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    SALVINI A PROCESSO - LEGGE OMOFOBIA: LUNEDI' 3 AGOSTO IN AULA

    SALVINI A PROCESSO – LEGGE OMOFOBIA: LUNEDI’ 3 AGOSTO IN AULA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 agosto 2020

    Oggi è il Primo Agosto, festa nazionale svizzera e memoria di Sant’Alfonso de’ Liguori. Nelle riflessioni che seguono ci occupiamo però della luce verde del Senato all’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso ‘Open Arms’ (un trionfo della meschinità ipocrita) e dell’arrivo in Aula di Montecitorio lunedì 3 agosto del famigerato disegno di legge Zan ‘contro l’omotransfobia’

     

    IL SENATO CONSEGNA MATTEO SALVINI ALLA PROCURA DI PALERMO

    Giovedì 30 luglio 2020 il Senato della Repubblica ha deciso di dare luce verde alla procura di Palermo che, a ottobre, dovrà stabilire se Matteo Salvini, in qualità di Ministro dell’Interno, è colpevole di “sequestro di persona plurimo aggravato e di omissione di atti di ufficio” per aver impedito nell’agosto 2020 per alcuni giorni lo sbarco dei migranti raccolti a più riprese dalla nave Open Arms in acque libiche e maltesi.

    Tecnicamente in Senato non si è trovata la maggioranza richiesta di senatori (160, sono risultati 141) che fosse disposta a condividere l’idea – sostenuta dalla Commissione senatoriale competente in materia di immunità - che Salvini avesse agito per ragioni di Stato e per la tutela dell’interesse pubblico. In realtà l’attuale maggioranza parlamentare rossogialla (minoranza nel Paese) ha consapevolmente scelto – una volta ancora, dopo l’analogo precedente relativo alla nave Gregoretti (luglio 2019, Salvini dovrà comparire a Catania il 3 ottobre prossimo) – di perseguire per via giudiziaria il leader dell’opposizione, con la speranza di eliminarlo una volta per tutte dalla lotta politica.

    Da notare che nei giorni di agosto 2019 la nave della Open Arms era comandata da Marc Reig Creus, già rinviato a giudizio il 4 luglio precedente dalla procura di Ragusa in ragione dello sbarco forzato di 216 migranti a Pozzallo il 18 marzo 2018. Capo d’imputazione: violenza privata funzionale al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Come ha ricordato ieri Fausto Biloslavo su Il Giornale, la Procura di Ragusa evidenziava che “l’unico vero obiettivo dell’ONG non fosse quello umanitario di salvare i migranti, ma di portarli a ogni costo in Italia in spregio alle regole”. La stessa cosa si può dire per quanto successo con lo stesso comandante nell’agosto 2019.

     

    IL DIBATTITO IN SENATO

    Del dibattito pre-voto in Senato ci hanno colpito particolarmente cinque degli interventi ascoltati.

    Quello di Matteo Salvini, un discorso sincero, diretto, senza fronzoli: grazie alla nostra politica dell’immigrazione “abbiamo più che dimezzato i morti nel Mediterraneo. I fautori dei porti aperti hanno le mani sporche di sangue e hanno trasformato il Mediterraneo in una fossa comune”. L’Open Arms’? “Una nave pirata che ha fatto una voluta invasione di campo e una voluta violazione della legge. Lo capirebbe anche un bambino di sei anni”. E poi: “Dico questo con la massima tranquillità: se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee e a difendere le sue idee fino in fondo, o non valgono niente le sue idee o non vale niente lui. Io andrò fino in fondo, senza chiedere aiutini a nessuno”.

    Nel suo intervento invece Giulia Bongiorno (Lega, ex-ministro) ha mirabilmente associato fatti incontrovertibili e domande sarcastiche, rievocando ad esempio le vicende disonorevoli del già citato comandante Creus. Veemente e incisivo nella sua replica anche Maurizio Gasparri (Forza Italia, presidente della Giunta delle immunità).

    Grottesco l’intervento di Matteo Renzi, che aveva appena ottenuto per il suo partito (Italia viva) due presidenze commissionali in ambo i rami del Parlamento: uno strabiliante arrampicarsi sui vetri prima della capriola finale, il ‘sì’ al processo a Salvini come voluto dal resto della coalizione rossogialla. Ma… attenti compagni!... la fame è solo provvisoriamente placata, perché la lupa dantesca di venerata memoria (canto I dell’Inferno), “ mai non empie la bramosa voglia,/  e dopo 'l pasto ha più fame che pria. 

    Penosi due degli interventi principali del Pd. Il primo di Franco Mirabelli; “Nessuno è al di sopra della legge: Salvini va processato” e poi “Non ci auguriamo che Salvini venga condannato”. Il Tartufo di Molière? Un dilettante nei confronti di Mirabelli.

    Il secondo di Anna Rossomando: la senatrice piddina ha dapprima richiamato “le nostre radici cristiane” (senti, senti …ma chi l’ha mai vista in battaglia?), poi ha ricostruito a suo modo la vicenda dell’Open Arms (con immagini false e strappalacrime tipiche dei buonisti e dei furbisti), infine – in un crescendo di isteria - ha ammonito Salvini a non “brandire il Rosario e la Madonna come un brand pubblicitario”, invitandolo ad andare a discutere con Orban. Difficile trovare insieme in un intervento tanta disinformazione e supponenza teologica: quando non sarà più rieletta, prendetela a Avvenire!

     

    LA GIOIA MALIGNA E TARTUFESCA DI AVVENIRE

    A proposito: come ha riferito l’Avvenire di ieri, venerdì 31 luglio, del via libera del Senato al processo a Salvini? Il titolo di prima pagina: “Salvini non si salva dal processo”. Si noterà subito la forma adottata per dare la notizia, che cela la soddisfazione maligna di chi vive per cancellare l’avversario. L’editoriale gronda ipocrisia cattofluida fin dal titolo: “Per puro senso della civiltà”. E l’incipit  tanto strappalacrime quanto bugiardo dell’editoriale, affidato alla penna del Turiferario parlamentare Marco Iasevoli, non tradisce le peggiori aspettative: “Erano bloccati in mare perché ostaggi della politica. Erano bloccati in mare perché il segretario della Lega Matteo Salvini, al tempo ministro dell’Interno, in quell’infuocatissimo agosto 2019 agitava in diretta Facebook dei fantasmi con la pelle nera”. Diamo anche a Iasevoli (dopo il sindaco liberticida di Lizzano Antonietta D’Oria) un bel Premio Stalin per lo spirito di verità da cui è ispirato il suo editoriale. Ostaggi della politica? Ostaggi di Salvini? Non si vergogna il Turiferario parlamentare di prestarsi allo sporco gioco dei complici – anche in ragione di vantaggi economici, come è capitato per ambienti della Caritas di Bergamo -  degli scafisti? O non sa (ma allora cambi subito mestiere) che i poveri schiavi sulla nave pirata Open Arms erano ostaggi del già citato comandante Creus (e dei suoi mandanti) che più volte aveva rifiutato lo sbarco in porto sicuro non italiano?

    A Matteo Salvini la nostra piena e convinta solidarietà.

     

    IL DISEGNO DI LEGGE ‘CONTRO L’OMOTRANSFOBIA’ DAL 3 AGOSTO ALLA CAMERA

    Nella notte tra martedì 28 e mercoledì 29 luglio la Commissione Giustizia della Camera ha licenziato il testo base del disegno di legge Zan ‘contro l’omotransfobia’. Il testo unifica le cinque proposte presentate da Alessandro Zan (pd), Laura Boldrini (ora pd)-Roberto Speranza (Leu), Mario Perantoni (M5S) e Giusi Bartolozzi (Forza Italia). Rispetto all’originale durante i lavori commissionali sono state inserite alcune modifiche. La prima – nuovo articolo 3 – è stata chiamata a torto ‘salva-idee”: “Sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”. Ne abbiamo già parlato in https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/964-legge-omofobia-ancora-non-c-e-ma-e-come-se-ci-fosse-gia.html . La seconda ‘snellisce’ (ma non certo sostanzialmente) la famigerata proposta ‘Giornata nazionale’: all’art. 6 comma 3 (ex art. 5 comma 3) si passa dallo svolgimento della ‘Giornata’ “in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado” allo svolgimento “nelle scuole”. Altre due modifiche meno importanti riguardano i modi della prevista rilevazione nazionale.

    Nella notte tra martedì 28 e mercoledì 29: ancora una volta – è una caratteristica di questa maggioranza rossogialla – pur di raggiungere l’obiettivo si lavora di notte (in questo caso fino alle due). Non solo: come è costume di questa maggioranza rosso-gialla si falcidiano gli emendamenti, si limita a due minuti il tempo per ogni intervento, si ignora il parere critico di altre Commissioni coinvolte nella valutazione della legge. Insomma è un bel procedere democratico quello di questa maggioranza rossogialla, tanto che – si sussurra - tra poco ministri, deputati e senatori rossogialli subiranno mutazioni genetiche: c’è chi parla dello spuntare di occhi a mandorla, chi di adattamento dei nomi dei partiti di questa maggioranza rosso gialla… partito democratico pechinese, Movimento 5 Stelle rosse, Cina viva, Schiavi e Uguali. Si vedrà, ma il solco è tracciato.

     

    LA VALUTAZIONE CRITICA DEL COMITATO PARERI DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI

    Si diceva del parere critico di altre Commissioni. Ad esempio lunedì 27 luglio il Comitato pareri della Commissione Affari Costituzionali aveva trasmesso alla Commissione referente la sua valutazione del testo Zan, avvertendo subito, a proposito di libertà d’espressione, che “la costante giurisprudenza della Corte Costituzionale (…) afferma che non si ha incitazione alla discriminazione in presenza di mera opinione o giudizio, salvo che questi siano idonei a creare un effetto pericolo ovvero solo se si realizza in concreto l’evento pericoloso richiesto dalla norma”. Il Comitato pareri segnalava poi l’esigenza di precisare più puntualmente la portata dell’articolo 3 (quello cosiddetto ‘salva-idee’, quel del ‘sono consentite’) ed esprimeva parere favorevole al testo, parere vincolato però a due condizioni: “Valuti la Commissione l’opportunità di rivedere la formulazione della disposizione” e “Valuti la Commissione l’opportunità di chiarire maggiormente i confini fra le condotte discriminatorie fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, al fine di evitare incertezze in sede applicativa”.

    Non solo: seguivano altre 4 osservazioni su punti precisi, come sull’articolo 2 (“incongruo nei contenuti”) e una su un aspetto fin qui non toccato: “In relazione alle discriminazioni nell’ambito del rapporto di lavoro o dell’esercizio dell’attività di impresa, valuti la Commissione l’opportunità di richiamare esplicitamente la tutela dello spazio di legittima differenziazione”.

    La Commissione ha ritenuto (certo legittimamente) di rinunciare a proprie valutazioni come richiesto e di dover coinvolgere l’Aula di Montecitorio nella riflessione su condizioni e osservazioni del Comitato Pareri. Comprendiamo la fretta di arrivare in Aula e poter dire alla nota lobby e ai suoi complici: “Siamo riusciti a portare il testo a Montecitorio a inizio agosto per la discussione generale”. Tuttavia con tale decisione la Commissione si è qualificata come eccellente nell’inginocchiarsi il più in fretta possibile ai diktat rossogialli e come pessima a livello di dignità e di serietà di comportamento.

    In ogni caso non si può negare che il Comitato Pareri (che deve valutare la chiarezza, l’omogeneità, la qualità, la proprietà delle leggi proposte) abbia fatto a pezzi il testo Zan. Che, secondo la logica conseguente alla valutazione del Comitato, andrebbe riscritto completamente onde evitare derive liberticide.

    Il punto è che la maggioranza rossogialla al massimo vuole concedere qualche modifica non sostanziale. Vuole al massimo emendare qua e là, come i cattodem e – vergognosamente – l’Avvenire cattofluido del piumato duo Tarquinio-Moia.

    Invece per noi il testo Zan non è emendabile. Va respinto nella sua interezza come inutile e liberticida. Alla Camera la maggioranza è blindata (il voto avverrà a settembre), al Senato per contro è possibile che qualcosa succeda, dati i numeri molto ballerini. La legge verrà affossata. Difficile, ma ...chissà.

    Intanto notiamo che, con la proroga dell’emergenza fino al 15 ottobre, prosegue la deriva liberticida di questo governo. Tra le conseguenze: niente manifestazione nazionale contro il disegno di legge Zan e niente campagna elettorale con coinvolgimento fisico degli elettori per le regionali del 20 settembre.

    Il tutto mentre diversi odiatori continuano a imperversare e a disturbare le (composte) manifestazioni locali contro il disegno di legge Zan. Ed è di ieri la foto di un cartello innalzato dalle femministe di ‘Non una di meno’ sezione di Latina, in cui si invoca l’impiccagione di Massimo Gandolfini (“Appendiamo Gandolfini”), instancabile e benemerito coordinatore del ‘Family Day – Difendiamo i nostri figli’. Per oggi basta.

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