COMUNITA’ ANTIDROGA ALLO STREMO: ALLARME DI COMUNITALIA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 25 giugno 2013
Le comunità antidroga in Italia sono allo stremo: la crisi gravissima del Servizio sanitario nazionale ne sta spingendo non poche alla chiusura, con conseguenti e pesanti costi sociali sull’intera società. In concomitanza con la Giornata mondiale di lotta alla droga e al narcotraffico del 26 giugno, l’associazione ‘Comunitalia’ (che raggruppa quasi tutte le più importanti comunità terapeutiche italiane per tossicodipendenti) ha lanciato il suo grido d’allarme dalla Sala della stampa estera in Italia.
Il presidente Giovanni Pieretti ha subito richiamato i massmedia alla triste realtà: il problema droga continua ad esistere - pur se sostanzialmente rimosso nell’attuale temperie culturale - e si è anzi aggravato con l’aggiunta della dipendenza creata dal gioco d’azzardo patologico, un “fenomeno dirompente, accompagnato da cifre spaventose”.
‘Comunitalia’, nata nel 2009 nell’ambito di un progetto del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA) della Presidenza del Consiglio dei ministri, si è riproposta fin da subito di raccogliere in un fronte unico d’azione le maggiori comunità italiane: “Non è stato semplice – ha rilevato Pieretti – poiché in Italia si ama dividersi, praticare – anche tra realtà in sé molto simili - una sorta di narcisismo delle piccole differenze”. Ora però tale atteggiamento (che ha reso le Comunità deboli di fronte allo Stato) è finalmente superato, “in nome della lotta contro il nemico comune”.
Tra gli obiettivi primari dell’associazione emerge quello di cercare di “recuperare gli enormi crediti delle Comunità esistenti presso le Asl, le Regioni, il Servizio sanitario nazionale”. E’ una situazione che porta molte Comunità al collasso, specie ma non soltanto nel Sud, già a partire dal Lazio. Purtroppo, nella crisi generalizzata dello Stato sociale, “ci si sta dimenticando della tossicodipendenza”, e si arriva così “a negare concretamente il diritto alla salute proprio là dove il tessuto sociale è più fragile”. Ovvero “là dove sarebbe ancora più necessario che lo Stato investisse risorse, ridando dignità alla prevenzione del disagio giovanile”.
L’analisi dell’ammontare dei rimborsi regionali previsti dei costi giornalieri sostenuti dalle Comunità accreditate con il Servizio sanitario nazionale mostra gravi discrepanze all’interno del Paese. Tali discrepanze non sono neppure correlate a una diversità del servizio assicurato (i criteri di accreditamento sono molto difformi tra Regione e Regione). Ad esempio, se nel Trentino-Alto Adige, per una giornata di comunità terapeutica residenziale, vengono rimborsati pro capite 146 euro, nel Lazio si scende a 38,73 euro. Altri esempi: in Valle d’Aosta sono rimborsati 125 euro a giornata, nelle Marche 79,93, in Sardegna 73,67, in Piemonte 72, in Veneto 65, in Emilia-Romagna 67,41, in Toscana 61,85, in Liguria 61,04 …. giù giù fino ai 46,27 della Puglia, ai 42,58 della Campania e all’incredibile primato negativo del Lazio: 38,73. Che cosa propone qui ‘Comunitalia’? Una “retta unitaria nazionale di riferimento”, da un minimo di 60 a un massimo di 80 euro giornalieri pro capite, “nel rispetto delle specificità regionali”. Il fatto drammatico è che molte Regioni non sono oggi più in grado di rimborsare quanto stabilito, né d’altra parte per loro il problema è prioritario.
Luciano Squillaci - segretario di ‘Comunitalia’ e vicepresidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict, presieduta da don Mimmo Battaglia) - ha evidenziato, a proposito di nuove dipendenze, come ogni italiano (compresi i neonati) spenda circa 1500 euro l’anno per il gioco d’azzardo. In contrapposizione stridente troviamo invece la spesa media italiana pro capite per la politica sociale: 100 euro (in Calabria addirittura 24). “E’ come andare alla guerra armati di fionde, mentre il nemico ha la bomba atomica”, ha annotato Squillaci. Attirando l’attenzione anche sul fatto che “incomincia ad essere messo in discussione per i tossicodipendenti pure il principio dell’esenzione dal ticket”, mentre ormai già da un anno si è costretti a pagare i farmaci necessari. Certo il problema dei tagli alla spesa pubblica è complesso, ma le ricadute sociali di tali tagli superano di gran lunga “ciò che si è risparmiato”. Del resto, a fronte del tariffario regionale cui si è accennato più sopra, “un cittadino in carcere costa allo Stato più di 600 euro al giorno e molto di più chi è costretto in ospedale”.
E’ poi stato sollevato il problema dell’auspicato ripristino del Fondo nazionale per la prevenzione (previsto dalla legge 328/2000 di riforma dell’assistenza sociale), di cui si è persa traccia. Ricordiamo infine che ne “L’impegno – Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno” (Rubbettino) abbiamo dedicato un capitolo alla lotta delle molte comunità di origine e ispirazione cattoliche contro la tossicodipendenza, evidenziando in particolare l’esempio della “Fondazione promozione umana” di don Chino Pezzoli a san Donato Milanese.