LIBERTA’ RELIGIOSA: L’ITALIA COME I GAMBERI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 6 novembre 2014
Dal ‘Rapporto 2014’ sulla libertà religiosa (in genere, non solo dei cristiani) nel mondo si evince che pure in Italia sta diventando problematica (soprattutto per i cristiani) la manifestazione pubblica di tale diritto fondamentale, analogamente a quanto succede – in forma ancora più grave – in buona parte del mondo ‘occidentale’ . Uno stillicidio continuo di episodi intimidatori che potrebbero indurre molti a rinunciare alla propria libertà d’espressione controcorrente
La lettura delle oltre 500 pagine del ‘Rapporto 2014’ sulla libertà religiosa nel mondo - elaborato con cadenza biennale dalla Fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”- suscita a ragione grande preoccupazione per la condizione dei cristiani in oltre la metà dei Paesi. Sappiamo di quel che succede in Iraq, in Siria, in Pakistan, in Nigeria, nel Sudan e in altri Stati asiatici e africani. Possiamo comprendere facilmente le difficoltà dei cristiani in Paesi di ‘consolidata tradizione’ come Cina e Corea del Nord. Ancora ci è poco familiare riuscire ad afferrare pienamente il peggioramento di tale condizione registrato negli ultimi anni in larga parte dell’Europa occidentale, dalla Spagna alla Francia, dalla Gran Bretagna al Belgio, dall’Olanda al Canada. A tale involuzione – pur in misura minore, ma de facto non meno preoccupante – non si sottraggono neppure gli Stati Uniti di Obama. E neppure l’Italia di Renzi. In cui diverrebbe un rischio (anche penale o occupazionale) manifestare in favore dell’istituto familiare com’è inteso dalla Costituzione della Repubblica e dal Catechismo della Chiesa cattolica, se dovessero essere approvate dal Parlamento le norme cosiddette ‘contro l’omofobia’ – oltre a tutta una serie di provvedimenti eversivi nell’ambito della politica della famiglia, come l’introduzione del ‘divorzio breve’, del cosiddetto ‘matrimonio gay’ (comunque chiamato), della fecondazione eterologa (leggi anche: utero in affitto), della scelta del cognome per i figli, dell’imposizione a scuola dell’ideologia del ‘gender’, della restrizione del diritto all’obiezione di coscienza in ambito sanitario e molto altro.
IN ITALIA COME IN FRANCIA?
Del resto proprio il governo Renzi, in cui dilaga – organico alla nota lobby - il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Ivan Scalfarotto, ha appena nominato un altro esponente della stessa lobby, Davide Faraone, come sottosegretario alla Pubblica Istruzione. Notiamo che il parlamentare siciliano, il 15 giugno scorso, ebbe a proclamare a Palermo la necessità di “promuovere l’identità di genere anche a scuola”, perché “la grande battaglia è anche culturale e la scuola dovrà esserne protagonista”. Affermazioni inequivocabili, proprio come quelle delle ministre Taubira e Vallaud-Belkacem nella Francia di Hollande, in cui le due specchiate democratiche si sono impegnate e continuano a impegnarsi allo stremo per imporre la loro ideologia distruttiva della famiglia, la loro “rivoluzione antropologica” anche contro la massiccia resistenza di larga parte del popolo francese.
‘CASO LAUTSI’ NEL ‘RAPPORTO 2012’
Restiamo dunque al capitolo ‘Italia’ per ricordare quanto si scriveva in materia nel ‘Rapporto 2012’. Nel quale si dava ampio spazio alla ricostruzione e alla conclusione (nel marzo 2011) della lunga vicenda chiamata ‘caso Lautsi’, dal cognome della donna di origini finlandesi che aveva chiesto al Consiglio d’Istituto della scuola media ‘Vittorino da Feltre’ di Abano Terme di rimuovere il crocifisso dalle aule. La Grande Chambredella Corte europea di Strasburgo aveva decretato che “l’esposizione del crocifisso non intacca il pluralismo educativo proprio della laicità dello Stato”. Nello stesso ‘Rapporto’ si ricordavano poi la distruzione a Roma di una statua della Madonna e di un crocifisso a margine di una manifestazione di ‘indignati’, un paio di altri atti di intolleranza e una vignetta di rara volgarità di Vauro presentata durante una trasmissione di Rai Due.
LA PERICOLOSITA’ DELLE NORME “CONTRO L’OMOFOBIA”
Quest’anno invece il dossier è purtroppo più corposo. In primo piano emergono le norme ‘contro l’omofobia’ (Disegno di legge Scalfarotto), la cui discussione – si scrive nel ‘Rapporto’ di “Aiuto alla Chiesa che soffre”- “sta generando un aspro confronto in ambito culturale e sociale, confronto basato sul fatto che tale proposta di legge, nella sostanza, non persegue l’obiettivo di combattere la violenza, ma le opinioni sull’omosessualità”. Più oltre: “L’ideologicità (del Disegno di legge Scalfarotto) è resa evidente dal fatto che se esso venisse approvato, di fatto, si impedirebbe ad associazioni e liberi cittadini di opporsi in modo civile e argomentato a provvedimenti come quelli, ad esempio, riguardanti il ‘matrimonio omosessuale’ e l’adozione di ‘figli’ da parte di coppie dello stesso sesso. Anche la semplice espressione di opinioni critiche verso l’omosessualità potrebbe essere considerata omofobica”. Si citano poi importanti voci critiche verso le norme proposte, anche di laici insospettabili. E si segnalano le manifestazioni pubbliche della Manif pour tous Italia e delle Sentinelle in piedi.
LA RESTRIZIONE DEL DIRITTO ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA
Nel ‘Rapporto 2014’ si attira poi l’attenzione sulla bozza di riforma del Codice deontologico medico nazionale, con la prevista revisione dell’articolo 22 sull’obiezione di coscienza. Ancora: la rimozione di crocifissi, come quello dell’Aula Magna dell’Università di Firenze. A tale proposito è riportato il commento centrato e sferzante del cardinale Betori, arcivescovo della città: “Se i crocifissi danno fastidio negli spazi laici della cultura, verrebbe voglia di riprenderli, con Madonne e Santi, da Uffizi e altri musei”. Sono registrati una decina di atti di vandalismo, perlopiù a statue della Madonna e Crocifissi; e la grave offesa – “senza nessuna condanna esplicita immediata” degli organizzatori, verificatasi durante il concerto del Primo Maggio 2013 a Roma. Non sono registrate le centinaia di occasioni pubbliche (anche radiofoniche e televisive, Rai ben compresa) in cui si è irriso in varie forme ai credenti.
INTANTO LA SITUAZIONE SI E’ AGGRAVATA: LA MONTATURA DI MONCALIERI
Si deve anche notare come nel ‘Rapporto 2014’ sia stato preso in esame il periodo ottobre 2012-giugno 2014. Dallo scorso giugno la situazione in Italia è indubitabilmente peggiorata. Basti ricordare le aggressioni fisiche e verbali a inizio ottobre contro le ‘Sentinelle in piedi’ in diverse città d’Italia, da Bologna a Rovereto, da Pisa a Torino, Parma, Napoli, Trieste, Genova, Bari, Aosta. O anche quel che è successo qualche giorno fa presso l’Istituto Pininfarina di Moncalieri, una cui insegnante di religione cattolica è stata ‘massacrata’ dalla nota lobby e dai suoi portavoce mediatici per aver ricordato tra l’altro - durante l’ampia discussione con un alunno che le aveva chiesto che cosa pensasse dell’omosessualità – il caso di un giovane ritornato all’eterosessualità dopo un adeguato percorso psicologico. Sulla vicenda l’ Avvenire del 5 novembre ha pubblicato una lunga e dettagliata lettera dell’insegnante, con la risposta del direttore Marco Tarquinio, che nota in conclusione: “La verità, cara professoressa, è che esistono molti modi per fare violenza. Credo che Lei, donna e insegnante, abbia dovuto subirne uno dei peggiori e dei più maliziosi: quello attraverso il quale si monta un caso per mettere alla gogna ingiustamente una persona, capovolgendo la sua vita, facendo una caricatura cattiva delle sue parole, cercando persino di negarle la libertà di presentare fatti e di esprimere opinioni”.
L’INTIMIDAZIONE DELLE COSCIENZE
Il guaio è che la vicenda di Moncalieri ha dato modo alla nota lobby di insinuare in decine di migliaia di insegnanti un dubbio atroce: non è che, se dovessi – anche rispondendo alla domanda in un allievo – esprimermi con sincerità in classe su certi argomenti, incapperei magari in qualcuno che mi denuncerebbe alle autorità scolastiche o giudiziarie? E mi ritroverei magari al centro di una ‘bufera mediatica’, con titoli come “Lezione-choc nel liceo di…”, come è capitato alla collega di Moncalieri? Che ne sarebbe di me, della mia famiglia, del mio posto di lavoro?
Non solo: come sempre la nota lobby ha sfruttato il caso particolare (in questo caso quello del tutto ingiustificato di Moncalieri) per tentare di infangare un intero settore, spingendo a credere che gli insegnanti in genere di religione cattolica siano “omofobi”. Una tattica vergognosa, che però trova credito nei tanti faciloni e/o disinformati. E pavide complicità in chi preferisce acquattarsi nel proprio recinto, non volendo “aver grane” oppure adducendo che i tempi sono cambiati anche nella Chiesa dopo le discussioni nel Sinodo (suscitando così l’applauso compiacente di chi la Chiesa vuole ridurla nelle sagrestie) .
VOGLIAMO FINIRE COME IN GRAN BRETAGNA?
Attenzione a certi atteggiamenti volutamente ‘distaccati’(anche di gente di Chiesa), perché poi si finisce come in Gran Bretagna, un tempo considerata un modello di democrazia, in cui all’inizio di novembre la ministra dell’Educazione Nicky Morgan (membro del partito conservatore del primo ministro David Cameron) ha annunciato che gli istituti privati confessionali saranno tenuti a insegnare l’ideologia del gender (vedi anche ossequio verso i ‘matrimoni’ tra persone dello stesso sesso). La ministra ha preannunciato ispezioni a sorpresa e chiusure nel caso in cui il diktat non venga rispettato. Vogliamo che ciò succeda anche in Italia? In quel caso le consuete lacrime di coccodrillo suonerebbero ancora più ipocrite del solito.