UCRAINA/ PAPA, ZUPPI, ORBAN E…TARQUINIO (CON P.S. SU JACOPO COGHE) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 27 ottobre 2024
Incessanti gli appelli papali per la pace in Ucraina (e in Terrasanta, Libano, Medio Oriente in genere). Intanto non è stata irrilevante la missione diplomatico-umanitaria del cardinale Matteo Maria Zuppi a Mosca (14-16 ottobre). Di Ucraina ha parlato anche Viktor Orban nell’Aula surriscaldata dell’Europarlamento. Non poteva mancare l’apprezzamento dell’eurodeputato Marco Tarquinio sul premier ungherese. Jacopo Coghe solo contro tutti da Dietlinde Gruber, detta Lilli.
GUERRA IN UCRAINA
. PAPA FRANCESCO, dall’udienza generale di mercoledì 23 ottobre 2024 (anche Terrasanta e Myanmar):
Fratelli e sorelle preghiamo per la pace! Oggi, al mattino presto, ho ricevuto le statistiche dei morti in Ucraina: è terribile! La guerra non perdona; la guerra è una sconfitta dall’inizio. Preghiamo il Signore per la pace, che dia pace a tutti, a tutti noi. E non dimentichiamo il Myanmar; non dimentichiamo la Palestina che sta soffrendo attacchi inumani; non dimentichiamo Israele e non dimentichiamo tutte le nazioni che sono in guerra. C’è una cifra, fratelli e sorelli, che deve spaventarci: gli investimenti che oggi danno più guadagno sono nelle fabbriche di armi. Guadagnare con la morte! Preghiamo per la pace, tutti insieme.
. CARDINALE MATTEO MARIA ZUPPI DI NUOVO IN RUSSIA (14-16 OTTOBRE 2024)
Nel quadro dello sviluppo dell’incarico affidatogli dal Papa l’anno scorso (e concretizzatosi nella prima fase con le visite a Kiev, Mosca, Washington e Pechino), dal 14 al 16 ottobre 2024 il cardinale Matteo Maria Zuppi è stato a Mosca per la seconda volta, “per incontrare le autorità e valutare ulteriori sforzi per favorire il ricongiungimento familiare dei bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri, in vista del raggiungimento della tanto sperata pace” (come recita il comunicato ad hoc della Sala Stampa vaticana).
Come si ricorderà, a fine giugno 2023 - dopo il viaggio a Kiev - Zuppi aveva raggiunto la capitale russa incontrando il patriarca Kirill, Yuri Ushakov (consigliere di Putin per la poltica estera) e Maria Lvova-Belova, commissario per i diritti del bambino. A sedici mesi di distanza il bis, in cui si è fatto il punto sull’argomento. Difficile valutare pienamente i risultati dell’attivismo della Santa Sede in materia: certo è che “un certo numero” (locuzione privilegiata dalle fonti ufficiali, presumibilmente alcune decine) di bambini ucraini – su un totale di circa ventimila - hanno potuto fare ritorno in patria. Poco, ma già qualcosa di positivo, dato che non si può dimenticare che il meccanismo innescato anche dalle visite del cardinale Zuppi ha un ritmo necessariamente “lento” (come ha evidenziato in occasioni diverse il segretario di Stato cardinale Parolin e come invece fingono di dimenticare i critici dell’iniziativa di pace vaticana).
Fondamentale che i canali diplomatici con la Mosca politica siano restati e restino aperti, come quelli ecumenici – non certo facilissimi - con il Patriarcato ortodosso. Nel contempo, sull’altro versante dei belligeranti, nell’udienza dell’11 ottobre 2024 di papa Francesco a Volodymir Zelensky il tema principale – come ha riferito il presidente ucraino – è stato quello “del riportare a casa la nostra gente”.
Nel secondo viaggio – ed è una novità positiva assai importante– già il 14 ottobre il cardinale Zuppi, ha incontrato il ministro degli esteri russo Sergeij Lavrov: “Durante il colloquio le parti hanno siscusso della cooperazione in ambito umanitario nel contesto del conflitto in Ucraina e hanno toccato una serie di questioni di attualità nell’agenda bilaterale e internazionale”. Si è constatato, ha rilevato il Ministero degli Esteri di Mosca, “uno sviluppo costruttivo del dialogo russo vaticano”.
Accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato, dal nunzio apostolico Giovanni D’Aniello e dallo storico Adriano Roccucci, Matteo Maria Zuppi nel corso del suo breve soggiorno ha incontrato come l’anno scorso Yuri Ushakov, consigliere di Putin per gli affari esteri e Maria Lvova-Belova, commissaria alla presidenza per i diritti del bambino. Per la prima volta invece ha colloquiato con Tatiana Moskalkova, commissaria per i diritti umani della Federazione Russa (la stessa che nel settembre scorso ha parlato in video-conferenza con il cardinale Parolin).
Per quanto riguarda il versante ecumenico Zuppi si è intrattenuto poi con il ‘ministro degli esteri’ del Patriarcato di Mosca, il metropolita Antonij di Volokolamsk. Ed è un segno indubbio che, nonostante qualche inciampo dovuto anche all’imprevedibile linguaggio papale, il dialogo continua.
In tal contesto vale la pena di segnalare che venerdì 25 ottobre l’arcivescovo metropolita della Madre di Dio di Mosca, il sessantaquattrenne ciellino Paolo Pezzi, ha ricevuto da papa Francesco – che l’ha benedetta – una copia autentica dell’icona Salus populi romani: nell’anno giubilare sarà pellegrina nelle quattro diocesi cattoliche in Russia. Difficile che ciò non abbia avuto il placet del Patriarcato ortodosso di Mosca e di tutta la Rus’.
. VIKTOR ORBAN ALL’EUROPARLAMENTO: FALLIMENTARE LA STRATEGIA DELL'UNIONE EUROPEA NELLA GUERRA IN UCRAINA
Sempre in tema di guerra in Ucraina, hanno suscitato – da parte dei ‘buoni’ per antonomasia’ – molte aspre polemiche i due interventi che il premier ungherese Viktor Orbán ha fatto il 9 ottobre 2024 davanti all’Europarlamento riunito a Strasburgo. Come è noto tocca all’Ungheria in questo secondo semestre dell’anno presiedere l’Unione europea: Orbán ha dunque illustrato le priorità della sua presidenza – parlando anche di migranti e, nella replica, della guerra in Ucraina, dei rapporti con la Russia – e ha risposto al fuoco di fila scatenatogli contro da buona parte dell’Aula che, indignata o fintamente indignata per le parole del primo ministro magiaro, si è stracciata rumorosamente le vesti, incominciando dall’algida e opaca teutonica Ursula von der Leyen, che guida la Commissione.
Di tali polemiche si è avuta un’eco anche nel ricevimento offerto mercoledì 23 ottobre 2024 per il 68.mo anniversario dell’insurrezione di Budapest (gli inni nazionali quest’anno sono stati eseguiti dalla banda dell’Arma dei carabinieri). L’ambasciatore presso il Quirinale Adám Kovács ha evidenziato la necessità di raggiungere urgentemente un cessate il fuoco in Ucraina, prima che alcuni esponenti “dell’Europa” ci portino a una guerra ancora più catastrofica. Dal canto suo il senatore Maurizio Gasparri, nel suo intervento nell’ampia sala dell’Accademia magiara a Palazzo Falconieri, ha invitato chi continua a insultare l’Ungheria a rivedere le immagini dell’insurrezione del 1956 e a constatare quale duro prezzo il popolo ungherese abbia pagato nella lotta per la libertà.
Torniamo a Strasburgo per riproporre alcune delle considerazioni di Orbán a proposito di Ucraina in sede di assemblea plenaria.
“In Ungheria c’è un detto: ‘Se vuoi vincere, bisogna che ci sia il coraggio necessario per ammettere che stai per perdere’. E stiamo effettivamente perdendo in Ucraina e voi vi comportate come se questa non fosse la realtà dei fatti. Se vogliamo vincere, dobbiamo cambiare la streategia che è perdente. Vorrei che rifletteste. Occorre mettere in atto un’attività dioplomatica e una comunica diretta o indiretta incisiva. Se si trascina il conflitto, ci saranno sempre più morti. Migliaia di morti. Con questa strategia non si arriverà alla pace. Dovete schierarvi per il cessate il fuoco”.
L’algida e opaca teutonica von der Leyen nel suo intervento ha fatto un parallelo tra la lotta del popolo ucraino e quella del popolo ungherese nel 1956. Al che Orbán ha risposto così: “Prima di tutto, signora presidente della Commissione, respingo in termini severi ciò che ha detto a tale proposito. Ogni analogia o paragone tra i combattenti ungheresi per la libertà del 1956 e l’Ucraina è sbagliato ed è uno sfregio alla memoria di tali combattenti. Non c’è nulla in comune tra il 1956 e la guerra ucraino-russa”.
Sempre la presidente della Commissione ha condannato il fatto che “il governo ungherese invita i russi nell’Ue e senza ulteriori controlli aggiuntivi. Questo rappresenta un rischio per la sicurezza non solo per l’Ungheria ma per tutti i 27”. Risposta di Orbán: “Qui siamo all’ipocrisia totale. Ci sono 7mila russi che lavorano in Ungheria; l’anno scorso abbiamo rilasciato 3mila permessi e in totale siamo a 7mila. La signora von der Leyen è una germanica. Che succede in Germania, signora von der Leyen? Lì ci sono 300mila russi che vi lavorano: 300mila russi! E Lei accusa me? (Orbán cita poi anche i casi della Spagna – 100mila russi che vi lavorano – e della Francia – 60mila… “E voi accusate l’Ungheria per i suoi 7mila?”)
Chiudiamo con un commento riassuntivo di Viktor Orbán su quanto accaduto in Aula (dove è stato definito tra l’altro ‘dittatore’ e ‘idiota’):“Avrei voluto discutere del programma della presidenza ungherese, ma a voi non interessa: avete voluto organizzare una intifada politica, ripetendo le mistificazioni della sinistra ungherese (…) La signora von der Leyen ha trasformato la Commissione in un’arma politica a servizio della sinistra”.
…. E MARCO TARQUINIO: L'EX TURIFERARIO DIRETTORE DI AVVENIRE VIGILA...PRONTO A IMITARE LA SALIS?
Da qualche mese l’ex-direttore di Avvenire, campione indiscusso della confraternita dei turiferari del politicamente corretto, si è trasferito all’Europarlamento, dove è stato eletto da indipendente nelle file del Pd. Da europarlamentare può lasciar cadere quell’ipocrisia istituzionale con cui - da guida del quotidiano della Cei - in qualche modo (pur minimo) era costretto a mascherarsi (malamente). Che cosa ha scritto il 10 ottobre (ore 08.43) sui suoi social il Tarquinio furioso – noto cultore della misericordia - a proposito degli interventi di Orbán al Parlamento europeo?
Ve ne proponiamo alcuni stralci significativi:
“Vedo che alcuni si emozionano per le parole di Viktor Orbán davanti al Parlamento europeo riunito in seduta plenaria (…) Dapprima cauto, ma poi sempre più retorico, sfrontato e aggressivo, non ha rispettato nessuna regola e nessun tempo del Parlamento, mentre i suoi ‘patrioti’ schierati in forza lo osannavano e mezzo gruppo melonian-polacco lo applaudiva a scena aperta.
Se lo conosci, non ti incanta/se lo ascolti ti vaccini/se vedi dove ha condotto l’Ungheria e dove vorrebbe spingere l’Europa, ti indigni e ti spendi in direzione ostinata e contraria. Resisti alla stagione nera. E, per forza e per amore (NdR: qui Tarquinio pesca sacrilegamente tra i canti del Palio di Siena… ma aveva l’autorizzazione dei contradaioli?), ricominci a cantare ‘Bella Ciao’.
C’è da aggiungere qualcosa?
P.S. UN BRAVO A JACOPO COGHE, CHE E’ RIUSCITO A NON FARSI SBRANARE NELLA FOSSA DELLA GRUBER
La giornalista Dietlinde Gruber (detta Lilli) conduce da 16 anni su La 7, dal lunedì al venerdì, il programma serale di approfondimento dell’attualità ‘Otto e mezzo’. Giovedì 24 ottobre 2024 l’argomento era il caso Spano, riferito all’ex-direttore dell’Unar, che nel 2017 aveva messo in programma un contributo di 55mila euro a un’associazione di ricreazione e pratica omosessuale, poi – dopo la denuncia de ‘Le iene’ (programma non certo destrorso) - annullato su intervento del governo Gentiloni, con l’allora sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi costretta a dimetterlo. Spano era poi tornato al museo romano Maxxi, da dove proveniva, divenendone segretario generale, confermato anche con la presidenza di Alessandro Giuli (un giornalista destro di formazione neopagana – vedi su Corrispondenza Romana del 25 settembre 2024 l’interessante articolo, molto dettagliato, di Roberto de Mattei – e insofferente verso la presenza della Chiesa nella società). Giuli poi è stato promosso (tra molte opposizioni interne) il 6 settembre scorso a Ministro della Cultura nel governo Meloni, portando con sé a via del Collegio Romano anche Francesco Spano, nominato tra forti polemiche il 14 ottobre capo di Gabinetto. Un incarico da cui Spano si è dimesso il 23 ottobre, dopo che Report (altro programma non certo destrorso) aveva scoperto che aveva confermato da segretario generale del Maxxi una consulenza al suo compagno, cui legalmente è unito. Ora Report annuncia per domenica sera 27 ottobre nuove rivelazioni sia su Spano che su Giuli e altri.
Capirete che si tratta di materia delicata da diversi punti di vista (in primo luogo quello della coerenza politica governativa, oltre che quello del favoritismo illecito a beneficio di parenti e amici). Tra i critici più aspri del comportamento sia di Spano che del ministro Giuli, oltre a una parte consistente della base di Fratelli d’Italia, il quotidiano che dà molto spazio ai cattolici La Verità, il quotidiano cattolico online La Nuova Bussola Quotidiana e l’associazione ProVita &Famiglia, ben conosciuta e apprezzata da non pochi lettori di Rossoporpora.org e promotrice anche di una petizione con migliaia di firme contro la nomina di Spano.
Dietlinde Gruber non poteva perdere l’occasione di portare il caso in trasmissione. Ne è nata una vera propria caccia mediatica all’uomo, nel vero senso del termine, dato che era Jacopo Coghe a rappresentare ProVita&Famiglia. All’assalto di Coghe sono partiti, guidati dalla Dietlinde con l’elmetto prussiano chiodato a punta che indossa nelle grandi occasioni, gli esagitati Massimo Giannini (Repubblica) e Andrea Scanzi Il Fatto Quotidiano), un Lucio Caracciolo pacato ma palesemente poco informato (e pur apprezzabile in altre occasioni) e l’ex-vicedirettrice del Secolo d’Italia, Annalisa Terranova. La quale, come Giuli, pare penosamente schifare i cattolici pro-vita, che secondo lei cercherebbero di contaminare la purezza laica originaria di Fratelli d’Italia, per non dire di quella del Movimento Sociale Italiano (qui la Terranova ha evocato a sproposito Almirante). Ah, questi cattolici ‘oscurantisti’, che servono soltanto quando si vota …per far vincere la destra!
Davanti a tanta aggressività Jacopo Coghe si è difeso come meglio poteva, continuamente interrotto dagli esagitati Giannini e Scanzi, oltre che bacchettato con la faziosa e consueta alterigia dalla Dietlinde. Un bravo… Coghe se lo merita!