UCRAINA/PAPA, POLONIA, KIRILL, CAROVANA PACE, SATRIANO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 aprile 2022
Mentre il Papa è da stamattina a Malta, prosegue la guerra in Ucraina. In questi giorni Francesco ha incontrato il presidente dei vescovi polacchi Gądecki (vedi il comunicato della Conferenza episcopale) e il presidente della Repubblica Duda. Intanto è partita per Leopoli una carovana della pace, accompagnata dall’arcivescovo di Bari-Bitonto Giuseppe Satriano (vedi il Messaggio ai fedeli per la Pasqua).
E’ giunta ormai al trentottesimo giorno – con il suo tristo e cinico corollario di morti, feriti, distruzioni, profughi - la guerra di aggressione russa all’Ucraina (che prosegue a livello nazionale il già sanguinosissimo conflitto armato incominciato nel 2014 nel Donbass). Papa Francesco – a Malta da stamattina fino al tardo pomeriggio di domani – pure in questi ultimi giorni si è impegnato non solo nella denuncia della tragedia, ma anche nel mantenere viva la fiammella della speranza in un difficile ma non impossibile ‘cessate il fuoco’. In via di valutazione anche la possibilità di concretizzare un viaggio di pace a Kiev (come il Papa ha detto stamattina alla stampa): un atto con grandi implicazioni di carattere diplomatico, ecumenico, di sicurezza, realizzabile a condizione che per un giorno tacciano le armi e …bisognerà vedere se gli sarebbe permesso farlo dai signori della guerra. Già il solo fatto della presenza fisica di Francesco a Kiev – possibilmente insieme con rappresentanti ortodossi – avrebbe un impatto emotivo enorme e in ogni caso sarebbe di per sé già molto significativo di un principio di re-umanizzazione di chi ha il potere di decidere con un ‘sì’ di porre fine a una tragedia tanto crudele quanto insensata.
Intanto riprendiamo (per non dimenticare in questo nostro tempo che tutto inghiotte e brucia in un amen) quanto Francesco ha detto nell’udienza al Centro italiano femminile il 24 marzo: Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare.
E il 27 marzo, nel dopo-Angelus: È passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che, come ogni guerra, rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono.
La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Ho letto che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina un bambino su due è stato sfollato dal Paese. Questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego!
PAPA: UNA SETTIMANA ‘POLACCA’. LE UDIENZE A GADECKI E A DUDA (CHE HA PORTATO DUE CORONE DI FIORI…)
Per il Papa questa è stata una settimana caratterizzata dal bianco-rosso polacco, con all’ordine del giorno un tema principale: quello della guerra in Ucraina e del conseguente massiccio afflusso di profughi in Polonia (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1069-ucraina-signifredi-sant-egidio-la-mia-polonia-dal-cuore-grande.html ).
Lunedì 28 marzo ha ricevuto in udienza il presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Poznan Stanislaw Gądecki. Venerdì primo aprile è stato il turno invece del presidente Andrzej Duda, che ha proseguito i colloqui in Segreteria di Stato. E’ certo che Duda – come ha detto lui stesso ai giornalisti in piazza San Pietro dopo l’incontro – ha invitato Francesco in Polonia per un incontro anche con i rifugiati ucraini.
Ecco un altro invito che, se fosse concretizzato, non mancherebbe di suscitare forti emozioni e forse anch’esso potrebbe insinuare qualche dubbio e una goccia di pietà nel cuore indurito dei responsabili di una guerra tanto assurda e di chi continua cinicamente ad alimentarla con dichiarazioni incendiarie e con l’invio di armi. Ancora a proposito di Duda: dopo l’udienza il presidente polacco ha deposto sulla tomba di Giovanni Paolo II una corona di fiori bianco-rossa. Ne aveva portato anche, su richiesta dei rifugiati ucraini, un’altra giallo-azzurra, che è stata posta accanto a quella bianco-rossa.
Torniamo a Gądecki. Lo stesso lunedì 28 marzo è apparso nel sito della Conferenza episcopale un ampio comunicato sull’udienza papale. Vi si legge inizialmente: “L’Arcivescovo Gądecki ha portato a conoscenza di Papa Francesco la valutazione sulla situazione attuale emersa durante l’ultima Sessione Plenaria dell’Episcopato. Nel comunicato successivo, oltre che in una dichiarazione speciale, i Vescovi polacchi hanno condannato l’attacco della Federazione Russa all’Ucraina indipendente e democratica. Hanno sottolineato che la guerra non può mai essere un modo per risolvere i conflitti, poiché porta sempre con sé la morte di persone innocenti e la distruzione dei loro beni. Hanno inoltre espresso la loro piena solidarietà al popolo ucraino che soffre a causa di questa aggressione. In riferimento a ciò, il Presidente dell’Episcopato ha ringraziato il Santo Padre per aver dedicato il mondo intero, e in particolare la Russia e l’Ucraina, al Cuore Immacolato di Maria nella solennità dell’Annunciazione alla Beata Vergine Maria”.
Successivamente Gądecki ha illustrato al Papa gli sforzi della Chiesa polacca per aiutare sia gli ucraini rimasti nel Paese che gli ucraini rifugiati in Polonia. “Enorme” è stata la mobilitazione delle parrocchie. Si è poi passati alla dimensione ecumenica della situazione: L’Arcivescovo Gądecki ha pure presentato i suoi sforzi per intensificare le attività congiunte di cristiani di diverse fedi in favore di una pace giusta. Ha ricordato, tra l’altro le sue lettere inviate su questo argomento ai Vescovi cattolici di Polonia e Ucraina, la lettera ai Vescovi ortodossi e cattolici di Russia e Ucraina e una lettera personale al Patriarca di Mosca, Kyrill. In quest’ultima lettera del 2 marzo 2022 Gądecki ha tra l’altro osservato: “Nessun motivo, nessuna ragione giustifica mai la decisione di iniziare un’invasione militare in un Paese indipendente, il bombardamento di complessi residenziali, di scuole, asili o ospedali. La guerra è sempre una sconfitta dell’umanità. Questa guerra, in ragione della vicinanza di entrambi i popoli e delle loro radici cristiane, è ancora più priva di senso. È lecito distruggere la culla del cristianesimo sul suolo slavo, il luogo del battesimo della Rus’?”.
Proseguendo nel comunicato si rileva che Gądecki ha informato il Papa sull’incontro con il patriarca Bartolomeo, previsto a Varsavia per il giorno successivo, il 29 marzo. L’incontro si è effettivamente tenuto, i due hanno pregato insieme e incontrato un gruppo di rifugiati ucraini. Bartolomeo ha ringraziato la Polonia per il grande forzo di accoglienza e ha dichiarato: “Non c’è possibilità di immaginare quale grande devastazione abbia provocato questa orribile invasione nel popolo ucraino e nel mondo intero!”
UNA PARENTESI ‘GERMANICA’ INTERESSANTE. Nel comunicato della Conferenza episcopale polacca c’è poi un passo che non riguarda la guerra in Ucraina e le sue conseguenze, ma ha suscitato grande clamore, soprattutto per il coinvolgimento del Papa in una valutazione che comunque non desta sorpresa e pensiamo corrisponda sostanzialmente a verità: “Il Santo Padre è stato anche informato delle difficoltà che hanno per la Chiesa universale le questioni sollevate dalla – come chiamata dal Papa – cosiddetta ‘via sinodale’ tedesca. Francesco ha preso le distanze da questa iniziativa.”. Qui si aprirebbe un altro capitolo tanto delicato quanto inquietante cui non si mancherà di dedicare spazio. Basterebbe pensare anche soltanto all’intervista su un tema molto sentito della cosiddetta ‘via sinodale’ tedesca - quello dell’accoglienza alle persone lgbt – rilasciata dal cardinale Marx alla rivista Stern e pubblicizzata il 30 marzo. Nell’intervista Marx esprime chiaramente l’idea sua e di una larga maggioranza dei vescovi-funzionari germanici: “Il catechismo non è inciso nella pietra. Si deve anche poter mettere in dubbio quello che contiene”. Ad esempio si deve poter affermare che “Corrisponde a un atteggiamento cristiano che due che si amano – non importa quale sia il loro sesso – stiano l’uno per l’altro nella buona e nella cattiva sorte. Mi riferisco qui al primato dell’amore, proprio negli incontri sessuali” (come evidenziano Obama e il suo adoratore Renzi… Love is love …). Infine: il catechismo attuale, a proposito di omosessualità, “non è da approvare in nessun caso”.
KIRILL: MANTENERE I RAPPORTI CON LE ALTRE CHIESE CRISTIANE
Chiusa la parentesi ‘germanica’, riprendiamo con la guerra in Ucraina. Vale la pena di segnalare quanto detto dal patriarca Kirill il 18 marzo 2022, durante il Consiglio supremo della Chiesa ortodossa russa, a tre giorni dall’incontro in video-conferenza con papa Francesco: “Voglio ribadire che, ovviamente, molta attenzione è stata e viene prestata a ciò che sta accadendo in Ucraina. Ancora una volta voglio sottolineare l'importanza del fatto che nei miei contatti personali via video sia con il Papa che con l'arcivescovo di Canterbury si è palesato un alto livello di accordo e comprensione.
E, forse, l'impressione più importante che ho avuto è stata che i nostri interlocutori non si siano allontanati da noi e non siano diventati nostri nemici. Ciò significa che il contesto politico, per grazia di Dio, non distrugge i legami che abbiamo creato con i nostri fratelli, (…) nonostante le aspre critiche da parte di una certa parte della nostra comunità ecclesiale. Basta ricordare tutti gli appelli a ritirarsi dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e a porre fine alle relazioni bilaterali; ci è stato detto che questo era un tradimento della Chiesa, e così via. Oggi siamo convinti che se tutto ciò non fosse in atto, la nostra Chiesa sarebbe in completo isolamento e non avremmo la minima opportunità di trasmettere la nostra comprensione della situazione, la nostra visione di ciò che sta accadendo ai nostri fratelli. E, soprattutto, non avremmo la possibilità di vedere in loro persone che simpatizzano per la posizione della Chiesa ortodossa russa.
Pertanto l’esperienza vissuta ci conferma in modo convincente la correttezza dello sviluppo dei rapporti con i cristiani ortodossi e non, che la nostra Chiesa ha intrapreso negli anni del dopoguerra. Certo la nostra partecipazione ai lavori del Consiglio ecumenico delle Chiese è stata un fattore molto importante per lo sviluppo di queste relazioni e per la creazione di un certo clima di fiducia, che oggi, in queste condizioni, ci aiuta molto”.
Dalle parole di Kirill emergono due evidenze. La prima: il patriarca non vuole interrompere i contatti con le altre chiese cristiane. La seconda: il patriarca deve comunque sempre confrontarsi con la corposa ala estrema dell’ortodossia russa (viva soprattutto tra i monaci) e dunque è ‘costretto’ anche a compromessi con essa nelle sue pubbliche prese di posizione.
Alla prima evidenza si riallacciano le dichiarazioni del metropolita Hilarion (‘ministro degli esteri’ del Patriarcato di Mosca) rilasciate al canale tv Russia 24 domenica 27 marzo 2022. Sono dichiarazioni che lasciano intravedere la possibilità concreta a breve-medio termine (“quest’anno”) di un incontro in presenza e in sede neutra tra Francesco e Kirill, che come noto ha ispirato agli inizi del Duemila il programma politico di Putin sulla restaurazione della Grande Rus’. Tale incontro (il secondo dopo quello dell’Avana del 2016) era in calendario per giugno-luglio di quest’anno, ma la sua concretizzazione sembrava molto compromessa per gli sviluppi della guerra in Ucraina.
LA CAROVANA UMANITARIA CON DESTINAZIONE LEOPOLI E IL MESSAGGIO PER LA PASQUA DELL’ARCIVESCOVO DI BARI-BITONTO GIUSEPPE SATRIANO: ‘OSIAMO LA PACE’
Su iniziativa della Comunità Giovanni XXIII è partita ieri, primo aprile, da Gorizia una nutrita carovana di pace e di soccorso umanitario con destinazione Leopoli. La carovana - cui ha aderito una quarantina di associazioni e movimenti tra i quali i Focolari, Nuovi Orizzonti, la Focsiv (ong italiane di ispirazione cattolica), Pax Christi- è animata da oltre duecento volontari, porta 32 tonnellate di beni di prima necessità e si è mossa con una settantina di veicoli. Si spera al ritorno (il 3 aprile) di condurre con sè in Italia un certo numero di profughi ritenuti particolarmente 'fragili'.
Ad accompagnare la carovana anche l’arcivescovo di Bari-Bitonto Giuseppe Satriano, latore di un messaggio a nome della Conferenza episcopale italiana. Il pastore del capoluogo pugliese - il cui patrono è san Nicola e dunque ha l’ecumenismo cattolico-ortodosso nella sua identità - ha indirizzato ai suoi fedeli un “Messaggio per la Pasqua”, dal titolo “Osiamo la pace”, scritto alla vigilia della partenza per Leopoli. Ne riproduciamo ampi stralci.
“È un grande segno di fiducia sapere che c’è gente che vede la pace non come facile argomento d’intrattenimento, ma come stile di vita con cui costruire relazioni significative, toccando la carne dei poveri e dei piccoli della storia.
Bene ha detto papa Francesco, alcuni giorni fa, quando affermava che la guerra è luogo di morte, dove “i potenti decidono e i poveri muoiono”.
Dopo un secolo, l’Europa viene nuovamente fagocitata nel baratro di una guerra, preparata dall’ottusità di molti e dal delirio di altri.
Come la sirena risulta lugubre e straziante nel suo annunciare l’arrivo di bombe, così risuona la voce di chi crede nel potere delle armi, orrida conseguenza di una involuzione della politica, ormai consegnata a logiche mercantili e di parte, e poco dedita a una diplomazia attenta e oculata.
Dinanzi a momenti come questo è facile rimanere a guardare e, come accade da giorni, trascinare la guerra in talk show spesso discutibili per il dominare di un pensiero unico. Mentre “padri e madri, di ogni schieramento” – è sempre il Papa che parla – “seppelliscono i loro figli”, non si può ignorare la possibilità di osare la pace.
Ma oggi chi è disposto a osare la pace?
Osa la pace e le sue opere, chi crede nell’amore, nell’umanità, nella vita che è dono, nel valore e nella dignità di ogni creatura.
Osa la pace chi viene ribaltato dalla forza della Pasqua e torna a vibrare dinanzi al mistero di Dio e dell’uomo, aprendo veri “canali umanitari” di speranza.
Osa la pace chi è pronto a lasciarsi alle spalle una fede appiattita sui calcoli e si consegna al respiro dello Spirito.
Osa la pace chi con l’amore ha seppellito la morte, attestando prossimità e solidarietà, vera risposta al dolore dell’uomo.
Osa la pace chi si lascia sedurre dalla sfida evangelica della misericordia e del disarmare l’inimicizia, divenendo “coscienza critica della storia”. (…)
La Pace diviene seme che irrompe nei solchi della storia, dentro la notte del mondo, facendo sorgere l’aurora di un nuovo giorno. “Pace a voi”, “Shalom”, allora, desidera essere anche il mio augurio per la vita di tutti. La pace, presenza di Dio e della sua forza di liberazione e salvezza, entri nell’esistenza di ciascuno e spalanchi i cuori all’audacia dell’amore. Torniamo a Cristo, sorgente della pace, con una fede nuda, povera, orientata all’essenziale. La pace non è fatta di grandi cose ma di gesti veri, piccoli, che nascono dal cuore e vengono coltivati in stili di vita, artigianalmente, liberando il nostro “io” dal sepolcro dell’egoismo e restituendolo al “noi” della fraternità.
All’inizio del mio mandato di vescovo ci eravamo dati la sfida di divenire artigiani di comunione. Avverto che tempi come questi siano forti provocazioni per cogliere l’urgenza di tessere trame di vita, rinnovata dalla fede in Cristo: “Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,14).
P.S. DEL 3 APRILE 2022 - IL PAPA A MALTA/RICHIAMI ALLA GUERRA IN UCRAINA. CE N'E' PER PUTIN, MA ANCHE PER BIDEN, PER LA NATO, PER CERTI GOVERNI EUROPEI (COMPRESO QUELLO ITALIANO)
Dal discorso del 2 aprile 2022 alle autorità e al Corpo diplomatico
. (sta parlando di Malta come 'cuore del Mediterraneo', esposta a ogni sorta di vento) (...) C'è infine il vento proveniente da est, che spesso soffia all'aurora. Omero lo chiamava 'Euro' (Odissea, V, 379-423). Ma proprio dall'est Europa , dall'Oriente dove sorge prima la luce, sono giunte le tenebre della guerra. Pensavamo che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano. Ma il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tantie sulle giornate di tutti. E mentre ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che o o sarà insieme o non sarà. (NdR: chiari qui i riferimenti impliciti al comportamento in particolare del presidente russo Putin) .
. (dopo aver citato parole profetiche di Giorgio La Pira) Quanto ci serve una 'misura umana' davanti all'aggressività infantile e distruttiva che ci minaccia, di fronte al rischio di una 'guerra fredda allargata' che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni. Quell' 'infantilismo', purtroppo, non è sparito. Riemerge prepotentemente nelle seduzioni dell'autocrazia, nei nuovi imperialismi, nell'aggressività diffusa, nell'incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri.
. Oggi è tanto difficile pensare con la logica della pace. Ci siamo abituati a pensare con la logica della guerra. Da qui comincia a soffiare il vento gelido della guerra, che anche stavolta è stato alimentato negli anni. Sì, la guerra è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi. Ed è triste vedere come l'entusiasmo per la pace, sorto dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sia negli ultimi anni affievolito, così come il cammino della comunità internazionale, con pochi potenti che vanno avanti per conto proprio, alla ricerca di spazi e zone d'influenza. (NdR: qui il Papa non si riferisce certo al solo Putin, ma anche al presidente americano Biden, alla NATO, ai governi europei -incluso quello presieduto da Draghi - che o hanno rifornito di armi per anni l'Ucraina (de facto rendendola una dépendance degli Stati Uniti e dell'Alleanza Atlantica) o gliene inviano di nuove in queste settimane, aumentando nel contempo il totale delle spese militari nazionali. Per il Papa, come è noto, una vera vergogna).