AMBIENTE: DISTINGUERE CLIMA DA INQUINAMENTO – CARD. WYSZYNSKI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 14 marzo 2023
Un interessante Convegno promosso a Roma il 2 febbraio da ProVita&Famiglia su ‘Custodire l’ambiente custodendo l’uomo”. Testo di riferimento dei numerosi relatori il volume “Dialoghi sul clima” curato da un Centro Studi de La Sapienza e edito da Rubbettino. Clima e inquinamento: quali le responsabilità antropiche? La questione dell’anidride carbonica – Proiettato a San Pietro in Vincoli un documentario sulla vita del cardinale Stefan Wyszynski, già primate di Polonia.
Ieri era il 13 marzo 2023 e ricorreva l’anniversario (ne abbiamo parlato nell’incipit dell’ultimo articolo (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/1127-papa-ungheria-lepori-quaresima-aleppo-jenin-scuola.html ); forse può essere utile proporre un ulteriore, piccolo contributo alla riflessione generale sui due lustri trascorsi dall’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio successore di Pietro. Su uno dei temi ricorrenti – che è di interesse per tutti - del suo pontificato: la custodia del creato. L’uomo custodisca il creato così da poter custodire se stesso; ad ascoltare e leggere papa Francesco questo appare uno dei suoi obiettivi fondamentali. Ci si può allora chiedere se esso coincida con quello della cosiddetta green economy, al di là degli slogan accattivanti e delle immagini (miranti a suscitare emozioni) delle campagne condotte in questi anni a livello planetario (anche servendosi di testimoni che sanno di laboratorio mediatico come Greta Thunberg).
Diciamo subito che è valsa la pena il 2 febbraio scorso di seguire un Convegno sull’argomento promosso presso l’Hotel Nazionale di piazza Montecitorio da ProVita & Famiglia e moderato da Francesca Romana Poleggi. Qualcuno storcerà subito il naso… Ma che c’entra ProVita & Famiglia con le tematiche ambientali? La risposta è venuta già in apertura di Convegno dal presidente Toni Brandi: “Sarebbe inconcepibile se ProVita & Famiglia non si occupasse anche dell’ambiente in cui vive l’uomo… l’ambientalismo radicale è diventato totalitarismo ideologico fondato sull’interesse economico e mira a una vera e propria rivoluzione antropologica, per cui l’uomo sarebbe uno dei tanti elementi – e neanche il più importante – che vivono sul pianeta”.
Proprio per questo ProVita & Famiglia ha promosso il Convegno “Custodire l’ambiente custodendo l’uomo” che è stato animato da una lunga serie di interventi di docenti universitari specialisti nelle discipline che ruotano attorno allo studio e alla difesa dell’ambiente naturale: fisici, climatologi, geologi, chimici, ingegneri, architetti, geografi, storici, agronomi, esperti anche di scienze economiche.
Il testo di riferimento di quasi tutti gli interventi è stato “Dialoghi sul clima – Tra emergenza e conoscenza”, edito a ottobre 2022 da Rubbettino con il contributo scientifico del CERI – Centro di Ricerca “Previsione, Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici e Ambientali” dell’Università La Sapienza di Roma. Nel volume di oltre 350 pagine, curato da Alberto Prestininzi (ordinario di geologia applicata, fondatore e direttore per 15 anni del CERI), sono una ventina gli esperti che esprimono le loro opinioni, suffragate dall’esperienza accumulata in materia, sulla questione climatica (tra loro anche il climatologo Franco Prodi, fratello del noto ex-presidente del Consiglio).
Indipendentemente da come la si pensi, ci preme constatare che questo è testo è stato prodotto da un Centro studi dell’Università La Sapienza di Roma (il cui logo figura ben chiaro in copertina), ha indubbiamente valore scientifico e dunque è difficile liquidarlo sprezzantemente come il parto di una congrega di visionari. Lo consigliamo a tutti coloro (speriamo in primo luogo nei giovani) che sono curiosi, si pongono interrogativi, sono disponibili a conoscere esperienze in materia di ambiente e di clima assai discordanti da quelle suonate dalle trombe spesso interessate del potere dominante.
Comprenderete che in questa sede è impossibile anche solo dar semplice conto di tutto ciò che di interessante è stato detto all’Hotel Nazionale. Proviamo allora a evidenziarne qualche spunto, suscettibile di dar molto da pensare a chi ha un orecchio disponibile all’ascolto. In coda alla cronaca anche alcuni passaggi significativi tratti dai contributi apparsi in “Dialoghi sul clima”.
In sintesi nel Convegno – è più che opportuno precisarlo – si è sottolineata una distinzione che spesso non emerge chiaramente nelle pubbliche dichiarazioni sul tema: clima e inquinamento sono due cose ben distinte. Una domanda fondamentale a tale proposito è sorta spontanea: quanto influisce l’inquinamento prodotto dall’uomo (un dato inequivocabile, non contestato da nessuno dei presenti in sala e deplorato da tutti) sull’evoluzione del clima?
DAI SALUTI INTRODUTTIVI
Tra i saluti introduttivi, dopo il benvenuto del già citato presidente Toni Brandi, quello di Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana, che da decenni segue giornalisticamente da vicino la questione e che con ProVita & Famiglia promuoverà un Convegno-gemello a Milano il 25 marzo, al Centro PIME: “Il movimento ambientalista radicale – ha subito osservato – ha radici profonde nelle società eugenetiche anglosassoni di fine Ottocento-inizio Novecento e presenta come conflittuale il rapporto tra uomo e ambiente. Non è un caso del resto che nelle stesse società hanno trovato origine i movimenti per il controllo delle nascite. Per gli ambientalisti radicali l’uomo è un virus cui la Terra reagisce con la febbre. Perciò la crescita della popolazione è un ostacolo sia allo sviluppo che alla difesa dell’ambiente”. Per Cascioli “bisogna poi aver chiaro che, confrontandosi con tale ambientalismo dominante, gli stessi governi nazionali godono di uno spazio di manovra sempre minore. Oggi non ci si può più muovere se non si venera il concetto di ‘sviluppo sostenibile’ da cui deriva quello di ‘transizione energetica’ dai costi enormi per la popolazione”.
Anche Stefano Massini (capo area Ambiente e Territorio di Coldiretti) ha contestato i tentativi a livello internazionale di omologare gli stili di vita, proponendo ad esempio insetti in tavola o carne sintetica, il che provocherebbe più inquinamento, danneggerebbe gravemente il settore agroalimentare e nel contempo introdurrebbe rischi per la salute e per la psiche del consumatore: “Rifiutare la carne a tavola è contrario anche alla nostra cultura conviviale. Le novità proposte non sono inclusive, ma isolanti”.
DA ALCUNI DEGLI INTERVENTI IN SALA
Alberto Prestininzi (geologia applicata, già presidente della Commissione nazionale Grandi Rischi dal 2001 al 2007, sezione Rischi idrogeologici): Bisogna distinguere tra clima e inquinamento, contrastando l’equivoco della confusione tra i due termini che viene alimentato per indurre la popolazione a un certo tipo di comportamento. Il clima è qualcosa di molto complesso, in continuo cambiamento, tanto è vero che non abbiamo teorie da imporre. Agli scienzati ‘catastrofisti’ ci permettiamo solo di chiedere spiegazioni, perché i modelli da computer da loro indicati sono insufficienti per una risposta chiara sull’evoluzione climatica, non considerando ad esempio quanto avvenuto in tale ambito nella storia del nostro pianeta.
Nicola Scafetta (fisica dell’atmosfera e oceonografia): La tesi che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo poggia su modelli climatici creati artificiosamente al computer da ognuno secondo le proprie conoscenze e non fondati in genere sui fatti. In realtà regna un’incertezza enorme sulle cause fisiche di tale cambiamento. E’ vero che il clima è regolato da fenomeni naturali che non si conoscono a sufficienza, riguardo ai quali il contributo umano è però molto modesto.
Uberto Crescenti (geologia applicata, già rettore dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescarta): Nel passato il clima è sempre cambiato. Per fare qualche esempio tra 20.000 e 10.000 anni fa il livello del nare (in piena fase fredda, oggi invece la fase è ancora calda) è risalito di circa 100 metri. Nel 218 a.C. Annibale passò le Alpi con gli elefanti. E tra il 900 e il 1400 la temperatura media era superiore di circa 2-3 gradi a quella odierna… ma non ci fu la fine del mondo! Insomma: qual è il falso scientifico del nostro tempo? Attribuire all’uomo la colpa del riscaldamento climatico.
Franco Battaglia (chimico-fisica): Si vogliono ridurre le emissioni di anìdride carbonica, che contribuisce per l’80% alla sopravvivenza dell’umanità? Ma l’anidride carbonica ha poco a che vedere con il cambiamento climatico, al massimo ne provoca una variazione minima.
Giovanni Brussato (ingegneria mineraria): Il tema delle energie rinnovabili è collegato all’estrazione di materie prime. Ad esempio una batteria di 500 chili ha bisogno di circa 200 tonnellate di roccia. Le materie prime stanno dall’altra parte del mondo rispetto all’Europa, in parte consistente in Cina. E la loro estrazione provoca anche conseguenze sanitarie non da poco: vedi la presenza di metalli pesanti nel sangue, vedi (a spiegazione anche delle recenti rivolte popolari in Perù) l’acqua contaminata con rame.
Hanno tra gli altri portato un saluto le deputate di Fratelli d’Italia Maddalena Morgante e Elisabetta Gardini, oltre all’ex-segretario del Partito comunista Marco Rizzo (ora ne è presidente onorario).
DA “DIALOGHI SUL CLIMA” (Rubbettino editore)
Alberto Prestininzi (geologia applicata)/1: Dire la ‘verità scientifica’, ovvero esporre i fatti, è cosa assai diversa dal ‘dire sempre sì’ e, certamente comporta il rischio di uno scontro con poteri, grandi o piccoli che siano. (…) E’ molto probabile che i contenuti di questo volume, spesso distanti da quello che una parte dell’informazione diffonde, creeranno qualche disorientamento o, addirittura, scetticismo soprattutto da parte dei più giovani. Non di tutti per fortuna. In questo ambito emerge con forza l’impegno autentico che ognuno di noi ha assunto, rappresentato dalla necessità di tenere ben aperta la porta dell’informazione libera, plurale e senza filtri, soprattutto a vantaggio delle nuove generazioni.
Alberto Prestininzi/2: La scelta intrapresa di puntare sulle cosiddette energie pulite condannerà una grandissima fetta di popolazione di questo pianeta alla povertà, attraverso il crollo della produzione industriale ed agricola e la genesi di un diffuso contenzioso internazionale per l’accaparramento di minerali preziosi e delle fonti energetiche (…) Tutto questo avviene mentre gli stessi protagonisti istituzionali ignorano la diffusa e pervasiva presenza dei rischi naturali e dei processi inquinanti, i danni e i morti delle alluvioni e dei terremoti e i prodotti che avvelenano l’acqua, il suolo e l’aria. Nulla o poco si fa per utilizzare la tecnologia avanzata messa a disposizione dalla ricerca per ridurre le plastiche, risolvere la gestione dei rifiuti, assicurare la razionalizzazione delle risorse idriche per aiutare l’agricoltura e attivare finalmente la prevenzione dei rischi naturali, compreso quello sismico. La narrazione, continua e pervasiva, induce i giovani a pensare che il problema sia la CO2, il cibo che, dall’attività delle Stromatoliti di 3,5 miliardi di anni fa, ha innescato il ciclo virtuoso della vita terrena. La CO2 non è un inquinante.
Franco Battaglia (chimico-fisica)/1: Chi scrive osserva che sono gli stessi climatologi a informarci che: 1) il clima del pianeta soffre variazioni naturali dell’ordine di 10 gradi; 2) che nei Periodi Caldi Olocenico, Romano e Medioevale il clima era più caldo di oggi; 3) che il minimo della Piccola Era Glaciale occorse intorno al 1690 e che è da allora (e non solo dal 1900) che il clima si sta riscaldando; che nel periodo 1940-1980 – in pieno boom di emissioni – il clima rinfrescava; 5) che negli anni 2000-2015 il clima non si è riscaldato; 6) che i modelli climatici hanno fallito la ricostruzione sia spaziale che temporale delle temperature medie globali; 7) che l’America è stata colpita da uragani più numerosi e più intensi negli ottant’anni 1850-1939 che non negli ottant’anni 1930-2010. Insomma non v’è nulla, ma proprio nulla, che giustifichi la congettura dell’origine antropica del riscaldamento globale degli anni 1910-1940, 1980-1998 e 2015-2020: negli anni 1940-1980 e 2000-2015, pur con continuate emissioni, il clima rimaneva stabile o, addirittura, rinfrescava.
Franco Battaglia/2: Perché vì è il consenso scientifico sull’origine antropica del riscaldamento globale? La risposta è, innanzitutto, che non è vero che c’è un consenso. Nelle pagine seguenti riportiamo solo due (una italiana e l’altra internazionale) delle molte petizioni che centinaia di scienziati hanno sottoscritto per avvertire i responsabili politici che non v’è alcuna emergenza climatica. Queste petizioni non solo rimangono inascoltate, ma soprattutto sono ignorate dai media che controllano l’informazione. I media sono a loro volta controllati da gruppi finanziari che hanno deciso di arricchirsi, a spese di tutti noi, imponendo tecnologie di produzione energetica farlocche (…) La validità scientifica di una congettura, ciò che fa di essa una teoria scientifica consolidata, non è il consenso ma sono i fatti.
Giuliano Ceradelli (ingegneria meccanica): Come già detto l’anidride carbonica, almeno nelle percentuali in cui si trova in atmosfera, non è poi così inquinante come racconta la narrazione dominante. Per dimostrarlo basta un semplice esempio: tutti sappiamo quali conseguenze negative sulla salute umana hanno comportato e comportano le emissioni dell’impianto siderurgico ex-ILVA nel vicino quartiere Tamburi di Taranto, dove la concentrazione di CO2 in atmosfera (…) è la stessa che registriamo sulle Alpi del Trentino o sulle Alpi svizzere, dove invece l’aria è pura e si respira a pieni polmoni. Evidentemente lo stabilimento siderurgico ex-ILVA emette, insieme con la CO2, i veri inquinanti e sono essi e non la CO2 la causa dei problemi di salute riscontrabili nella zona.
Mario Giaccio (chimica merceologica, già preside della facoltà di Economia dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara): L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile ‘per garantire un presente e un futuro migliore al nostro pianeta e alle persone che lo abitano’ è stata sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi. In pratica ‘per trasformare il nostro mondo’, ivi comprese le misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze, (l’Agenda) implica lo sviluppo di trilioni di dollari di investimenti e di nuova ricchezza per le banche globali e i giganti finanziari che sono i veri poteri costituiti. L’Agenda 2030 contiene una novità. Viene riproposto, dopo il Club di Roma del 1972, un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, ma questa volta viene espresso non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, superando in questo modo l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e affermando una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. E’ l’aggiornamento in funzione oligarchico-finanziaria dell’ideologia malthusiana (…). Quando le multinazionali più influenti e i maggiori investitori istituzionali del mondo (supportati dall’ideologia che va di moda all’Onu), tra cui Morgan Chase, Goldman Sachs, BlackRock, la Banca mondiale, la Banca d’Inghilterra e altre banche centrali si schierano per finanziare una cosiddetta Agenda Verde o un Green New Deal o in qualsiasi modo si voglia chiamare, sarebbe meglio chiedersi cosa c’è sotto le campagne pubblicitarie che cercano di convincere la gente comune a fare sacrifici inspiegabili per ‘salvare il nostro pianeta’. O per salvare il ‘loro’ pianeta? (…) Dilemma: si tratta di ‘transizione energetica’ o di ‘transazioni finanziarie’? (…) Il quadro che emerge è il tentativo di riorganizzare finanziariamente l’economia mondiale usando l’obiettivo ‘zero emissioni’ come scusa. La finalità dell’ideologia climatica non è il benessere del pianeta (e dei suoi abitanti), è il benessere della grande finanza.
A SAN PIETRO IN VINCOLI UN DOCUMENTARIO SULLA VITA DEL CARD. STEFAN WYSZYNSKI
In età giovanile abbiamo molto ammirato tre figure di cardinali che allora erano i simboli più conosciuti della resistenza cattolica (‘Chiesa del silenzio’) nell’Est europeo ai regimi comunisti imposti dall’Unione sovietica: Jozsef Mindszenty (1892-1975, Ungheria), Josef Beran (1888-1969, Cecoslovacchia), Stefan Wyszynski (1901-1981, Polonia).
E’ perciò con interesse e piacere che nel tardo pomeriggio di giovedì 9 marzo abbiamo assistito in San Pietro in Vincoli alla proiezione di un documentario “Tu amerai”) su colui che per 33 anni, dal 1948 alla morte, fu primate di Polonia: Stefan Wyszynski. Diretto dal regista Szymanowicz e prodotto dalla Fondazione Opoka in collaborazione con EWTN, il documentario ha certo coinvolto il pubblico presente, riuscendo a ridare lo spessore umano, spirituale e anche politico di colui che fu protagonista di un’intera stagione storica polacca (una stagione di sofferenza per la Chiesa, tratteggiata con equilibrio sapiente tra fatti, emozioni, testimonianze). Nel film si sono così rivissuti l’enorme partecipazione popolare alla vita della Chiesa polacca in quei decenni; la capillare, occhiuta attività di repressione comunista che portò all’arresto del primate dopo il memoriale dell’8 maggio 1953 che si concludeva con le parole: “Non possiamo porre le cose di Dio sull’altare di Cesare. Non possumus”, contro la pretesa del regime di controllare totalmente la Chiesa; l’amicizia – pur nella diversità dei caratteri - tra Stefan Wyszynski e Karol Woityla.
A rivivere quelle pagine gloriose, su invito dell’ambasciata di Polonia presso la Santa Sede, anche il presidente della Conferenza episcopale Stanislaw Gadecki e i cardinali Semeraro, Rylko, Roche.
Inizialmente la personalità eccezionale del cardinale Wyszynki è stata illustrata dall’ambasciatore polacco Adam Kwiatkowski, da padre Franco Bergamin (abate generale dei Chierici Regolari Lateranensi cui è affidata la Basilica), dal cardinale Marcello Semeraro (che ha ricordato tra l’altro la beatificazione del 2021 a Varsavia e ha evidenziato il valore del termine ‘patriota’ con cui viene definito Wyszynski), dal presidente di Opocka e dallo sponsor principale.
Venendo al presente e alle dure polemiche anticattoliche esplose in Polonia (in particolare contro Karol Woityla) l’arcivescovo Gadecki ha osservato che la situazione è molto preoccupante: “L’attacco è capillare, coordinato, viene da diverse parti. Non è facile da controbattere, fondato com’è su apparenti verità derivate però dai fondi degli archivi della polizia politica comunista, specializzata nella costruzione di dossier diffamatori contro i ‘nemici del popolo’. E’ un attacco sferrato da lobby potenti che mira a indebolire e forse a distruggere la Chiesa cattolica come accade anche in altre parti del mondo e purtroppo fa presa anche su una gioventù che non ha potuto conoscere direttamente papa Giovanni Paolo II. Quello che oggi possiamo constatare è che le grandi folle cattoliche viste nel documentario sono ormai storia, sono il passato”.