RUSSIA/UCRAINA: SPUNTI DI RIFLESSIONE DAL MENSILE ‘DOMINO’ (CON PREMESSA) - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 25 marzo 2024
Nonostante il feroce attentato di Mosca del tardo pomeriggio di venerdì 22 ottobre, conserva tutta la sua attualità il numero della rivista geopolitica ‘Domino’ uscito proprio in quelle ore e dedicato alla ‘questione russa’. Ne offriamo qualche sapore, sperando di incrementare la conoscenza di un tema tanto complesso quanto importante per l’avvenire non solo dell’Europa. Non riducibile alle parole d’ordine del politicamente corretto.
PREMESSA: LA SUPPLICA CONTINUA DI PAPA FRANCESCO PER LA PACE E CONTRO L’ORRORE DELLA GUERRA IN TERRASANTA E IN UCRAINA
Papa Francesco, udienza generale del 20 marzo 2024: A San Giuseppe raccomandiamo anche le popolazioni della martoriata Ucraina e della Terra Santa – la Palestina, Israele –, che tanto soffrono l’orrore della guerra. E non dimentichiamo mai: la guerra sempre è una sconfitta. Non si può andare avanti in guerra. Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo.
Papa Francesco, Angelus della Domenica delle Palme, 24 marzo 2024: Assicuro la mia preghiera per le vittime del vile attentato terroristico compiuto l’altra sera a Mosca. Il Signore le accolga nella sua pace e conforti le loro famiglie. Egli converta i cuori di quanti progettano, organizzano e attuano queste azioni disumane, che offendono Dio, il quale ha comandato: «Non ucciderai» (Es 20,13). (…)
Cari fratelli e sorelle, Gesù è entrato in Gerusalemme come Re umile e pacifico: apriamo a Lui i nostri cuori! Solo Lui ci può liberare dall’inimicizia, dall’odio, dalla violenza, perché Lui è la misericordia e il perdono dei peccati. Preghiamo per tutti i fratelli e le sorelle che soffrono a causa della guerra; in modo speciale penso alla martoriata Ucraina, dove tantissima gente si trova senza elettricità a causa degli intensi attacchi contro le infrastrutture che, oltre a causare morti e sofferenze, comportano il rischio di una catastrofe umanitaria di ancora più ampie dimensioni. Per favore, non dimentichiamo la martoriata Ucraina! E pensiamo a Gaza, che soffre tanto, e a tanti altri luoghi di guerra.
Ed ora ci rivolgiamo in preghiera alla Vergine Maria: impariamo da Lei a stare vicino a Gesù nei giorni della Settimana Santa, per arrivare alla gioia della Risurrezione.
UN NUMERO DI DOMINO DA ASSAPORARE SU RUSSIA E DINTORNI
Nelle stesse ore in cui quattro uomini armati hanno fatto irruzione in una sala-concerti a 20 km da Mosca sparando all’impazzata e provocando morte e distruzione (fin qui circa 140 i cadaveri ritrovati) abbiamo trovato in edicola l’ultimo numero fresco di tempo della rivista di geopolitica Domino, dedicato alla “questione russa”. E’ un mensile – edito da Enrico Mentana e diretto da Dario Fabbri - di cui Rossoporpora.org ha già riferito a proposito di asserite analogie tra Hamas e Hezbollah (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1167-al-azhar-e-fratellanza-libano-hezbollah-e-hamas-l-ungheria-onora-giuseppe-rusconi.html ). Qualcuno potrebbe pensare che, dopo quanto successo al Crocus City Hall di Krasnogorsk (con indubbi effetti emotivi sul popolo russo) il numero monografico di Domino sia ormai obsoleto. Non sembra questo il caso, dato che contiene analisi di psiche e comportamenti russi che vanno ben al di là di un episodio pur tragico i cui autori sono ancora controversi, pur se molto lascia credere a un atto terroristico dello Stato islamico (in guerra con la Russia almeno su tre fronti sensibili: Afghanistan, Siria e parte dell’Africa) e poco a un’azione criminale ucraina (pur se anche quella parte non può rivendicare una verginità di comportamenti in quel campo).
Perciò pare utile offrire a chi ci legge qualcuno dei tanti spunti di riflessione contenuti nel numero, che – rileva nell’editoriale Dario Fabbri – “vuol fotografare i russi senza incanti”. Tre i capitoli in cui si suddividono le oltre 130 pagine (agili, arricchite da mappe molto chiare e dunque incisive di Luca Mazzali): “Profondo russo”, “La nuova cortina” (con contributi molto interessanti su Washington e l’Ucraina e sui rapporti con la Serbia), “L’Orso tra americani e cinesi” (segnaliamo i testi su America e Europa e “Tra Terrasanta e speranza”). Il tutto introdotto da una considerazione già di per sé molto significativa: “Più antica di Putin, la Russia resta imperiale. Conviene studiarla. Per capire il nostro tempo”. Quattordici i temi affrontati con autori diversi, in genere analisti geopolitici con radici storiche.
Con la riproduzione di alcuni passi tratti da vari contributi non si pretende certo di dare una lettura esaustiva dei contenuti del numero di Domino, ma di stimolare l’attenzione su aspetti spesso trascurati nel dibattito pubblico in corso su Russia e Ucraina, in cui non raramente latita l’approfondimento, sostituito dall’irreggimentazione con l’elmetto dietro parole d’ordine belliche, demonizzazioni per palati grossi, azzardi non solo inquietanti ma criminali per il futuro d’Europa.
. Russi e Putin (Pietro Figuera): La predilezione della maggioranza dei russi verso Putin – in molti casi, affezione, non è in discussione, specie nel raffronto coni suoi deboli concorrenti. Né può essere messo in dubbio l’attaccamento di una grossa fetta dell’elettorato alle idee di cui Vladimir Vladimirovič si è fatto (non a caso) interprete, in politica interna e soprattutto estera. Le sole riserve che possono essere manifestate riguardano la durata e la robustezza di un consenso apparentemente così granitico. E sono naturalmente legate agli sviluppi della guerra d’Ucraina. Niente, comunque, che possa reamente impensierire il Cremlino nel breve periodo.
. Russi e guerra in Ucraina (Pietro Figuera): Ma cosa pensano (…) i russi della guerra? La domanda non è peregrina, nonostante la diffusa percezione di impotenza dinnanzi alle grandi sorti del conflitto. (…) Lo choc dei primi mesi non ha investito soltanto la nostra parte del continente, ma ha colpito in egual (se non maggiore) misura proprio i cittadini della Federazione. La fuga dei risparmi dalle banche russe, se non quella fisica dal proprio Paese, non è stata solo una narrazione giornalistica dell’Occidente.
Ciò che però generalmente qui non si è raccontato, è stato il fatto (solo in apparenza contraddittorio) che il tasso di approvazione per Putin sia contestualmente salito alle stelle – anche più del 2014, in corrispondenza dell’annessione della Crimea. Nonché il rientro dei capitali frettolosamente prelevati: certamente grazie al rialzo dei tassi d’interesse, ma anche per la più generale stabilizzazione macroeconomica orchestrata dalla Banca Centrale moscovita. Il tutto nell’arco della sola primavera del 2022. Dopodiché nessuna particolare fluttuazione sembra aver interessato il consenso verso la guerra o il presidente russo (due linee sempre più o meno parallele).
. Guerra ‘esistenziale’ (Pietro Figuera): L’idea di combattere una guerra ‘esistenziale’ (termine molto spesso ripetuto sugli organi di stampa russi) non è diffusa soltanto tra le fasce meno istruite della popolazione, come qui ci piacerebbe credere. Finché prevarrà, e non ci sono motivi per credere che smetterà di farlo, tenderà a sovrastare qualsiasi altra convinzione di carattere pratico, economico, ma anche morale. D’altra parte la moderata crescita delle opinioni favorevoli alla pace è da leggersi in termini umanitari, talvolta opportunistici, ma globalmente non come una vera stanchezza per i sacrifici finora compiuti sul campo. E certamente non come una critica al regime, o alla paura di un imminente impoverimento – istanze che semmai trovano più seguaci in Europa occidentale.
. Consenso per la guerra in Ucraina (Elena Tagliaferri): All’avviarsi del terzo anno l’approvazione dell’Operazione militare speciale rimane superiore al 70%. E ciò nonostante l’aumento dei sostenitori del negoziato. Strano fenomeno, traducibile più o meno in questi termini: sosteniamo l’Operazione, perché siamo stati attaccati e dobbiamo difenderci, perché chi l’ha intrapresa ne sa più di noi, ma che si arrivi a una vittoria in fretta.
. Il tema dell’economia (Elena Tagliaferri): Il discorso pubblico russo nel 2023 si è riorientato verso dinamiche socioeconomiche interne. Riportare i russi (almeno apparentemente) alla normalità, per distrarli da quanto accade al fronte, ma pure perché è questo che i rissi chiedono. (Gli eventi in Ucraina sono) seguiti attentamente, secondo i sondaggi, solo dal 20% della popolazione. Il restante 80%, distratto, abbassa ulteriormente le difese immunitarie nei confronti della propaganda di guerra e allo stesso tempo si concentra sulla vita quotidiana e sulle sfide che essa ancora pone a molti russi. Cui il Cremlino ha risposto con sussidi statali, con l’indicizzazione di salari e pensioni, con l’erogazione di (considerevoli) stipendi ai soldati e sostegno economico alle famiglie. Obiettivo: una (maggiore) stabilità socioeconomica per creare una parvenza di normalità. Al di là delle motivazioni, mossa apprezzata dalla maggior parte dei russi che definisce il 2023 un anno migliore del precedente.
. Naval’nyj (Elena Tagliaferri): Per i più Naval’nyj non è mai stato un ‘eroe del popolo’. (...) Molti faticavano anche a percepirlo pienamente come un “politico”, non avendo ricevuto il battesimo attraverso i media di Stato tradizionali. (…) Come avvenuto con l’avvelenamento, è lecito aspettarsi che nonostante l’indignazione e le proteste di alcuni, e la pietà umana dei molti per il tragico destino dell’individuo, la maggior parte dei russi abbracci convintamente l’interpretazione ‘ufficiale’ della morte di Naval’nyj, perché in linea con il proprio sentimento. Specie sullo sfondo di un arroccamento bellico che la profonda frattura con l’Occidente.
. Natalità e pedagogia per sopravvivere (Elia Morelli): (15 gennaio 2020, Putin davanti all’Assemblea federale affermò: “Il futuro e la prospettiva storica della Russia dipendono da quanti siamo, da quanti bambini nasceranno nelle famiglie russe tra uno, cinque o dieci anni, dall’educazione di questi bambini, da che tipo di persone diventeranno e da cosa faranno per il Paese, nonché dai valori che sceglieranno come pilastro della loro vita”): Il fattore umano è l’elemento determinante per la sopravvivenza di una comunità. Incidere sulla sua parabola è esercizio dall’enorme portato strategico. (…) La fine del regime sovietico coincise con l’inizio di una inesorabile depressione demografica. (…) Dal 1987 al 1999 la quantità di neonati in Russia diminuì drasticamente, passando da 2,5 a 1,2 milioni. Il tasso di natalità declinò vertiginosamente (: da una media di 2,63 figli per donna nel 1958, a 1,89 nel 1990, fino a 1,34 nel 2004, …) Obbligata a cambiar rotta per contrastare il declino della popolazione, la dirigenza moscovita pianificò interventi mirati. L’avvento di Vladimir Putin alla guida del Paese contribuì a rivitalizzare la comunità nazionale, con il Cremlino impegnato a investire ingenti risorse nell’attuazione di un programma decisamente pronatalista. Implementato in maniera decisiva negli ultimi anni per fronteggiare una crisi acuitasi sensibilmente a causa dell’epidemia di Covid-19 e del conflitto in Ucraina. (…) Notevole l’effetto prodotto da tali misure. Tra il 2018 e il 2022, nonostante il tasso di povertà attorno al 9%, le famiglie numerose erano aumentate del 26,8%.
. Una sfida non solo economica (Elia Morelli): Le sfide poste dall’oscillante andamento demografico non potranno essere superate solamente tramite massicci sussidi economici. Di fronte all’individualismo materialista di una società estremamente liquida e atomizzata, secondo Putin è di fondamentale importanza riscoprire i veri punti di riferimento nella vita di una persona quali “l’amore, la fiducia e una solida base morale”, valori imprescindibili “su cui si fondano la famiglia e la nascita di un figlio”.
. Gloria e ambizioni (Elia Morelli): Se i russi vivono di gloria, Putin ne incarna le ambizioni più recondite, conquistandone il cuore e la mente tramite politiche centrate sul potenziamento della demografia e della pedagogia: pietre miliari su cui fondare e plasmare una Russia pronta a tornare agli antichi fasti imperiali.