Ricerca

    ANAGNI, CITTA' PAPALE: XII DUELLO ACCATTOLI-RUSCONI

    ANAGNI, CITTA’ PAPALE: XII DUELLO ACCATTOLI-RUSCONI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 marzo 2019

     

    Venerdì 15 marzo Anagni ha ospitato il dodicesimo confronto tra Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi su papa Francesco. Molta sostanza nelle oltre due ore di dibattito, con tante domande provenienti anche dal pubblico. Un gesto di apprezzata attenzione da parte di monsignor Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni-Alatri.

    Antichissimo centro ernico (della cui confederazione fu capitale ben prima della nascita di Roma), diede origine a quattro papi in un’epoca di forti contrasti tra Chiesa e Impero: Innocenzo III (1198-1216), Gregorio IX (1227-1241), Alessandro IV (1254-1261), Bonifacio VIII (1294-1303). Il più famoso? Certo quest’ultimo. Dante ne prefigura (non era ancora morto) l’assegnazione alla bolgia dei simoniaci nel suo Inferno. La storia invece ci dice che Bonifacio VIII patì l’oltraggio di Anagni, detto ‘schiaffo’. Che successe? Nella notte tra il 7 e l’8 settembre 1303, poche ore prima  che fosse affissa al portale della stupenda cattedrale la scomunica del re di Francia Filippo il Bello, soldati francesi e colonnesi (i Colonna avevano dichiarato illegittimo Bonifacio VII ed erano stati raggiunti dalla vendetta papale) penetrarono nel palazzo in cui li attendeva il pontefice con in testa la tiara, simbolo prezioso del suo potere. Non si sa se il papa fu schiaffeggiato fisicamente, ma in ogni caso l’oltraggio fu evidente.

    Proprio ad Anagni, in un antico granaio trasformato nella Biblioteca comunale, si è svolto venerdì 15 marzo quella che, presentata come un “duello”, era la dodicesima occasione pubblica di confronto su papa Francesco tra Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi. La serata, patrocinata dal Comune di Anagni, si è conclusa dopo oltre due ore di scambio (vivace) di opinioni, cui ha partecipato con grande attenzione e una serie di domande sostanziose la trentina di presenti. Un paio di signore: “Ascoltando Accattoli, gli davamo ragione… poi, ascoltando Rusconi, davamo ragione anche a lui… ora comunque comprendiamo meglio – anche se ci può sconcertare e addolorare – quello che sta succedendo nella Chiesa….”

    In sala pure monsignor Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni-Alatri (che s’è poi dovuto allontanare per un importante impegno pastorale): un gesto non scontato di attenzione  che certo ha fatto piacere agli organizzatori, ai relatori, agli altri convenuti.

    Dopo il caldo benvenuto dei promotori dell’incontro, Anna Natalia (Associazione ‘Anagni viva’ e Alessandro Compagno (direttore della Biblioteca comunale), il moderatore Ciro Fusco – che ha coordinato il tutto con collaudata perizia - ha dato il via alla contesa illustrando le sue domande, cui Accattoli e Rusconi hanno risposto ognuno per tre minuti. Nella seconda parte invece i presenti hanno avuto la possibilità di interpellare i relatori sui più diversi aspetti del pontificato di papa Bergoglio.

     

    QUALCHE SPUNTO DAL DIBATTITO

    Vertice degli episcopati mondiali sugli abusi (21-24 febbraio 2019). Per Accattoli l’incontro è stato incisivo per diversi motivi: l’ascolto di testimonianze delle vittime, il “monitoraggio” delle 21 questioni proposte dal papa (con aggiunta di altre emerse dal dibattito), la “ricezione” di quanto discusso (con conseguente “allarme”) presso tutte le comunità cattoliche del mondo, la liturgia penitenziale della sera di sabato 23 nel Palazzo apostolico (che ha richiamato la ‘Giornata del Perdono’ nel Grande Giubileo del Duemila). Rusconi da parte sua ha osservato che l’incontro è stato utile – e qui ha concordato con il suo interlocutore - per l’ascolto delle testimonianze e per una considerazione globale del problema. Importante anche il fatto che il Papa, nel suo discorso conclusivo, abbia ampiamente trattato anche della diffusione della pedofilia nell’intera società, pur sottolineando la gravità particolare del fenomeno all’interno di una Chiesa che dovrebbe essere coerente con quanto proclama sul rispetto della persona umana. Rusconi pensa che la liturgia penitenziale sia stata fatta soprattutto a beneficio dei media e non è neanche d’accordo con l’assunzione collettiva di responsabilità per gli atti pedofili di singoli; ha anche rilevato che la tendenza emersa dal summit a delegare la trattazione dei casi allo Stato può essere pericolosa sia per la segretezza della Confessione che per l’autonomia giudiziaria della Chiesa stessa (con parallela perdita di sovranità). Sempre Rusconi ha citato, a proposito delle cause del fenomeno, quanto detto da don Fortunato Di Noto (fondatore dell’associazione Meter contro gli abusi sui minori) in un’intervista a La Nuova Bussola Quotidiana: “La Chiesa in questi anni ha fatto e ancora fa un percorso di chiarezza, di purificazione e di tolleranza zero. C’è ancora tanta strada da fare. C’è ancora tanta strada da fare. (…) Il problema serio, e lo sappiamo tutti, è l’altissima percentuale di abusi sessuali da parte di sacerdoti/religiosi (e anche religiose) con spiccate tendenze omosessuali. Sono tante le dichiarazioni, mai smentite, in merito. Abusi con minori con età oltre i 14 anni”.

    Visita del Papa negli Emirati Arabi Uniti  e firma della Dichiarazione sulla fratellanza umana (3-5 febbraio 2019). Rusconi ha evidenziato la portata “rivoluzionaria” per il mondo musulmano della firma congiunta del documento di Abu Dhabi. Tra i passi citati quello sull’adozione annunciata – nei rapporti tra cattolici e islamici - della cultura del dialogo, della collaborazione comune, della conoscenza reciproca”; quello sulla valorizzazione della famiglia (“nucleo fondamentale della società e dell’umanità”), quello sulla rivendicazione del “concetto di piena cittadinanza “ . Perplessità nutre il vaticanista ticinese sull’affermazione che “le religioni non incitano mai alla guerra”, dato che un’equiparazione sotto questo aspetto fondamentale tra Nuovo Testamento e Corano è improponibile; ed anche sulle “diversità di religione” derivate da “una sapiente volontà divina”. Accattoli ha evidenziato il fatto che il documento si rivolge a tutti, anche ai non credenti e che ha una sua importante concretezza, considerato come parli di specifiche libertà e di specifici diritti. E’ evidente che il documento ha “dei limiti di linguaggio”: “Quando si incontrano il bianco e il nero, ne esce il grigio”. A proposito del passo sul pluralismo delle religioni, frutto della “sapienza divina”, Accattoli pensa che – inserito com’è in un contesto di garanzia della libertà di tutti - vada inteso nel senso che “non dobbiamo opprimere nessuno, perché il pluralismo di opzioni è nel piano di Dio”.

    Scossoni nella comunicazione vaticana. Per Accattoli la riforma del sistema comunicativo vaticano è “all’ultimo chilometro” tra “traumi e scossoni di assestamento”. La riforma “sicuramente ridurrà la confusione e forse il pluralismo della comunicazione vaticana, la libertà relativa di ogni soggetto coinvolto”. Quale il motivo principale della riforma? “Non è l’imposizione di una dittatura”, ma deriva dal necessario drastico dimagrimento, per motivi di bilancio, “di una macchina vaticana sovradimensionata”. E’ chiaro che “quando si riduce, si deve coordinare e semplificare”. Questa è dunque “un’operazione sanguinosa e quelli che vengono travolti dalla rottamazione protestano”: ma “600 dipendenti è un numero fuori di verosimiglianza, specie in un tempo di digitalizzazione”. Se la riforma prospettata nell’ambito dell’economia vaticana è “in fase di stallo”, è accaduto invece che “il Papa si è impuntato su quella della comunicazione. Ed essa è proseguita”. Rusconi, concordando almeno in parte con il suo interlocutore, ha insistito sulla volontà papale di pretendere una trasmissione univoca e inequivoca del verbo di Santa Marta, evitando interpretazioni non perfettamente concordanti che poi creano facilmente malintesi e confusione. Dunque eins, zwei, drei… marschieren! E con la nomina del Turiferario Maggiore a direttore editoriale ciò dovrebbe essere garantito.

    Bilancio di sei anni di Pontificato. Rusconi ha evidenziato che non si deve mai dimenticare che Jorge Mario Bergoglio vede il mondo dall’Argentina, essendo perdipiù un gesuita. Dice di essere “un po’ furbo”, magari anche di avere “faccia tosta”, fa riflessioni come quella famosa con l’arcivescovo Bruno Forte (segretario speciale dei due Sinodi sulla famiglia): “Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino ci combinano. Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io”. Dice, disdice, si contraddice e semina tanta confusione. Evidenzia di “non immischiarsi nella politica italiana”, poi appoggia la raccolta di firme “Ero straniero” per una nuova legge sull’immigrazione (promossa da Bonino e alcune associazioni cattoliche, finanziata con 260mila euro da Open Society Foundations di Soros) e posa con la spilla Apriamo i porti. Osserva ad esempio nel recente “La forza della vocazione” (in cui risponde alle domande del claretiano Fernando Prado): “Quella dell’omosessualità è una questione molto seria, che occorre discernere adeguatamente fin dall’inizio con i candidati al sacerdozio, se è il caso. Dobbiamo essere esigenti. Nelle nostre società sembra addirittura che l’omosessualità sia di moda e questa mentalità, in qualche modo, influisce anche sulla vita della Chiesa. (…) Nella vita consacrata e in quella sacerdotale non c’è posto per questo tipo di affetti”. E poi il 6 marzo 2019, a margine dell’udienza generale, posa giulivo con un gruppo di lgbt (orgogliosi di esserlo e praticanti) dell’arcidiocesi di Westminster. C’è qualcuno che può ancora meravigliarsi in buona fede che tanti fedeli siano sconcertati e confusi?

    Accattoli invece ha evidenziato che l’essere argentino di Jorge Mario Bergoglio gli dà “lo sguardo di Magellano” sul mondo e l’essere gesuita, quello “missionario”. Papa Francesco vuole appunto una riforma missionaria della Chiesa in uscita, una riforma “assai bene avviata”; egli continua a camminare in quella direzione senza lasciarsi spaventare dalle resistenze, motivate “dalla portata innovatrice” dello stesso cammino.

    ‘Laudato si’ e questione ambientale. Per Accattoli il mondo cattolico potrebbe accogliere molto meglio e molto di più gli stimoli contenuti nell’enciclica. Su tale tema purtroppo però “si va lenti, troppo lenti, perché il grande corpo della Chiesa non lo sente, non accoglie il richiamo papale”. Si rimprovera a papa Francesco di occuparsi di ecologia, in modo “del tutto simile” agli appunti che si facevano a Giovanni XXIII per il tema della pace e a Paolo VI per quello della decolonizzazione.

    Rusconi ha sottolineato gli stimoli positivi, presenti nell’enciclica, a voler custodire il creato, cioè ad agire responsabilmente perché esso non sia deturpato. E quanto è invece accaduto e accade ancora oggi nella Valle del Sacco (di cui fa parte anche Anagni) con lo scarico di rifiuti prevalentemente industriali nel fiume è un esempio di grave irresponsabilità civile e di delinquenza proterva. Ma un comportamento da cittadini responsabili non è una peculiarità cattolica. Papa Bergoglio - come ha detto nel giugno 2015 l’odierno vescovo di Faenza-Modigliana Mario Toso (già segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace) in un’intervista a www.rossoporpora.org - con l’enciclica si è posto invece un obiettivo: “Farsi promotore di un movimento ecologico globale per la cura universale della casa comune”. Rusconi si è chiesto se questo sia proprio un compito specifico della Chiesa cattolica e ha espresso forti perplessità su alcuni passi dell’enciclica, come quello che auspica “una certa decrescita in alcune parti del mondo (…) perché si possa crescere in modo sano in altre parti”. Gravi anche le perplessità sul tema (molto controverso) del ‘riscaldamento globale’, una teoria che il Papa sposa ma che ad esempio Patrick Moore, co-fondatore di Greenpeace nel 1971 definisce in un’intervista del 7 marzo scorso a Breitbart come “una bufala e una frode assoluta” in un tempo in cui “si sta sostituendo la scienza con la superstizione” come quando “la gente credeva che la terra fosse al centro dell’universo”. Per Rusconi i cattolici non chiedono al Papa di fare lo scienziato: a ognuno il proprio mestiere.

    Rapporti con la Cina comunista. Per Rusconi è difficile valutare la portata di un accordo – quello tra Cina e Santa Sede – ancora provvisorio, dal testo non conosciuto. Intanto il vaticanista ticinese prende nota che, a fronte di qualche timida ‘apertura’ del governo cinese nei rapporti con il Vaticano, prosegue e si accentua nel Paese la repressione contro i credenti. Accattoli invece ha insistito sul legame storico tra gesuiti e Cina: “Per papa Francesco il modello è padre Matteo Ricci, che si fece cinese tra i cinesi”. I gesuiti, ha proseguito Accattoli “non si fermano al calcolo dei rischi e vanno avanti. Credo che quel che accade oggi nei rapporti tra Cina e Santa Sede sia un fatto positivo, l’accordo un’audacia provvidenziale”.

     

    TANTE DOMANDE BEN ARGOMENTATE

    Sostanziose le domande da parte del pubblico, tanto che si sarebbe potuto proseguire con il dibattito ancora per ore. Una sintesi.

    Sulla Laudato si’ e su un vagheggiato governo mondiale. Accattoli vede con favore ogni accordo internazionale per una politica ecologica unitaria. Rusconi crede invece che nel mondo saranno sempre i più forti, militarmente ed economicamente, ad imporre il loro credo fondato in primo luogo sul proprio interesse concreto.

    Sulla considerazione di papa Francesco a proposito di non credenti e credenti ipocriti: meglio i primi. Per Accattoli tale considerazione si fonda in primo luogo sulla parabola del Buon Samaritano, in cui il samaritano soccorre la vittima dei  briganti, ignorata dal sacerdote e dal levita.

    Su Benedetto XVI, il cui discorso di Ratisbona è stato travisato. Accattoli ha osservato che tale discorso era “professorale”, rivolto al “mondo accademico”: da fine erudito la citazione della frase dell’imperatore bizantino Manuele Paleologo II su Maometto come dannoso per l’umanità. Rusconi ha insistito sulla faciloneria irresponsabile di chi ha diffuso la notizia della frase isolata dal contesto e dunque si è resa responsabile anche delle pesanti conseguenze registrate nel mondo musulmano.

    Sulle critiche a papa Bergoglio per alcune affermazioni contenute nella Laudato si’. Accattoli ha definito tali critiche, riprese da Rusconi, come tipiche della “destra cattolica tradizionale”.

    Sul rimprovero fatto a papa Francesco di parlare poco dell’Aldilà e della Confessione. Sono critiche che Accattoli trova infondate. E’ vero invece il contrario, come emerge dal magistero e dal comportamento bergogliano: “Non solo chiama alla Confessione, ma dà l’esempio e si confessa lui stesso”.

    Sulla ‘tolleranza zero’ verso la pedofilia. Rusconi la trova un po’ a geometria variabile da parte del Papa e fa alcuni esempi concreti.

    Sui rapporti tra misericordia, perdono, giustizia nella Chiesa e nello Stato. Rusconi concorda con l’interpellante che, se la Chiesa deve associare la misericordia alla giustizia, il ragionamento che muove lo Stato è diverso: deve perseguire in primo luogo la giustizia.

    Sull’immigrazione clandestina e dintorni. Rusconi definisce ondivago l’atteggiamento in materia di papa Bergoglio, anche se nell’opinione pubblica viene recepito come ‘aperturista’. Se ad esempio nei discorsi al Corpo diplomatico è molto prudente e ragionevole (come fa anche con i vescovi ungheresi, che addirittura incoraggia a difendere l’identità nazionale), in tante altre occasioni sembra un capopopolo di sinistra che scende nell’agone politico e si espone dunque alle critiche di chi la pensa diversamente. Quest’ultimo atteggiamento papale ispira la stampa istituzionale che si dice cattolica, che infatti conduce campagne violente contro il ministro dell’Interno (identificato come il ‘demonio’),  ‘pompa’ a dismisura una presunta ‘emergenza razzismo’ (vedi l’evidenza e lo spazio dato alla recente manifestazione di Milano) e, su altri temi, strilla ad esempio– sempre con trombe e tamburi – contro la presunta ‘emergenza climatica’, sfruttando addirittura i minori per propagandare l’incredibile ‘sciopero’ di venerdì 15 marzo. E però su vita e famiglia l’Avvenire, tanto per citare il peggio del peggio, compie una conversione a U (dopo un’intervista di Laura Palazzani alla tornelliana Vatican news) sull’inserimento del farmaco blocca-pubertà tra quelli a carico del servizio sanitario nazionale. E, a proposito del Congresso mondiale delle famiglie di Verona (29-31 marzo), non cela un’ostilità più o meno nascosta e un’acidità – quelle poche volte che ne parla – tipica dei ‘misericordiosi’ che preferiscono la nota lobby alla testimonianza pubblica dei cattolici legati alla dottrina sociale della Chiesa.

    Che cosa non piace di Bergoglio ad Accattoli: “Lo vorrei più preciso nell’esprimersi, più rigoroso, più puntuale nei riferimenti storici. Spesso parla da parroco. Ma deve capire che il Papa ha delle esigenze di linguaggio”.

    Che cosa piace di Bergoglio a Rusconi: “La sua inclinazione – vera e propria forza della natura –che lo spinge a travalicare i confini cattolici per trovare vie d’intesa nella quotidianità con gli altri cristiani, con gli ebrei, con le altre religioni, anche con i non credenti”.

    .

     

     

    Ricerca