AMICI DI FRANCESCO: ANNO DELLA MISERICORDIA? IDEA GRANDIOSA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 aprile 2015
Lo ha detto lunedì 20 aprile il card. Kasper nel corso dell’incontro promosso dal ‘Cenacolo degli amici di papa Francesco’ – Per il card. Coccopalmerio l’Anno che verrà è frutto dell’intenzione del Papa di fare della misericordia il valore fondante del XXI secolo – Ricordato il Rabbino-capo Elio Toaff - Da domenica 12 aprile è attivo il sito dell’associazione www.eancheilpaparema.it – Intanto anche “Noi siamo Chiesa” ha presentato il suo documento per il Sinodo di ottobre.
Lunedì pomeriggio 20 aprile si è svolto presso il ‘Centro Russia ecumenica” a Borgo Pio l’incontro mensile del ‘Cenacolo degli amici di papa Francesco” (di cui si è riferito già in due occasioni in questa stessa rubrica). Tra gli animatori della serata – come ormai consueto - i cardinali ‘amici’ Walter Kasper e Francesco Coccopalmerio. Il porporato tedesco, riflettendo sulla bolla di indizione ‘Misericordiae vultus’, ha definito “grandiosa” l’idea di papa Francesco: “La misericordia sarà anche lo sfondo dei lavori sinodali” ma andrà ben oltre lo stesso Sinodo con una valenza per il mondo intero. Del resto “la misericordia è una mistica dagli occhi aperti che mette a fuoco i gravi problemi dell’umanità: la ricerca della pace, della giustizia, del dialogo ecumenico e interreligioso”. Anche per il cardinale Coccopalmerio l’Anno Santo dilaterà l’irradiazione della misericordia, che il Papa vorrebbe divenisse il valore fondante per l’uomo del XXI secolo.
Nel corso dell’incontro è stato salutato con favore il prossimo incontro di giugno tra Francesco i valdesi, che – ha detto il coordinatore del ‘Cenacolo’ Raffaele Luise e ha confermato il cardinale Kasper – mira in qualche modo a guarire le ferite della memoria, specie di quella originata dagli avvenimenti medievali. I valdesi hanno a che fare con il francescanesimo – ha rilevato Luise – e l’incontro previsto sarà anche un riconoscimento del valore della loro spiritualità.
KASPER: ELIO TOAFF HA SAPUTO RISCHIARE L’INIZIO DEL DIALOGO CON I CATTOLICI
L’altra sera è morto il quasi centenario Rabbino-capo emerito di Roma Elio Toaff, alla cui salma ieri mattina ha reso omaggio al Tempio Maggiore una folla commossa, prima dei funerali nella natia Livorno. Uno dei grandi protagonisti del ‘disgelo’ tra mondo ebraico e mondo cattolico non poteva non essere ricordato anche dagli ‘Amici di papa Francesco”. In particolare il cardinale Kasper ha definito la figura di Toaff come quella di chi, in tempi difficili, “ha saputo rischiare l’inizio del dialogo con i cattolici”.
Intanto, non a caso da domenica 12 aprile (festa della Divina Misericordia) è attivo il sito del ‘Cenacolo’, diretto da Raffaele Luise e coordinato dal teologo milanese e martiniano Marco Vergottini, con la collaborazione dell’intellettuale cattolico ‘di sinistra’ Raniero La Valle e della giornalista Vania De Luca. Gli ‘Amici’ si propongono di accompagnare con sostegno convinto, pacatezza argomentativa, senza toni estremisti sia l’Anno della Misericordia che il prossimo Sinodo, su cui l’Anno stenderà – spera il ‘Cenacolo’ – il suo manto.
‘NOI SIAMO CHIESA’: OSSERVAZIONI E PROPOSTE PER IL SINODO DI OTTOBRE
Il tempo fugge e tra poco più di cinque mesi si darà avvio anche al secondo Sinodo dei vescovi sulla famiglia, quello ordinario. In Vaticano si stanno ormai vagliando le risposte giunte dal mondo cattolico (in primo luogo dalle Conferenze episcopali nazionali) al questionario intersinodale con le sue 46 domande fondate sostanzialmente su quanto era emerso nel primo Sinodo dell’ottobre scorso, contenute nella Relazione finale (Relatio Synodi). Da alcune conferenze episcopali nazionali (come quella francese o quella tedesca) sono già stati filtrati i primi dati sulle risposte ottenute, che ricalcano in buona parte le tesi ‘aperturiste’ già sostenute per il Sinodo di ottobre. Da un’intervista ad “Avvenire” del 16 aprile del direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia, don Paolo Gentili, è emerso che le risposte giunte alla Cei sono state numerosissime, al di là del previsto, con una forte crescita di quelle provenienti da singoli nuclei familiari. Più che sulla questione della pastorale per i divorziati risposati o per le persone omosessuali, le preoccupazioni principali sembrano derivare dal crollo dei matrimoni, dal basso tasso di natalità, dalla confusione esistente nella vita di relazione, dalla difficoltà di spiegare ai giovani il per sempre.
Anche il movimento ecclesiale “Noi siamo Chiesa”, come già fatto per il primo questionario dell’anno scorso, ha riflettuto sulle 46 domande nuove (più una introduttiva) e ne è nato un documento in cui rende note osservazioni e proposte in materia. Come è noto “Noi siamo Chiesa” è la filiazione italiana dell’originale Wir sind Kirche, nato nell’Austria ecclesialmente irrequieta del 1995 (‘caso Groer’, raccolta di firme con rivendicazioni ecclesialmente radicali) e scosso negli ultimi mesi da aspre polemiche interne sorte dopo la scomunica vaticana della presidente Martha Heizer (e di suo marito Gerd) per aver celebrato “messe” in casa senza la presenza di un sacerdote. Tali polemiche hanno portato a una scissione: Hans Peter Hunka, predecessore di Martha Heizer ha lasciato a marzo il movimento, che ha voluto – con una maggioranza superiore ai tre quarti – confermare la fiducia nella pedagogista tirolese scomunicata, cofondatrice dello stesso. Di Martha Heizer avevamo citato qualche affermazione significativa nell’articolo “Le speranze di Wir sind Kirche: qualcuna nel Sinodo, tante nel Papa”, apparso in questa stessa rubrica il 4 ottobre dell’anno scorso.
DUE PREMESSE
Nelle sue riflessioni in data 15 aprile e a firma del coordinatore nazionale Vittorio Bellavite, “Noi siamo Chiesa” critica dapprima la Cei, che persiste sostanzialmente “nella tradizione di nessuna trasparenza che i nostri vescovi ritengono utile affinché lo Spirito Santo possa manifestarsi senza occhi ed orecchie indiscrete che lo ascoltino”. Ciò a differenza di “gran parte degli altri Paesi”, da cui emerge che “per fortuna una nuova riflessione sul messaggio autentico dell’Evangelo sulla famiglia si sta facendo strada nella Chiesa universale”.
Un’altra osservazione riguarda la rappresentatività del Sinodo: “Noi siamo Chiesa” chiede la presenza di più donne, più coppie, più “esperti di umanità famigliare”, più rappresentanti di movimenti delle varie aree di esperienza e di sofferenza esistenti nell’universo cattolico”. E rileva qui che “un’assemblea di uomini celibi e anziani non si presenta in partenza come la più capace di capire al meglio le questioni in discussione”. “Noi siamo Chiesa” internazionale aveva l’anno scorso avanzato tale proposta ed anche a gennaio 2015 quindici associazioni statunitensi l’avevano reiterata, senza però avere risposta.
TRE PUNTI DA APPROFONDIRE
“Noi siamo Chiesa” evidenzia poi tre punti di cui il primo Sinodo non si sarebbe occupato per niente o troppo poco. Il primo riguarda “L’attenzione alle situazioni economiche e sociali che condizionano la famiglia (lavoro, casa, emigrazione…): dell’argomento si ritrova fuggevole traccia solo in due punti della Relatio Synodi. Rileva qui “Noi siamo Chiesa”: “Nonostante tante volontà positive di intervento diretto la Chiesa deve parlare di più di ciò e anche additare le responsabilità individuali e politiche. Non deve rifiutarsi a doverose autocritiche nel nostro Paese dove non esiste una vera politica familiare, nonostante la presenza determinante da decenni al governo nazionale e ai governi locali di cattolici dichiarati”.
Secondo punto: il Sinodo “si è ben poco occupato “ del “rapporto educativo tra genitori e figli” e “tra figli e genitori, fratelli e sorelle ed altri parenti”. Sarebbe necessario invece “definire un’etica della convivenza familiare in cui gli affetti, i contatti e le solidarietà abbiamo come riferimento l’Evangelo”. Del resto “chi ha pratica della pastorale quotidiana nelle nostre comunità cristiane sa quanta sia la rilevanza di queste situazioni”.
Terzo punto: “Una maggiore riflessione è necessaria su come la famiglia emerge dalla predicazione di Gesù e anche sulla stessa famiglia di Gesù come presentata negli Evangelii”, annota “Noi siamo Chiesa” rimarcando che “la famiglia e il matrimonio non sono al centro dell’Evangelo”. In ogni caso – è qui il passaggio significativo delle intenzioni di tale punto – “”il messaggio sulla famiglia che vi è contenuto non è interpretabile solo da chi vi vede principi e forme immutabili”; tanto che “si dovrebbe (…) avere perlomeno più prudenza nell’esprimere opinioni ultimative su ‘verità di fede’ contenute nel Vangelo che impedirebbero qualsiasi modifica della dottrina e della pastorale”.
TRE PROPOSTE DA CONCRETIZZARE
“Noi siamo Chiesa” conferma poi le sue proposte su altre tre questioni. Divorziati risposati: “La strada da percorrere, senza indugi o mediazioni pasticciate” è “quella di ammettere all’Eucaristia, dopo un percorso penitenziale qualora ce ne siano le condizioni, le coppie divorziate e risposate civilmente, ammettendo le loro nuove nozze in chiesa”. In particolare “il Sinodo dica che, per ogni divorziato risposato, debba valere il criterio della libertà di coscienza nel caso in cui egli desideri ricevere l’eucaristia, senza che ciò significhi alcuna censura, diretta o indiretta, da parte della comunità cristiana”.
Humanae vitae: è “stupefacente” che nel primo Sinodo e nelle domande del secondo questionario si “dia per acquisita la Humanae vitae”. Si dovrebbe invece “prendere atto della decadenza di questo magistero per assenza di receptio, fin dall’inizio, da parte del popolo di Dio”. Insomma, “se i vescovi non se la sentono ancora, dopo 46 ani, di riconoscere esplicitamente l’errore contenuto in questa enciclica, almeno passi la linea del silenzio, consistente nel non parlarne più a Roma e nelle Chiese locali”.
Questione dell’accoglienza per gli omosessuali: “Il passo indietro tra la Relatio post disceptationem (Relazione intermedia) e la conclusiva Relatio Synodi è stato evidente e deludente”, constata “Noi siamo Chiesa”. Tuttavia “ormai si è diffusa una opinione interna alla chiesa che pensa e dice altro”. Infatti “si è preso consapevolezza (…) che l’omosessualità è una variante prevista dalla natura, la quale non è né statica né univoca”. Perciò “le persone omosessuali sono fratelli e sorelle che possono stabilire rapporti di coppia che la comunità cristiana deve riconoscere e accettare”.
Conclude “Noi siamo Chiesa”: “Il clima di apertura del pontificato di Francesco dovrebbe portare il prossimo Sinodo, integrato nel modo che auspichiamo, a non avere paura di dare risposte nuove ed evangeliche nella dottrina e nella pastorale. Con l’aiuto dello Spirito Santo il Popolo di Dio potrà essere protagonista di una ripresa dello spirito del Concilio per la riforma della Chiesa su questioni centrali per la vita cristiana”.