PAPA/CIPRO-GRECIA: MIGRANTI, ORTODOSSI, UE, AUPETIT (CON QUALCHE NOTA) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org, 6 dicembre 2021
Dal 2 al 6 dicembre il viaggio apostolico di Jorge Mario Bergoglio a Cipro e in Grecia (Atene e Lesbo). Tra i temi della visita quelli dei migranti (interessante anche annotare quanto ha detto qualche giorno fa il cardinale Robert Sarah), dei rapporti con gli ortodossi, della democrazia. . Nella conferenza-stampa in aereo anche il ‘caso’ delle linee guida per la comunicazione dell’Ue e la vicenda che ha travolto l’arcivescovo di Parigi.
Si è concluso il 6 dicembre il XXXV viaggio apostolico internazionale di papa Francesco: nel pellegrinaggio il pontefice ha toccato Cipro e la Grecia (Atene e Mytilene/Lesbo), terre dominate religiosamente dall’ortodossia e approdo di migranti provenienti dal Mediterraneo, in particolare dalla Turchia. Durante il ritorno in aereo la consueta conferenza-stampa, in cui Jorge Mario Bergoglio ha spiegato tra l’altro il motivo per cui ha accolto le dimissioni dell’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit: ormai la sua fama era rovinata, ha detto, dalle “accuse” (cui il gesuita argentino ha dato de facto pubblicità mondiale) di “piccole carezze e massaggi” alla segretaria.
Tra i temi principali del viaggio quelli dell’immigrazione, dei rapporti con l’ortodossia, anche della “democrazia” che – ha osservato in aereo – può essere indebolita sia dai governi “populisti” che da un governo “sovranazionale”.
MIGRANTI: IL CARD. SARAH
Sul tema dell’immigrazione può essere interessante dapprima prendere nota di quanto ha detto il cardinale guineano Robert Sarah con grande chiarezza al sito francese online Boulevard Voltaire (26 novembre, intervista di Gabrielle Cluzel, traduzione di Miguel Cuartero per La Nuova Bussola Quotidiana del 4 novembre):
Promuovere l'immigrazione è un errore. C'è un triplice tradimento in Africa e Medio Oriente, perché vengono derubati della loro ricchezza, del loro potenziale di sviluppo, delle loro capacità intellettuali e delle loro forze. In secondo luogo, non fermiamo i trafficanti di vite umane, i contrabbandieri che imbarcano centinaia e centinaia di persone e le annegano in mare: è un crimine. Quindi, a queste persone viene fatto credere che quando arrivano qui, hanno El Dorado e il paradiso in terra. Sono bloccati in un campo, non sono ben accolti e non hanno lavoro. Non puoi ricevere tutti in Occidente, quindi promuovere l'immigrazione è un'idea sbagliata. Spesso la Bibbia è usata per dire che Gesù Cristo emigrò in Egitto, ma Gesù Cristo emigrò perché era stato minacciato da Erode, poi tornò a casa. Il popolo ebraico è stato più volte esiliato in Mesopotamia, ma è tornato. Tutti sono felici a casa propria. Se davvero vogliamo aiutare queste persone, non è ricevendole in condizioni disumane. Piuttosto, aiutiamoli a svilupparsi da loro, ad essere felici a casa. Questo non è razzismo, vogliamo aiutarli a prosperare a casa.
E più oltre: Nessuno sarà in grado di sviluppare l'Africa al posto degli africani. Certo, dobbiamo esercitare la carità, ma la Chiesa deve riflettere: la carità non consiste nel ridurre qualcuno all'elemosina, all'indegnità. Un uomo è degno quando si guadagna da vivere da solo. San Paolo diceva: ‘Ciascuno viva del pane che si è guadagnato con il suo lavoro’. Non possiamo semplicemente addormentarti, prenderci cura di te gratuitamente, non è carità, è paternalismo. Questa immigrazione è come una seconda schiavitù, li accogliamo in nord Africa, li imbarchiamo così, pagano cara la morte in mare, arrivati qui non hanno lavoro. Come vuoi promuovere la dignità di un uomo così? Bisogna pensarci, l'immigrazione è un fenomeno che è sempre esistito ma non come è oggi. Gli irlandesi emigrarono negli Stati Uniti, emigrarono anche gli italiani, ma portarono un contributo umano, professionale. Si guadagnavano da vivere, non li abbiamo mantenuti. Ci vuole più dialogo, più discussione per identificare il problema con molta onestà e molta verità, altrimenti è una nuova schiavitù quella che stiamo promuovendo.
MIGRANTI: PAPA FRANCESCO NEL 2016…
Utile anche ricordare quanto aveva rilevato a questo proposito lo stesso papa Francesco il primo novembre 2016, tornando in aereo dal viaggio apostolico in Svezia (per il cinquecentesimo della Riforma): “Si deve distinguere tra migrante e rifugiato, no? Il migrante dev’essere trattato con certe regole perché migrare è un diritto ma è un diritto molto regolato. Invece, essere rifugiato viene da una situazione di guerra, di angoscia, di fame, di una situazione terribile e lo status di rifugiato ha bisogno di più cura, di più lavoro. (…) Poi, cosa penso dei Paesi che chiudono le frontiere: credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere, ma lo si deve integrare. E se un Paese ha una capacità di venti, diciamo così, di integrazione, faccia fino a questo. Un altro di più, faccia di più. Ma sempre il cuore aperto: non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore, e alla lunga questo si paga. (…) Perché, qual è il pericolo quando un rifugiato o un migrante – questo vale per tutti e due – non viene integrato, non è integrato? Mi permetto la parola – forse è un neologismo – si ghettizza, ossia entra in un ghetto. E una cultura che non si sviluppa in rapporto con l’altra cultura, questo è pericoloso. Io credo che il più cattivo consigliere per i Paesi che tendono a chiudere le frontiere sia la paura, e il miglior consigliere sia la prudenza”.
MIGRANTI: …E A NICOSIA, LESBO, IN AEREO
Veniamo ad alcune delle riflessioni di papa Francesco sui migranti esposte durante il viaggio a Cipro e in Grecia (copyright Dicastero della Comunicazione-Libreria Editrice Vaticana)
. 3 dicembre 2021, chiesa parrocchiale di Santa Croce a Nicosia, preghiera ecumenica con i migranti/1: Ascoltando voi, guardandovi in faccia, la memoria va oltre, va alle sofferenze. Voi siete arrivati qui: ma quanti dei vostri fratelli e delle vostre sorelle sono rimasti per strada? Quanti disperati iniziano il cammino in condizioni molto difficili, anche precarie, e non sono potuti arrivare? Possiamo parlare di questo mare che è diventato un grande cimitero. Guardando voi, guardo le sofferenze del cammino, tanti che sono stati rapiti, venduti, sfruttati…, ancora sono in cammino, non sappiamo dove. È la storia di una schiavitù, una schiavitù universale. Noi guardiamo cosa succede, e il peggio è che ci stiamo abituando a questo. (…)
. 3 dicembre 2021, ibidem/2: Guardando voi, penso a tanti che sono dovuti tornare indietro perché li hanno respinti e sono finiti nei lager, veri lager, dove le donne sono vendute, gli uomini torturati, schiavizzati… Noi ci lamentiamo quando leggiamo le storie dei lager del secolo scorso, quelli dei nazisti, quelli di Stalin, ci lamentiamo quando vediamo questo e diciamo: “Ma come mai è successo questo?”. Fratelli e sorelle: sta succedendo oggi, nelle coste vicine! Posti di schiavitù. Ho guardato alcune testimonianze filmate di questo: posti di tortura, di vendita di gente. Questo lo dico perché è responsabilità mia aiutare ad aprire gli occhi. La migrazione forzata non è un’abitudine quasi turistica: per favore! E il peccato che abbiamo dentro ci spinge a pensarla così: “Mah, povera gente, povera gente!”. E con quel “povera gente” cancelliamo tutto. È la guerra di questo momento, è la sofferenza di fratelli e sorelle che noi non possiamo tacere. Coloro che hanno dato tutto quello che avevano per salire su un barcone, di notte, e poi… senza sapere se arriveranno… E poi, tanti respinti per finire nei lager, veri posti di confinamento e di tortura e di schiavitù. Questa è la storia di questa civiltà sviluppata, che noi chiamiamo Occidente. (NdR: si potrebbero fare tante considerazioni su quanto detto da Jorge Mario Bergoglio. Ne proponiamo solo una: è proprio sicuro il pontefice sudamericano che la storia dell’Occidente si riduca sostanzialmente a vicende di tortura e schiavitù?)
. 5 dicembre 2021, Centro di accoglienza e identificazione di Mytilene/Lesbo/1: Cinque anni sono passati dalla visita compiuta qui con i cari Fratelli Bartolomeo e Ieronymos. Dopo tutto questo tempo constatiamo che sulla questione migratoria poco è cambiato. Certo, molti si sono impegnati nell’accoglienza e nell’integrazione, e vorrei ringraziare i tanti volontari e quanti a ogni livello – istituzionale, sociale, caritativo, politico – si sono sobbarcati grandi fatiche, prendendosi cura delle persone e della questione migratoria. (…) Ma dobbiamo amaramente ammettere che questo Paese, come altri, è ancora alle strette e che in Europa c’è chi persiste nel trattare il problema come un affare che non lo riguarda. Questo è tragico. (…) È triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri, per costruire fili spinati. Siamo nell’epoca dei muri e dei fili spinati. Certo, si comprendono timori e insicurezze, difficoltà e pericoli. Si avvertono stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica, ma non è alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza.
. 5 dicembre 2021, ibidem /2: In diverse società si stanno opponendo in modo ideologico sicurezza e solidarietà, locale e universale, tradizione e apertura. Piuttosto che parteggiare sulle idee, può essere d’aiuto partire dalla realtà: fermarsi, dilatare lo sguardo, immergerlo nei problemi della maggioranza dell’umanità, di tante popolazioni vittime di emergenze umanitarie che non hanno creato ma soltanto subito, spesso dopo lunghe storie di sfruttamento ancora in corso. È facile trascinare l’opinione pubblica istillando la paura dell’altro; perché invece, con lo stesso piglio, non si parla dello sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio? Perché non si parla di questo? Vanno affrontate le cause remote, non le povere persone che ne pagano le conseguenze, venendo pure usate per propaganda politica! Per rimuovere le cause profonde, non si possono solo tamponare le emergenze. Occorrono azioni concertate. Occorre approcciare i cambiamenti epocali con grandezza di visione. Perché non ci sono risposte facili a problemi complessi (…)
. 5 dicembre 2021, ibidem/3: Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo che il ‘mare nostrum’ si tramuti in un desolante ‘mare mortuum’, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo “mare dei ricordi” si trasformi nel “mare della dimenticanza”. Fratelli e sorelle, vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà! Sulle rive di questo mare Dio si è fatto uomo.
.. 6 dicembre 2021, conferenza-stampa sull’aereo Atene-Roma: Io su quelle che persone che impediscono la migrazione o che chiudono le frontiere dirò questo.. Ora è di moda fare muri o fili spinati(…) La prima cosa che io direi è: pensa al tempo in cui tu eri migrante e non ti lasciavano entrare. Eri tu che volevi scappare dalla tua terra e adesso sei tu a volere costruire dei muri. Questo fa bene. Perché chi costruisce muri perde il senso della storia, della propria storia. Di quando era schiavo di un altro Paese. Coloro che costruiscono dei muri hanno questa esperienza, almeno una gran parte: quella di essere stati schiavi. Lei potrebbe dirmi: ma i governi hanno il dovere di governare. E se arriva una ondata così di migranti non si può governare. Io dirò questo: ogni governo deve dire chiaramente “Io ne posso ricevere tanti. Perché i governanti sanno quanti sono quanti migranti sono capaci di ricevere. Questo è loro diritto. Questo è vero. Ma i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se un governo non può accogliere oltre un certo numero, deve entrare in dialogo con altri Paesi, che si prendano cura gli altri, ognuno. Per questo è importante l’Unione Europea.
. 3 dicembre 2021, Nicosia, cattedrale ortodossa, incontro con il Sinodo ortodosso: La grazia di essere qui mi fa venire alla mente che abbiamo una comune origine apostolica: Paolo attraversò Cipro e in seguito giunse a Roma. Discendiamo dunque dal medesimo ardore apostolico e un’unica via ci collega, quella del Vangelo (…). In questo lembo di Terra Santa che diffonde la grazia di quei Luoghi nel Mediterraneo, viene naturale ripensare a tante pagine e figure bibliche. Tra tutte, vorrei fare ancora riferimento a San Barnaba, evidenziando alcuni aspetti che possono orientarci nel cammino. (…) Così Barnaba, figlio della consolazione, esorta noi suoi fratelli a intraprendere la medesima missione di portare il Vangelo agli uomini, invitandoci a comprendere che l’annuncio non può basarsi solo su esortazioni generali, sulla ripetizione di precetti e norme da osservare, come spesso si è fatto. Esso deve seguire la via dell’incontro personale, prestare attenzione alle domande della gente, ai loro bisogni esistenziali. Per essere figli della consolazione, prima di dire qualcosa, occorre ascoltare, lasciarsi interrogare, scoprire l’altro, condividere. Perché il Vangelo si trasmette per comunione-
. 4 dicembre 2021, Atene, arcivescovado ortodosso. Incontro con Sua Beatitudine Ieronymos II/1 Ci siamo incontrati cinque anni fa a Lesvos, nell’emergenza di uno dei più grandi drammi del nostro tempo, quello di tanti fratelli e sorelle migranti, che non possono essere lasciati nell’indifferenza e visti solo come un peso da gestire o, peggio ancora, da delegare a qualcun altro. Ora ci ritroviamo per condividere la gioia della fraternità e guardare al Mediterraneo che ci circonda non solo come luogo che preoccupa e divide, ma anche come mare che unisce. Poco fa ho rievocato gli ulivi secolari, che ne apparentano le terre. Ripensando a questi alberi che ci accomunano, penso alle radici che condividiamo. Sono sotterranee, nascoste, spesso trascurate, ma ci sono e sostengono tutto. (…). Queste radici, cresciute dal seme del Vangelo, proprio nella cultura ellenica hanno cominciato a portare grande frutto: penso a tanti Padri antichi e ai primi grandi Concili ecumenici.
. 4 dicembre 2021, ibidem/2: In seguito, purtroppo, siamo cresciuti lontani. Veleni mondani ci hanno contaminato, la zizzania del sospetto ha aumentato la distanza e abbiamo smesso di coltivare la comunione.(…) Con vergogna – lo riconosco per la Chiesa Cattolica – azioni e scelte che poco o niente hanno a che vedere con Gesù e con il Vangelo, improntate piuttosto a sete di guadagno e di potere, hanno fatto appassire la comunione. Così abbiamo lasciato che la fecondità fosse compromessa dalle divisioni. La storia ha il suo peso e oggi qui sento il bisogno di rinnovare la richiesta di perdono a Dio e ai fratelli per gli errori commessi da tanti cattolici. È però di gran conforto la certezza che le nostre radici sono apostoliche e che, nonostante le storture del tempo, la pianta di Dio cresce e porta frutti nello stesso Spirito.
DEMOCRAZIA, LINEE GUIDA COMUNICAZIONE UE
. 4 dicembre 2021, Atene, Palazzo presidenziale, incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico: Qui è nata la democrazia. La culla, millenni dopo, è diventata una casa, una grande casa di popoli democratici: mi riferisco all’Unione Europea e al sogno di pace e fraternità che rappresenta per tanti popoli. Non si può, tuttavia, che constatare con preoccupazione come oggi, non solo nel Continente europeo, si registri un arretramento della democrazia. (…) In diverse società, preoccupate della sicurezza e anestetizzate dal consumismo, stanchezza e malcontento portano a una sorta di “scetticismo democratico”. (…) Ma c’è pure uno scetticismo nei confronti della democrazia provocato dalla distanza delle istituzioni, dal timore della perdita di identità, dalla burocrazia. Il rimedio a ciò non sta nella ricerca ossessiva di popolarità, nella sete di visibilità, nella proclamazione di promesse impossibili o nell’adesione ad astratte colonizzazioni ideologiche, ma sta nella buona politica.
. 6 dicembre 2021, conferenza-stampa nell’aereo Atene-Roma/1: Io oggi forse vedo due pericoli contro la democrazia: uno è quello dei populismi, che sono un po' qua, un po' là, cominciano a far vedere le unghie. Io penso a un grande populismo del secolo scorso, il nazismo, che è stato un populismo che difendendo i valori nazionali, così diceva, è riuscito ad annientare la vita democratica, anzi la vita stessa con la morte della gente, a diventare una dittatura cruenta. Oggi dirò, perché tu hai domandato sui governi di destra, stiamo attenti che i governi, non dico di destra o di sinistra, dico un'altra cosa, attenti che i governi non scivolino su questa strada dei populismi, dei cosiddetti politicamente “populismi”, che niente hanno a che vedere con i popolarismi che sono l'espressione libera dei popoli, che si mostrano con la loro identità, il loro folklore, i loro valori, l'arte… Populismo è una cosa, il popolarismo un'altra. Da un'altra parte si indebolisce la democrazia, (essa) entra in una strada in cui lentamente (s'indebolisce) quando si sacrificano i valori nazionali, si annacquano verso, diciamo una parola brutta, ma non ne trovo un'altra, verso un “impero”, una specie di governo sovranazionale e questa è una cosa che ci deve far pensare. (…) L'indebolimento della democrazia si ha per il pericolo dei populismi che non sono popolarismi, e per il pericolo di questi riferimenti a potenze internazionali economiche, culturali… questo è quello che mi viene in mente ma io non sono un politico di scienza, io parlo dicendo quello che mi sembra.
. 6 dicembre 2021, ibidem/2: Lei si è riferito al documento dell’Unione europea sul Natale… è un anacronismo questo. Nella storia tanti, tante dittature, hanno cercato di farla. Pensa a Napoleone: da lì… Pensa alla dittatura nazista, quella comunista… è una moda di una laicità annacquata, acqua distillata… Ma questa è una cosa che non funzionò durante la storia. Ma questo mi fa pensare a una cosa, parlando dell’Unione europea, che credo sia necessaria: l’Unione europea deve prendere in mano gli ideali dei Padri fondatori, che erano ideali di unità, di grandezza, e stare attenta a non fare strada a delle colonizzazioni ideologiche. Questo potrebbe arrivare a dividere i Paesi e a (far) fallire l’Unione europea. L’Unione europea deve rispettare ogni Paese come è strutturato dentro. La varietà dei Paesi, e non volere uniformare. Io credo che non lo farà, non era sua intenzione, ma stare attenta, perché delle volte vengono, e buttano lì progetti come questo e non sanno cosa fare, non so mi viene in mente… No, ogni Paese ha la propria peculiarità, ma ogni Paese è aperto agli altri. Unione europea: sovranità sua, sovranità dei fratelli in una unità che rispetta la singolarità di ogni Paese. E stare attenti a non essere veicoli di colonizzazioni ideologiche. Per questo, quello del Natale è un anacronismo.
SULLE DIMISSIONI (ACCOLTE) DI MICHEL AUPETIT, GIA’ ARCIVESCOVO DI PARIGI
. 6 dicembre 2021, conferenza-stampa nell’aereo Atene-Roma: Per quanto riguarda il caso Aupetit: io mi domando ma cosa ha fatto lui di così grave da dover dare le dimissioni? Qualcuno mi risponda, che cosa ha fatto? E se non conosciamo l’accusa non possiamo condannare... Prima di rispondere io dirò: fate le indagini eh, perché c’è pericolo di dire: è stato condannato. Chi lo ha condannato? L’opinione pubblica, il chiacchiericcio... non sappiamo... se voi sapete perché ditelo, al contrario non posso rispondere. E non saprete perché è stata una mancanza di lui, una mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale, di piccole carezze e massaggi che faceva alla segretaria, questa è l’accusa. questo è peccato ma non è dei peccati più gravi, perché i peccati della carne non sono i più gravi. Quelli più gravi sono quelli che hanno più angelicalità: la superbia, l’odio. Così Aupetit è peccatore, come lo sono io – non so se lei si sente... forse - come è stato Pietro, il vescovo sul quale Gesù Cristo ha fondato la Chiesa. Come mai la comunità di quel tempo aveva accettato un vescovo peccatore, e quello era con peccati con tanta angelicalità, come era rinnegare Cristo! Perché era una Chiesa normale, era abituata a sentirsi peccatrice sempre, tutti, era una chiesa umile. Si vede che la nostra la Chiesa non è abituata ad avere un vescovo peccatore, facciamo finta a dire: è un santo il mio vescovo... No, questo cappelluccio rosso... tutti siamo peccatori. Ma quando il chiacchiericcio cresce, cresce, cresce e ti toglie la fama di una persona, no, non potrà governare perché ha perso la fama non per il suo peccato, che è peccato – come quello di Pietro, come il mio come il tuo – ma per il chiacchiericcio delle persone. Per questo ho accettato le dimissioni, non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia. (Ndr: dalla risposta – a dir poco confusa – emerge che mons. Aupetit è stato autore, secondo “l’accusa”, di “una mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale”. Un’ “accusa”, che però Jorge Mario Bergoglio mostra di condividere come se fosse un fatto, un’ “accusa” che è “peccato”, ma “i peccati della carne non sono i più gravi” – interessante questa…forse si può capire il perché di certe ‘protezioni’ bergogliane - non sono “gravi come quelli che hanno più angelicalità”- Eccetera eccetera. Per concludere: troppo “chiacchiericcio” ha rovinato la buona reputazione di Aupetit e dunque – evidenzia il papa gesuita – “ho accettato le dimissioni, non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia”. L’effetto della risposta: grazie a Jorge Mario Bergoglio mons. Michel Aupetit sarà ricordato universalmente, con tanto di sghignazzo, come “quello delle “piccole carezze e dei massaggi”.)