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    KASPER: CHIESA ERA TROPPO BORGHESE - RODOTA': PAPA NON SI FERMI

    KASPER: CHIESA ERA TROPPO BORGHESE – RODOTA’: PAPA NON SI FERMI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 7 aprile 2014

     

    Vivace presentazione a Roma di “Con le periferie nel cuore” di Raffaele Luise – Per il moderatore, il gesuita padre Giampaolo Salvini, “Bergoglio è estremamente popolare anche in ambienti tradizionalmente antipapali"

     

     

    Affollata la libreria “Russia Ecumenica” a Borgo Pio per la presentazione lunedì pomeriggio 7 aprile del libro “Con le periferie nel cuore” di Raffaele Luise (della San Paolo). Al tavolo dei relatori tre emeriti illustri: il moderatore gesuita Giampaolo Salvini (già direttore de “La Civiltà Cattolica”), il cardinale Walter Kasper (già presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani), il costituzionalista Stefano Rodotà (emerito di tutta una serie di organismi). Come dire: un religioso di grande cultura, della stessa 'parrocchia’ del Papa; un porporato tedesco molto apprezzato dallo stesso Papa; un noto esponente della ‘società civile’ non cattolica entusiasta per le nuove opportunità di dialogo offerte sempre da papa Francesco. Ne è uscito un incontro poco pluralista nei contenuti e tuttavia non privo di diversi spunti interessanti di riflessione.

    Nell’introduzione padre Salvini ha evidenziato da una parte “lo stile imprevedibile di papa Francesco, che offre materia abbondante” al mondo massmediatico; dall’altra "la sua estrema popolarità, almeno in questo primo anno, anche in ambienti tradizionalmente antipapali”. Un fenomeno emerge: “Sembra che oggi per i massmedia nella Chiesa non esistano altri personaggi degni di nota”, salvo eccezioni. Che si registrano quando si intervistano cardinali per contrapporli al Papa o, al contrario, per lumeggiarne le virtù o ancora per contrapporre l’uno all’altro porporato.

    Il card. Kasper: Chiesa non più arroccata in castelli (spesso di carte) 

    L’ottantunenne porporato tedesco ha subito evidenziato il titolo del libro, “molto vicino a ciò che vuole e vive papa Francesco”: Con le periferie nel cuore. In effetti Jorge Mario Bergoglio viene dall’emisfero sud del mondo, dove si ritrovano più di due terzi dei cattolici, “che hanno problemi molto diversi dai nostri”. E che “vedono la modernità anche come una minaccia” per la povertà esistente e molto diffusa. “E’ il primo Papa, Francesco – ha detto il teologo tedesco – che pone al centro il problema esistenziale dell’emisfero sud” e che ribadisce di continuo la necessità di una “Chiesa povera per i poveri”. Se n’era parlato già nel Vaticano II (“Lumen Gentium”, capitolo ottavo – “Patto delle catacombe” prima della chiusura dell’assise tra alcune decine di presuli), ma tale dimensione negli anni successivi era stata un po’ “dimenticata”. Eppure dei poveri si parla con chiarezza nei Vangeli e del resto “la Chiesa primitiva era più dedita ai poveri”.

    Le periferie del Papa argentino non sono solo quelle materiali, ma anche quelle “dell’esistenza umana”. Toccano tutti e Francesco lo sa, avendo vissuto e conosciuto a Buenos Aires “i problemi e le tragedie della gente comune”. Per Walter Kasper il nuovo Papa ha stimolato la “liberazione da una Chiesa divenuta troppo borghese, una Chiesa se non dei ricchi, dei benestanti”.

    Le periferie sono anche quelle del mondo dei non credenti. Ha annotato qui il cardinale: “Pur non essendo un accademico, papa Francesco ha trovato tanto interesse presso i non credenti”. Postulando la necessità di un dialogo con loro, non più da parte di una Chiesa arroccata “dentro un castello, spesso un castello di carte”, ma di una Chiesa “aperta”, senza quei “confini inutili”, che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Il Papa “è radicato nel Vangelo” e sa che “la dottrina è già contenuta nel Vangelo” più che in un ‘castello’. E gli unici “valori irrinunciabili” sono quelli del Vangelo, “in cui non si fa astrazione dalla realtà della persona, applicando verità astratte”.

    Per il porporato il libro di Luise troverà di certo dei lettori-tifosi, “impegnati ad aiutare questo Papa che non è più un Principe rinascimentale e nemmeno un dittatore, ma ha bisogno di sostegno”. Perché la Chiesa sia “sinodale, non più eurocentrica, non più chiusa in se stessa”.

    Stefano Rodotà: Non solo discontinuità, ma vero e proprio cambio di paradigmi 

    Anche il professor Rodotà, noto intellettuale non credente, è stato molto colpito dal titolo del libro, che va nella direzione contraria di quanto vissuto “negli ultimi anni, accompagnati da una difficoltà crescente di riconoscimento reciproco”. Siamo ormai “usciti da una Chiesa autocentrica, trovandoci di fronte a un fatto di portata imprevedibile, con un futuro non ancora scritto”, Stefano Rodotà si sentiva “molto periferia”, constatata l’impossibilità del confronto con una “Chiesa oligarchica”, che del resto “era il punto di riferimento delle oligarchie politiche italiane”.  Rapporti tra oligarchie che “tagliavano fuori la realtà viva di un cattolicesimo molto motivato”. Ora la musica è cambiata: “Questo Papa è contro le oligarchie”. Perciò “la discussione si è riaperta” sui grandi temi esistenziali, per i quali “non si può prescindere dalla realtà della Chiesa Cattolica”. Si è insomma verificata con il nuovo Pontefice “non una discontinuità, ma un vero e proprio cambio di paradigmi”. Per Francesco è evidente che “la persona non è un’astrazione ideologica cui applicare alcuni valori non negoziabili”, come è stato fatto fino a poco fa. Proprio per questo - altra grande novità - è tornata come grande tema di discussione la povertà, “che ora colpisce anche noi, con i nostri quasi 14 milioni di cittadini che vivono perlomeno in ‘povertà relativa’ “.

    Con papa Francesco si sta uscendo dal conflitto tra intransigenze opposte: “Il clericalismo ha provocato anche il sorgere di qualche reazione aspra”. Però ormai le barricate con Jorge Mario Bergoglio sono superate: “Egli chiama alla lotta contro la corruzione e alla necessità di ricostruire una nuova etica civile, non espressione di una particolare appartenenza religiosa”. Così anche per gli appelli contro l’uso distorto del denaro, contro la “finanzializzazione” del mondo, contro “il mercato degli armamenti”: bisogna riconsiderare la persona nel suo valore vero. Perciò, contrariamente a “quanto scritto da un noto intellettuale cattolico, ‘Bergoglio non si fermi’!”.

    Oggi abbiamo “un’opportunità unica" di ricominciare a dialogare sui grandi temi, anche quello della politica “considerata come mera esecutrice dei bisogni imposti dal mercato” oppure su quello dell’avanzata della tecnologia, che pone “interrogativi giganteschi”. Lo si potrà fare, perché “papa Francesco ha una capacità enorme di ampliare gli orizzonti” e pur tenendo conto dei tanti suoi avversari per ragioni economiche, politiche, identitarie. 

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