CARD. BECCIU SU IMMIGRAZIONE, GIANNI LETTA SARCASTICO SU SALVINI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 8 novembre 2018
Nel tardo pomeriggio di martedì è stato presentato a Roma il saggio dell’ex-ministro dell’interno Marco Minniti dal titolo “Sicurezza è libertà”. A onorare l’autore un’parterre’ piddino dei tempi che Berta filava, con al tavolo dei relatori – moderati dall’austera Lucia Annunziata – oltre a Minniti, il card. Becciu, Valter Veltroni e un Gianni Letta che, nostalgico del Patto del Nazareno, ha fustigato sarcasticamente – senza mai nominarlo – il Gran Disturbatore Matteo Salvini.
“Che ci faccio qua dentro, in mezzo a due colossi della politica”? Tale l’ incipit dell’intervento che il cardinale Angelo Becciu, odierno prefetto delle Cause dei Santi, ha svolto martedì sera a Roma presso la Residenza di Ripetta in un’occasione assai particolare: la presentazione del libro dell’ex-ministro dell’Interno italiano Marco Minniti, intitolato “Sicurezza è libertà. Terrorismo e immigrazione: contro la fabbrica della paura” (ed.Rizzoli). Chi erano i “colossi”? A destra del porporato l’autore, a sinistra Gianni Letta. Al tavolo anche Valter Veltroni e Lucia Annunziata, l’austera moderatrice.
La sala era gremita (almeno un centinaio di persone in piedi su quasi trecento) e l’atmosfera era quella delle grandi occasioni piddine… un nostalgico e traversale ritrovarsi tra fratelli coltelli attorno a un politico pragmatico come Minniti, apprezzato anche al di fuori del partito, come del resto provava la presenza affettuosa di un Gianni Letta orfano ancora in gramaglie del Patto del Nazareno, voglioso di risuscitarlo, perciò indispettito (e molto) contro il Gran Disturbatore Matteo Salvini, destinatario mai nominato di ripetuti sarcasmi che hanno eccitato fino all’applauso a scena aperta la platea intimamente revanscista.
“Che ci faccio qua dentro?”… in realtà non era una ‘prima’ per il cardinale Becciu, che ad esempio già il 16 febbraio scorso si era ritrovato ad Arezzo con Minniti e Letta (e il cardinal Bassetti) per la presentazione del libro di Sandro Barbagallo e Cesare Catananti sulla storia della Gendarmeria Vaticana (ed. San Paolo). Frequentazioni di lunga data per il porporato sardo, che da Sostituto Segretario di Stato ha naturalmente “avuto momenti di collaborazione” con Minniti prima sottosegretario, poi ministro dell’Interno del governo italiano.
APERTURA PORTA SANTA A BANGUI: ANDARE O NON ANDARE? INCERTEZZA, MA DOMENICO GIANI RISOLVE
Ne ha voluto ricordare uno in particolare, durante la presentazione a via di Ripetta: quello riguardante la preparazione del viaggio papale a Banguì, per l’apertura del Giubileo della Misericordia. In quell’occasione, ha evidenziato Becciu, si confrontarono le preoccupazioni dell’uomo di governo (Minniti) e l’ardore dell’uomo di fede (Francesco). Vinse quest’ultimo ai tempi supplementari. Perché fino all’ultimo il viaggio fu in forse. Minniti lo sconsigliava insieme ai servizi segreti francesi; Francesco voleva andare, ma si sarebbe piegato se non fosse stata garantita la sicurezza di tutto il seguito papale. In extremis con una telefonata da Banguì Domenico Giani (comandante della Gendarmeria pontificia, pure presente alla serata) comunicò che “gli uomini del posto avevano assicurato” che non ci sarebbero stati incidenti. E, ha chiosato il sardo Becciu, se “gli uomini del posto garantiscono”, si può andare sul sicuro. E così fu.
Entrando nel merito del libro di Minniti, il cardinale ne ha evidenziato la tesi centrale: “La questione della sicurezza non stride con quella della libertà”. La gente ha paura, “si sente carente di protezione… ha paura dell’altro, del vicino e soprattutto del lontano che si avvicina troppo”.
E' una paura "più che securitaria”: c’è la questione del lavoro che manca, c’è l’incertezza del futuro, c’è forte “la crisi del senso della vita”, che trasforma l’adulto “in un adolescente perenne”. Oggi “siamo più ricchi, ma nel contempo idealmente più poveri e dunque più indifesi”.
La Chiesa deve dare risposte alle domande esistenziali. “Voi invece – ha continuato Becciu, rivolgendosi ai politici presenti - dovete aiutare la gente a stare bene su questa terra, dando case, lavoro, istruzione, sanità “.
MIGRAZIONI: QUESTIONE GLOBALE. INVESTIRE IN AFRICA
Certo la questione delle migrazioni è un problema globale: non può essere “ridotto a un’emergenza e non può essere affrontato in modo settoriale”. Le migrazioni “potranno essere regolate solo se si agisce nei Paesi di partenza. Molto si gioca in Africa. Occorrono nuovi investimenti (non aiuti) per dare lavoro ai giovani africani”. Il porporato “capisce le difficoltà del discorso, avendo prestato la sua opera per diversi anni presso le nunziature apostoliche nella Repubblica Centrafricana (capitale Banguì) e in Liberia: “Come riuscire a fare questo? Dando soldi ai governi locali? Per me resta un punto interrogativo”.
Nei loro incontri Minniti parlava tra l’altro a Becciu della difficoltà di negoziare con la Libia, ammettendo che “il problema restava irrisolto” e persistevano “torture e patimenti” per i migranti soprattutto africani. “Chiara la responsabilità libica – ha evidenziato il cardinale – Ma chiara anche quella della comunità internazionale”. Vedi quel che accade ad esempio per il Sahel, “dove l’Unione europea ha puntato solo sulla sicurezza e non sugli investimenti”.
Per quanto riguarda i Paesi di destinazione, la Chiesa insiste su un’accoglienza che sia accompagnata dall’integrazione: “Senza integrazione non c’è vera accoglienza”. E qui il cardinal Becciu ha non certo casualmente voluto citare un passo fondamentale del discorso di papa Francesco al Corpo diplomatico (18 gennaio 2018): “L’integrazione è ‘un processo bidirezionale’, con diritti e doveri reciproci. Chi accoglie è infatti chiamato a promuovere lo sviluppo umano integrale, mentre a chi è accolto si chiede l’indispensabile conformazione alle norme del Paese che lo ospita, nonché il rispetto dei principi identitari dello stesso”. La Chiesa agisce come può e i ‘corridoi umanitari’ promossi da Sant’Egidio in collaborazione con varie altre realtà ne sono un esempio incisivo.
Infine il porporato sardo si è chiesto “se la questione dei migranti non vada sottratta all’emotività”, dato è che così complessa da “non poter essere decisa con un sì o con un no”.
GIANNI LETTA: MINNITI PARLA SENZA SUPERFICIALITA’ E PRESUNZIONE, CON COMPETENZA E DISCREZIONE, NON COME ALTRI. E SCATTO’ L’APPLAUSO PIDDINO A SCENA APERTA
Dicevamo dell’intervento di Gianni Letta, creatore di quel Patto del Nazareno accoppato dalle elezioni del 4 marzo e che però il Gran Consigliere di Silvio Berlusconi non dispera in cuor suo di resuscitare. Dapprima Letta ha lodato chi nella vita politica denota di avere senso dello Stato, “servendo le istituzioni senza faziosità di partito, senza sventolare il gonfalone”. E qui la lode a Minniti è evidente, dato che egli “sa di che parla, senza superficialità né presunzione” con alle spalle “uno studio lungo e rigoroso”. Insomma “ha competenza e discrezione”, quella “discrezione” che per fra Guittone d’Arezzo (1230-1294, poeta ardente e vigoroso) “è una grande virtù e chi non la sa usare non conosce neanche le altre”.
Purtroppo, ha ammiccato Letta alla platea, questi sono “tempi in cui tanti mostrano di non avere né competenza né discrezione”. Dato il tema, questo grande insistere su “competenza e discrezione” era un affondo in ogni caso, nelle intenzioni dell’autore, contro Matteo Salvini (più che contro i grillini). Puntuale il previsto e sospirato (da Gianni Letta) applauso a scena aperta della platea piddina, in cui sedevano titolari (anche ex) di freschezza politica comprovata come D’Alema, Fioroni, Rosi Bindi e poi Gentiloni, Calenda, Fedeli, Bonifazi, Zanda, Guerini, Delrio, Latorre, Finocchiaro, Marcucci, con il neo-acquisto in gran spolvero e supercollaudato, il ‘rieccolo’ per eccellenza Pierferdinando Casini. Ancora: il capo della polizia, il comandante generale dei Carabinieri, il rampante sindaco di Bergamo, quello di Reggio Calabria, magistrati e grand commis dello Stato. In questo formidabile ed ecumenico embrassons-nous di una sera mancavano certo la spavalderia di Matteo Renzi (peraltro all’estero) e il sorriso maliardo di Maria Elena Boschi, oltre che naturalmente i rivali del politico calabrese nella corsa alla segreteria del Pd come Zingaretti. Ma, per i tanti e calorosi supporter di Minniti assiepati dietro le prime file, le presenze alla serata erano già tali da stimolare ragionevoli sogni di gloria.