AVVENIRE / CLAUSTRUM ADDIO: IN SCENA LE FANTERIE ORANTI ANTI-SALVINI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 24 luglio 2019
Fermento nella piazza d’armi di ‘Avvenire’. Mobilitazione generale in nome di Carola Rackete (santa subito!) e contro i critici del turpe business dell’accoglienza. Mobilitate perfino le oranti truppe claustrali e i teologi dal petto in fuori, pronti a immolarsi per la ‘buona causa’. Ciak, si gira!
Ci chiedono alcune lettrici: com’è che da ben 17 giorni non ti occupi di Avvenire….hai deciso di diventare buonista? Risposta: da una parte volevamo dare un po’ di riposo sia ai nostri lettori che alla pressione arteriosa del Turiferario Direttore, dall’altra attendevamo l’occasione giusta (certi che si sarebbe ripresentata) per riprendere l’argomento. E stamattina, mercoledì 24 luglio 2019, Tarquinio il Superbo ce l’ha offerta, succosa come sempre… Forse spera di guadagnare copie, perché (se stiamo alle vendite in edicola) l’Avvenire non si schioda dal ventesimo posto – esclusi i quotidiani sportivi - neanche nella classifica di maggio 2019. Prima del quotidiano catto-fluido troviamo sempre Libero (23.308 copie) e La Verità (23072); Avvenire arranca a quota 20734 (il distacco è aumentato) ed è insidiato dall’Eco di Bergamo (20524) e dall’Arena di Verona (20368).
Pagina 2 di oggi (“Il direttore risponde”) è infatti aperta dal titolo “Quel prezioso appello dalle clausure: tantissime condivisioni e una macchia” . Già il titolo incuriosisce… siccome la macchia non può essere che ‘nera’, ci chiediamo se il Marco per caso non sia un lettore di fumetti della Disney e se non conosca anche Macchia Nera, un bandito tra i peggiori, nemico di Topolino… Un lettore esterna “dolore e disgusto” per un articolo apparso lunedì 22 luglio su Il Giornale (e allora dev’essere proprio, nella psiche del Tarquinio, una macchia perlomeno tendente al nero…), a firma Francesco Maria del Vigo. Qual era l’argomento? La lettera che clarisse e carmelitane scalze di 62 (sessantadue) monasteri hanno inviato all’Alto Colle e al Devotissimo di Palazzo Chigi per fustigare i sostenitori dei ‘porti chiusi’ e per invocare la tutela del popolo italiano da tali truci figure anche istituzionali. Di quale orribile delitto (sempre per la psiche del Tarquinio in veste di Torquemada) si sarà mai macchiato il collega? Abbiamo letto e riletto l’articolo ‘incriminato’, in cui si ‘punge’ con brio la lettera dei 62 monasteri, ma l’abbiamo trovato un’espressione anche divertente di un’opinione critica verso un intervento politico come tale lettera. Niente a che vedere, ad esempio, con le pesantezze contenute in certe vignette dell’amico (del Marco) Staino o in dichiarazioni di Gad Lerner, Roberto Saviano, Michela Murgia e premiata compagnia di giro.
Ma, si sa, lo humour non è il forte dei sinistri e neppure dei loro compagni di strada, i catto-sinistri. Che, se possibile, sull’argomento mostrano un’intolleranza ancora maggiore. Della serie: per gli insulti ai truci non c’è limite, ma guai a toccare anche solo con un’ombra di unghia gli amici e gli amici degli amici…
Prima di giungere all’esternazione tarquinesca di stamattina, ricapitoliamo… per chi si fosse persa qualche puntata del feuilleton.
Nella guerra scatenata contro Salvini e i ‘cattivisti’ si è pensato in alto loco di chiamare a raccolta le fanterie assai raccogliticce sparse tra istituti teologici e monasteri. Per natura non sono persone abituate a combattere, riscuoterebbero pernacchie se urlassero il motto risorgimentale napoletano (di cui si appropriarono poi il ventennio, i suoi nostalgici e anche altri di colore diverso) “Boia chi molla/è il grido di battaglia”. Eppure queste fanterie di anime belle, piamente intenzionate, nei proclami ci vanno giù duro.
IL CINQUE LUGLIO: L'ORA DEI TEOLOGI
Il 5 luglio 2019, sempre a pagina 2 e sotto il titolo “Il dovere di salvare e di obiettare a guerre contro i poveri e tra poveri”, Avvenire pubblica due lettere-appello di teologi e teologhe all’Alto Colle, con commento entusiastico di Tarquinio Il Superbo. La prima è di 32 insegnanti della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione san Luigi. L’incipit è tutto da assaporare: “Signor Presidente, le scriviamo per manifestarle la nostra totale condivisione con le scelte compiute da Carola Rackete (…) sia per aver salvato la vita a dei naufraghi nel Mediterraneo sia per aver deciso, dopo 17 giorni di vana attesa, di farli sbarcare in Italia dopo le lunghissime sofferenze patite nei loro viaggi precedenti (…). Signor presidente, se la solidarietà sta divenendo in Italia un reato, allora noi le comunichiamo che vogliamo compiere ogni reato di umana solidarietà e che ci associamo a quanto ha fatto la comandante Rackete e desideriamo essere indagati e processati anche noi per apologia di reato e ci offriamo di ricevere la pena prevista per questo reato. Troviamo inaccettabili le parole dell’attuale ministro dell’Interno il quale, mentre agita a scopo elettorale il Vangelo e il Rosario, parla di atto di guerra compiuto dalla comandante Rackete. Carola (santa subito!) ha salvato la vita a dei naufraghi? Carola (santa subito!) ha fatto bene a infrangere le leggi dello sbarco? Petto in fuori, pronti alle manette (così da darvi soddisfazione mediatica)? Care anime pie, perché avete buttato via tanti anni per studiare teologia, quando – iscrivendovi al Leoncavallo e simili – avreste potuto fare una carriera molto rapida?
La seconda lettera del 5 luglio – tremate, tremate! – è sottoscritta dalla presidenza dell’Associazione teologica italiana per lo studio della Morale (Atism). Addirittura… c’è da chinarsi riverenti! Questi otto pii cervelli giuridicamente superiori scrivono tra l’altro (a proposito della mancata convalida dell’arresto della Rackete da parte di tale Alessandra Vella, Gip di Palermo). “Desideriamo (…) esprimere profonda soddisfazione per le motivazioni della decisione del già citato Gip di Palermo, che sottolineano come persino la resistenza a pubblico ufficiale da parte della comandante Rackete debba essere valutata alla luce del suo sforzo di adempiere il dovere di salvare vite umane in mare”. Anime belle, magari, ma anche presuntuose. Oltre che istigatrici (alla disobbedienza civile verso le norme di uno Stato democratico). Povera Atism… è forse il caso che la sua presidenza appenda la teologia al chiodo ed entri a far parte gratuitamente del collegio difensivo di qualche cellula anarchica…
IL QUATTORDICI LUGLIO: L'ASSALTO DELLE CLAUSTRALI ALLA BASTIGLIA
Colpo grosso per Avvenire il 14 luglio (Dansons la Carmagnole, vive le son du canon!) che a pagina 2 nella solita rubrica, sotto il titolo “Noi, sorelle, preoccupate e in preghiera per questo Paese e i migranti senza voce”, pubblica una lettera all’Alto Colle e al Devotissimo di Palazzo Chigi firmata da 62 (sessantadue) monasteri di clarisse e carmelitane scalze. Ecco altre anime pie che dalla preghiera contemplative irrompono con gran frastuono mediatico e svolazzo di veli e tonache nell’agone politico. “Siamo sorelle di alcuni monasteri di clarisse e carmelitane scalze, accomunate dall’unico desiderio di esprimere preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione”. A parte che la frase sembra uscita dalla stampante di una sezione del Pd, ma – ci chiediamo – tutte queste sorelle clarisse ecc… sono sicure di conoscere bene la società in cui vivono, loro che hanno scelto di dedicarsi alla contemplazione e alla preghiera? Hanno deciso di entrare in politica? E allora siano meno sprovvedute e sappiano almeno distinguere i rifugiati (cui una protezione deve essere accordata) dai migranti. Oppure non sono proprio del tutto anime belle (almeno le capoccione, perché le altre sono abituate a seguire senza eccepire, come ai bei tempi in cui, per fortuna dell’Italia, si recavano in massa alle urne per votare contro il Pci)?
Tiremm innanz. Si legge ancora nella lettera invita all’Alto Colle e al Devotissimo di Palazzo Chigi: “Anche noi, quindi, osiamo supplicarvi: tutelate la vita dei migranti. Tramite voi chiediamo che le istituzioni governative si facciano garanti della loro dignità, contribuiscano a percorsi di integrazione e li tutelino dall’insorgere del razzismo e da una mentalità che li considera solo un ostacolo al benessere nazionale (…) Desideriamo dissociarci da ogni forma di utilizzo della fede cristiana che non si traduca in carità e servizio”. Ma quante ne sanno queste sorelle oranti! E come indovinano il Bersaglio Grosso! E come sono misericordiose… che Tarquinio tenga lezione in convento?
La lettera pubblicata da Avvenire il 14 luglio (Aux armes, mes chères soeurs, formez vos bataillons… marchons marchons… qu’un sang impur abreuve nos sillons!), ma scritta l’11, ha trovato subito l’adeguata accoglienza quirinalizia, come da Lassù ci si è premurati di comunicare al quotidiano di casa: “Fonti del Quirinale hanno fatto sapere che il presidente Sergio Mattarella ha visto la lettera aperta e l’ha accolta ‘con interesse’ “.
VENTUN LUGLIO: ARRIVANO I RINFORZI
Non solo, ma il 21 luglio Avvenire ha pubblicato a pagina 10 una lista di adesioni da parte di 273 (duecentosettantatre) istituti e congregazioni , compresi quelli secolari, oltre che di singoli religiosi e laici. Si incomincia con il CIIS (Conferenza Italiana Istituti Secolari della diocesi di Milano e della Lombardia) e si finisce con le Suore Terziarie Francescane Elisabettine di Aviano (povero Marco d’Aviano… chissà come si rivolta nella tomba colui che l’11/12 settembre 1683 contribuì con le sue esortazioni battagliere a cacciare i turchi accampati sotto le mura di Vienna) . Si è poi aggiunta la Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI).
VENTIQUATTRO LUGLIO: TARQUINIO SI STRACCIA LE VESTI
Il cerchio si chiude e torniamo all’edizione di Avvenire di oggi, mercoledì 24 luglio. Dicevamo del lettore inviperito (Antonio Latela) per l’articolo de Il Giornale (“L’ho trovato veramente vergognoso!”) e della condivisione del Turiferario Direttore: “Capisco il suo sconcerto e la sua indignazione, caro signor Latela. Ma ci sono persone, e anche giornalisti, che pur di sfoderare un gioco di parole (“Dalla clausura ai porti aperti”) farebbero qualunque cosa”. Povero Tarquinio, parla forse per se stesso? Casomai avesse perso la memoria, vada a rileggersi i titoli di prima pagina dedicati dal suo giornale ai casi Diciotti e Sea Watch (in questo sito www.rossoporpora.org ne abbiamo fornito ampio riscontro). Dopo aver rievocato i tempi dei rifugiati razziali e politici ebrei e l’accoglienza da loro ricevuta in molti conventi (il paragone tra loro e i migranti di oggi, storicamente demenziale, è lì… sulla punta della penna!), Tarquinio il Misericordioso si dice convinto che le clarisse e le carmelitane scalze hanno perdonato il collega de Il Giornale. E aggiunge: “Io sono molto meno buono di loro e francamente non riesco ad accettare che il corsivista del giornale che fu di Montanelli le abbia accusate di aver contribuito, proprio loro, a un dibattito ‘sguaiato’. Caro Marco, un po’ di pudore: mica vorrai appropriarti anche di Montanelli, magari arruolandolo tra i catto-sinistri in pectore?
IL VANGELO DI DOMENICA 21 LUGLIO 2019: MARIA E MARTA
In conclusione ci piace richiamare un brano del Vangelo di Luca (10, 38-42), letto domenica scorsa 21 luglio 2019: In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: ‘Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti’. Ma il Signore le rispose: ‘Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta’. E’ un brano evangelico non facile da condividere, però Vangelo è. Ed è molto chiaro. Allora, sorelle, chi ve l’ha fatto fare di entrare in politica a gamba tesa per assecondare – come truppa di complemento – la guerra in atto contro Salvini e i suoi da parte dei vertici della Cei e delle loro propaggini mediatiche, in unità d’intenti con i buonisti interessati di ogni risma e colore? Siamo in uno Stato democratico, per imperfetto che sia: non in uno di quei regimi con cui nella storia avete dovuto spesso confrontarvi. Riconoscete la vostra imprudenza, non tradite il Vangelo e tornate a fare quello che avete scelto in gioventù come attività fondamentale per la vostra vita: contemplare e pregare. Almeno fino a quando ve lo consentirà il cardinale novatore Joāo Braz de Aviz, prefetto del Dicastero per i religiosi intenzionato – in nome della ‘Chiesa in cammino’-a rivoluzionare la vita claustrale, cambiando ad esempio “il modo di pregare, di vestire”… (vedi intervista a Ultima Hora, 14 luglio 2019).