FONTANA: AVVENIRE ROSICA – UCRAINA: UN APPELLO TRASVERSALE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 17 ottobre 2022
Venerdì 14 ottobre il cattolico Lorenzo Fontana, leghista, è stato eletto presidente della Camera. Reazione violentissima di buona parte della sinistra. Anche ‘Avvenire’ ha dato a Fontana un benvenuto velenoso – Il testo dell’appello, che Rossoporpora sottoscrive con convinzione, di 11 intellettuali di diverso colore politico per un cessate il fuoco in Ucraina.
IN ITALIA I PRESIDENTI DELLE CAMERE PESANO
E’ noto (e ampiamente certificato nella storia della Repubblica Italiana, non solo recente) che la presidenza dei due rami del Parlamento non è un incarico onorifico. Il presidente della Camera e quello del Senato non sono semplici vigili urbani che smistano in modo asettico il flusso di interpellanze e mozioni inoltrate dalle rispettive assemblee politiche. Pensate anche solo al fatto che i due presidenti sono i primi ad essere consultati dal Quirinale nel caso di formazione di un nuovo governo, di una crisi di governo, di uno scioglimento delle Camere. E in aula assumono un ruolo essenziale non solo per risolvere questioni di procedura, ma anche nell’organizzazione dei lavori: come si sa la calendarizzazione di un oggetto contrastato è una questione di grande importanza per l’approvazione dell’oggetto stesso. E il voto del presidente in sede di capigruppo è non raramente decisivo per accelerarne o rallentarne l’esame prima in sede commissionale, poi in Aula.
Come scriveva già nel 2013 il costituzionalista Stefano Ceccanti (pd non rieletto perché sconfitto nell’uninominale… senza paracadute) i presidenti di Camera e Senato sono “presidenti di assemblee politiche, con poteri monocratici significativi che si esercitano spesso in modo ultimativo e peraltro insindacabile in nessuna sede, spesso con parametri di decisione molto generici che comportano la gestione di negoziati politici (si vedano ad esempio le declaratorie di ammissibilità e la risposta alle richieste di voto segreto) con conseguenze rilevanti sugli equilibri di sistema” (vedi rivista Il Filangieri, Quaderno 2012-2013, Stefano Ceccanti, Le trasformazioni del ruolo dei Presidenti delle Camere).
Avrete capito che i presidenti delle Camere italiane contano. E ciò rende già evidente il motivo della reazione viscerale – caratterizzata da un livore al di là di ogni immaginazione – di cui buona parte della sinistra politica e mediatica è stata protagonista dopo l’elezione di Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) e Lorenzo Fontana (Lega) alla guida rispettivamente di Palazzo Madama e di Montecitorio. E’ stata un’elezione certo democratica, ma non digerita da tanti pubblici tutori (a parole) della democrazia. I due presidenti – sulle cui convinzioni politiche ed esistenziali è naturalmente legittimo esprimere riserve o anche critiche forti - sono stati investiti da una serie di insulti pesanti e di minacce gravi come quelle para-brigatiste espresse in scritte e striscioni contro La Russa (quasi a giustificare i violenti il segretario del Pd Enrico Letta ha così subito e oscenamente commentato, prendendosela con il centrodestra: “Chi semina vento raccoglie tempesta”).
Se già l’elezione di Ignazio La Russa aveva scatenato la rabbia della sinistra (comunque prevedibile, considerata la violenza della campagna elettorale di diversi politici e tanti massmedia di area rossa), a noi pare che quella di Lorenzo Fontana abbia fatto saltare anche gli ultimissimi freni inibitori di compagni e fiancheggiatori. Si ha l’impressione che l’elezione di un cattolico conservatore alla presidenza della Camera -in tempi in cui l’avanzata dei ‘nuovi diritti’ sembra in Occidente quasi inarrestabile (ma attenti a quel che è successo negli Stati Uniti…) – sia stata percepita come un insulto intollerabile a tutto ciò che il Pensiero Unico Politico e Mediatico incarna. La ferita fa male, brucia terribilmente, spinge a spargere palate di fango e contumelie su Lorenzo Fontana, che Rossoporpora ha intervistato ampiamente quattro anni fa… ed è un’intervista che per larghi tratti sembra fatta ier l’altro! Vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/777-a-tutto-campo-con-lorenzo-fontana-vicesegretario-della-lega.htm .l
C’è chi, prima del voto, ha esposto nell’Aula di Montecitorio uno striscione offensivo (il noto piddino Zan, il cui famigerato ddl liberticida è stato affossato qualche tempo dal Senato… Zan era accompagnato da due correligionarie, Rachele Scarpa -nota per i post di dura critica a Israele - e Sara Ferrari). C’è chi – come il quotidiano maestro in campagne mediatiche diffamatorie ovvero Repubblica – ha evidenziato che Fontana “recita cinquanta Ave Maria al giorno” (orrore! … e poi non si chiama forse Rosario? Che il giornalista, Concetto Vecchio, non lo sappia o invece vuole impressionare i lettori secolarizzati?). C’è chi – il presidente della Regione Campania, il piddino Vincenzo De Luca - ha definito Fontana “un troglodita”, definizione che è molto piaciuta (“Mi ha fatto simpatia, il coraggio”) anche alla nota cattiva maestra radicalchic Concita De Gregorio (vedi laRepubblica di domenica 16 ottobre a pagina 33).
Rosicano pure non pochi cattofluidi. E, come del resto previsto, anche Avvenire che per l’occasione si è presentato con la sua metà grama, quella che si occupa dei Palazzi.
IL MAL DI PANCIA DI AVVENIRE
Come ha riferito dell’elezione di Lorenzo Fontana il quotidiano della Conferenza episcopale italiana di sabato 15 ottobre 2022?
Titolo d’apertura: “Fontana eletto presidente di una Camera già divisa” (notare quel “Camera già divisa” … come a dire: Vedete, Fontana è già divisivo!)
Nell’editoriale di uno dei turiferari dei Palazzi, Eugenio Fatigante, si sottolinea che certe opinioni di Fontana, già Ministro della Famiglia nel 2018-18, sono “destinate inevitabilmente a essere fonte di contrasti”; ci si rammarica che non si sia colta l’occasione per proporre “opzioni differenti che avrebbero potuto avere un’altra accoglienza”; si evidenzia che quello di Fontana “è un nome voluto quasi per spavalderia”. Per di più l’austero turiferario dei Palazzi è stato palesemente male impressionato “dalla piena contentezza e l’orgoglio che veniva sbandierato soprattutto dal nuovo asse formato da leghisti e meloniani”: ma come si permettono… quasi una riedizione degli applausi interminabili in Senato per il già citato affossamento del famigerato ddl liberticida Zan!. E poi, in cauda venenum per Fontana: “Sono i fatti a testimoniare che il suo lascito da ministro della Famiglia non fu pari all’impegno annunciato”. Insomma il benvenuto di Avvenire a Fontana è proprio fatigante!
Nelle pagine interne, il benvenuto avveniristico prosegue con la stessa esibita cordialità. A pagina 6 un altro turiferario dei Palazzi, Angelo Picariello, replica de facto l’editoriale del collega chierichetto con un articolo intitolato: “Il paladino a tutto campo delle famiglie con la passione per il ‘fronte dell’Est’ “. Già a prima vista il titolo non sembra onorifico per Fontana, definito “paladino”, per di più “a tutto campo” (pare piuttosto uno sfottò…), poi quel ‘fronte dell’Est’ lascia intendere chissà quali legami disdicevoli con Orban, Morawiecki, Putin. Nel testo si legge tra l’altro che Fontana in un’intervista ad Avvenire da ministro della Famiglia aveva promesso il “massimo impegno per la lotta alla denatalità, cui poi non diede gran seguito” e che a Fontana “vengono addebitate alcune affermazioni e amicizie politiche controverse e imbarazzanti”.
Di pagina 6 colpisce anche il titolo di apertura: “Camera, Fontana presidente con 222 sì. La rabbia del Pd. Letta: ‘Uno sfregio’ “. E così il lettore associa subito Fontana a un sentimento negativo (nelle intenzioni di Avvenire… ) Non solo: sotto ecco la foto dello striscione innalzato da Zan e compagne: “No a un presidente omofobo pro Putin” . Ancora, nel titolo dell’articolo di taglio basso – caso mai la foto fosse sfuggita al lettore distratto – si ribadisce: “Le contestazioni di Lgbt e femministe:’“Omofobo e pro-Putin’ “.
Insomma… per Fontana un’accoglienza avveniristica che sembra un respingimento. Eppure, dicono, ripetono, proclamano incessantemente il primato dell’inclusione e della misericordia.
UN APPELLO TRASVERSALE PER UN CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA. PROPOSTO UN PIANO IN SEI PUNTI
Domenica 16 ottobre 2022 è stato reso noto un appello per un cessate il fuoco in Ucraina, firmato da undici intellettuali (tra i quali il presidente della Pontificia Accademia di Scienze sociali) di aree politiche molto diverse e che anche Rossoporpora sottoscrive con convinzione. A seguire il testo.
“La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità. L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta. E’ caso ampiamente contemplato nei manuali di strategia.
Di fronte a questa minaccia l’opinione pubblica sembra pericolosamente assuefatta. Nessuna forte reazione popolare, nessuna convinta e razionale volontà di impedirlo. Si diffonde una pericolosa sensazione di inevitabilità e di rassegnazione, o, peggio, l’idea che solo una “resa dei conti” possa far nascere un nuovo e stabile ordine mondiale. Ma oggi nessuna guerra può imporre un ordine sotto le cui macerie non restino il pianeta, i popoli, l’umanità tutta.
Non ci si può rassegnare. Ma a una volontà razionale di pace bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass. Un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra, secondo una concezione manichea del mondo e della storia.
Tutti gli attori in conflitto, quelli che stanno sul teatro di guerra e quelli che l’alimentano o non lo impediscono, ne devono essere consapevoli. Bisogna fermare l’escalation e impedire la catastrofe del sonnambulismo. In quest’ottica riteniamo che i governi responsabili debbano muoversi su queste linee:
1) neutralità di un’Ucraina che entri nell’Unione Europea, ma non nella Nato, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Usa alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del Muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia.
2) Concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Krusciov alla Repubblica Sovietica Ucraina.
3) Autonomia delle regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione dell’Onu.
4) Definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse.
5) Simmetrica de-escalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione.
6) Piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.
A nostro avviso questi possono essere i punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco. In una direzione simile va da ultimo la proposta di Elon Musk, e da tempo le sollecitazioni di Henry Kissinger a una soluzione che nel rispetto delle ragioni dell’Ucraina offra insieme una via d’uscita al fallimento militare di Putin sul terreno. Fondamentalmente sono le linee più credibili di un negoziato possibile e necessario, anche per l’unica Agenzia mondiale all’opera davvero per la pace, la Chiesa di Roma. Questa soluzione conviene a tutti, anche all’Occidente e in particolare ai Paesi dell’Unione Europea, i più minacciati dall’ipotesi di un disperato attacco nucleare russo. E all’Ucraina stessa, se non vorrà essere la nuova Corea nel cuore dell’Europa per i prossimi 50 anni.
Liberiamo la ragione e la politica dalle pastoie dell’odio, e forse troveremo anche il cuore e l’intelligenza per mettere fine a questo macello. E’ un invito rivolto a tutti, a quanti ascoltandolo vorranno rilanciarlo e farsene carico”.
Antonio Baldassarre (presidente emerito Corte Costituzionale), Pietrangelo Buttafuoco (scrittore), Massimo Cacciari (filosofo), Franco Cardini (storico), Agostino Carrino (costituzionalista), Francesca Izzo (orientalista), Mauro Magatti (sociologo, Università Cattolica del Sacro Cuore), Eugenio Mazzarella (filosofo), Giuseppe Vacca (filosofo), Marcello Veneziani (scrittore), Stefano Zamagni (economista, Presidente della Pontificia Accademia di Scienze sociali)
MOSTRE DA VISITARE PER NON DIMENTICARE
Ci piace qui ricordare che la Mostra sull’attentato del 9 ottobre 1982 alla Sinagoga di Roma (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/1100-papa-1982-sangue-alla-sinagoga-s-ippolito-pizzaballa-ungheria.html ) è aperta fino all’11 novembre presso il Museo delle Terme di Diocleziano, (Roma, piazza dei Cinquecento, viale Enrico de Nicola 78), dal martedì alla domenica dalle 11.00 alle 18.00. Inoltre segnaliamo anche la mostra “Dall’Italia ad Auschwitz” (di grande interesse) a Roma, in via del Portico d’Ottavia 29 (domenica-giovedì 10.00 – 17.00, venerdì 10.00-13.00, sabato e festività ebraiche chiuso)