PAPA, CHIACCHIERE, DITO PUNTATO. INTANTO ‘AVVENIRE’ BASTONA… - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 gennaio 2017
Il tema delle ‘chiacchiere’ nocive al benessere della comunità cattolica è ormai uno dei più ricorrenti in papa Francesco. Così come quello dei ‘cattivoni’, quei ‘dottori della legge’ pronti 24 ore su 24 a segnarti a dito come trasgressore della norma. Intanto ‘Avvenire’,quotidiano della Conferenza episcopale italiana e campione galantino della Nuova Misericordia, ‘bastona’ un membro eminente della stessa Conferenza.
Nel Magistero di Francesco due argomenti ricorrono ormai a giorni alterni e sembrano assumere sempre più lo status di vere e proprie emergenze pastorali. Il Papa non cessa di mettere in guardia dalle “chiacchiere” e di scagliarsi contro i “dottori della legge” dal cuore duro e dal dito puntato. C’è su questi temi un’insistenza che colpisce, che appare a numerosi osservatori (curiali e non) sproporzionata e che dà origine a interrogativi di non poco conto sui motivi di tale accanimento ben poco misericordioso. Due gli esempi della settimana: il primo durante l’omelia della santa messa celebrata domenica 15 gennaio a Santa Maria a Setteville di Guidonia (un’omelia come minimo assai singolare), il secondo in occasione della quotidiana Meditazione a Santa Marta di venerdì 20 gennaio.
Apostoli violenti, codardi, traditori, ma non chiacchieroni: niente chiacchiere in parrocchia (dall’omelia a Santa Maria a Setteville di Guidonia, 15 gennaio 2017 – nel Vangelo Giovanni Battista dà testimonianza di Gesù): (…) Io vorrei lasciarvi un messaggio. Questo lo capiamo tutti, quello che ho detto: testimoni peccatori. Ma, leggendo il Vangelo, io non trovo un [certo tipo di] peccato negli Apostoli. Alcuni violenti c’erano, che volevano incendiare un villaggio che non li aveva accolti… Avevano tanti peccati: traditori, codardi… Ma non ne trovo uno [particolare]: non erano chiacchieroni, non parlavano male degli altri, non parlavano male uno dell’altro. In questo erano bravi. Non si “spennavano”. Io penso alle nostre comunità: quante volte, questo peccato, di “togliersi la pelle l’uno all’altro”, di sparlare, di credersi superiore all’altro e parlare male di nascosto! Questo, nel Vangelo, loro non l’hanno fatto. Hanno fatto cose brutte, hanno tradito il Signore, ma questo no. Anche in una parrocchia, in una comunità dove si sa… questo ha truffato, questo ha fatto quella cosa…, ma poi si confessa, si converte… Siamo tutti peccatori. Ma una comunità dove ci sono le chiacchierone e i chiacchieroni, è una comunità che è incapace di dare testimonianza.
Io dirò soltanto questo: volete una parrocchia perfetta? Niente chiacchiere. Niente. Se tu hai qualcosa contro uno, vai a dirglielo in faccia, o dillo al parroco; ma non fra voi. Questo è il segno che lo Spirito Santo è in una parrocchia. Gli altri peccati, tutti li abbiamo. C’è una collezione di peccati: uno prende questo, uno prende quell’altro, ma tutti siamo peccatori. Ma quello che distrugge, come il tarlo, una comunità sono le chiacchiere, dietro le spalle.
Io vorrei che in questo giorno della mia visita questa comunità facesse il proposito di non chiacchierare. E quando ti viene voglia di dire una chiacchiera, morditi la lingua: si gonfierà, ma vi farà tanto bene, perché nel Vangelo questi testimoni di Gesù – peccatori: anche hanno tradito il Signore! – mai hanno chiacchierato uno dell’altro. E questo è bello. Una parrocchia dove non ci sono le chiacchiere è una parrocchia perfetta, è una parrocchia di peccatori, sì, ma di testimoni. E questa è la testimonianza che davano i primi cristiani: “Come si amano, come si amano!”. Amarsi almeno in questo. Incominciate con questo. Il Signore vi dia questo regalo, questa grazia: mai, mai sparlare uno dell’altro. Grazie.
I dottori della legge? Persecutori lontani da Dio (dalla Meditazione mattutina di venerdì 20 gennaio 2017 a Santa Marta, dal titolo “Cambio totale”, come riportato da “L’Osservatore Romano” in data 21 gennaio): «La nuova alleanza — ha fatto presente Francesco — ci cambia il cuore e ci fa vedere la legge del Signore con questo nuovo cuore, con questa nuova mente». Riferendosi, poi, «ai dottori della legge che perseguitavano Gesù», il Papa ha ricordato che «facevano tutto quello che era prescritto dalla legge, avevano il diritto in mano, tutto, tutto, tutto. Ma la loro mentalità era una mentalità lontana da Dio, era una mentalità egoista, centrata su loro stessi: il loro cuore era un cuore che condannava». Vivevano, insomma, «sempre condannando». Ma ecco che «la nuova alleanza ci cambia il cuore e ci cambia la mente: c’è un cambio di mentalità».
INTANTO AVVENIRE IL MISERICORDIOSO ‘BASTONA’ IL CARDINALE CAFFARRA
Una recente intervista del cardinale Gerhard Ludwig Műller al Tgcom 24 ha offerto al quotidiano della Conferenza episcopale italiano il destro (meglio sarebbe dire il sinistro) per ‘bastonare’ un suo autorevole membro: l’arcivescovo emerito di Bologna, cardinale Carlo Caffara. Che ha fatto il neo-imputato per essere così duramente sanzionato? Ha partecipato a festini omo? No, ma è poi peccato questo? Chi siamo noi per giudicare? Ha fornicato, ha insultato e schiaffeggiato un suo diocesano, ha bestemmiato, si è drogato? Ha mentito, ha rubato, si è reso responsabile di atti di corruzione? Nooo, molto di più! E’ stato riconosciuto colpevole di atti di pedofilia? Nooo, molto di più. E allora? Avrà dato la comunione a qualche leghista, avrà ricordato le parole di Lutero contro gli ebrei, avrà detto che Putin non è il diavolo… Nooo, queste sono nefandezze, ma al peggio non c’è mai fine, perché il cardinale Caffara ha osato esporre in una lettera (insieme con altri tre porporati più due che hanno chiesto di restare anonimi più diversi altri che hanno condiviso i contenuti della lettera) alcuni dubbi su certi passaggi dell’esortazione apostolica Amoris laetitia, che hanno seminato e seminano gran confusione nella Chiesa odierna, trasformata in ‘cantiere aperto’. Caffarra lo ha fatto rispettosamente, chiedendo a papa Francesco di chiarire i punti controversi nell’interpretazione, così da avere un’unica prassi per tutta la Chiesa nell’accoglienza ai divorziati risposati. Come è noto, il Papa non ha voluto rispondere: anzi ha proibito di rispondere alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il cui prefetto, appunto il cardinale Műller – a dispetto di quanto sembrerebbe emergere dall’intervista al Tgcom 24 – continua a pensarla sui cinque dubia esattamente come la pensava all’inizio: in altre parole il porporato tedesco continua a condividere pienamente la necessità di un chiarimento da parte del Papa su questi punti.
Avvenire però di questo non si cura. Il misericordioso giornale del misericordioso Galantino, quando ne ha occasione, non esita a impallinare il Salvini, il Trump e il Caffarra di turno. E’ così che nell’edizione del 18 gennaio è apparso un articolone a firma del turiferario-sicario di giornata, dal titolo “Chiesa e famiglia. Amoris laetitia, onda di bene”. Un titolo apparentemente innocente, ma che svela le intenzioni nel sommario: Mentre in tutte le diocesi l’Esortazione postsinodale è al centro dei programmi pastorali, il cardinale Caffarra torna a chiedere al Papa di spiegare meglio. Ma Müller stoppa: bene così.
Che cosa capisce il lettore? Primo: in tutte le diocesi (notare il tutte) l’Amoris laetitia suscita entusiasmi pastorali. E’ il delirio tricolore! Secondo: c’è un rompiscatole che non riesce a capirlo. Terzo: il rompiscatole non ha fatto però i conti con il ‘guardiano’ della fede, il possente cardinal Műller, che lo gela e lo blocca (in realtà, lo ribadiamo, Műller continua a trovare i ‘dubia’ più che giustificati).
Nella prima parte dell’articolo il turiferario di giornata non può evidentemente tacere dell’ “ entusiasmo con cui le parole del Papa sulla famiglia continuano a essere accolte, rilanciate, studiate”. Entusiasmo avvalorato anche da un’osservazione del solerte funzionario galantino di turno, il direttore dell’Ufficio della Cei per la pastorale della famiglia, che, certo travolto dal fervore, rileva: Stiamo completando una rassegna sulla cosiddetta “ricezione pastorale” del documento e i risultati di questa ricognizione, che renderemo noti a breve, sono stupefacenti. Stupefacenti? Prepariamoci a uno tsunami marinista (dal poeta barocco Giovanbattista Marino), con lieve aggiornamento: “E’ del funzionario il fin la meraviglia”.
Andemm innanz. Più oltre il turiferario di giornata si lagna che il dibattito, non solo mediatico, sembra concentrarsi su un unico aspetto, i paragrafi centrali del-l’VIII capitolo che affrontano, tra l’altro, il tema dell’integrazione delle situazioni difficili, compresi i divorziati risposati. La domanda risuona sempre identica: è possibile riammettere ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia queste persone? Ma come (annota il turiferario)… il Papa si è già espresso con chiarezza sul punto. Eppure c’è chi non si rassegna. Scandalo, che sia l’ora di rinnovare la procedura dell’ Anathema sit?
Qui cade il nome del reo, Carlo Caffarra, insieme con quello dei suoi tre sfrontati compari rossoporpora. Scrive il turiferario: (Caffarra) è tornato nei giorni scorsi sulla vexata quaestio in una ampia intervista al ‘Foglio’. E sentenzia: Nessuna novità, aggiungendo che ne avevamo già parlato lo scorso 2 dicembre, dimenticando il ritardo di 18 giorni con cui Avvenire ha dato la notizia della lettera, uscita il 14 novembre sul blog di Sandro Magister e su “La Nuova Bussola Quotidiana” (una tempestività veramente degna di un quotidiano anche di informazione religiosa). Continua il turiferario: Sul punto della riammissione all’Eucaristia, sostiene Caffarra, «non si capisce bene cosa il Papa insegna ». E visto che – lui ribadisce (notare quel ‘lui ribadisce’) – parroci e fedeli si dicono disorientati per le vaghe, o presunte tali, indicazioni contenute in Amoris laetitia, è giusto tornare a chiedere lumi al Papa. La parte seguente dell’articolo è dedicata a contrapporre le dichiarazioni del card. Műller a quelle del confratello Caffarra, rilasciate nella strana intervista al Tgcom 24 (strana, perché in realtà il card. Műller non ha minimamente cambiato l’opinione iniziale).
Infine, dopo aver osservato che i vescovi “di tutte le conferenze episcopali del mondo” (i turiferari pensano sempre in grande) condividono l’idea della chiarezza insita nell’Amoris laetitia, ecco la presa di posizione esemplare dei due vescovi maltesi Scicluna e Grech: Qualora, al termine del processo di discernimento, “compiuto con umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta a essa, una persona separata e divorziata che vive una nuova unione arriva – con una coscienza formata e illuminata – a riconoscere e credere di essere in pace con Dio, non le potrà essere impedito – concludono i vescovi maltesi – di accostarsi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia". In sintesi: se uno che vive in una situazione irregolare “arriva a riconoscere e credere di essere in pace con Dio", si comunichi quando vuole! E così, secondo il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, quel rompiscatole di un suo membro eminente, l’arcivescovo emerito di Bologna cardinal Caffarra, è servito. Che la pianti, per favore!