AMORIS LAETITIA: GAUDIO 'PROGRESSISTA'… E UNA DOMANDA DI ALIGHIERI DANTE - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 17 aprile 2016
A esclusione di pochi ‘irriducibili’ (che non si accontentano mai) la fanfara ‘progressista’ ha intonato la ‘Marcia trionfale’ per festeggiare la pubblicazione dell’Esortazione apostolica postsinodale. In effetti – e ce ne dispiace per i solerti pompieri già entrati in azione – sembra proprio che l’esultanza si giustifichi pienamente. Tanto che anche il Sommo Poeta ha inoltrato una richiesta particolare…
A ormai dieci giorni dalla pubblicazione dell’Amoris laetitia può essere di qualche interesse riandare, evidenziandole in un sol blocco, alle considerazioni vergate sull’Esortazione apostolica da alcuni spiriti ‘progressisti’, perlopiù molto vicini a Francesco per affinità, convinzione o per opportunismo (i noti turiferari). Fonte primaria di raccolta dei commenti è stato “il Sismografo”, confezionato dentro Radio Vaticana ma non espressione della stessa. Quasi superfluo ricordare gli intellettuali di riferimento, le stelle polari che brillano nel cielo del blog: tra i più pensosi padre Antonio Spadaro, Andrea Grillo, Alberto Melloni, oltre naturalmente ai turiferari maggiori e minori che spesseggiano all’ombra dell’attività velinaria. Si vedrà che ne esce un quadro interpretativo dell’Amoris laetitia assai omogeneo, univoco nell’indicarne l’essenza e nel prefigurare quello che tali ‘spiriti’ ragionevolmente sperano che accadrà. E che già sta effettivamente accadendo addirittura a livello di conferenze episcopali e di diocesi. Un quadro gaudioso talmente univoco da spingere il Sommo Poeta (sì, proprio lui, l’autore della “Commedia”, poi definita giustamente “divina”) a inoltrare una richiesta…
Padre Antonio Spadaro (direttore de “La Civiltà Cattolica”)/1- Matrimonio e ideale: L’umiltà del realismo aiuta a non presentare un “ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono” (AL 36). L’idealismo allontana dal considerare il matrimonio quello che è, cioè un “cammino dinamico di crescita e realizzazione” (AL 37). Per questo non bisogna neppure credere che le famiglie si sostengano “solamente insistendo su questioni dottrinali” (ivi), con il rischio di perdere “la vicinanza compassionevole alle persone fragili come la samaritana o la donna adultera.
Padre Antonio Spadaro/2 – ‘Discernimento’ parola chiave: Una parola chiave dell’Esortazione è ‘discernimento’. E il discernimento fa riferimento diretto alla coscienza e alla storicità. Papa Francesco ripete più volte che un pericolo da evitare, e nel quale in realtà si cade di frequente, è quello di essere astratti, teorici, idealisti.
Padre Antonio Spadaro/3- Il grande spreco di energie pastorali per attaccare il mondo: Sarebbe una illusione credere che la gente sia rassicurata e consolidata nei valori solamente perché si insiste nel predicare la dottrina senza dare adeguato “spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possano portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a prendere di sostituirle (AL 37). Il Papa insiste su una “pastorale positiva, accogliente, che rende possibile un approfondimento graduale delle esigenze del Vangelo” (AL 38). E invece “molte volte abbiamo agito con atteggiamento difensivo e sprechiamo le energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente, con poca capacità propositiva per indicare strade di felicità” (NdR: è forse per questo che papa Francesco nel ‘Regina Coeli’ di domenica 10 aprile 2016 ha salutato esplicitamente “quelli che stanno facendo la Maratona”, mentre non ha degnato di una sia pur minimo cenno i partecipanti alla Marcia per la Vita del 10 maggio 2015 e tantomeno ha dedicato anche una sola parola alle centinaia di migliaia di cattolici presenti ai ‘Family day’ del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016.
Padre Antonio Spadaro/4 – Niente limiti all’integrazione dei divorziati risposati: L’Esortazione riprende dal documento sinodale (NdR: Relazione finale del Sinodo 2015) la strada del discernimento dei singoli casi senza porre limiti all’integrazione, come avveniva in passato. Dichiara inoltre che non si può negare che in alcune circostanze “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate” (AL 302) a causa di diversi condizionamenti. (…) La conclusione è che il Pontefice, ascoltando i padri sinodali, prende consapevolezza che non si può parlare di una categoria astratta di persone e rinchiudere la prassi dell’integrazione dentro una regola generale e valida in ogni caso.
Padre Antonio Spadaro/5 – Coppie “cosiddette irregolari” e peccato mortale: Francesco afferma che è necessario ricordare che “la Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta ‘irregolare’ vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante” (AL 301) Dunque, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi, “nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave “(AL 300, nota 336). “A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa” (AL 305). E – si precisa – questo aiuto “in certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti” (AL 305, n. 351).
Padre Antonio Spadaro/6 – Centralità della coscienza: “A partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti – scrive il Pontefice – possiamo aggiungere che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra proposta sul matrimonio” (AL 303). Questo è un punto apicale dell’Esortazione apostolica, in quanto attribuisce alla coscienza (…) un posto fondamentale e insostituibile nella valutazione dell’agire morale”. (…) Questo passaggio dell’Esortazione apre la porta a una pastorale positiva, accogliente, e pienamente ‘cattolica’, che rende possibile un approfondimento graduale delle esigenze del Vangelo.
Luis Badilla (Il Sismografo)- Vade retro, cattolico rimasto nell’ovile! : Ci sembra di capire che le analisi e i commenti più pregevoli siano tali poiché, come scrive Andrea Grillo, hanno saputo individuare un passaggio chiave e centrale che lui descrive così: La dottrina, che non cambia, ha però bisogno di parlare una lingua diversa e di essere compresa con un pensiero diverso. Forse qui si trova il nocciolo della questione se si desidera capire onestamente l’Esortazione, così come è, come la propone papa Francesco, lasciando da parte i comportamenti faziosi di quella sorta di carnevale mediatico dove ciascuno crede di avere un proprio carro allegorico da far vedere. Non è la cartapesta degli opinion maker che interessa all’opinione pubblica, tanto meno di coloro che si considerano “giusti, obbedienti e non peccatori” (pecore disciplinate rimaste nell’ovile) e che ora se la prendono con Francesco – infastiditi e risentiti – perché ha pensato anche a quelli “smarriti, peccatori e sofferenti”.
Eugenio Scalfari (amico di Francesco)/1 – La Chiesa si modernizza: Questo documento è un ulteriore passo avanti della Chiesa, che Francesco rappresenta e guida, verso l’ammodernamento, quello che lui chiama l’inculturazione”.
Eugenio Scalfari/2 – Cristo è semplicemente un modo di chiamare l’Amore: A questo punto – ma qui esprimo un mio pensiero che non se posso attribuire anche a papa Francesco – Cristo è semplicemente un modo di chiamare l’Amore. (…) Lo chiamano Cristo, ma è soltanto un nome, che significa Amore. Papa Francesco la pensa così? Non gliel’ho mai chiesto e mai glielo chiederò ma secondo me sì, pensa questo poiché la sua ovvia verità e fede è nel Dio Unico. Non solo per i monoteisti, ma per tutte le religioni esistenti. Per tutto l’universo del quale facciamo parte. La sua fede è il Creatore e le cose create, dalle stelle alle particelle elementari, allo spazio e al tempo, all’eternità e al costante mutamento, alla nascita e alla morte.
Luciano Moia (“Avvenire”, quotidiano della Conferenza episcopale italiana, in tempi non lontani grande difensore della famiglia)/1 – Testo solido e rivoluzionario: Quando (…) il cardinale Kasper, preannunciando l’uscita dell’Esortazione postsinodale sulla famiglia, aveva parlato “del più importante documento nella storia della Chiesa dell’ultimo millennio”, non pochi l’avevano guardato con quella finta accondiscendenza che si riserva alle dichiarazioni un po’ esagerate di chi, non fosse che per l’età, è comunque meritevole di rispetto. Adesso che l’Amoris laetitia è sotto gli occhi di tutti, sembra davvero difficile contraddire il cardinale tedesco. Il testo di Francesco ha il sapore di un testo saldo e rivoluzionario.
Luciano Moia/2 – Non c’è spazio per interpretazioni fuorvianti: Le parole di Francesco non si prestano a interpretazioni fuorvianti (…) Si spezza così la correlazione ferrea che, negli ultimi trent’anni, aveva stabilito un’equazione quasi inderogabile tra divorziati risposati e vita di peccato. Dove il ‘quasi’ va riferito alla postilla che invitava coloro che avevano contratto un nuovo matrimonio a vivere come fratello e sorella. Nella ‘Gioia dell’amore’ questa specificazione non compare più. E anzi si prendono le distanze da legalismi distanti anni luce dalla realtà (NdR: Se è così come scrive il suo giornalista, possiamo attenderci che durante questo Giubileo della Misericordia la redazione di ‘Avvenire’ - di sacco vestita, ginocchioni, cenere in capo-, chieda solennemente perdono per le sue battaglie pro-famiglia, evidentemente frutto di un vergognoso obnubilamento pluridecennale indotto dai ‘cuori di pietra’ alla testa della Cei, a loro volta stimolati e sostenuti da papi come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ).
Stefania Falasca (“Avvenire”, inviata ‘francescana’ del quotidiano della Conferenza episcopale italiana)/1 - Niente cambia, cambia tutto: Non cambia niente, ma cambia tutto. Qui è il paradosso, profondamente cristiano, di questa Esortazione. Perché con Amoris laetitia tutto può effettivamente cambiare. Niente cambia in termini di dottrina, tutto cambia e può cambiare se di questa dottrina, per grazia, si assumono gli occhi e il cuore che sono quelli di Cristo in carne ed ossa.
Stefania Falasca/2 – La riforma dell’amore: Se l’Esortazione papale vuol imprimere un cambio di passo all’atteggiamento della Chiesa e la sua immersione nella concretezza storica, questa non è solo un nuovo punto di partenza per l’attuazione di una nuova logica pastorale, questa è la riforma dell’amore (NdR: L’amore vince, come ha detto e scritto un trio di lungimiranti e solidissimi statisti: Barack Obama, Matteo Renzi, Ignazio Marino).
Alberto Melloni (storico della Chiesa)– La riforma dell’amore (bis): Per spostare l’asse attorno al quale nuotava da cinque secoli la storia del matrimonio bisognava ripensare una parola: ‘amore’. (…) La chiesa di Bergoglio non s’affida a un divieto o a un permesso, ma al discernimento: col quale si può capire quando in una situazione “particolare, non c’è colpa grave”. Le coppie “cosiddette irregolari” (quel “cosiddette” vale tutta l’esortazione…) cessano di essere un ‘caso’ e diventano i destinatari dell’eucarestia, che non è l’onorificenza dei presuntuosi, ma “l’alimento dei deboli”. Francesco non offre una ‘apertura’ paternalistica: dice a quei preti che hanno comunicato i divorziati risposati, sapendo cosa facevano, che non hanno agito contro la norma, ma secondo il Vangelo”.
Francesco Peloso (l’Unità) – Avanti Chiesa alla riscossa: “Il Papa chiude l’epoca della Chiesa fondata sulla normativa e apre la strada all’accettazione della diversità. E’ questo il dato dirompente del documento post-sinodale. (…) Il superamento della Chiesa dogana, la cui immagine veniva trasmessa dai dottori della legge e dall’insistenza sui divieti e i precetti da seguire con precisione millimetrica, è stato del resto, fin dall’inizio del suo pontificato, uno dei principali obiettivi che il Papa si era prefisso si raggiungere anche aprendo un difficile dibattito interno. Con l’esortazione apostolica post-sinodale, si chiude la fase della decostruzione di un modello fondato sulla norma, sulla legge canonica, sui documenti della Congregazione per la Dottrina della fede e inizia la fase più profonda e interessante della riforma della Chiesa, quella dell’integrazione e dell’accoglienza.
Andrea Grillo (docente presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo)/1 – Ripensamento del rapporto tra dottrina e pastorale: Il principio di misericordia come ‘architrave dell’edificio ecclesiale’ determina il bisogno di un ripensamento strutturale del rapporto tra dottrina e pastorale. (…) L’insistenza, lungo tutta l’Esortazione, a non trasformare la dottrina “in pietre” (…) non è semplicemente una ‘risorsa pastorale’, ma riguarda l’interpretazione del senso e della portata della dottrina stessa, sul matrimonio, sulla famiglia e sull’amore. Il cambiamento di stile e di linguaggio addita ad un paradigma dottrinale nuovo e più ampio.
Andrea Grillo/2 – Discernimento qui ed ora: La logica del ‘discernimento in foro interno’ e dell’ ‘accompagnamento in un itinerario’ appaiono, con chiarezza – anche se in forma volutamente non determinata – come nuove esigenze della pastorale prdinaria. Starà alla pastorale, ai parroci e ai vescovi determinarla ‘qui e ora’. A questo non eravamo abituati da almeno un secolo. E ci sarà da rimboccarsi le maniche.
Andrea Grillo/3 – Storia personale e coscienza: La storia personale e la coscienza dei soggetti diventa rilevante per la recezione della dottrina. Anzi, senza questa recezione la migliore dottrina resta lettera morta. “Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (…) Questo principio finale, composto con il principio di misericordia, determina l’orizzonte nuovo di una ‘pastorale dell’amore’ che dovrà darsi le forme adeguate per cogliere questa storica opportunità di rinnovamento.
Andrea Grillo/4 – ‘Familiaris Consortio’? Roba vecchia: La rilettura del matrimonio felice (…) accompagna un ripensamento dell’approccio alle crisi e alle ‘irregolarità’, che non conosce più né divieti oggettivi né limiti invalicabili. Qui, lo ripeto, sta anche la ‘svolta’ rispetto a Familiaris Consortio, testo che oggi ha passato il testimone e ha portato a compimento la sua novità, raccolta accuratamente nel nuovo testo, ma in esso decisamente superata.
UNA DOMANDA DA ALIGHIERI DANTE FIORENTINO: MA PAOLO E FRANCESCA?
Per vie misteriose e celestialmente traverse ci è giunta a questo punto una domanda eterea posta da Alighieri Dante fiorentino: proprio lui, il Sommo Poeta, che non manca di seguire – presumibilmente dall’alto – le vicende politiche, sociali ed ecclesiali della varia umanità in cui siamo immersi. Non poteva, gran lettore che è restato, non essere attirato dall’Amoris laetitia, un testo già dal titolo assai accattivante. Presa poi nota delle interpretazioni date all’Esortazione da diversi illustri pensatori e da cardinali e da vescovi e da parroci - alcuni dei quali in stretta amicizia con l’estensore del testo - l’autore della Divina Commedia non ha potuto trattenersi dal porsi qualche domanda ed inoltrare (per le vie misteriose e celestialmente traverse già accennate) una prima, fondamentale richiesta, giustificata dalla simpatia che in vita ha sempre dimostrato per una particolare coppia in situazione di vita irregolare.
Quale richiesta? Considerata l’evoluzione palesemente in corso nella Chiesa di Roma, non si potrebbe riconsiderare la collocazione di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta? Oggi sono ancora lì, nel secondo girone infernale, cacciativi dal ringhioso Minosse (che giudica e manda secondo ch’avvinghia): e soffrono la pena riservata ai lussuriosi che, trascinati in vita da una passione sfrenata (hanno sottomesso la ragione al talento), sono in balia della bufera infernal che mai non resta. Paolo e Francesca non sono divorziati risposati, ma comunque una coppia irregolare: lei, moglie di Gianciotto Malatesta, si è innamorata, ricambiata, del fratello di lui, Paolo. Corrisponde ancora alla retta prassi pastorale che tali amanti siano fatti oggetti della persecuzione eterna, infernale? Se, osserva il Sommo Poeta, “discernimento” deve essere, allora discerniamo seriamente. Siamo oggettivi, qui le attenuanti non mancano. La povera Francesca è stata data in moglie per ragioni politiche (pace tra le casate dei da Polenta e dei Malatesta) a Gianciotto Malatesta. Poi: Gianciotto in verità era, riportano le cronache, di aspetto decisamente sgradevole. Ancora: la responsabilità personale di Francesca e di Paolo per l’adulterio va sicuramente ridimensionata. Si sa che, come scrive il Sommo Poeta, Amore è assai furbetto e ti colpisce rapidamente e di sorpresa: Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende…Non solo, c’è di peggio: Amore non sopporta che chi è amato non riami… Amor ch’a nullo amato amar perdona… Insomma: come si può sostenere che Paolo e Francesco potessero resistere allo strapotere di Amore? Il quale poi, per piegare del tutto i due al loro destino e renderli pienamente consapevoli del loro legame che a quel punto erano coscienti fosse peccaminoso, ne aveva pensata una irresistibile: li aveva spinti a leggere il romanzo di Lancillotto, che si era innamorato, ricambiato, della regina Ginevra, moglie di Artù… anche le pagine fatali in cui, scrive Dante, il disiato riso di Ginevra fu baciato da cotanto amante… Un trappolone amoroso in cui cascarono appieno Paolo e Francesca, emulando le gesta di chi li aveva preceduti… quel giorno più non vi leggemmo avante.
Si chiede allora a ragione il Sommo Poeta - fermo all’ultimo Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, approvato e promulgato con un Motu proprio da papa Benedetto XVI il 28 giugno 2005, in cui l’adulterio era ancora segnalato come “peccato grave”– se la nuova ‘pastorale’ cattolica, imperniata sulla misericordia, non giustifichi anche il trasferimento (eccezionale, certo… ma ormai domina il ‘caso particolare’) di Paolo e Francesca perlomeno in Purgatorio, quasi alla sommità del monte, laddove si purificano tra le fiamme i lussuriosi in attesa di salire in Paradiso. Avrà risposta il Sommo Poeta da qualcuno degli interpreti più accreditati dell’Amoris laetitia?
P.S. Il Sommo Poeta ha avuto arguta risposta venerdì 22 aprile da Andrea Grillo, teologo dei sacramenti e filosofo della religione presso il Pontificio Ateneo Sant'Anselmo. Nel suo blog "Come se non" su www.cittadellaeditrice.com/munera pubblica un intervento ampio e anche godibile, fingendo di aver avuto un sogno in cui gli è apparso san Francesco che, insieme con Virgilio, tenta una risposta circostanziata alla domanda di Dante: "Alla scoperta di Amoris laetitia (/8): l'obiezione di Dante e la risposta di Francesco (d'Assisi)".
P.S./2 Su 'Avvenire' cartaceo di domenica 24 aprile, a pagina 2, la rubrica 'telematica' di Guido Mocellin si occupa con diletto del botta e risposta celestiale, sotto il titolo "In un blog parla Dante Alighieri, in un altro replica san Francesco" (anche su www.avvenire.it/rubriche).