“OMOFOBIA”: GRAVI E CONTINUE INTIMIDAZIONI DELLA NOTA LOBBY - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 novembre 2013
La nota lobby ha intensificato gli sforzi liberticidi contro chi apprezza pubblicamente la famiglia secondo l’art. 29 della Costituzione: dopo quanto accaduto a Bisceglie, a Guido Barilla, a Casale Monferrato, a Bologna, a Giancarlo Cerrelli (con bis), ecco la censura preventiva per una serata promossa l’8 novembre dall’Istituto paritario Faà di Bruno di Torino, che ha ceduto agli aggressori. Inaudito poi l’episodio accaduto a Settimo Torinese, dove gli allievi della seconda media B della Antonio Gramsci (plesso Piero Gobetti) hanno allestito uno spettacolo in cui si insultano i contrari al cosiddetto ‘matrimonio gay’.
Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 un giovane romano omosessuale si è suicidato lanciandosi dall’undicesimo piano dell’ex-pastificio Pantanella sulla Casilina. Un fatto molto triste – come ogni suicidio – che ha suscitato grande emozione e viva partecipazione al dolore della famiglia. La nota lobby, con il tradizionale e agghiacciante cinismo, ne ha tratto pretesto per intensificare l’aggressione massmediatica a chi, per ragioni derivanti essenzialmente dal diritto sacrosanto alla libertà di pensiero, si oppone alla legge “sull’omofobia” ora approdata dopo mille traversie al Senato della Repubblica. Non solo: si preconizzano corsi obbligatori di antropologia politicamente corretta nelle scuole, per esempio in quelle del Lazio; si ribadisce l’urgenza di superare “l’arretratezza culturale del nostro Paese in tema di diritti” (il sindaco di Roma Marino, quello votato anche da una parte di cosiddetti cattolici); si piegano alla ‘buona causa’ alcune affermazioni – percepite da molti come ‘aperturiste’(e si sa quanto conta la ‘percezione’ nella nostra società massmediatica!) – di papa Francesco sull’argomento.
La legge liberticida “sull’omofobia”, come detto, deve passare ancora lo scoglio del Senato. Eppure le intimidazioni e i colpi di mano a livello locale si susseguono. In articoli precedenti si è riferito degli attacchi contro uno spettacolo teatrale della compagnia “L’Arca dell’Alleanza” di ‘Rinnovamento nello Spirito’ a Bisceglie. Del linciaggio massmediatico subito da Giancarlo Cerrelli (vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani) per aver enunciato tesi sgradite in un dibattito di “Uno Mattina estate” su Rai Uno. Del linciaggio massmediatico ancora più forte subito dall’imprenditore Guido Barilla, dopo alcune dichiarazioni fatte a “la Zanzara” di Radio 24: sopraffatto dalle accuse e timoroso di conseguenze economiche sul mercato estero, il povero Barilla si è poi ripetutamente scusato, cospargendosi abbondantemente il capo di cenere e perfino andando a incontrare il noto Franco Grillini a Bologna. Dell’irruzione di decine di esagitati/e a un Convegno promosso da ‘Alleanza cattolica’ e ‘Comunione e Liberazione’ (con il patrocinio della diocesi) a Casale Monferrato. A Bologna poi il 29 ottobre a Bologna presso il teatro Testoni (teatro “per famiglie” in un immobile concesso in comodato d’uso gratuito dal Comune e sovvenzionato con 810mila euro per tre anni) è stata presentata la fiaba della Bella Addormentata, che, svegliatasi dal lungo sonno si innamora – e ti pareva! - di una principessa. La rappresentazione era “per bambini dai sette anni in su”. Inutili le proteste, anche della locale “Manif pour tous” e di decine di genitori.
Il già citato Giancarlo Cerrelli è stato poi censurato da Rai Uno: contattato per “Domenica in” del 3 novembre per partecipare a un dibattito sull’omofobia, s’è visto venerdì revocare l’invito (già la Rai aveva organizzato il viaggio in aereo e intervistato per 35 minuti Cerrelli, così da poter offrire materiale per preparare la puntata). Il deputato Gian Luigi Gigli ha preannunciato un’interrogazione parlamentare sullo strano caso. Intanto la puntata è andata in onda: tra gli argomenti di dibattito è sparita la legge sull’omofobia. Forte di un’esperienza pluridecennale maturata nel gran mare televisivo, la collaudata navigatrice di Stato Mara Venier – dopo la proiezione di un video sul recente gesto tragico del giovane gay romano suicida - ha dato spazio alle esperienze estreme di un omosessuale cuneese e a quella della madre di un omosessuale trevigiano; successivamente ha ospitato in studio quattro ospiti sul ‘caso’ delle studentesse squillo e minorenni di Roma, per poi concludere con una lunga intervista molto partecipata (a tratti interessante, ma anche molto strappalacrime), da amica di vecchia data ad amico di vecchia data, a Piero Marrazzo, rientrante a breve sul piccolo schermo di Rai 2 dopo i fatti non esaltanti avvenuti mentre era presidente di centrosinistra della Regione Lazio. Pur senza un dibattito esplicito sul tema dell’omofobia, la nota Venier si è di certo acquisita (data anche l’ora di grande ascolto sulla nota rete cosiddetta per “famiglie”) meriti insigni presso la nota lobby.
IL GRAVE CASO DELL’ISTITUTO FAA’ DI BRUNO DI TORINO
Tra novembre e gennaio l’Istituto torinese paritario cattolico Faa’ di Bruno aveva previsto il primo di tre incontri per i genitori della scuola così pubblicizzati in un volantino: “La famiglia è in difficoltà ma, invece di aiutarla, oggi vengono proposti modelli alternativi di famiglia. La scuola genitori Faà di Bruno prende spunto dall’acceso dibattito parlamentare sull’omofobia e sul riconoscimento delle unioni omosessuali per proporre una riflessione complessiva della bellezza della famiglia naturale minacciata dall’ideologia del gender”. Tre le serate del ciclo di quest’anno: l’8 novembre, con l’infettivologa Chiara Atzori su “Omosessualità: domande e risposte”; il 29 novembre con il prof. Mauro Ronchi (Giuristi cattolici) su “Legge sull’omofobia e per il matrimonio omosessuale: attacchi frontali alla libertà e alla famiglia”; il 17 gennaio 2014 su “Maschio e femmina li creò: la bellezza della differenza sessuale”.
Come agisce la nota lobby
Diffusasi la notizia, s’è scatenato un gran pandemonio da parte della Torino “progressista”. In sintesi il ciclo di incontri è stato definito subito “omofobo”: l’etichetta affibbiata dalla nota lobby è stata come uso immediatamente ripresa dalle varie agenzie massmediatiche e riprodotta su quotidiani, radio, tv, internet. La Faa’ di Bruno è così divenuta la “Scuola omofoba” di Torino. Nel mirino sia l’argomento del ciclo di incontri come pubblicizzato nel volantino che i relatori Chiara Atzori e Mauro Ronchi, già esposti alla gogna come omofobi per la loro partecipazione a incontri precedenti sul tema. Ronchi tra l’altro era al Convegno di Casale Monferrato interrotto dagli attivisti gay. La nota lobby in particolare si è stracciata le vesti per Chiara Atzori, che ha diffuso in Italia il pensiero dello psicologo americano Joseph Nicolosi, inventore della “terapia recuperativa” per gli omosessuali.
In particolare la vicepresidente del Consiglio comunale di Torino Marta Levi (pd), il compagno di partito Luca Cassiani, i consiglieri di SeL Michele Curto e Marco Grimaldi hanno inoltrato la richiesta di “comunicazioni urgenti” da parte del sindaco Fassino per “verificare” se non sia il caso di “convocare urgentemente i vertici della Scuola per un chiarimento” e se non sia da prendere in considerazione l’ipotesi “di una sospensione temporanea della convenzione” tra la Faa’ di Bruno (sezione materna) e la Città. Tali richieste minacciose sono state precedute da una considerazione serena sul volantino del ciclo di incontri: “Dalla lettura del volantino emergono gravi contenuti omofobici, transfobici e discriminatori che gli scriventi non possono che stigmatizzare con forza”.
Veramente istruttiva, esemplare la reazione dell’Arcigay di Torino tramite il suo presidente Marco Giusta: “Dovremmo uscire con telefonate, comunicati, etc con questi obiettivi: se possibile far annullare il ciclo; fare alzare l’attenzione quanto più possibile da parte della società civile; se non lo annullano e se non salta per le contestazioni, registrare quanto dicono per poi denunciarli”. Ancora: “Siamo intervenuti immediatamente segnalando il fatto ai consiglieri comunali e agli assessorati di riferimento. (…) Nel frattempo come Coordinamento Torino pride Lgbt è stata stabilita come linea d’azione politica di ‘colpire al cuore’ ovvero di andare a porre l’accento sul fatto che la struttura essendo parte della FISM (Federazione italiana scuole materne) percepisce dal Comune di Torino finanziamenti pubblici (nell’anno 2012 abbiamo riscontrato almeno 120.000 euro). Vi pare corretto che chi riceve contributi dal comune possa portare avanti politiche discriminatorie a livello culturale? A noi no. E abbiamo pertanto segnalato ai consiglieri comunali questo fatto”.
C’è dell’altro. La nota lobby ha scritto anche all’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia (con copia al Vicario generale e all’Ufficio pastorale per la famiglia). Già ben significativo l’esordio: “Eccellenza, il giorno 8 novembre prossimo, presso l’Istituto Faà di Bruno, è previsto lo svolgimento di un’iniziativa sui temi dell’omosessualità, del tutto analoga a quelle diventate tristemente note, recentemente svoltesi a Casale e a Santena.”. Proseguono gli inquisitori: “Aporendiamo che i relatori invitati saranno: la dott.ssa Chiara Atzori, medico specialista in malattie infettive, e l’avv. Mauro Ronco, consigliere nazionale dei Giuristi Cattolici. Entrambi hanno un profilo non particolarmente indicato a trattare serenamente di omosessualità”. Da non perdere la conclusione della lettera dell’Arcigay in nome del Coordinamento sopracitato: “Sappiamo che Lei ha manifestato il Suo rincrescimento per quanto accaduto nelle precedenti conferenze di propaganda anti-omosessuale, e che ha dichiarato il Suo impegno a fare sì che non si dovessero ripetere episodi simili. E’ per questo che ci permettiamo di segnalarLe questa iniziativa, fiduciosi che Lei vorrà prendere i necessari provvedimenti. Confermiamo la nostra disponibilità a collaborare e a vigilare su questi spiacevoli fenomeni”.
Tra i commenti sul sito dell’Arcigay Torino ce n’è uno che non possiamo non citare: “Come pensano di poter fare un evento del genere senza avere conseguenze in una città come Torino? Voglio dire, si sono viste cose di questo tipo altrove, nelle provincie e nelle cittadine in cui abitano poche persone…ma TORINO? (…) Beh, spero sia vietabile e, se non lo è, spero che Casale sia stato niente in confronto al casino che scateneremo qui (uso il ‘Noi’ per ché spero di poter venire questa volta)”.
Altre due dichiarazioni meritano di essere conosciute per una loro particolarità. La prima è dell’assessore alla Scuola del Comune di Torino, Maria Grazia Pellerino: “Mi stupisce che dei genitori che si richiamano alla cultura cattolica prendano una posizione di questo tipo nel momento in cui il Papa ha dichiarato pubblicamente: Chi sono io per giudicare gli omosessuali?”. La seconda è addirittura del presidente della FISM di Torino, Luigi Vico (cattolico di area Pd), che alla ‘Repubblica’ ripete l’affermazione papale, dice che “i genitori verranno invitati a non partecipare” e annuncia che chiederà all’istituto di annullare l’iniziativa. Si deve qui rilevare che il Consiglio comunale del 4 novembre deve anche decidere sulla riconferma della Convenzione (leggi anche: sovvenzioni) con la FISM…
La reazione dell’Arcidiocesi, dell’Istituto e del radicale Silvio Viale
Di fronte a tante pressioni l’Istituto ha comunicato la sospensione dell’iniziativa, per “non trasformare un pacifico incontro di genitori in una guerra”, pur “rivendicando il diritto di continuare a proporre liberamente l’insegnamento del Magistero della Chiesa e del Catechismo su questi temi”. Nella nota si puntualizza poi: “Come credenti il nostro punto di riferimento è il Catechismo della Chiesa Cattolica”, che anche papa Francesco ha indicato come “strumento fondamentale con cui la Chiesa comunica il contenuto intero della fede”.
Da parte sua, in un altro comunicato, l’arcidiocesi di Torino ha lodato dapprima “la posizione dell’Istituto paritario ‘Faà di Bruno’, soprattutto perché in essa viene ribadito il riferimento fondamentale alla libertà di espressione di ognuno”. Annota qui l’arcidiocesi: “Un pluralismo autentico richiede infatti il rispetto di ogni persona e il dialogo franco e sereno sulle idee, in un contesto dove a nessuno sia consentito di esercitare ‘censure preventive’. L’arcidiocesi ha infine apprezzato anche la decisione di sospendere l’iniziativa “nella specifica modalità, per non alimentare contrapposizioni artificiose e strumentali”.
La decisione di sospendere il ciclo di incontri non ha certo fatto il pieno di consensi ed è sembrata a non pochi cattolici come un ingiustificato cedimento alle richieste di una lobby pur agguerrita. Un appoggio inaspettato ai critici è venuto dal presidente dei radicali italiani Silvio Viale, ginecologo le cui posizioni in campo bioetico sono lontane mille miglia da quelle cattoliche: “Al posto della Faà di Bruno non avrei ceduto e ha ragione l’Arcidiocesi a parlare di censura – ha scritto Viale in una nota – Purtroppo viviamo in tempi in cui la libertà di parola e di opinione rischia di essere condizionata da una voglia di persecuzioni penali che sono una vera e propria censura di Stato”.
IL CASO INAUDITO DELLA II B DELLA SCUOLA MEDIA GRAMSCI-GOBETTI DI SETTIMO TORINESE
Concludiamo questa purtroppo lunga carrellata di episodi liberticidi riferendo di quanto accaduto recentemente nella Scuola media statale “Antonio Gramsci- plesso Piero Gobetti” di Settimo Torinese e segnalato da “La Nuova bussola quotidiana”. Abbiamo preso nota così di quanto pubblicato sul sito www.direfarenondiscriminare.com/category/sessuale in data 24 ottobre 2013 in riferimento a uno spettacolo allestito presso la scuola citata, nella classe II B. Il copione della messinscena è preceduto da una frase che così suona: “La classe ha voluto allestire una riflessione teatrale come restituzione al tema trattato nel primo incontro relativo alla discriminazione in base all’orientamento sessuale”. Da ciò si capisce che lo spettacolo è seguito a un incontro in cui la Compagnia 3001 (autrice del progetto approvato dalla scuola) ha già erudito – pensiamo con dovizia di argomentazioni - i pupi sulla problematica. Da notare che incontro e allestimento teatrale sono avvenuti in orario scolastico, con partecipazione obbligatoria.
Il copione prevede una seconda scena in cui si finge di essere in Parlamento, nel momento in cui si propone di “riconoscere giuridicamente le unioni civili tra persone dello stesso sesso”, seguendo “l’esempio dei nostri vicini europei (Francia, Spagna, Regno Unito…)”. Prendono poi la parola brevemente alcuni parlamentari “pro” e alcuni “contro” (questi ultimi fanno interventi che suonano caricaturali… “e poi cari colleghi pensiamo alle cose serie… l’economia per esempio. Stiamo solo perdendo tempo”). Tra i ‘pro’, invece, c’è chi dice: “Chi siamo noi per decidere cosa è giusto e cosa non lo è?”. Il “Parlamento” vota, naturalmente a favore. Anche perché, come appare da un cartellone, i “sì” hanno dalla loro “Dignità, Diritti, Tutela, Libertà, Parità, Uguaglianza, Piena cittadinanza”. Vuoi mettere con le brutture dei ‘no’, che dalla loro parte hanno “Paura, Disprezzo, Pregiudizio, Disparità, Diversità, Esclusione”? Segue il pronunciamento soddisfatto del Presidente della Repubblica, che dichiara valida “la legge che riconosce giuridicamente le unioni civili tra le persone dello stesso sesso”. Salgono poi sul palco alcuni ragazzi e ragazze che dicono, tra l’altro: “Il mio cane può amarmi”, “Io posso amare il mio gatto”. Poi tutte le ragazze insieme proclamano: “Sonia può amarmi” e i ragazzi “Fabio può amarmi”.
Non c’è che dire. E’ veramente edificante lo spettacolo allestito dalla Scuola media Gramsci/plesso Gobetti (nomi di intellettuali gloriosi e in ogni caso rispettabili…che presumiamo si rivolterebbero – se potessero – nella tomba davanti a un episodio del genere). Avrà di sicuro imitatori e imitatrici nel resto della Penisola. Vogliamo proprio che così accada? E’ questa la ‘laicità’ che vogliamo? Oppure ci siamo già rassegnati, abdicando per ‘comodità’ alle nostre responsabilità di cittadini, di genitori, cristiani o non cristiani, ma tutti preoccupati che lo Stato promuova il bene comune?