “ Formazione al personale scolastico e agli studenti: le scuole devono garantire che tutto il personale scolastico e gli studenti ricevano una formazione adeguata sui temi della varianza ed espressione di genere. Questo lavoro deve contribuire a smantellare i miti, gli stereotipi e i pregiudizi sulle persone transgender e offrire informazioni pratiche che promuovano l’apprendimento”.
2) “Politica e modulistica che riflettano un linguaggio di genere inclusivo: modificare il linguaggio segnala al personale, ai genitori e agli studenti che la scuola è consapevole del fatto che non tutti gli studenti rientrano nel costrutto di genere binario. La maggior parte dei documenti ufficiali, come i moduli di ammissione o di richiesta, richiedono di spuntare la casella maschio o femmina per indicare il sesso/genere. Le scuole devono aggiornare questi documenti e garantire che gli studenti con varianza di genere siano in grado d’identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere, piuttosto che essere costretti a scegliere una casella che non li descrive”.
3) “Attivazione della “Carriera Alias”: La “carriera alias” consiste in una modifica della carriera reale dello studente o della studentessa mediante l'assegnazione di un'identità provvisoria, transitoria e non consolidabile. Questo è particolarmente rilevante con i supplenti che fanno affidamento ai registri ufficiali per conoscere il nome dello studente e rischiano inavvertitamente di divulgare l’identità transgender dello studente, esponendolo a prese in giro. La ‘Carriera Alias’ permette allo studente di garantire la privacy circa la sua storia e la sua identità transgender.
4) Uso del nome e dei pronomi scelti: usare il nome scelto è un segnale molto importante di rispetto e, inoltre, permette allo studente di sentirsi riconosciuto nella propria identità di genere. Quando il personale scolastico insiste nell’usare il nome assegnato alla nascita nonostante la richiesta di usare il nome e i pronomi scelti, questo riflette il messaggio che ‘non ti vediamo per ciò che sei’ e ‘non crediamo che tu sia ciò che credi di essere’. Queste politiche devono riguardare sia come il giovane viene chiamato informalmente dal personale scolastico e sia come il suo nome viene riportato all’interno dei registri scolastici ufficiali.
5) Uso dei bagni e degli spogliatoi: molti adolescenti transgender riferiscono di non utilizzare i bagni/spogliatoi nelle scuole per il forte imbarazzo causato dal dover andare in un bagno/spogliatoi diviso per genere, questo in primo luogo può creare problemi di salute e in secondo luogo un forte malessere psicologico. Per tale motivo è opportuno che ogni scuola individui un bagno/spogliatoio non connotato per genere quale può essere, per esempio, il bagno dei professori adatto al minore con varianza di genere.
Pagina 5 (‘Buone pratiche’):
. Riconoscere, rispettare, e supportare l’identità e l’espressione di genere dello studente.
. Chiedere quali nomi e pronomi la persona preferisce che si usino.
. Permettere a tutti i giovani di esprimere la propria identità di genere attraverso le loro scelte di vestiti, acconciature e accessori.
. Non tentare di cambiare l’identità di genere di un adolescente o punirlo per la sua espressione di genere.
. Trattare le informazioni sull’identità di genere di uno studente come confidenziali per garantire il suo rispetto e la sua privacy.
. Non ritenere che il percorso di un giovane transgender riguardi solo la terapia ormonale o chirurgica.
. Ascoltare le parole dei giovani transgender, trattarli quali esperti delle loro vite.
. Fidarsi del fatto che la decisione di presentarsi in un genere diverso da quello assegnato alla nascita di un adolescente non è stata presa con leggerezza o senza le dovute considerazioni.
Pagina 5 (‘Misure per il gruppo di classe’):
. Sensibilizzare e lavorare con la classe sulle questioni relative all'identità di genere e all'espressione di genere, come fattore che riconosce e valorizza la diversità e consolida un sistema educativo inclusivo” (…).
Pagina 6 (‘Aspetti amministrativi’). Tra gli ‘aspetti amministrativi’ le Linee guida danno per scontato, con incommensurabile sfrontatezza e arroganza, che il ddl Zan sia de facto già in vigore: “A questo si aggiunga che il disegno di legge 2005, approvato il 4 novembre 2020 dalla Camera dei deputati e noto come norma contro l'omotransfobia, recita all'articolo 1, comma 4, che ‘per identità di genere si intende l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione’. “