SANITA’: CHE SUCCEDE A ONCOLOGIA PEDIATRICA DELL’UMBERTO I? - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 15 luglio 2020
Ancora chiuso il reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma. Giochi di potere o economici in corso sulla pelle dei piccoli degenti? Anche se attualmente molto impegnato nel promuovere il disegno di legge liberticida “contro l’omotransfobia”, trovi il tempo di intervenire subito Nicola Zingaretti, ‘governatore’ del Lazio e primo responsabile della sanità laziale.
Tornati a Roma dopo alcuni giorni di mare splendido a Mirto Crosia (conditi di occasioni culturali e di fede molto coinvolgenti, come la visita al Codex purpureus di Rossano), siamo stati subito confrontati con una notizia che riguarda la sanità laziale e che non può che provocare grande sconcerto e forte indignazione. Riguarda la possibile non riapertura del reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I, chiuso dalla fine di febbraio per un caso sospetto di coronavirus. Ora che la fase acuta dell’emergenza è passata, non si riesce a comprendere perché il reparto – profondamente ristrutturato su volontà illuminata e caparbia dell’allora primaria Anna Clerico e inaugurato in veste nuova sei anni fa - non sia di nuovo nel pieno della sua attività così importante per decine di piccoli pazienti oncologici.
Era il 12 febbraio 2014 e – in occasione dell’inaugurazione – Nicola Zingaretti, da ‘governatore’ del Lazio, aveva tra l’altro dichiarato: “Oggi è una bellissima giornata perché si dota la Capitale di un reparto di assoluta eccellenza, accogliente per i piccoli pazienti. Questa inaugurazione è un atto importante”. Ancora: “Negli ultimi anni, per ridurre il deficit della sanità nel Lazio, si è pensato solo a fare tagli lineari e a chiudere ospedali. Noi abbiamo deciso di invertire la rotta, eliminando gli sprechi ma non i servizi, che invece vanno migliorati e aumentati (Ndr: come parlava bene Zingaretti, che bravo… ma si può facilmente constatare che anche dal 2014 al 2020 la musica scellerata delle ‘razionalizzazioni’ non ha smesso di suonare). Continuava Zingaretti: “Il nuovo reparto di oncologia pediatrica che abbiamo aperto al policlinico Umberto I di Roma è un esempio di come stiamo lavorando per essere più vicini alle persone, in questo caso ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. Con questa struttura vivace, colorata e moderna vogliamo rendere più sopportabile la sofferenza a tanti bambini e alle loro famiglie”.
In effetti la struttura rinnovata – con il contributo pubblico (Regione Lazio, 457mila euro) e privato (Associazione Io domani e Fondazione Vodafone, 603mila euro)- comprende 10 posti letto, un’area giochi illustrata dai disegni amici di Sally Gallotti (Walt Disney), un’area accoglienza, una cucina per famiglie e una stanza adibita a scuola. A quest’ultimo proposito, proprio grazie a Mario Russo - che con Silvia Coppitelli accompagna con competenza e amore da una quindicina d’anni i piccoli degenti nello sviluppo dell’attività didattica – siamo stati informati della situazione veramente incresciosa venutasi a creare presso l’Umberto I. E’ giustamente scosso questo insegnante di spiccata sensibilità sociale che in precedenza, per 13 anni, si era dedicato ai piccoli del carcere di Rebibbia e da diversi anni è impegnato presso la Pontificia Università della Santa Croce. Russo ha dato così voce (insieme alle Associazioni di volontariato) alla diffusa indignazione, travasandola nella testata online di cui è direttore responsabile, 4ItalyNews.it ( www.foritalynews.it ).
Come si diceva, il reparto - diretto da qualche anno con grande professionalità dalla primaria Amalia Schiavetti (succeduta a Anna Clerico) - è stato chiuso per un caso di sospetto coronavirus all’inizio di marzo: i dieci piccoli degenti sono stati trasferiti temporaneamente in una struttura certo d’eccellenza come il Bambin Gesù, che però non è la loro ‘casa’, cui sono legati da intuibili vincoli affettivi. Sono state poi sospese anche le terapie per altre decine di pazienti dimessi dal reparto, ma necessitati a frequentarlo a scadenza regolare per gli indispensabili controlli.
Lo smarrimento dei bambini in cura, privati della loro ‘seconda casa’, è stato raccolto dalle Associazioni di volontariato attive nel reparto come gli “Amici di Marco D’Andrea” (anche in nome di Mary Poppins e Alti-Io domani ), che hanno chiesto (inutilmente) già a giugno spiegazioni ai responsabili del Policlinico e anche inviato una lettera a Nicola Zingaretti. La firma è della presidente degli Amici di Marco D’Andrea Anna Maria Festa, ben cosciente dell’importanza della continuità di ambiente per i piccoli malati oncologici, per i quali cambiare medici, infermieri e struttura ospitante è un peso psicologico difficile da sostenere.
Intollerabile la mancanza di informazioni da parte sia della direzione sanitaria del Policlinico che della Giunta regionale (impegnati nel rimpallo delle responsabilità). Difficile dire che cosa ci sia dietro. Certamente - sfruttando cinicamente l’occasione del coronavirus – si sta giocando per interessi contrapposti (magari economici o di potere o di sistemazione di amici e di amici degli amici) una miserevole partita sulla pelle dei piccoli degenti. Razionalizzare, ottimizzare, convertire: ecco le parole ‘magiche’ che servono per giustificare l’ingiustificabile, cioè l’appesantimento del cammino di accompagnamento e guarigione – già di per sé irto di difficoltà – di decine di bambini in lotta contro un tumore.
Nicola Zingaretti, il primo responsabile della sanità laziale, non ha nulla da dire? Il ‘governatore’ del Lazio e segretario del Pd nazionale - che di questi tempi si è anche incirinnato impegnato com’è a promuovere il disegno di legge Zan contro “l’omotransfobia”, osceno e liberticida – non ha un attimo di tempo per occuparsi del ‘suo’ territorio e delle ricadute disumane di certe chiusure nella sanità?
Perfino nel ‘suo’ Pd la vicenda della non riapertura del reparto di oncologia pediatrica dell’Umberto I sta provocando forti maldipancia. E’ di pochi giorni fa un’interrogazione del consigliere regionale piddino Emiliano Minnucci, che evidenzia “ la necessità di riportare i piccoli pazienti oncologici in una struttura dedicata esclusivamente a loro, in quanto immunodepressi, al fine di garantire loro la giusta protezione che, di fatto, non può essere attualmente garantita presso il Bambin Gesù”. Non solo: un’altra interrogazione è stata presentata da Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) e riguarda la non riapertura, sempre al Policlinico Umberto I, del reparto oncologico B per adulti, e la contemporanea riduzione del personale sanitario presso il reparto oncologico A, sempre adulti.
A che gioco perverso si sta giocando? Nicola Zingaretti si assuma – da persona umana - la responsabilità di rispondere e agire subito, ponendo fine alle ulteriori, vergognose e gratuite sofferenze dei pazienti oncologici dell’Umberto I, piccoli e grandi. In caso contrario anche la sua immagine verrebbe definitivamente compromessa, con tutte le intuibili ricadute politiche del caso: sacrificare bambini malati a misteriosi giochi di potere non può che suscitare disgusto.