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    MONS. ALWAN SUL LIBANO - CANTICO DELLE CREATURE - RAHERE, GIULLARE

    MONS. ALWAN SUL LIBANO  – CANTICO DELLE CREATURE  - RAHERE, GIULLARE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 ottobre 2024

    Il vicario patriarcale maronita sull’attacco israeliano a un villaggio cristiano del nord libanese: “Un vero e proprio crimine di guerra” – Ricordati all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede gli 800 anni del Cantico delle Creature con il card. Ravasi, il presidente dei Lincei Antonelli, il poeta Rondoni – Presentato all’Ambasciata di Svizzera presso la Santa Sede un fumetto che valorizza la via Francigena e il pellegrinaggio di Rahere, giullare-.chierico anglo-normanno del XII secolo.

     

    ISRAELE/LIBANO: ALCUNE DOMANDE A MONSIGNOR HANNA ALWAN, VICARIO PATRIARCALE MARONITA

    Da gran tempo conosciamo e apprezziamo mons. Hanna Alwan, da diversi anni vescovo e vicario patriarcale maronita (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/67-intervista-sui-maroniti-a-mons-hanna-alwan.html ). Lunedì 14 ottobre 2024 l’esercito israeliano, nel contesto delle sue attività belliche per distruggere Hezbollah, ha colpito per la prima volta il villaggio cristiano maronita di Aitou, nel nord del Libano, villaggio natale di mons. Alwan. Almeno 24 i morti, sfollati dal Sud del Paese. Abbiamo più volte rilevato con amarezza e dolore che la guerra di difesa israeliana è costellata di incessanti ‘danni collaterali’ (ovvero morti e feriti tra i civili) in dispregio del rispetto delle norme basilari di quell’umanità che si pretende nelle azioni di uno Stato che si vanta di essere ‘l’unica democrazia del Medio Oriente’.  (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1207-papa-m-o-rosario-e-lettera-anna-foa-e-israele-peccati-e-penitenza.html ).     Abbiamo sentito telefonicamente mons. Alwan…

    Mons. Alwan, che cosa ha provato quando ha saputo della strage di Aitou?

    Aitou è il mio villaggio natale e si trova in una zona del nord del Libano abitata solo da cristiani maroniti. Il palazzo abbattuto è vicino a casa mia. Quando è giunta la notizia mi sono spaventato, perché non immaginavo chi potesse essere ricercato da Israele in questo piccolo villaggio di montagna. Poi ho saputo che il villaggio ospitava persone musulmane sciite sfollate dal sud del Libano. Ho capito allora che tra loro ci doveva essere qualcuno nel mirino dell’esercito israeliano. L’intero palazzo è crollato sui suoi abitanti: bambini, donne, anziani… 24 i morti, 5 i feriti. Non erano tutti ricercati, solo uno o due di loro: gli altri abitanti sono stati sacrificati. E’ un comportamento ingiusto, illegale, vietato anche in guerra, perché non si può uccidere civili inermi. E’ un vero e proprio crimine di guerra.

    Perché Israele continua a colpire de facto tanti civili per distruggere Hezbollah?

    I responsabili militari in Israele avevano dichiarato all’inizio che le loro operazioni militari erano limitate e miravano solo a combattere i miliziani di Hezbollah e a distruggere i loro depositi di armi. Però de facto accade che ogni volta che colpiscono un miliziano uccidono decine e centinaia di civili inermi nello stesso palazzo, spesso tra gli sfollati. Questi attacchi cosiddetti limitati in effetti si sono trasformati in una vera e propria guerra in territorio libanese.

    Come vede il futuro prossimo del Libano? Continuerà ad esistere come Stato indipendente?

    Il Libano è una Repubblica indipendente, membro fondatore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Deve rimanere tale anche se è un piccolo Paese indifeso. Questo deve essere il compito delle grandi potenze e dell’ONU. E’ la nostra speranza e noi lottiamo per concretizzarla. Oggi insistiamo sul cessate il fuoco, sull’elezione di un presidente della Repubblica (NdR: vacante dall’ottobre del 2022) e sull’applicazione della risoluzione n. 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I punti citati sono contenuti nel comunicato ufficiale dell’incontro di oggi, mercoledì 16 ottobre, tra capi religiosi diversi convenuti nel nostro Patriarcato maronita di Bkerké su invito del patriarca cardinale Béchara Boutros Raï.

     

    IL CANTICO DELLE CREATURE ALL’AMBASCIATA D’ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE

    Mattinata gradevole quella di martedì 15 ottobre all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, dove – in collaborazione con il Cortile dei Gentili - si sono ricordati gli ottocento anni del ‘Cantico di Frate Sole’ o ‘delle Creature’. E’ “una preghiera che da otto secoli non ha mai smesso di palpitare”, come ha scritto papa Francesco, citato nel messaggio inviato per l’occasione dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.

    Una preghiera certo che riguarda anche il rapporto uomo-natura e una preghiera che – come ha ricordato nel saluto di benvenuto l’ambasciatore Francesco Di Nitto – ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della lingua e letteratura italiana.

    Tre i relatori che hanno saputo attirare e mantenere alta l’attenzione del folto pubblico presente (tra gli altri un habitué come il cardinale Giovanni Battista Re e il prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana don Mauro Mantovani): il cardinale Gianfranco Ravasi (biblista e affabulatore rinomato), il presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei Roberto Antonelli e il poeta Davide Rondoni, presidente del Comitato nazionale per l’ottavo centenario della morte di San Francesco. Un breve saluto è stato portato dall’inviato speciale del governo italiano per il cambiamento climatico Francesco Corvaro, mentre la studiosa Claudia Montuschi ha illustrato la miniatura prestata per l’occasione dalla Biblioteca apostolica vaticana, in cui sono raffigurati splendidamente due momenti importanti della vita del santo di Assisi: quello delle stimmate e la predica agli uccelli. L’attrice Chiara Francini ha letto il salmo 104 e il Cantico delle Creature (ad esso legato anche se indirettamente).

    Il cardinale Ravasi ha rievocato dapprima un incontro a Venezia con Vittore Branca, in cui si era discusso delle fonti bibliche del Cantico che il filologo e italianista individuava soprattutto nel corposo Benedicite nel terzo libro di Daniele (tre giovani gettati nella fornace e resi immuni dal fuoco ringraziano Dio) e nel Salmo 148 (Lodate il Signore dai cieli, lodatelo dall’alto dei cieli/ (…) Lodatelo, sole e luna, lodatelo voi tutte, fulgide stelle/ Lodatelo, cieli dei cieli, voi, acque, al di sopra dei cieli (…), dove si registra una lode universale sotto il ‘tempio cosmico’ partendo dalla volta e scendendo progressivamente sulla terra. Lì sono 22 le creature elencate (il numero perfetto sarebbe 21, 7 per 3): l’ipotesi del presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura è che l’autore volesse utilizzare tutte le lettere dell’alfabeto greco, 22, valorizzandole come lettere del grande libro del creato.  

    C’è poi il salmo 104, “uno dei più mirabili”, come fonte indiretta di grande importanza (Benedici il Signore, anima mia/ Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore,/ avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda, / costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento,/fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri (…)

    Di rilievo anche il richiamo di sostanza al Libro della Sapienza (13,5): Dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore.

    Gianfranco Ravasi ha ricordato infine Chesterton: Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, ma di meraviglia e il naturalista, geologo e beato danese del Seicento Niccolò Stenone: Belle sono le cose che si vedono, più belle quelle che si conoscono, bellissime quelle che si ignorano.

    Roberto Antonelli si è invece soffermato su forme e contenuti del Cantico francescano, ritenuto – insieme con la Divina Commedia -  un capolavoro legato al cattolicesimo della letteratura italiana delle origini. Il presidente dei Lincei ha evidenziato che sia san Francesco che Dante hanno scritto in volgare per essere compresi da tutti e per convincere tutti a imboccare la via della salvezza, raggiungendo la beatitudine non solo nell’altra vita ma anche in questa. Antonelli ha poi rilevato che l’italiano è l’unica lingua comprensibile anche a ottocento anni di distanza (diversamente da altre lingue come il francese) e ha citato l’italianista ticinese padre Giovanni Pozzi che rilevava come il termine ‘cantico’ si debba attribuire a quei componimenti poetici in cui un personaggio si rivolge direttamente a Dio. Passando all’analisi testuale, Antonelli ha segnalato come il Cantico contenga anche termini umbri, erroneamente fino a poco fa considerati come francesismi (vedi mentovare) e anche latinismi come nubilo e aere.

    Davide Rondoni ha invece rilevato come guardare il mondo francescanamente significhi guardarlo da mendico, coscienti che il mondo è di un Altro. Considerazione finale di Rondoni: Francesco è un pezzo d’Oriente (perché il cristianesimo viene da lì) in Occidente, un ponte tra due civiltà che sarebbe sbagliato considerare in conflitto.

     

    RAHERE, UN GIULLARE SULLA VIA FRANCIGENA, PRESENTATO ALL’AMBASCIATA SVIZZERA PRESSO LA SANTA SEDE

    Chi è Rahere? Un anglo-normanno nato verso la fine dell’XI secolo,  morto nel 1143 e sepolto nella chiesa di san Bartolomeo il Grande a Londra, oggi la più antica della capitale inglese. E’ venerato popolarmente, ma non canonicamente, come santo. Che faceva in vita? Forse originariamente attivo come giullare piuttosto allegrotto alla corte di Enrico I, probabilmente per una serie di sventure divenne canonico dell’antica cattedrale di San Paolo, secondo quanto attesta l’unico documento storico disponibile in materia, datato 1115. Fu pellegrino a Roma sulle orme dell’arcivescovo Sigerico di Canterbury, percorrendo quella che fu poi chiamata via Francigena. A Roma si ammalò, forse di vaiolo, forse di malaria; fu curato nell’ospedale di san Bartolomeo sull’Isola Tiberina, dove si narra che guarì per intervento miracoloso dello stesso santo che in cambio gli avrebbe chiesto di costruire una chiesa a lui dedicata a Londra. Richiesta soddisfatta da Rahere che, grazie al contributo del popolo, fece edificare (attorno al 1120) prima l’ospedale San Bartolomeo per pellegrini poveri e sofferenti e successivamente la chiesa omonima. Il legame con Roma è attestato anche dal sigillo del priorato di san Bartolomeo che raffigura l’Isola Tiberina.

    Perché parliamo di Rahere? Perché è diventato un simbolo della riscoperta della via Francigena, itinerario anche giubilare che, partendo da Londra e attraversando la Francia e la Svizzera francese, scende a Roma dal valico del Gran San Bernardo. E’ una via oggi ben frequentata, tanto che si calcolano in cinquantamila l’anno i pellegrini sul tratto italiano.

    Un fumetto che ne ricorda la vita avventurosa è stato presentato – con il coordinamento di Aurora Luppi - lunedì 14 ottobre nella residenza dell’ambasciatrice di Svizzera presso la Santa Sede Manuela Leimgruber.

    E’ un fumetto (o, come vedremo, forse qualcosa di più) ideato da Adelaide Trezzini, una svizzera francese sposata al ticinese Carlo Trezzini (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1161-il-liceo-giulio-cesare-di-roma-ha-90-anni-i-ricordi-di-carlo-trezzini.html), che da trent’anni cerca di valorizzare la via Francigena: in uno dei suoi viaggi, nel 1998, scoprì a Londra la figura di Rahere e ora, per i tipi della Palombi Editori, ha voluto che fosse riproposta in modo accessibile a tutti grazie allo scrittore Vito Bruschini e al disegnatore Daniele Bigliardo.

    Lunedì sera, introducendo la presentazione, Adelaide Trezzini (fondatrice anche del Comité International via Francigena) ha evidenziato la necessità di conoscere l’Europa di ieri per vivere meglio quella di oggi. Quello proposto è un itinerario, ha detto, molto vario, anche “più di quello di Santiago de Compostela”, per la sua varietà di paesaggi soprattutto nei tratti svizzero e italiano. Inoltre “si percorre con calma”, senza l’assillo di trovare un posto la sera in ostello, come accade per l’itinerario spagnolo.  

    Dicevamo che “Rahere, un giullare sulla via Francigena” può essere considerato “qualcosa di più” di un fumetto. Come ha rilevato Claudio Strinati (attuale segretario generale dell’Accademia di San Luca), il volumetto di una cinquantina di pagine andrebbe catalogato meglio sotto l’etichetta di graphic novel, “forse la tipologia di libro più venduta al mondo”, dove il disegno concreto e quello progettuale si fondono. Del resto, ha aggiunto Vito Bruschini, il graphic novel si vende in libreria, il fumetto invece privilegia l’edicola. La vita di Rahere, nella versione dello scrittore, ne esce “un po’ romanzata”: ma la scarsità di documenti storici e nel contempo la fama popolare di santità aleggiante intorno al giullare-chierico ha imposto tale scelta. Che rende affascinante la lettura, in ogni caso di breve durata.

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