PAPA/UNGHERIA – TICINO: UN’AGENDA CON FLUIDITA’ - SU VANNACCI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 agosto 2023
Venerdì 25 agosto il quarto incontro in un anno tra papa Francesco e la presidente ungherese Katalin Novák: ricerca della pace in Ucraina, ma anche altro. Colloquio con il cardinale. Parolin – Canton Ticino: pure se le pagine ‘fluide’ sono solo 2 su 170 bastano per squalificare il dono dei ministeri (dipartimenti) competenti agli allievi, perfino di quinta elementare – Ancora sul generale Roberto Vannacci: Scaraffia e Trenta
SFORZI PER LA PACE IN UCRAINA (E NON SOLO): KATALIN NOVAK IN VATICANO A COLLOQUIO CON IL PAPA E IL CARDINALE PAROLIN
Venerdì 25 agosto 2023 la presidente Katalin Novák ha incontrato in Vaticano papa Francesco. E’ la quarta volta in un anno, il che la dice già lunga anche sui rapporti umani sviluppatisi tra la più alta carica di Ungheria e il Pontefice romano. Al centro del colloquio la ricerca di una soluzione condivisa dai belligeranti per imboccare la via della pace in Ucraina. Durata dell’incontro? 50 minuti, ben superiore alla media registrata per occasioni del genere. Sono poi seguiti altri 25 minuti di conversazione tra la Novak e il cardinale Parolin, segretario di Stato.
La presidente magiara era reduce dall’Ucraina, dove aveva incontrato Volodymyr Zelensky nell’ambito del terzo vertice internazionale sulla Crimea e fatto visita alla comunità ungarofona della Transcarpazia. Un territorio – può essere utile ricordarlo - che dall’896 al 1919 appartenne al Regno di Ungheria e dal 1991, dopo alterne vicende, è parte estrema occidentale dell’Ucraina: vi risiedono poco più di 150mila persone di etnia ungherese (oggi circa il 12% della popolazione della Transcarpazia), una minoranza che non è così amata da Kiev (tanto è vero che le ore di ungherese nelle scuole sono state ridotte) e che ha voluto fosse portata in dono al Papa una suggestiva e preziosa icona della Madonna. Francesco del resto si presume sia informato della situazione (se ne era parlato probabilmente anche durante la visita in Ungheria dello scorso fine aprile) e dei rapporti non troppo sereni tra Kiev e Budapest. Non stupirebbe se sapesse anche che la presidente ungherese ha dovuto attendere parecchio prima che Kiev le desse il permesso di andare in Ucraina.
Per ciò che attiene al tema della ricerca della pace, è evidente che Vaticano e Ungheria sono concordi negli sforzi per riuscire a conseguirla, tentando di appoggiarsi a vicenda. Può darsi che il Papa si senta di questi tempi un po’ frustrato nelle speranze di trovare una soluzione accettabile da tutti (e certe sue pubbliche osservazioni, pur se storicamente fondate, irritano soprattutto la parte ucraina). Tuttavia qualche timido spiraglio di luce si incomincia a notare qua e là (perfino a Kiev): magari Francesco stesso l’ha constatato ricevendo lunedì 21 agosto il generale Mark A. Milley, capo dello Stato maggiore congiunto USA e dunque primo ufficiale statunitense e principale consigliere militare del presidente Biden. Milley verrà molto probabilmente sostituito a settembre da Charles Q. Brown jr, capo di Stato maggiore dell’aviazione: la sua è stata quasi certamente una visita di congedo molto sostanziosa, anche pensando all’ultimo incontro tra il cardinale Zuppi e Joe Biden e in previsione della tappa di Pechino dell’inviato papale in missione speciale.
Torniamo al colloquio Bergoglio-Novák. Un tema molto concreto e ben noto è stato quello del rimpatrio dalla Russia dei bambini portati oltrefrontiera; è stata rievocata l’accoglienza di quasi un milione di profughi ucraini in Ungheria; il Papa poi ha anche confermato di voler pubblicare il 4 ottobre un’esortazione apostolica – decisione a dir poco insolita - atta a integrare l’enciclica Laudato si’ del 2015.
Nell’incontro con il Segretario di Stato si è parlato di nuovo della guerra in Ucraina (compresi gli ultimissimi sviluppi che accendono la fiammella della speranza, sia pur ancora esile) e certo si sarà accennato al colloquio di Kiev tra Zelensky –di per sé, come è noto e come ne ha fatto esperienza anche Francesco, un tipo di carattere - e Novak. Si può anche ritenere che Katalin Novak abbia presentato il quinto vertice internazionale demografico di Budapest (da lei ideato) dal 14 al 16 settembre prossimo, auspicando una presenza vaticana di alto livello. Già si sa che tra l’altro vi parteciperà anche Giorgia Meloni (come ha rivelato l’amica presidente ungherese martedì 29 agosto via Facebook). Infine è ragionevole pensare che nell’incontro si sia auspicata una sinergia sempre più intensa tra Santa Sede e Ungheria nell’ analisi e nella valutazione di documenti internazionali in materia di vita e famiglia: spesso a tratti sensati e allettanti, apparentemente inoffensivi, tali pomposi documenti celano tra le pagine espressioni della neo-lingua e asserzioni care alla nota lobby che sfuggono ai lettori pigri e frettolosi (e però poi saranno prese a pretesto per incrementare la sovversione antropologica).
CANTON TICINO: PROPAGANDA FLUIDA NELLE SCUOLE
Premessa: la Repubblica e Cantone del Ticino, uno dei 23 Cantoni elvetici, è retta a livello esecutivo da un governo – eletto dal popolo -chiamato Consiglio di Stato, che conta 5 membri: attualmente due leghisti, un liberale-radicale, un socialista e un centrista (ex-popolari democratici, in sostanza democristiani). Ogni consigliere di Stato è a capo di un Dipartimento (Ministero). Il centrista Raffaele De Rosa (da non confondere con l’omonimo senatore italiano Cinquestelle) dirige il Dipartimento della sanità e della socialità (ed è quest’anno anche presidente del Consiglio di Stato); la socialista Marina Carobbio Guscetti dirige invece il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport.
Gli allievi degli istituti del Canton Ticino, dalla quinta elementare alla prima media superiore hanno ricevuto in dono anche per l’inizio dell’anno scolastico 2023/24 l’agenda consueta. I donatori ovvero finanziatori (con i soldi dei contribuenti)? Il Dipartimento dell’Educazione, della cultura e dello sport (Decs) insieme con quello della sanità e della socialità (Dss). L’agenda è stata prodotta da esperti dei due Dipartimenti in collaborazione con l’associazione Radix (per la prevenzione delle dipendenze).
L’agenda (testi di Marco Galli/Dss e Martina Romeo/Radix, grafica e illustrazioni di Mavie Steffanina) consta di oltre 170 pagine. Il suo filo conduttore è rappresentato dal tema del rispetto dell’altro e dell’aiuto a migliorarne la qualità di vita. Oltre alle tante pagine riservate alle informazioni su orari, materie, compagni, docenti, compleanni, vacanze e profitto, ce ne sono altre in cui, con intervallo più o meno mensile, si propongono riflessioni su temi identitari con schema binario: in una pagina ecco esempi di ragazzi confrontati con difficoltà interiori e relazionali, nella successiva ecco esempi di ragazzi che sentono di dover aiutare i primi.
Fin qui niente di particolare: si incontrano ad esempio il binomio allievo nero- allievo bianco e quello allievo menefreghista – allieva secchiona. Tuttavia - come si rilevava nel commento precedente sull’udienza vaticana al capo di Stato ungherese Katalin Novák – i testi occorre sempre leggerli con attenzione fino in fondo, se li si vuole valutare seriamente. Così procedendo, capita di scoprire ( oggi molto facilmente) alcune righe, pagine, vignette che lanciano messaggi antropologicamente devastanti approfittando della dabbenaggine o della complicità oggettiva di chi non vuole ‘avere storie’. In questo caso ci siamo trovati a confrontarci con la sesta riflessione che è contenuta in due pagine collocate tra il 31 dicembre e il primo gennaio (con altre due di ‘Autoconsapevolezza’).
Sotto la vignetta di una ragazza che si mostra insicura sulla sua identità si legge: Nessuno sembra capirmi. Io per prima. A volte mi sento ragazza, a volte invece mi sembra di riconoscermi in un maschio. Non si tratta di una cosa superficiale o momentanea, ma di qualcosa che mi sconvolge nel profondo e che mi interroga costantemente. Al contempo è qualcosa che sento fare parte di me e che mi appartiene.
Nella pagina accanto ecco la vignetta di un’altra ragazza: Guarda quella tipa, come è… fluida. Io non giudico le persone per il loro orientamento sessuale o per la loro identità di genere. Trovo che ognuno abbia il diritto di cercare di essere la persona che sente. Non è facile per nessuno, perché allora non aiutarsi a vicenda? Ora le chiedo se le va di uscire.
“Fluida, orientamento sessuale, identità di genere”: la neo-lingua tenta di rendere generali problemi molto particolari di alcune persone, banalizzando situazioni dolorose e cariche di incognite per il futuro, costruito in base a scelte devastanti e irreversibili su cui non sarebbe più possibile tornare indietro.
Il verbo banalizzare si trova anche nel testo del 30 agosto 2023 di una congrega di associazioni (tra cui la Conferenza cantonale genitori e Pro Juventute ) che difendono l’agenda contro chi ne ha evidenziato la pericolosità sociale. Leggete un po’ che scrivono: Entrando nel merito, siamo convinti che non sia mai troppo presto per favorire in positivo le competenze relazionali e la ricerca del prossimo, e che non sia ragionevole sostenere che con questa agenda si promuovano tra i ragazzi dei disagi o dei dubbi, tantomeno con riguardo al tema specifico dell’identità di genere, che come gli altri temi viene solamente accennato con parole semplici. In questo caso la banalizzazione è obbligata dal tipo di documento in cui i temi vengono accennati, appunto un’agenda, ma ci pare molto efficace per veicolare il primato della relazione, dell’accettazione e del sostegno del prossimo, a scuola e nella vita.
“La banalizzazione è obbligata dal tipo di documento”? Ma si rendono conto di quel che scrivono questi illustri difensori dei giovani? Sono forse plagiati dai tempi? Sanno quali conseguenze personali e sociali comporta la propaganda dell’ideologia del gender? Come si può “banalizzare” tale tema, supposto che si imponga di parlarne agli allievi dalla quinta elementare in poi? Sarebbe questo un vero trionfo dell’ignoranza in materia, della faciloneria da salotto e dell’irresponsabilità sociale. E sarebbe anche il caso che gli illustri difensori di tale imposizione si assumano poi, quando purtroppo i nodi verranno al pettine, il carico dei disastri psicologici connessi e non versino ipocrite lacrime di coccodrillo sul declino delle nostre comunità.
Intanto, per quanto riguarda la distribuzione dell’agenda, le reazioni contrarie non sono mancate, in particolare a livello comunale (che può intervenire solo nelle scuole elementari). Il maggior comune del Cantone, Lugano (su spinta del municipale leghista Lorenzo Quadri), non ha voluto distribuire l’agenda. Reazioni negative anche da Locarno (solo ai genitori che lo richiedano) e Mendrisio. Tresa (sindaco è il consigliere nazionale udc Piero Marchesi) pure si è schierata sul fronte avverso. Bellinzona invece (sindaco socialista, maggioranza di centro-sinistra) non ha fatto obiezioni. Altre reazioni molto critiche a Chiasso, Caslano, Riva San Vitale, Vacallo (per quanto ne sappiamo). Annunciata un’interpellanza da parte centrista (con il presidente Fiorenzo Dadò molto critico verso la distribuzione dell’agenda), mentre i deputati liberali-radicali hanno chiesto che la consigliera di Stato Carobbio venga a riferire in Commissione (forti critiche all’agenda pure dal sindaco liberale-radicale di Minusio Felice Dafond). Per le medie la competenza è cantonale e dunque, non avendo avuto notizia di reazioni negative in quel settore, immaginiamo che non ci siano state almeno pubblicamente. D’altra parte ci capita di pensare che in quel caso il datore di lavoro è il Dipartimento dell’educazione…
Ciliegina sulla torta: l’agenda è stata donata dai novelli mecenati ticinesi anche al di là delle frontiere cantonali, alle scuole medie del Grigioni italiano (Poschiavo, Bregaglia, Moesano), in nome della promozione dell’italianità. Un’italianità che, così utilizzata, non è più quella dei tempi di Flavio Cotti, indomito combattente per la buona battaglia del quadrilinguismo e dunque dell’italianità elvetica negli anni in cui era in Consiglio di Stato e soprattutto in quelli in cui sedeva nel Governo nazionale (Consiglio federale) …
ANCORA SUL GENERALE VANNACCI: SCARAFFIA E TRENTA
Nel ‘Rossoporpora’ precedente (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1150-murgia-la-santa-dell-avvenire-un-generale-cattolici-e-nazisti.html) abbiamo espresso alcune considerazioni sul caso del libro “Il mondo al contrario” (distribuito da Amazon) a firma del generale Roberto Vannacci, de facto prontamente destituito dall’incarico già di per sé curioso (per un militare di prima linea operativa come lui) di direttore dell’Istituto geografico militare di Firenze. In questa occasione pensiamo possa essere utile riprodurre ampi stralci di un commento della femminista cattolica Lucetta Scaraffia (già responsabile del settimanale femminile de L’Osservatore Romano) riportato da La Stampa del 26 agosto 2023 e alcune domande e risposte di un’intervista all’ex-ministro della Difesa Elisabetta Trenta apparsa su La Verità del 28 agosto 2023.
Dal commento di Lucetta Scaraffia su La Stampa del 26 agosto 2023
. Bisogna riconoscergli un merito non piccolo: è un libro coraggioso, chiaro, che esprime posizioni nette in gran parte derivante da un semplice ma evidente buonsenso. Un libro che scrive quello che tantissimi italiani – e non solo quelli che hanno votato i partiti di destra – pensano sui temi caldi di oggi, e che è ben diverso da quello che propinano loro quotidianamente i media. E cioè che esistono le donne e gli uomini, che le coppie omosessuali non possono generare figli, che i giovani militanti ambientalisti che imbrattano le opere d’arte non sarebbero disposti a rinunciare a un giorno di internet, motorino, cellulare o aereo per migliorare il mondo. (…)
. Si tratta indubbiamente di un pensiero conservatore, il suo, ma soprattutto di un pensiero antiideologico e questo lo rende nuovo e a suo modo attraente, in un mondo in cui le ideologie dilagano e raggiungono vette mai viste, come quelle di permettere a dei minorenni di decidere della propria appartenenza sessuale, affrontando percorsi irreversibili: agli stessi minorenni cui la legge impedisce non solo di votare, ma anche di guidare l’auto o di assumersi qualunque responsabilità legale. (…)
. E’ un libro che merita di essere preso sul serio e discusso, con pazienza e, ripeto, rispetto. Vedendo il furore e l’odio che sta suscitando viene spontaneo un dubbio: non sarà che fa paura, davvero paura? (…)
. Ci voleva un generale della Folgore, che ha saputo tenere a bada l’Isis, per dire queste cose che pensano tanti e tanti senza essere omofobi e razzisti, ma solo spaventati da cambiamenti di difficile comprensione? (…)
. Vannacci ha anche rischiato il suo posto nell’esercito e la sua carriera ne ha sofferto quando ha denunciato che i suoi soldati si ammalavano per i proiettili all’uranio impoverito. Una cosa che era meglio non dire, che tanti interessi sconsigliavano di dire, ma che lui ha continuato a denunciare.
Da un’intervista dell’ex-ministro della Difesa italiano (2018-19) Elisabetta Trenta a ‘La Verità’ del 28 agosto 2023 (intervista a cura di Federico Novella)
D: Esiste un problema di opportunità rispetto alle frasi pubblicate da Vannacci? Parliamo pur sempre di un rappresentante delle istituzioni.
R: L’opportunità non è sanzionabile e comunque sarebbe bastato avviare un’indagine interna per stabilire se le frasi di Vannacci fossero contrarie ai principi istituzionali. In base a ciò che leggo, non lo sono.
D: Ha conosciuto personalmente Vannacci?
R: Sì, l’ho incontrato in veste di ministro della Difesa, in occasione della sua denuncia sugli effetti dell’uranio impoverito sui nostri militari in zone di guerra. Mi sono occupata a lungo della questione. E’ sempre stato un tema drammatico, che ancora oggi resta irrisolto: una pagina vergognosa per la Difesa.
D: Vannacci viene punito oggi per le sue vecchie denunce sull’uranio?
R: L’ho pensato, è una delle ipotesi possibili.
D: C’è stata una copertura politica sugli errori legati all’uranio impoverito?
R: Diversi ministri della Difesa prima di me hanno negato il problema. E sono stati smentiti dai fatti. (…) Quel che è certo è che nessun ministro prima di me ha mai voluto occuparsi veramente della questione. C’è sempre stato un tentativo di negare e giustificare, anche attraverso indagini male amministrate.