MARCIA VITA/ JOHN-HENRY WESTEN: CANADA, TRUDEAU FINTO CATTOLICO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 12 maggio 2018
In vista della Marcia italiana per la vita, che si snoderà per il centro di Roma nel pomeriggio di sabato 19 maggio, abbiamo intervistato John-Henry Westen, canadese, co-fondatore e direttore del grande portale pro-life nordamericano ‘Lifesitenews’. In Canada la situazione peggiora continuamente, con un premier (Justin Trudeau) che pretende di essere cattolico ma in effetti nega nei comportamenti la dottrina sociale della Chiesa.
Manca ormai solo una settimana all’VIII edizione della Marcia nazionale per la vita, il consueto grande appuntamento dei pro-life italiani che sfileranno a Roma sabato 19 maggio, con ritrovo a piazza della Repubblica alle 14.30 e arrivo a piazza Madonna di Loreto (piazza Venezia), dove si ascolteranno diverse testimonianze. I temi della Marcia di quest’anno saranno principalmente due: i quarant’anni dalla promulgazione delle Legge 194 (che ha introdotto l’aborto legale in Italia) e le vicende che si sono vissute in questi ultimi mesi attorno alla vita del bambino inglese Alfie Evans e del quarantaduenne tetraplegico francese Vincent Lambert. Virginia Coda Nunziante, presidente della Marcia, ha già comunicato che la madre di Vincent Lambert parteciperà all’evento, che conta da sempre su una nutrita presenza internazionale.
La Marcia di Roma è preparata con cura ed è per i pro-life italiani “l’ appuntamento” annuale che riassume in sé le iniziative locali che si svolgono nel Paese nei dodici mesi. Non è dunque “un appuntamento” magari estemporaneo, che rischia di essere inteso come uno spot pubblicitario. In vista della Marcia in questo stesso sito www.rossoporpora.org sono già apparse le interviste a Virginia Coda Nunziante e a Alejandro Geyer, il coordinatore nazionale della ‘Marcha’ argentina che il 25 marzo ha raccolto quasi due milioni di partecipanti. Apprezzamento per la Marcia di Roma ha espresso in un’altra intervista Lorenzo Fontana, vice-segretario della Lega e vice-presidente della Camera dei Deputati. Alcune nostre considerazioni sulla natura della Marcia le abbiamo poi riversate nel commento “Dodici motivi per esserci”.
Oggi l’appuntamento è con John-Henry Westen, co-fondatore e direttore del grande portale nordamericano ‘Lifesitenews’, che sarà come sempre a Roma nei giorni della Marcia (preceduta e seguita da due convegni internazionali). A Westen - impegnato nel momento dell’intervista nella preparazione della Marcia per la vita annuale di Ottawa (si è svolta giovedì 10 maggio, con circa 25mila partecipanti) abbiamo chiesto notizie sugli aspetti e sugli sviluppi di una situazione, quella canadese, che sempre più emargina e punisce chi difende e promuove i principi della vita e della famiglia. Complice un primo ministro, Justin Trudeau, che pretende – ipse dixit - di essere un buon cattolico.
John-Henry Westen, in questi giorni Lei è molto impegnato nella preparazione della Marcia nazionale canadese della vita. Ci delinei le caratteristiche di questa Marcia che si svolge a Ottawa…
I partecipanti si aggirano attorno ai 25mila e molti tra loro sono giovani tra i 15 e i 25 anni. Per un giovane la Marcia è anche una grande occasione per constatare di persona quanti altri coetanei intendono lottare per il diritto alla vita. Un’occasione che rallegra e stimola a un sempre maggior impegno.
La Marcia è confessionale?
No, non è confessionale, sebbene i cattolici siano in larga maggioranza. Sono ben presenti anche altre confessioni e in tal senso è nutrita la partecipazione di membri delle Chiese ortodosse orientali…
Politici?
Ne sono sempre presenti di diverse forze politiche, anche se la maggioranza proviene certo dal partito conservatore.
E la Chiesa cattolica canadese? Leggo che ogni anno la Conferenza episcopale, attraverso il Comitato per la vita e la famiglia, emana un comunicato di robusto appoggio alla Marcia… quest’anno per esempio vi si legge tra l’altro: “Siamo all’inizio del cinquantesimo anno di vergognoso disprezzo in Canada del bene del nascituro” e “I promotori della ‘cultura della morte’ (…) impongono un nuovo ‘imperialismo culturale’ e praticano un ‘colonialismo ideologico’ moderno, così che gli appelli alla libertà di coscienza e di religione giungono sempre più alle orecchie di sordi”…
All’inizio i vescovi partecipanti erano molto pochi. Oggi circa 25 partecipano alle manifestazioni nell’intero Paese e di consueto una decina vengono personalmente alla Marcia di Ottawa.
IN CANADA E’ PERMESSO OGNI TIPO DI ABORTO
Qual è in Canada la situazione legislativa per quanto riguarda l’aborto?
Come è ben detto nel messaggio della Conferenza episcopale, siamo entrati nel cinquantesimo anno della legalizzazione dell’aborto. E poi è nel 1988 che la Corte Suprema dichiarò incostituzionali tutte le restrizioni esistenti in materia e ci lasciò senza legge, così che in Canada oggi è permesso ogni tipo di aborto, in ogni tempo e tutto grava sulla spesa pubblica.
Come convive il Paese con tale situazione?
Guardi un po’ Lei che cosa succede. L’attuale primo ministro, Justin Trudeau, ha incominciato a porre restrizioni significative a ogni ente canadese che mostra di non appoggiare l’aborto e i diritti lgbt. Lui stesso proclama di essere cattolico, come suo padre Pierre Trudeau che introdusse l’aborto in Canada. Justin Trudeau è considerato un buon cattolico e ha ricevuto la santa Comunione con gran pubblicità sulle prime pagine dei giornali. Questo stato di cose è deplorevole e mostra la degradazione della pratica religiosa nel Paese e una vera e propria distorsione di ciò che si pensa essere l’identità di un cattolico e di un cristiano. Perciò provoca molto turbamento la condizione del Canada, a dispetto del benessere e della considerazione da parte dell’opinione pubblica mondiale.
Si può ragionevolmente nutrire una speranza di cambiamento?
Da una prospettiva umana in Canada non c’è nessuna speranza di cambiare la situazione a proposito di aborto nei prossimi cinquant’anni. Però, confidando in un intervento dall’Alto in cui credo fermamente, voglio sperare di vedere la fine dell’aborto in Canada nel corso della mia vita terrena.
PER TUTTO L’ANNO IN CANADA CI SONO RESISTENZE E PROTESTE PRO-VITA
Ci sono state negli ultimi anni resistenze e proteste pubbliche nel Paese?
Da quando l’aborto è permesso ci sono sempre state resistenze e proteste consistenti in tutto il Paese. Ogni mese di ottobre migliaia di canadesi scendono in strada nelle loro città per formare catene umane per la vita e ogni mese di maggio ci si riunisce per la Marcia nazionale nella nostra capitale nazionale di Ottawa e anche nelle altre maggiori città. Inoltre nel resto dell’anno le proteste locali si susseguono e la presenza è numerosa nei quaranta giorni per la vita con testimonianze, preghiere e digiuni. Ciò di cui abbiamo bisogno di più sono le omelie in cui si parla dell’inferno dell’aborto, della fecondazione artificiale e dell’eutanasia.
In alcune regioni del Canada si sono introdotte limitazioni alla presenza anti-abortista davanti alle cliniche…
Queste restrizioni, che concernono i metri di distanza dall’entrata delle cliniche, sono un’invenzione dei favorevoli all’aborto per limitare il danno causato al loro business dalla presenza di anti-abortisti che cercano di convincere le donne a non entrare in clinica e dunque a non uccidere i loro figli. Si è parlato di violenza in Canada da parte degli anti-abortisti. Non è vero, tanto che i media canadesi hanno per mostrare tali presunti atti di violenza hanno dovuto mostrare video di fatti avvenuti negli Stati Uniti, fingendo che fossero avvenuti invece in Canada. Vere e proprie fake news!
PER IL PRIMO MINISTRO JUSTIN TRUDEAU, PRETESO CATTOLICO, L’ABORTO E I DIRITTI LGBT SONO COME SACRAMENTI
Ho letto che recentemente 87 religiosi hanno firmato un appello contro una norma che subordina al sostegno di politiche abortiste la concessione di sovvenzioni statali a chi offre un posto di lavoro durante l’estate a studenti…
Tale norma ha toccato molti enti e organizzazioni pro-vita e pro-famiglia. Il governo da anni incoraggia con successo il lavoro degli studenti durante l’estate e sovvenziona i datori di lavoro perché possano retribuirli. Ma il primo ministro Justin Trudeau ha voluto ora che gli enti che chiedono le sovvenzioni in tale contesto debbano sottoscrivere una dichiarazione pro-aborto e diritti lgbt. E’ un atto dispotico da parte di un primo ministro che si considera lui stesso un buon cattolico. La norma è già stata applicata per la prossima estate e il governo ha annunciato che vuole continuare in questa direzione, ampliandone la portata. Il rischio è serio e grave che, restringendo servizi sociali e sovvenzioni pubbliche a chi appoggia aborto e diritti lgbt omosessualità, siano puniti – analogamente a quanto successo per chi propone impieghi estivi agli studenti - anche gli enti che si occupano in genere di sanità e di assistenza agli anziani.
Da quanto detto si può arguire che la premiership di Justin Trudeau pesi molto nella progressiva trasformazione del Canada in uno Stato dal pensiero unico…
Justin Trudeau è un nuovo sostenitore della falsa religione dei nostri giorni: per lui aborto e diritti lgbt sono come dei sacramenti. E’ il prodotto perfetto di una malformazione nel sistema scolastico cattolico canadese. E’ nel contempo fortemente ecologista e fanatico dell’accoglienza, così che riecheggia molto bene la nostra gerarchia cattolica modernista.
Più in generale Lei pensa che incontri sempre maggiori difficoltà nel mondo in cui viviamo la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale?
Le difficoltà sono certo maggiori in Occidente, poiché da noi il benessere è diffuso e le sofferenze non le ricordiamo. Ci riteniamo autosufficienti e da tempo pensiamo di non aver più bisogno di Dio. Laddove Dio è abbandonato, è pure abbandonata la sua creazione con il rispetto per la vita. Nelle nazioni più povere, là dove regnano miserie guerra, il popolo naturalmente si volge a Dio e apprezza ancora la vita.
E’ stata benefica secondo Lei l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti?
Donald Trump fin qui ha già probabilmente fatto per i movimenti pro-life molto di più di quanto fatto da un presidente nella storia degli Stati Uniti. Grazie al suo incoraggiamento molti americani sono tornati a Dio e si sono convinti che è praticabile una politica di sostegno al diritto alla vita. Tali effetti della politica pro-life di Trump si possono constatare non solo negli Stati Uniti, ma dappertutto dove gli USA hanno una grande influenza.
Ancora qualche considerazione sul triste e tristo caso di Alfie Evans…
La vicenda di Alfie Evans è stata un tragico esempio di disprezzo per i diritti dei genitori, negati loro da uno Stato che si sente superiore, onnipotente. Lo Stato ha negato ai genitori di Alfie il diritto di portare il loro bambino all’estero per curarsi, a dispetto della disponibilità mostrata da alcuni ospedali non inglesi. Quello che è successo è stato una grande vergogna per la Gran Bretagna e dovrebbe almeno servire per renderci coscienti dei pericoli odierni derivati dall’ingerenza statuale nelle nostre vite, che lo Stato vuole controllare in tutti i dettagli. I diritti dei genitori devono essere difesi strenuamente, altrimenti la nostra civiltà è in pericolo. Prego che il piccolo Alfie possa intercedere per tutti i genitori in situazioni difficili. Con la sua intercessione e la tenacia dei genitori in ogni parte del mondo riusciremo a compiere la volontà di Dio.
LA MARCIA DI ROMA NON E’ SECONDA A NESSUN’ALTRA NEL MONDO
Concludiamo con un pensiero sulla Marcia di sabato 19 maggio a Roma…
Partecipare alla Marcia per la vita di Roma è sempre stato per me una grande gioia. Essa non è seconda a nessun’altra nel mondo. E’ una Marcia gioiosa che si focalizza sulla preghiera e sulle testimonianze anche di persone convertite che nutrono il nostro spirito. E’ anche una vera e propria Marcia internazionale. Vi partecipano leaders pro-life di ogni parte del il mondo per pregare e marciare tutto insieme, rendendo testimonianza alla vita.