GUARDIA SVIZZERA: ACCORDO STORICO CON IL CANTON TICINO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 ottobre 2016
Firmata in Vaticano il 26 settembre 2016 una Convenzione - la prima del genere sia per i contraenti che per i contenuti – tra la Guardia Svizzera Pontificia (GSP) e il Canton Ticino. Grazie ad essa 16 reclute della GSP a novembre seguiranno un corso di formazione nel Ticino, coordinato dal Centro di formazione di polizia di Giubiasco e svolto presso la Piazza d’Armi di Isone. Brevi interviste al comandante della GSP Christoph Graf e, per parte ticinese, al Consigliere di Stato Norman Gobbi e al comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi.
Quello della firma di un accordo tra la Guardia Svizzera Pontificia (GSP) e il canton Ticino è un avvenimento curioso e sorprendente sia dal punto di vista della storia che da quello dei contenuti. Per la prima volta metà (un mese) della formazione delle reclute della GSP sarà effettuata non in Vaticano e in Italia (esercitazioni ai poligoni di tiro della polizia e dei carabinieri), ma al di fuori. Dove? In Svizzera. Ma dove in Svizzera? In uno dei cantoni cattolici che hanno storicamente nutrito di loro giovani i ranghi della GSP? No. Nel Ticino, un cantone che fino a pochi decenni fa era guardato con una latente diffidenza nella GSP (negli Anni Settanta abbiamo ancora ascoltato qualcuno che osservava: “Ma se l’Italia dovesse dichiarare guerra alla Svizzera, da che parte si schiererebbero i ticinesi?”). Oggi tutto è cambiato. Nella GSP si contano attualmente 8 ticinesi: tra loro un ufficiale, il maggiore Lorenzo Merga, volto assai conosciuto per la sua presenza costante a protezione fisica del Papa. La formazione ‘ticinese’ incomincerà presto, all’inizio di novembre: saranno 16 le reclute che bagneranno l’accordo col primo sudore.
La firma è avvenuta in Vaticano nel pomeriggio di lunedì 26 settembre da parte dei contraenti colonnello Christoph Graf, comandante della GSP e colonnello Matteo Cocchi, parigrado della Polizia cantonale del Canton Ticino, presente e benedicente il consigliere di Stato (ministro del Governo cantonale) Norman Gobbi. Ad accompagnare i firmatari i rispettivi ufficiali, accomodatisi in prima fila, con davanti agli occhi anche l’affresco (grande e vivo di colori) delle prime guardie svizzere in marcia dalle Alpi verso Roma. Agli interventi introduttivi dei due comandanti e del rappresentante ufficiale del Governo ticinese e alla firma è seguito un piccolo rinfresco nel Cortile d’Onore della Guardia, dopo le foto di rito. Ai tre protagonisti abbiamo chiesto di illustrare brevemente senso e contenuti dell’accordo.
CHRISTOPH GRAF: UN DESIDERIO COVATO DA ANNI
Aumentano i rischi, si perfeziona la formazione…
Da anni covavamo il desiderio di migliorare ulteriormente la formazione delle nostre reclute nell’ambito della sicurezza, ma non ne avevamo la possibilità. Nei poligoni che avevamo a disposizione, grazie alla disponibilità della polizia italiana e dei carabinieri, si poteva solo sparare al bersaglio. Da quando la situazione della sicurezza in Europa si è appesantita, si sono accresciute anche le esigenze nella formazione di polizia e carabinieri, per cui per noi ormai c’era pochissimo spazio. Nel mese che le nostre reclute faranno nel Ticino invece ci si potrà certo muovere di più, si potrà integrare fare molto di più la formazione di base.
Come mai si è scelto il Ticino da parte di una GSP tradizionalmente a maggioranza svizzero-tedesca?
In primo luogo è il cantone più vicino all’Italia, il più raggiungibile direttamente: non è necessario prendere l’aereo, ci si mette su un pulllmino e con l’autostrada si arriva in fretta, spendendo meno.
Fin da subito il Ticino ha risposto positivamente alla vostra richiesta?
Il maggiore Merga ha preparato bene il terreno, ha preso i primi contatti e in un anno il progetto è stato messo a punto. Il 23 ottobre le reclute arriveranno a Roma per la visita medica e il 31 si sposteranno nel Ticino, restando 4 settimane a Isone. Prima era prevista la formazione nella Piazza d’armi del Monte Ceneri, che però ora è in ristrutturazione. A fine novembre le reclute torneranno a Roma per il secondo periodo di istruzione, che durerà un altro mese, in cui esse potranno conoscere persone e luoghi di sevizio, migliorare la lingua italiana e ricevere la formazione specifica della Guardia Svizzera.
NORMAN GOBBI: UN PRIVILEGIO CONTRIBUIRE ALLA SICUREZZA DEL SANTO PADRE
Nel Suo intervento prima della firma dell’accordo Lei ha detto che spesso la storia militare svizzera è una storia di sacrificio, riferendosi poi alla battaglia di Arbedo, alle porte di Bellinzona…
. Ho citato la battaglia di Arbedo del 1422, la prima battaglia combattuta a sud delle Alpi dai Confederati contro le truppe milanesi condotte dal conte di Carmagnola, venute a riconquistare Bellinzona. Come sappiamo non ci sono monumenti a ricordare una vittoria, ma c’è una chiesa, la ‘chiesa rossa’ perché – vuole così la tradizione – essa rappresenta il sangue versato dai Confederati nella battaglia (oltre mille i morti su 2500 soldati); la sconfitta fu riscattata poi nel 1478 nella battaglia (1478) dei Sassi Grossi di Giornico, nella valle Leventina, sempre con i medesimi contendenti e con una maggiore presenza di leventinesi.
Lei ha citato poi Marignano e san Nicolao della Flűe, patrono della Svizzera e anche della GSP…
. Marignano – definita “La battaglia dei giganti”, combattuta da oltre 50mila uomini, di cui ventimila confederati - rappresentò da una parte la conclusione del fresco dominio svizzero sul Ducato di Milano, dall’altra pose fine alla politica di espansione confederata non solo verso sud, ma anche nelle altre direttrici. Qui mi piace ricordare quanto, secondo un cronista cinquecentesco, disse ai Confederati san Nicolao della Flűe (1417-1487) su tale argomento: “Se rimanete entro le vostre frontiere, nessuno vi batterà mai; ma sarete in ogni epoca più forti di tutti i vostri avversari, e li vincerete. Se invece, sedotti dalla cupidigia e dalla passione di dominare, cominciate a dilatare il vostro impero nel mondo, la vostra forza vi abbandonerà presto»”
Proprio in quegli anni, nel 1506, fu istituita la Guardia Svizzera Pontificia, che per secoli fu in gran parte formata da svizzero-tedeschi. Ancora mezzo secolo fa di ticinesi non c’era l’ombra… Oggi la situazione è diversa: negli effettivi contiamo 8 ticinesi, tra i quali un maggiore (il primo ufficiale ticinese nella storia della GSP) e in più ci ritroviamo con un accordo impensabile fino a pochi decenni fa…
La diffidenza degli amici confederati di lingua tedesca è stata assai diffusa. Inoltre il Ticino – pur essendo cattolico - nella guerra del Sonderbund del 1847, si schierò con i federali, non con i secessionisti dei cantoni cattolici…Ricordo però con piacere come durante la Seconda Guerra Mondiale non ci furono soldati ticinesi condannati per alto tradimento del nostro Paese e questo a dimostrazione del fatto che il motto “lliberi e svizzeri” lo sentiamo profondamente nostro. L’abbiamo dimostrato anche con questo accordo: non solo abbiamo ormai superato le diffidenze, ma abbiamo avuto un pubblico e prestigioso riconoscimento della qualità della formazione erogata presso il Centro di formazione di polizia di Giubiasco. Con molto piacere e con molto orgoglio la erogheremo anche alla Guardia Svizzera Pontificia…
…. che ha un compito preminente: la difesa personale del Papa…
Mai più mi sarei immaginato di poter fare questo a poco più di cinque anni dalla mia prima elezione in Consiglio di Stato. Poter contribuire a formare chi difende la persona di Sua Santità è un motivo di orgoglio non solo per il Ticino cattolico, ma per il Governo e per il Ticino tutto.
N.B. Il consigliere di Stato Gobbi (membro della Lega dei Ticinesi) ha partecipato con gli altri componenti della delegazione alla santa messa celebrata da papa Francesco a Santa Marta martedì 27 settembre. Il Santo Padre nell’omelia si è riferito soprattutto alla prima lettura, tratta dal Libro di Giobbe. Norman Gobbi ha poi messo su twitter la considerazione che segue: “Mi sono emozionato e ho trattenuto a stento le lacrime. Due giorni fa, nello Stato più piccolo del mondo con l’uomo più straordinario del mondo. Le sue parole profonde, i suoi messaggi semplici ma diretti, la sua grande umiltà e umanità, mi hanno toccato molto e confermato la sua grandezza di uomo. Sono grato – unitamente alla delegazione ticinese – di aver avuto questo incontro privilegiato con Sua Santità. Grazie Papa Francesco.”
MATTEO COCCHI: UN PROGETTO-PILOTA CHE AVRA’ UN SEGUITO
Che cosa vi aspettate dai giovani che frequenteranno il corso ‘ticinese’?
. Ci aspettiamo giovani motivati, che per un mese seguiranno un corso intenso di formazione e che avranno un qualcosa di speciale in più che non si ritrova normalmente nella nostra quotidianità…
Che cosa in più?
Siamo consci del fatto che la formazione ricevuta nel Ticino andrà a beneficio della difesa personale del Santo Padre, darà cioè ulteriore solidità a una formazione necessariamente già di per sé esigente.
In quanto tempo è stato elaborato il progetto?
Dai primi contatti è passato circa un anno, durante il quale abbiamo sviluppato il progetto oggi sottoscritto, che sarà concretizzato come corso-pilota a novembre.
Che cosa comprenderà nei dettagli la formazione coordinata dal Centro di Giubiasco e che sarà svolta a Isone?
Sarà molto variegata e comprenderà elementi di psicologia, diritto, medicina d’urgenza e tecniche antincendio. A tutto ciò si aggiungeranno cura della sicurezza personale, tiro con la pistola e attività sportive.
Il progetto-pilota che avrà un seguito?
Penso che forse abbisognerà di qualche lieve correttivo, ma al 90% è già definitivo. La volontà della GSP è che esso in futuro sia parte integrante della formazione delle reclute. Infatti sono già previsti altri due corsi per il 2017: a febbraio, con una quindicina di reclute e a ottobre-novembre con un’altra ventina.
Il Corso di formazione sarà in lingua italiana, il che sarebbe pure un aiuto linguistico per Roma a beneficio della quotidianità delle reclute di lingua tedesca, francese, retoromancia?
Il corso di formazione sarà in lingua italiana salvo che per alcune materie tecniche, in cui verrà utilizzata la lingua madre delle reclute, perché è importante che esse comprendano bene i dettagli di ogni lezione. Ad esempio, se il manuale di psicologia sarà per tutti in lingua italiana (lingua con cui le reclute avranno a che fare nel servizio in Vaticano), quello di “Tiro di polizia” sarà nella madrelingua di ogni recluta. Per un mese poi le reclute si troveranno nel canton Ticino, senza poter rientrare né a Roma né al proprio domicilio a nord delle Alpi; e nel fine settimana saranno organizzate per loro attività che le porteranno a comprendere ad avvicinarsi al mondo ticinese e a comprenderne meglio la cultura.
P.S. L'articolo e le interviste appaiono in versione cartacea sul 'Giornale del Popolo' (quotidiano cattolico della Svizzera italiana) dell'11 ottobre 2016 (pagina speciale 'Focus').
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