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    MEMORIA: AL 'GIULIO CESARE' UN CONVEGNO SULLE RICERCHE DEGLI STUDENTI

    MEMORIA: AL ‘GIULIO CESARE’ UN CONVEGNO SULLE RICERCHE DEGLI STUDENTI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 8 febbraio 2018

     

    Giorni intensi di memoria: sabato 10  febbraio sarà ricordato il dramma degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia, infoibati e cacciati dalle loro case. Intanto martedì 6 febbraio nell’aula magna del Liceo classico Giulio Cesare di Roma, grazie all’impegno di tanti studenti di sette scuole del territorio, si sono rivissuti gli anni tragici della persecuzione antiebraica negli attuali Municipi II e IV.  I saluti delle autorità. L’intervento sconvolgente dello storico Amedeo Osti Guerrazzi sul collaborazionismo di ‘bande’ italiane nella caccia agli ebrei romani.  

    Sono giorni questi intensi di memoria. Dopodomani 10 febbraio in Italia si ricorderà il dramma che coinvolse dall’otto settembre 1943 gli italiani dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia: fatti oggetto di ‘pulizia etnica’ da parte dei partigiani comunisti di Tito (con la complicità dei loro correligionari italiani), furono infoibati in almeno 12mila e costretti all’esodo in circa 250mila.

    Martedì 6 febbraio invece, presso il Liceo classico ‘Giulio Cesare’ di Roma, gli studenti di sette istituti del II e del IV Municipio della capitale hanno fatto memoria di alcuni episodi che hanno contrassegnato – spesso tragicamente - la storia del territorio tra il 1938 (anno delle ignobili leggi razziali) e il giugno del 1944 (quando Roma fu liberata dall’occupazione nazista).

    Come ha detto nel saluto d’apertura Paola Senesi, dirigente scolastico del ‘Giulio Cesare’, il convegno intendeva connotarsi come “riflessione storica su fatti concreti e non come iniziativa improvvisata, di immagine, legata a episodi dell’attualità, considerato come la riflessione sia incominciata da tempo e si protrarrà almeno per l’intero anno scolastico”; un’occasione insomma di “conoscenza e confronto e non di propaganda elettorale”. E così è stato, come doveva essere per la rievocazione di “una storia drammatica, incisa nella carne viva di chi qui abitava, di chi subì, di chi prestò aiuto alle vittime, di chi si ribellò”.  

    Nell’aula magna dello storico Liceo -  inaugurato nel 1936 da Mussolini e Bottai come prototipo dell’edilizia scolastica del regime e capofila della rete scolastica territoriale di ambito 2 che ha promosso l’iniziativa (di cui referente è stata Anna Proietti, dirigente scolastico dell’ Angelica Balabanoff) - si sono ritrovati circa duecento studenti, ognuno ricco di quel che aveva scoperto indagando con strumenti diversi chi nel quartiere Trieste, chi ai Parioli, chi a piazza Bologna, chi a San Lorenzo, chi a Pietralata e chi a Montesacro. Studenti (certo guidati dai loro docenti) protagonisti dunque della mattinata, cui hanno voluto portare il loro saluto anche alcune autorità.

     

    I SALUTI DELLE AUTORITA’

    Se Ruth Dureghello (presidente della Comunità ebraica di Roma) ha evidenziato la necessità e l’urgenza di lottare contro ignoranza storica e indifferenza, Livia Ottolenghi (Unione delle Comunità ebraiche italiane/UCEI) ha ricordato come per gli ebrei italiani l’offesa più grande fu quella di essere esclusi dalla società civile, dopo aver combattuto valorosamente per la Patria nella Guerra 1915-18, con l’emanazione delle famigerate leggi razziali nell’autunno del 1938. Per Lucrezia Colmayer (II Municipio di Roma) fare memoria non è “così facile né scontato, dato che il tema è difficile per le emozioni che scatena”. Il collega del IV Municipio Rolando Proietti Tozzi ha invece rievocato un episodio commovente vissuto quarant’anni fa: si presenta una nuova vicina, “donna bellissima con gli occhi azzurri”, che aveva inciso un numero sul braccio… era una sopravvissuta di un campo di sterminio nazista, che si salvò perché, buttata in una fossa comune e non riuscendo più a parlare, riuscì a ‘catturare’ con lo sguardo un soldato alleato che scrutava dentro la fossa. A chiudere la parte dei saluti un video molto coinvolgente - inviato dal Dipartimento pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri – che ha fatto rivivere il recente Viaggio della Memoria a Auschwitz-Birkenau (promosso dal MIUR in collaborazione con l'UCEI), cui hanno partecipato anche 34 studenti del ‘Giulio Cesare’.

     

    AMEDEO OSTI GUERRAZZI: VENDETTERO GLI EBREI PER UN PO' DI SOLDI

    L’aula ha vissuto un altro momento di grande intensità emotiva per l’intervento dello storico Amedeo Osti Guerrazzi (Fondazione del museo della Shoah), che ha approfondito in particolare una pagina infame e poco nota al grande pubblico, quella del collaborazionismo di gruppi di italiani nella cattura degli ebrei negli ultimi mesi dell’occupazione nazista di Roma. Dopo che nell’autunno del ’43 la Germania nazista aveva constatato con suo grande scandalo che quella parte d’Italia sotto  la Repubblica-fantoccio di Salò ospitava ancora non meno di 40mila ebrei, siglò con essa un accordo che comportava la denuncia, l’arresto e la deportazione in campi di concentramento per tutti gli ebrei (salvo i più anziani), considerati come nemici della Patria in guerra. Perciò, se la razzia del 16 ottobre 1943 fu condotta esclusivamente dalle SS tedesche (1022 ebrei furono deportati, solo 16 tornarono), gli altri 700 ebrei catturati a Roma da gennaio a giugno 1944 lo furono in larga parte ad opera delle ‘bande’ di irregolari al servizio diretto di Herbert Kappler (tra le più famigerate la Cialli- Mezzaroma e la Ceccherelli), un tristo fenomeno probabilmente solo romano. I membri di tali gruppi (fascisti, ex-funzionari della polizia politica, pregiudicati) si misero in caccia di ebrei – usufruendo della complicità criminale di altri italiani delatori– per la cattura dei quali i nazisti pagavano da 5000 lire (circa 6-7mila euro) a 1500, a seconda dell’età e del sesso. La questura di Roma da sola arrestò circa 150 ebrei e si deve notare che ci furono anche non pochi poliziotti che scelsero di avvertire i candidati alla deportazione il giorno prima di quello che sarebbe successo il giorno dopo. Atti di abiezione, atti di umana solidarietà, perfino di eroismo.

     

    LE RICERCHE DEGLI STUDENTI

    Ora una sintesi dei tanti contributi frutto dell’impegno degli studenti (e dei loro docenti). Contributi che, ha rilevato Anna Proietti (figlia di un internato militare italiano in Germania) dimostrano come spesso la storia stia dentro di noi, passi “anche sotto casa nostra”.

    Dopo un’esecuzione musicale (alternanza di flauti e brevi testi, spunti tratti anche dall’ Opera da tre soldi di Brecht), offerta dai ragazzi dell’ Istituto comprensivo di via Micheli, due gruppi di studenti del Liceo Croce-Aleramo hanno illustrato la ricerca fatta sui ‘Giusti’ che salvarono gli ebrei. Dapprima, fondandosi sui ricordi di Michael Tagliacozzo, sono emerse le figure di chi gli prestò aiuto: la professoressa Amendola, i futuri cardinali Fagiolo e Palazzini, il pastore protestante Cupertino e famiglia, i frati francescani. Di rilievo anche il comportamento di Ferdinando Natoni, fascista convinto e non pentito, alto grado della Milizia, che salvò quanti ebrei potè (come la famiglia Limentani) “perché farlo era giusto”. Drammatico il confronto nella famiglia Romano di via Reno tra padre e figlio: il primo un magistrato monarchico di vecchia scuola, il secondo un giovane giurista difensore della politica razziale del regime.

    Si è poi parlato delle ‘pietre d’inciampo’, che l’artista tedesco Gunter Demnig creò 23 anni fa, piccole targhe d’ottone con indicazioni personali identificative da apporre davanti al domicilio o al luogo di cattura delle vittime del nazismo: il nazismo le volle numeri, ora è stata restituita loro la dignità di persona. Un gruppo di studenti del ‘Giulio Cesare’ ne ha evidenziate – attraverso un video - alcune presenti nei quartieri Trieste e Pinciano, che rimandano alle famiglie Bises, Alatri, Manasse. E quella che ricorda la famiglia Finzi, a via Alessandro Torlonia 9, di cui facevano parte anche Enrico e Luciana, morti ad Auschwitz, studenti proprio del liceo di corso Trieste che loro ha dedicato una targa e un ulivo della Memoria.

    Dal Liceo Montessori un gruppo di studenti ha portato un altro contributo sulle ‘pietre d’inciampo’ in relazione alla razzia del 16 ottobre 1943, che si sviluppò anche fuori dal Ghetto, come dimostrano le storie delle famiglie Segre, Sacerdoti, Tedeschi. Mostrato anche l’infame ‘foglietto’ su cui le SS avevano scritto le indicazioni necessarie per l’abbandono dell’abitazione entro venti minuti.

    Memoria, incontri, letture, sopralluoghi, marce contro l’indifferenza: di tutto ciò hanno parlato i ragazzi dell’ Istituto comprensivo Falcone Borsellino, che hanno evocato le quattro pietre d’inciampo in via Padova e la figura luminosa del ferroviere Michele Borgia che, con altri compagni, alla stazione Tiburtina schiodava i vagoni piombati per far fuggire gli ebrei in procinto di essere deportati.

    Dell’ “eccidio di Pietralata”, con un video ricco di foto d’epoca di forte impatto, si sono occupati i ragazzi dell’ Istituto comprensivo Angelica Balabanoff, mentre quelli dell’ Istituto comprensivo Luigi Settembrini hanno rievocato – tramite foto (compresa quella dell’accorrere immediato di Pio XII) e la testimonianza di due sorelle - il feroce bombardamento statunitense del 19 luglio 1943 a San Lorenzo (e non solo):  3000 i morti e 11mila i feriti (a san Lorenzo 1500 e 4mila).

    Infine, ancora palesemente molto emozionati per quanto ‘scoperto’ e visto con i propri occhi, alcuni studenti del Giulio Cesare hanno (con l’aiuto di diapositive)  condiviso con l’aula pagine particolarmente importanti del Viaggio della Memoria svoltosi tra il 21 e il 23 gennaio: le mura a forma di lapide del Ghetto di Cracovia, il farmacista polacco che salvò molti ebrei, la ‘fabbrica della morte’ che funzionava scientificamente a pieno regime, la testimonianza della sopravvissuta Andra Bucci, le immagini sempre sconvolgenti di Auschwitz-Birkenau: “Com’è stato possibile?”

    Mattinata di storia con protagonisti gli studenti, memoria incarnata perché ciò non accada mai più. A mantenere vivo il ricordo anche, nei corridoi del ‘Giulio Cesare’ , la mostra itinerante “Gli ebrei sotto il Regno sabaudo – Combattenti, Resistenza e Shoah”, estratto della collezione Gianfranco Moscati, su concessione dell’ Associazione Figli della Shoah.

     

     

     

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