GAY PRIDE: CENTRODESTRA ALLO SBANDO? – DROGA LEGALE? UN NO RAGIONATO - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 22 giugno 2022
Per la nota lobby giugno è il mese arcobaleno per eccellenza nella ricerca di patrocini delle amministrazioni locali: quest’anno alcuni eletti di centrodestra hanno tradito gli impegni preelettorali sottoscritti. Su questo, con particolare riferimento all’Umbria, una nota di Pro Vita & Famiglia e del Family Day. Un libro di spessore, con contributi di autori vari e a cura di Alfredo Mantovano, per contrastare incisivamente il diffuso lassismo in materia: “Droga: le ragioni del NO”.
Prosegue e si intensifica l’offensiva planetaria mirante a ridurre la persona a individuo, considerato quest’ultimo prima di tutto un consumatore, psicologicamente fragile e dunque ben manipolabile. E’ un’offensiva che tocca tanti aspetti della vita quotidiana: si vogliono eliminare i contanti (simbolo di libertà nella gestione del denaro), le auto a benzina o diesel (simbolo anch’esse di libertà di movimento, da sostituire con auto elettriche, carissime e molto problematiche per lo smaltimento delle batterie), l’acquisto e la proprietà di case (facendo cassa con tasse gravose). Perfino, grottescamente, si vogliono tassare i biliardini, altro simbolo di socialità. La guerra in Ucraina (pervicacemente stimolata da Stati Uniti e Nato, che non demordono) comporta poi ricadute pesanti su altre libertà fondamentali (che le conclamate nostre “democrazie liberali” dovrebbero invece garantire).
Nell’ambito poi dei principi non negoziabili siamo al delirio. Scatenata la nota lobby, che si atteggia sempre a vittima, mentre invece ormai preme (o è in grado di indirizzare) i pulsanti di comando nella politica, nei media, nella cultura. La vita è banalizzata e l’individuo è considerato un grumo di cellule, da smontare nel caso in cui non renda più alla società. La famiglia è irrisa a vantaggio di nuove aggregazioni arcobaleno; il termine ‘matrimonio’ in tanti media viene svilito e attribuito assurdamente a unioni tra membri dello stesso sesso. Addirittura con il plauso di amici e intervistatori del Papa – e imprenditori di diverse altre sue interviste – come tale don Marco Pozza e magari in diversa occasione anche con il coinvolgimento compiaciuto di don Gabriele Davalli, responsabile della pastorale della famiglia (!!!) dell’arcidiocesi di Bologna. Viene ‘normalizzato’ su non pochi media il turpe traffico dell’utero in affitto… e nelle citazioni si potrebbe, purtroppo, continuare per molto.
L’offensiva si avvale naturalmente anche dell’appoggio di settori della magistratura e dell’attivismo di alcuni politici. Al Senato italiano approderà in Aula un testo di legge sul fine vita, di chiara impronta eutanasica (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1080-eutanasia-cure-palliative-cultura-scarto-contro-cultura-vita.html ). Nell’emiciclo di Montecitorio invece sta per atterrare un testo unico a proposito di cannabis (vedi più sotto nella recensione del libro “Droga: le ragioni del NO”).
Siamo a giugno e dunque nel mese che la nota lobby ha decretato essere quello dei Gay Pride. A tale proposito ci tocca assistere qua e là per lo Stivale a decisioni tanto sorprendenti quanto indecorose, che riguardano patrocini e finanziamenti regionali e comunali a tali manifestazioni. C’è stato un voto (segreto… naturalmente) del Consiglio regionale della Lombardia (a maggioranza di centro-destra) per pubblicizzare il Gay Pride con l’illuminazione arcobaleno del Pirellone e partecipare con tanto di fascia tricolore al corteo. In Piemonte il presidente di centro-destra (Forza Italia) sta decidendo se seguire il pessimo esempio ovvero se patrocinare il previsto Europride del 2026.
E per l’Umbria – guidata da una giunta di centrodestra presieduta da una leghista – lasciamo la parola a Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita &Famiglia…. Che ieri in un comunicato ha riassunto quanto sta succedendo (non solo in Umbria) e ha giustamente ricordato – papale papale - ai politici implicati che tradire gli impegni solennemente sottoscritti non è mai conveniente, specie in prospettiva elezioni.
DONATELLA TE-SEI SCORDATA?
Scrive Coghe:
Oggi, 21 giugno 2022, Pro Vita & Famiglia ha acquistato una pagina sul quotidiano La Verità per denunciare il vile tradimento politico della Presidente dell’Umbria Donatella Tesei.
Dopo aver lucrato i voti delle famiglie in campagna elettorale, promettendo di non promuovere in alcun modo l’ideologia gender, la Tesei ha concesso il patrocinio della Regione e un finanziamento pubblico a un gay pride che promuove addirittura ed esplicitamente l’utero in affitto.
Donatella Tesei è della Lega. Se entro sabato 25 giugno, quando si svolgerà il gay pride a Perugia, il patrocinio non sarà stato ritirato, alle prossime elezioni amministrative in Umbria inviteremo espressamente le famiglie a non votare per la Lega.
Ci muoveremo ugualmente in tutti i casi e i territori in cui il centrodestra scimmiotterà la peggiore estrema sinistra.
In Piemonte, ad esempio, il Presidente Alberto Cirio sta valutando se concedere il patrocinio all’Europride che si potrebbe svolgere a Torino. Cirio è di Forza Italia. Se ciò accadrà, alle prossime regionali in Piemonte faremo campagna contro Forza Italia.
E così via, di Comune in Comune, di Regione in Regione. Tireremo le somme generali alle elezioni politiche.
Petizioni, mail, telefonate, camion vela, affissioni, pagine sui giornali e tutto quanto servirà a far capire ai partiti di centrodestra che inseguire le follie LGBT, proprio quando anche certa sinistra più accorta inizia a capirne la portata distruttrice per il tessuto sociale e civile, non paga. Anzi, costa caro.
Ovviamente, accadrà anche l’opposto. Dove i partiti di centrodestra si dimostreranno fedeli ai patti e agli elettori, ne daremo pronto riscontro.
Sempre in Umbria, ad esempio, la maggioranza di centrodestra di Terni guidata dal Sindaco Leonardo Latini della Lega ha retto contro la proposta di patrocinare il gay pride.
Ma mentre la Lega ha votato compatta per il No, i consiglieri di Fratelli d’Italia si sono astenuti, e questo è grave, perché su gender nelle scuole, utero in affitto e distruzione della famiglia, nessuno si può lavare le mani.
Alle prossime elezioni comunali di Terni, quindi, inviteremo gli elettori a preferire la Lega rispetto a Fratelli d’Italia.
Il nostro non è un posizionamento pro o contro questo o quel partito di centrodestra o questo o quel leader. Abbiamo interesse che la coalizione di centrodestra resti coesa e forte nelle sue diverse composizioni.
A patto, però, che resti una coalizione di centrodestra, e non di centrosinistra sotto mentite spoglie.
Sul caso Umbria chiara e netta presa di posizione anche di Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day,
Prendiamo atto che la presidente Tesei non vuole ritirare il patrocinio della Regione Umbria che assegna 2000 euro al Gay pride di Perugia. Significa che l’iniziativa della Giunta non è stata una svista ma frutto di una scelta ponderata, che noi vogliamo chiamare con il suo nome: opportunismo. Non c’è infatti altro modo di definire il comportamento di chi sottoscrive la carta valoriale del Family Day in campagna elettorale – con tanto di evento organizzato dalla nostra associazione che riunì i tre leader del centrodestra Salvini, Meloni e Berlusconi presso il centro Capitini – e poi sostiene economicamente una manifestazione che nel suo manifesto ufficiale chiede la legalizzazione dell’eterologa per tutti, dell’utero in affitto e persino della poligamia, visto che si chiede di tutelare le relazioni non ‘monoparteneriali’. Eh no, cara presidente Tesei, la coerenza non è un orpello dell’attività politica: o si sta dalla parte di chi crede nel diritto dei bambini e delle donne di non essere oggetto di un mercimonio o si sta dalla parte di chi pretende di legalizzare il business inumano della surrogata che mortifica il rapporto primigenio della vita; o si sta dalla parte di chi crede che avere una padre e una madre sia un diritto o si sta dalla parte di chi ritiene che sia tutto relativo, in base ai desideri di un adulto. Per non parlare del fatto che questi fondi finanzieranno una realtà che chiede l’approvazione del liberticida ddl Zan, contrastato dalle forze di centro destra che compongono la maggioranza Tesei. Quelle elencate sono questioni dirimenti della nostra società che non consentono di stare con i piedi in due staffe e che nulla hanno a che fare con il dovuto rispetto delle persone omosessuali, molte delle quali non si sentono infatti rappresentate dai gay pride.
Auspichiamo che avvenga subito un chiarimento nella maggioranza, anche con l’intervento dei rispettivi leader nazionali dei partiti, che nel Parlamento portano avanti battaglie di segno opposto per garantire la libertà educativa, di espressione e i diritti dei bambini. E’ ancora possibile un ripensamento; in caso contrario tra due anni, quando si terranno le elezioni per il rinnovo della presidenza e del consiglio regionale, non basterà qualche mancetta per i figli a carico a far dimenticare alle tante famiglie umbre questo grave errore della presidenza Tesei.
LIBRO: “DROGA:LE RAGIONI DEL ‘NO’ – LA SCIENZA, LA LEGGE, LE SENTENZE”, A CURA DI ALFREDO MANTOVANO, CANTAGALLI EDITORE
Ieri, 21 giugno 2022, la Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha approvato (con il voto contrario del centrodestra) il testo unificato intitolato “Disposizioni in materia di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope nei casi di lieve entità”. Originato dagli atti parlamentari del radicale Riccardo Magi e della pentastellata Caterina Licatini, il testo in sintesi depenalizza la coltivazione domestica della cannabis e prevede pene detentive più basse per lo spaccio della stessa cannabis, inserendosi pienamente nel disegno di sovversione antropologica in atto che mira all’indebolimento della persona e alla sua trasformazione in individuo senza identità e valori. A giorni se ne dovrebbe incominciare a discutere nell’Aula di Montecitorio.
Quanto mai opportuno e prezioso dunque “Droga: le ragioni del NO – La scienza, la legge, le sentenze”, il volume a cura di Alfredo Mantovano fresco di stampa presso le Edizioni Cantagalli di Siena. Nell’opera – rigorosa nei dati e nelle citazioni, scorrevole nella lettura, convincente nelle ragioni esposte – si ritrovano contributi, oltre che dello stesso Mantovano, di un pool di specialisti dei diversi ambiti interessati da un argomento tanto dirompente (basta leggere le cronache quotidiane) quanto delicato: Domenico Airoma, Daniela Bianchini, Francesco Cavallo, Massimo Gandolfini, Domenico Menorello, Luca Navarini, Daniele Onori, Massimo Polledri, Roberto Respinti, Mauro Ronco.
Dieci i capitoli (con una postilla), di cui citiamo i titoli così che il lettore si renda conto subito dell’ampiezza dell’approfondimento del tema: “Dalla ‘modica quantità’ ai cannabis shop”, “Dal referendum (non ammesso) al testo unificato, primum legalizzare”, “Cannabinoidi tra finalità ricreative e uso medico, contro la scorciatoia della liberalizzazione”, “Cannabis, suoi derivati e sistema nervoso (in particolare dei minori)”, “Uso di stupefacenti e disturbi psichiatrici”, “Profili criminologici della diffusione della droga”, “Legalizzare la droga = favorire la criminalità organizzata”, “Non ‘andrà tutto bene’. I paradisi USA della marijuana legalizzata”, “Droga e i minori, fra Covid-19 e proposte innovative”, “La sfida del recupero”.
Talmente tanta carne al fuoco che non è possibile in queste righe valorizzarla tutta. Ci limitiamo forzatamente a qualche assaggio.
CINQUE ‘LUOGHI COMUNI’ OVVERO BUFALE PATENTATE
Innanzitutto, in apertura, si elencano cinque ‘luoghi comuni’ che nel libro vengono analizzati e impietosamente sfatati.
Il primo “fa intendere che ci sono le droghe ‘buone’ e quelle ‘cattive’: le seconde possono far male, ma le prime aiutano la nonna che soffre (…) o permettono di trascorrere una serata in spensieratezza”
Il secondo “vuol convincere che ci sono i poveri spacciatori da strada e i grossi trafficanti, i primi da lasciare indenni da sanzioni, gli altri da tenere a distanza, e se mai da perseguire penalmente”
Il terzo è “che ognuno è libero di fare quello che vuole della propria salute”.
Il quarto sostiene “che pure alcol e tabacco fanno male, e però non esistono sanzioni per la loro commercializzazione”.
Il quinto proclama “che legalizzare vuol dire sottrarre potere e risorse alle organizzazioni criminali che traggono profitto dai traffici di droga”.
Cinque bufale che vengono dimostrate tali, dati e esperienze alla mano.
LA REALTA’ INSIDIOSA DEI ‘CANNABIS SHOP’
Sulla pericolosa realtà dei cannabis shop offriamo a chi ci legge due considerazioni senz’altro pertinenti:
. “Unitamente ad altri fattori, l’apertura dei ‘cannabis’ shop e della vendita online ha concorso a mutare la valutazione da parte dell’utente, soprattutto dell’utente giovane. I prodotti sono offerti nei negozi senza chiarire che la legge ne permette la cessione non per uso umano – anzi vengono presentati come una sorta di tisana dagli effetti ancora più rilassanti (…); non si dice nulla per esempio degli effetti collaterali, né che assumendo discrete quantità del prodotto venduto vi sia il concreto rischio di risultare positivi ai ‘drug test’ nei controlli della Polizia stradale.
E’ pertanto singolare che una attività qualificata penalmente illecita, e cioè la cessione dei derivati della ‘cannabis’ da parte di esercizi commerciali avviata sul presupposto del contrario, continui a svolgersi in modo generalmente indìsturbato, avallando nei fatti la convinzione della sua liceità”.
Del resto abbiamo ancora negli occhi i maxi-cartelloni appesi nella capitale per la “Fiera internazionale Canapa mundi, svoltasi nei primi giorni dello scorso aprile presso la Fiera di Roma, con sponsor come “Erba di Roma”, “Canap&artis”, “Canamo”. Previste anche una “sfilata di moda, giochi a premi, area bimbi”. Naturalmente i maxi-cartelloni (del tipo Pifferaio magico ) non erano quelli di Pro Vita&Famiglia e dunque né la strabica Giunta Gualtieri li ha rimossi né movimenti violenti come Non una di meno li hanno imbrattati.
LEGALIZZIAMO…TANTO LA DROGA CIRCOLA GIA’…
Dal libro curato da Alfredo Mantovano estrapoliamo ancora un altro passo di sicuro interesse:
“Una ulteriore amenità che spesso tocca sentire dai fautori della legalizzazione è che, poiché l’uso degli stupefacenti , in particolare dei derivati della ‘cannabis’, è di fatto libero e ampiamente diffuso, tanto valer renderlo legale. (Scrive ad esempio Roberto Saviano, Corriere della Sera, 16 settembre 2021): A chi vi racconta la stupidaggine ‘non voglio vivere in uno Stato in cui la droga sia libera’ dovete ricordare che la droga è già libera (…) Con la legalizzazione la sottrai al controllo delle mafie e la poni sotto il controllo dello Stato”.
Si osserva nel libro: “Meglio stupidi che trafficanti di Stato, verrebbe da rispondere. Infatti, se la logica è quella di acquisire il controllo del mercato e dell’offerta, soprattutto, della droga, perché limitarsi alla ‘cannabis’? Perché non vendere anche gli oppiacei e la cocaina? Si tratterebbe, a quel punto, di avviare rapporti con i principali cartelli produttori, mettendosi in concorrenza con le altre mafie”. E’ una tesi questa che “oltre ad essere controproducente sul piano preventivo e repressivo della criminalità, ha il sapore di una resa allo strapotere delle organizzazioni criminali (…) proponendo ai giovani un indifferentismo etico che mette sullo stesso piano tutte le opzioni, non esclusa quella mafiosa”.
LA POSTA IN GIOCO
Concludiamo le poche citazioni – speriamo già illuminanti – con alcune delle considerazioni conclusive contenute nella “Postilla”: “Quel che separa chi ha condiviso le pagine di questo libro, e i tanti che concordano con quanto in esse esposto, rispetto ai sostenitori della legalizzazione delle droghe, fuori e dentro le istituzioni, non sono i milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate nelle tabelle, né la collocazione del singolo stupefacente nella tabella I o II o IV, e neanche l’estensione della categoria dell’uso personale.
La linea di confini è su qualcosa di più importante: sul significato da conferire a termini come libertà e responsabilità. Per chi intende riscrivere la legislazione sulla droga avvicinandola alle esperienze devastanti del Colorado o dell’Olanda, libertà ha la declinazione post-sessantottina di fare quello che si vuole, incluso darsi la morte, o comunque porre se stesso nelle condizioni di non essere più se stesso. Chi contrasta questa deriva è convinto invece che la libertà consista nel porsi nelle condizioni di rispettare sempre se stessi e la propria dignità, e nel dare senso alla propria vita. Prima dei pur importanti commi o articoli di legge e quesiti referendari, è questo il terreno di confronto e di scontro”.
Che ne dite? Vale la pena oppure no di leggere il libro curato da Mantovano? Per noi non c’è dubbio: vale la pena. Soprattutto oggi non basta dire di NO. Occorre motivarlo. In modo convincente. E “Droga: le ragioni del NO” è lì per questo.