TERRASANTA/PAPA, PAROLIN, MORLACCHI – ARMENIA, ARTSAKH/PAPA – POLONIA - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 17 ottobre 2023
La Via Crucis della Terrasanta dopo il feroce attacco di Hanas a Israele e la dura reazione (ancora in fase di esecuzione) dello Stato ebraico. Gli interventi del Papa e del cardinale Pietro Parolin. Una seconda lettera di don Morlacchi da Gerusalemme, Il dramma degli armeni esuli dal Nagorno-Karabakh/Artsakh ricordato dal Papa in tre occasioni. Polonia: le minacce dell’Ue e i soldi della galassia Soros hanno la meglio. Previsti tempi difficili per la Chiesa cattolica.
Nel momento in cui scriviamo, in questo pomeriggio cupo e piovoso del 16 ottobre 2023 (ottantesimo anniversario della razzia nazista – con l’aiuto di funzionari fascisti – nel Ghetto di Roma e in altri quartieri), la situazione in Terrasanta resta dominata da ombre di morte a seguito della carneficina voluta da Hamas il 7 ottobre scorso. Prosegue da una parte la reazione aerea israeliana (in attesa dell’offensiva terrestre) contro le postazioni di Hamas (che detiene circa 200 ostaggi) nel nord della Striscia di Gaza e l’esodo da Gaza City verso sud di decine di migliaia di abitanti, dall’altra si infittiscono le schermaglie tra gli Hezbollah libanesi e l’esercito di Israele (ma il primo ministro libanese uscente Mikati ha dichiarato di voler tener lontano il Libano dalla guerra). Esiste per Gaza anche il rischio reale di una catastrofe umanitaria. Intanto il mondo cattolico si prepara alla giornata di digiuno e preghiera per la Terrasanta - promossa originariamente dai capi delle Chiese cristiani di Terrasanta (con il presidente, il cardinale patriarca Pierbattista Pizzaballa) e fatta propria da molti organismi ecclesiali – fissata per martedì 17 ottobre 2023.
In relazione a quanto sta accadendo riproponiamo le dichiarazioni del Papa, una parte sostanziosa di quelle del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e ampi stralci di una seconda lettera da Gerusalemme, scritta venerdì 13 ottobre da don Filippo Morlacchi.
Papa 1/Dopo-Angelus dell’8 ottobre 2023: Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente, provocando centinaia di morti e feriti. Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina!
Papa 2 / Udienza generale dell’11 ottobre 2023: Continuo a seguire con lacrime e apprensione quanto sta succedendo in Israele e Palestina: tante persone uccise, altre ferite. Prego per quelle famiglie che hanno visto trasformare un giorno di festa in un giorno di lutto e chiedo che gli ostaggi vengano subito rilasciati. È diritto di chi è attaccato difendersi, ma sono molto preoccupato per l’assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti. Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al conflitto tra Israeliani e Palestinesi, ma alimentano l’odio, la violenza, la vendetta, e fanno solo soffrire gli uni e gli altri. Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra, ma di pace, di una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità.
Papa 3 / Dopo Angelus del 15 ottobre 2023: Continuo a seguire con tanto dolore quanto accade in Israele e in Palestina. Ripenso ai tanti…, in particolare ai piccoli e agli anziani. Rinnovo l’appello per la liberazione degli ostaggi e chiedo con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto. Si rispetti il diritto umanitario, soprattutto a Gaza, dov’è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione. Fratelli e sorelle, già sono morti moltissimi. Per favore, non si versi altro sangue innocente, né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo! Basta! Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre!
La preghiera è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra. Invito tutti i credenti ad unirsi alla Chiesa in Terra Santa e a dedicare martedì prossimo, il 17 ottobre, alla preghiera e al digiuno. E adesso preghiamo la Madonna . Ave Maria…
Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, da un’intervista ai media vaticani, 13 ottobre 2023:
. L’attacco terroristico compiuto da Hamas e da altre milizie sabato scorso contro migliaia di israeliani che stavano per celebrare il giorno della Simchat Torah, a conclusione della settimana della festa di Sukkot, è disumano. La Santa Sede esprime totale e ferma condanna. Inoltre, siamo in ansia per gli uomini, donne, bambini e anziani che sono tenuti in ostaggio a Gaza. Esprimiamo vicinanza alle famiglie colpite, la cui stragrande maggioranza sono ebree, preghiamo per loro, per quanti sono ancora sotto choc, per i feriti. È necessario recuperare il senso della ragione, abbandonare la logica cieca dell’odio e rifiutare la violenza come soluzione. È diritto di chi è attaccato difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità. Non so che margine di dialogo ci possa essere tra Israele e la milizia di Hamas, ma, se ci fosse e speriamo che ci sia, lo si dovrebbe percorrere subito e senza indugio. Questo per evitare altro spargimento di sangue, come sta avvenendo a Gaza, dove ci sono molte vittime civili innocenti a seguito degli attacchi dell’esercito israeliano.
. La pace non può che fondarsi sulla giustizia. I latini amavano dire: “Opus iustitiae pax”, non ci può essere pace fra gli uomini senza giustizia. A me sembra che la maggiore giustizia possibile in Terrasanta sia la soluzione di due Stati, che permetterebbe a Palestinesi ed Israeliani di vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza, venendo incontro alle aspirazioni di gran parte di essi. Questa soluzione, che è prevista dalla Comunità internazionale, ultimamente è sembrata ad alcuni, sia da una parte che dall’altra, non più realizzabile. Per altri non lo è mai stata. La Santa Sede è convinta del contrario e continua a sostenerla. Adesso, però, cosa è giusto? È giusto che gli ostaggi vengano riconsegnati subito, anche quelli che Hamas detiene dagli scorsi conflitti: in questo senso rinnovo con forza il vibrante appello lanciato e ripetuto dal Santo Padre Francesco in questi giorni. È giusto che nella legittima difesa Israele non metta in pericolo i civili palestinesi che vivono a Gaza. È giusto, indispensabile direi, che in questo conflitto – come in ogni altro – il diritto umanitario sia pienamente rispettato.
. Sì, la liberazione degli ostaggi israeliani e la protezione della vita degli innocenti a Gaza sono il cuore del problema creatosi con l’attacco di Hamas e la risposta dell’esercito israeliano. Sono al centro delle preoccupazioni di tutti noi, del Papa e dell’intera Comunità internazionale. La Santa Sede è pronta a qualsiasi mediazione necessaria, come sempre. Intanto cerca di parlare con le istanze i cui canali sono già aperti. Qualsiasi mediazione per far cessare il conflitto deve tuttavia tener conto di una serie di elementi che rendono la questione molto complessa ed articolata, come la questione degli insediamenti israeliani, della sicurezza e il nodo della città di Gerusalemme. Una soluzione si può trovare nel dialogo diretto fra Palestinesi ed Israeliani, incoraggiato e sostenuto dalla Comunità internazionale, anche se ora sarà tutto più difficile.
. Nessuno può pensare né la Palestina né Israele senza la presenza cristiana, che è lì fin dagli inizi e sarà lì per sempre. Preghiamo per gli israeliani, preghiamo per i palestinesi, preghiamo per i cristiani, gli ebrei e i musulmani: “Chiedete pace per Gerusalemme … Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: Su di te sia pace! Per la casa del Signore nostro Dio chiederò per te il bene” (Salmo 122).
. Da una seconda lettera da Gerusalemme di don Filippo Morlacchi, scritta il 13 ottobre 2023 (per la prima vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1158-zuppi-a-sant-ippolito-don-morlacchi-da-gerusalemme-casarini.html )
. Sono a casa, a cento metri scarsi dalla porta di Damasco. Ieri sera mentre cenavo ho sentito un furore di sirene e massicci movimenti di militari e poliziotti. Mi sono affacciato, e ho visto decine di uomini e donne con le armi puntate verso qualunque cosa si muovesse. Ho intuito che c’era stato un attentato nei pressi. E infatti davanti alla porta di Erode – cinquecento metri da casa – un palestinese con una rudimentale arma da fuoco aveva aggredito i poliziotti all’uscita del commissariato locale, ferendone due, prima di essere a sua volta crivellato di colpi. La chiazza del suo sangue, stamattina, è ancora là per terra. Ma temo che quel sangue sia meno di una goccia, rispetto a quello che sta per essere versato, copiosamente, altrove. In risposta al brutale, violento, osceno, inumano assalto di sabato scorso, che ha visto barbaramente trucidati oltre mille innocenti civili ebrei, Israele ha dichiarato una guerra senza limiti ad Hamas. Da alcuni giorni i bombardamenti su Gaza non sono più effettuati “con precisione chirurgica”, cioè cercando di ridurre il “danno collaterale” (la morte dei civili innocenti), ma sono finalizzati – è lo stesso esercito israeliano a dichiararlo – alla distruzione di Hamas, “costi quel che costi”.
. Cari fratelli ebrei, mi rivolgo in primo luogo a voi. Ricordatevi la “legge del taglione”, scritta nella Torah, la vostra legge: “occhio per occhio, dente per dente… bruciatura per bruciatura, ferita per ferita” (Es 21,24s). Sì, è vero noi cristiani siamo quelli che “porgono l’altra guancia” (cfr Mt 5,39), e voi no: lo sappiamo. È stato il nostro maestro – era vostro, però! – ad averci insegnato ad andare oltre, a perdonare fino a “settanta volte sette” (cfr Mt 18,21). Ma voi, voi che non accettate l’insegnamento del perdono cristiano, rispettate almeno la legge del taglione: uno a uno, non di più. Non ritornate alla violenza brutale di Lamec: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette” (Gen 4,23s). Avete diritto di difendervi, nessuno può negarlo: ma non fatelo in maniera sproporzionata ed eccessiva, sterminando decine di migliaia di innocenti per raggiungere i terroristi nemici. Ricordatevi di Abramo, vostro padre: “Abramo si avvicinò (al Signore) e gli disse: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio…” (Gen 18,23-25). È la Torah, la vostra legge che lo insegna. Ascoltatela! “Ascolta, Israele!...”.
. E voi, musulmani, seguaci del Profeta, che pure siete nostri fratelli: perché continuate a praticare la violenza in nome di Dio? Perché molti di voi non vogliono riconoscere il sacrosanto diritto all’esistenza dello Stato di Israele? Perché invece di lottare audacemente con gli strumenti della diplomazia e della ragione per difendere il vostro diritto – altrettanto sacrosanto – ad un’esistenza serena e pacifica in Palestina, vi siete accaniti brutalmente contro vittime innocenti, alimentando la spirale del terrore e dell’orrore? Possibile che l’unico modo di promuovere la vostra causa sia l’attentato, l’omicidio, la violenza cieca, e adesso anche una violenza efferata e deliberatamente rivolta a singole persone innocenti? Così anche una giusta causa viene difesa in modo sbagliato e diventa ingiusta! Perché, delle vostre Sacre Scritture, ritenete solo i versetti che inneggiano alla guerra, e non quelli che esprimono il desiderio di pace, che pure sono presenti nel Corano? E soprattutto: perché non ascoltate la voce di tanti di voi, la gente semplice del popolo che, pur soffrendo, non vuole odio e vendetta, ma solo pace e giustizia? Questi sono i pensieri che mi agitano la mente e il cuore (…) C
. Come Abramo, “saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rm 4,18) spero che il terrore degli abitanti di Gaza, impotenti dinanzi alle bombe e ai carrarmati, non diventi presto il flebile lamento dei superstiti, se ce ne saranno. Signore, pietà. Già troppi fratelli ebrei hanno sperimentato l’insensata e tragica routine della morte: violenza e rumore di armi; poi grida e terrore; poi silenzio agghiacciante; poi gemiti e pianto disperato. E così pure tanti, troppi fratelli arabi, a Gaza e altrove: esplosioni, urla, silenzio e pianto. La spirale della morte è identica ovunque, e va fermata. Basta. La gente vuole solo vivere in pace. Domine, dona nobis pacem.
IL PAPA SULL’OCCUPAZIONE DA PARTE DELLE TRUPPE AZERE DEL NAGORNO KARABAKH/ARTSAKH E SULL’ESODO DEGLI ARMENI DALLA REGIONE
Il Nagorno Karabakh (Artsakh in armeno) è una regione caucasica contesa da ormai più di trent’anni tra Azerbajian e Armenia. La regione è (era, dopo gli ultimi, drammatici avvenimenti) abitata in prevalenza da armeni – e dunque cristiani - che ne avevano proclamato l’indipendenza nel 1991 dopo la dissoluzione dell’Urss e una prima guerra tra Azerbaijan e Armenia. Sono stati decenni di continui contrasti sfociati in guerre vere e proprie anche se di breve durata: di rilievo quanto accadde nel novembre 2022 quando le truppe azere bloccarono l’unico corridoio di collegamento tra i due Stati, con conseguenze molto pesanti sulla vita quotidiana degli armeni dell’Artsakh. La Comunità internazionale non ha dato fin qui prova di incisività nel garantire protezione alla popolazione autoctona (l’impegno della Russia, nazione ‘protettrice’, è oggi molto labile). Del resto l’Azerbaijan – che ha come capitale la nota Baku ed è ‘protetto’ dalla Turchia - nel contesto geopolitico conta molto di più dell’Armenia, possedendo immensi giacimenti petroliferi. E’ anche per questo che Baku ha buoni rapporti con molte altre capitali, Roma compresa (con l’Italia ha stretto recentemente anche un accordo di tipo militare). Papa Francesco ha visitato l’Azerbaijan il 2 ottobre 2016, in coda al viaggio apostolico in Georgia (in Armenia era stato dal 24 al 26 giugno precedenti).
Il 19 settembre 2023 l’Azerbaijan con un’offensiva –lampo ha occupato militarmente l’Artsakh, i cui abitanti sono quasi tutti sfollati (una vera Via Crucis) in Armenia, dove vivono una difficile quotidianità per mancanza di mezzi di sussistenza. Dalle notizie filtrate dall’Artsakh gli occupanti, musulmani, si stanno dando molto da fare per cancellare ogni presenza cristiana (anche di arte e di preghiera) dalla regione, ricca di monasteri.
Sull’argomento papa Francesco è intervenuto tre volte nelle ultime settimane, anche se con una prudenza diplomatica da varie parti ritenuta eccessiva, come se avesse paura di urtare il mondo musulmano.
Papa 1/ Udienza generale del 20 settembre 2023: Ieri mi sono giunte notizie preoccupanti dal Nagorno Karabakh, nel Caucaso Meridionale, dove la già critica situazione umanitaria è ora aggravata da ulteriori scontri armati. Rivolgo il mio appello accorato a tutte le parti in causa e alla Comunità internazionale, affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone e il rispetto della dignità umana.
Papa 2/ Dopo Angelus del primo ottobre 2023: Seguo in questi giorni la drammatica situazione degli sfollati del Nagorno-Karabakh. Rinnovo il mio appello al dialogo tra l’Azerbaigian e l’Armenia, auspicando che i colloqui tra le parti, con il sostegno della Comunità internazionale, favoriscano un accordo duraturo che ponga fine alla crisi umanitaria. Assicuro la mia preghiera per le vittime dell’esplosione di un deposito di carburante avvenuta nei pressi della città di Stepanakert (NdR: capitale dell’Artsakh, 55 mila abitanti, ora deserta)
Papa 3/ Dopo Angelus del 15 ottobre 2023: Non è venuta meno la mia preoccupazione per la crisi nel Nagorno-Karabakh. Oltre che per la situazione umanitaria degli sfollati - che è grave -, vorrei rivolgere anche un particolare appello in favore della protezione dei Monasteri e dei luoghi di culto della regione. Auspico che a partire dalle Autorità e da tutti gli abitanti possano essere rispettati e tutelati come parte della cultura locale, espressioni di fede e segno di una fraternità che rende capaci di vivere insieme nelle differenze.
VOTO IN POLONIA: TEMPI DURI PER LA CHIESA CATTOLICA E UN AVVERTIMENTO PER GIORGIA MELONI
Brevi riflessioni sul voto di domenica 15 ottobre 2023 in Polonia.
. La vittoria della variopinta coalizione cosiddetta liberalconservatrice, sedicente democristiana, socialista ed europeista (a suo modo) è chiara.
. Hanno pesato indubbiamente le minacce dell’Ue (che vede alla guida della Commissione la von der Leyen, sedicente democristiana e del Parlamento la Metsola, altra sedicente denocristiana). E hanno pesato i massicci finanziamenti a media e associazioni di categoria della galassia di Soros, abortista, arcobaleno, totalitaria nell’educazione pubblica.
. L’esito del voto riduce il peso del fronte interno critico verso le politiche arcobaleno, abortiste, educative, verdi dell’Unione. Già c’era stata a fine luglio la mancata vittoria in seggi parlamentari del centrodestra spagnolo. Ora c’è da scommettere che, almeno fino alle prossime elezioni europee della primavera 2024 il pressing sull’Ungheria diverrà asfissiante.
. L’esito del voto costituisce anche un avvertimento per il Governo Meloni: attenti che noi – che abbiamo grandi mezzi di pressione, compresi quelli finanziari – possiamo rendervi la vita molto difficile. Speriamo che Giorgia Meloni e la coalizione di governo sappiano resistere e non si impauriscano fino a inginocchiarsi ai prevedibili diktat di Bruxelles.
. L’esito del voto prospetta tempi difficili per la Chiesa cattolica polacca, considerato che nel nuovo governo – che nasce anche sull’onda di un vero e proprio astio anti-cattolico - i laicisti avranno un peso rilevante.
P.S. Giovedì sera 12 ottobre 2023 - alla vigilia del voto politico nazionale e referendario sulla redistribuzione dei migranti come voluto dall’Ue - la televisione di Stato polacca 1 (Tvpl1) ha trasmesso un documentario di 50 minuti della serie Migranci (Migranti) sulla situazione italiana. Insieme con altri (un rappresentante di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e anche ad esempio Massimiliano Signifredi della Comunità di Sant’Egidio) abbiamo espresso le nostre opinioni in materia, intervistati da Magdalena Wolińska Riedi. Abbiamo insistito sull’urgente necessità di aiutare in modo mirato lo sviluppo degli Stati africani di per sé ricchi di risorse (come è noto, buona parte dei finanziamenti erogati va a finire nelle tasche delle classi dirigenti), di contrastare la favoletta dell’Europa come Eldorado e di impedire viaggi per mare in ogni caso pericolosi bloccandoli alla partenza.