MEMORIA LAMPEDUSA: OMELIA PAPALE – STAMPA ESTERA: ONG E LUIGI MANCONI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 9 luglio 2018
La mattina di venerdì 6 luglio papa Francesco ha celebrato una Messa in San Pietro a cinque anni dal viaggio a Lampedusa (8 luglio 2013). Nel primo pomeriggio, sempre a Roma, la Stampa Estera ha ospitato una conferenza-stampa sul ruolo delle ONG nei salvataggi nel Mediterraneo. In sala Oscar Camps e Riccardo Gatti (Proactiva Open Arms), Giorgia Linardi (Sea Watch) e Luigi Manconi (direttore UNAR). Qualche spunto tratto dai due avvenimenti. La “marea di magliette rosse” di ‘Avvenire’.
Il Papa in San Pietro la mattina per la Messa in ricordo dei cinque anni del viaggio a Lampedusa (e Francesco ha voluto dedicare alle ONG un passo elogiativo in spagnolo), la Stampa estera il pomeriggio per una conferenza-stampa sul ruolo delle ONG nei salvataggi in mare. Venerdì 6 luglio è stata proprio una giornata molto particolare per Oscar Camps (fondatore e direttore della ONG iberica Proactiva Open Arms ), Riccardo Gatti (comandante di una delle navi della stessa ONG), Giorgia Linardi (portavoce della ONG Sea Watch), accompagnati dall ‘ “amico fraterno” Luigi Manconi (ipse dixit, attuale coordinatore dell’UNAR, il molto controverso Ufficio nazionale italiano anti-discriminazioni razziali).
In sintesi: se il Pontefice ha voluto ribadire ( anche se con qualche aggiustamento immediato) che, “di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia”, i relatori del pomeriggio – respingendo ogni accusa di corresponsabilità per i morti in mare, i crescenti guadagni della criminalità, un’accoglienza sul territorio che spesso si riduce a forme di schiavismo come l’accattonaggio – hanno rivendicato non solo il diritto, ma anche il dovere per le ONG di salvare chiunque si trovi in pericolo in mare: nelle acque del Mediterraneo – ha evidenziato Oscar Camps – non ci sono “naviganti e migranti”, ma “naviganti e naufraghi: e ogni naufrago va salvato senza se e senza ma”. Sì – osserviamo noi -.ogni naufrago va salvato, ma non ogni naufrago ha diritto all’accoglienza in Italia. Ci sono naufraghi e naufraghi: quelli accidentali e quelli che sono ben coscienti di rischiare il naufragio. Tra questi ultimi certo c’è chi scappa da guerre e persecuzioni e dunque deve essere accolto. Ma c’è anche chi abbandona il proprio Paese per migliorare la propria situazione economica, si mette nelle mani – pagando cifre ingenti - di trafficanti e scafisti e da costoro viene mandato in mare su barconi fatiscenti così da ‘costringere’ altri (complici o no) a trasbordarlo in un porto sicuro, per poi entrare assai spesso nel giro della criminalità organizzata locale (tramite accattonaggio, spaccio, prostituzione, lavoro da schiavi nei campi). Un vero e proprio ricatto morale imposto dalla criminalità, che legittimamente e responsabilmente il nuovo governo italiano non è più disposto a subire: quello che da anni è divenuto il grande e tristo business dell’accoglienza va stroncato e ricondotto a contenuti più umani e cristiani.
Si tratta di accogliere solo chi ne ha diritto e per il resto procedere con la saggezza che suggerisce anche il catechismo della Chiesa Cattolica, come del resto ha giustamente ricordato più volte Matteo Salvini. La decantata accoglienza in questi ultimi anni si è palesata assai spesso come disumana, non certo cristiana. Ma ci sono dei cristiani, in perfetta buona fede oppure buonisti per convenienza oppure scaltri (diversi ci hanno anche concretamente guadagnato) per i quali l’essenziale è accogliere in ogni caso: conta poco poi se i migranti sono costretti all’accattonaggio o allo spaccio. Proprio un fulgido esempio di cristianesimo, come quello ad esempio del quotidiano del direttor Tarquinio, l ‘Avvenire’ , che anche ieri – domenica 8 luglio – evidenzia la sua cieca furia contro Matteo Salvini esaltando l’iniziativa catto-fluida e radical-chic dell’indossare una maglietta rossa: “La marea rossa delle magliette: Basta morti nel Mediterraneo. Boom di adesioni all’appello di don Luigi Ciotti. No alla politica delle porte chiuse, serve umanità” , è il titolo che domina pagina 11 del giornale. Con buona pace delle “maree” e del “boom di adesioni” (bum bum bum), l’ “umanità invocata” è quella che fin qui si è tradotta spesso, come già ricordato, in modi tutt’altro che cristiani: in accattonaggio, spaccio, lavoro da schiavi nei campi e prostituzione. Ci sono però degli arcivescovi (come quelli di Milano e di Palermo) e dei sacerdoti (come quelli di Martinsicuro/Teramo e Malo/Vicenza) che sembrano incapaci di comprendere, accecati forse da un’incredibile ossessione contro il ministro dell’Interno: che siano istigati dalla forsennata campagna dell’ Avvenire?
L'OMELIA DELLA MESSA PAPALE DI VENERDI' 6 LUGLIO 2018 PER I MIGRANTI
Veniamo a qualche spunto fornito sia dalla Messa papale che dalla conferenza-stampa del pomeriggio (preceduta a sua volta la mattina da un altro incontro alla Stampa estera con Roberto Mignone, responsabile per la Libia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNHCR).
Papa Francesco, omelia della Messa del 6 luglio 2018 per i migranti, Basilica di san Pietro/1: “Quanti poveri oggi sono calpestati! Quanti piccoli vengono sterminati! Sono tutti vittime di quella cultura dello scarto che più volte è stata denunciata. E tra questi non posso non annoverare i migranti e i rifugiati, che continuano a bussare alle porte delle Nazioni che godono di maggiore benessere” (NdR. Dispiace doverlo continuare a ripetere, ma rifugiati e migranti non appartengono alla stessa categoria e le norme internazionali continuano giustamente a distinguerli. Se uno Stato decide di non poter accogliere un migrante, non per questo può essere additato come fautore della cultura dello scarto. Insomma la mistificazione lessicale prosegue….)
Papa Francesco, ibidem/2: “Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia; una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata. (NdR. L’affermazione di papa Francesco è netta: “L’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia”. Poi, però, fa alcune precisazioni che in sé rendono tale affermazione meno categorica.. Si può pensare allora che l’affermazione sull’ “unica risposta sensata” in realtà potesse essere integrata da un “per quanto possibile”…. vedi ad esempio i discorsi del Papa al corpo diplomatico nel 2017 e nel 2018).
Papa Francesco, ibidem/3 (papa Francesco ringrazia in spagnolo i soccorritori e i salvati): “ A los primeros quiero expresar mi agradecimiento por encarnar hoy la parábola del Buen Samaritano, quien se detuvo a salvar la vida del pobre hombre golpeado por los bandidos, sin preguntarle cuál era, su procedencia, sus razones de viaje o sus documentos…: simplemente decidió de hacerse cargo y de salvar su vida. (NdR. Alla Messa in San Pietro, chiusa anche alla stampa, hanno assistito – oltre a diversi vescovi - circa duecento tra rappresentanti di associazioni e ONG impegnate nel Mediterraneo -anche ad esempio “Médecins sans frontiéres” e “Save the Children” - volontari, 40 rifugiati accompagnati da operatori del Centro Astalli. Tra i presenti gli spagnoli della ‘Proactiva Open Arms’, fondata e diretta da Oscar Camps, che già era stato ricevuto in udienza dal Papa nel maggio 2016 (gli regalò per l’occasione un giubbotto di salvataggio, poi indossato da Francesco in una riunione del Dicastero per lo sviluppo integrale) e nell’aprile 2017. Ciò spiega il passaggio in spagnolo dell’omelia, in cui papa Bergoglio ringrazia la ONG perché “incarna oggi la parabola del Buon Samaritano”, che aiuta il viandante rapinato dai banditi senza chiedergli chi fosse, da dove venisse e perché venisse. Si può pensare che la ‘Proactiva Open Arms’, che è legata al portale ‘Open Migration’ - cui contribuisce anche la ‘Open Society Foundation” di Soros… e che si distingue anche per i pesanti apprezzamenti contro il nuovo governo italiano - sia stata elogiata acriticamente. Sarà bene ricordare qui un episodio accaduto alla fine della conferenza-stampa del pomeriggio alla Stampa Estera: se fino a quel momento era stata risparmiata alla platea la consueta sequela di insulti grevi contro Salvini in particolare, all’ultima domanda di un giornalista se il Governo italiano fosse da considerarsi “fascista”, Riccardo Gatti (della ONG spagnola) si è lasciato sfuggire un “sì”. Annotava Pietro Metastasio nel Settecento: “Voce dal sen fuggita, più richiamar non vale”).
STAMPA ESTERA, 6 LUGLIO 2018: CONFERENZA-STAMPA DI 'PROACTIVA OPEN ARMS', 'SEA WATCH' e LUIGI MANCONI.
Luigi Manconi (già senatore del Pd, presidente della commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, compensato per la non ricandidatura alle elezioni del 4 marzo con la nomina in extremis da parte del Governo Gentiloni a coordinatore di un ufficio delicatissimo come l’UNAR. Da notare che Manconi è sempre stato un fautore instancabile dei cosiddetti ‘nuovi diritti’): “Ho accompagnato in varie circostanze, in qualità di amico fraterno, Oscar Camps e la sua ONG. La loro amicizia mi onora. Ieri ho accompagnato il fondatore di ‘Proactiva’ a quattro incontri con esponenti politici: Bersani di Liberi e uguali, il presidente dei deputati Pd Delrio, il vicepresidente della Camera Rosato, i parlamentari di Più Europa Bonino e Magi. Sono stati incontri utili e preziosi, che hanno consentito di poter argomentare le ragioni di ‘Proactiva’ in una situazione che vede le ONG sottoposte a un’autentica campagna diffamatoria, condotta per distruggerne la reputazione, qualificare come attività illegali quelle di soccorso in mare, sgomberare il Mediterraneo dalla presenza delle ONG”. (…) Ci vuole un’opera di informazione più corretta, più razionale, più intelligente. (…) Ci sarà un prossimo incontro di ‘Proactiva Open Arms’ con il presidente della Camera Fico, entro il mese di luglio”.
Oscar Camps (catalano, fondatore e direttore di ‘Proactiva Open Arms', OPNG spagnola impegnata anche nel Mediterraneo): “Abbiamo l’onore di essere la ONG più attaccata.(…) Il Governo italiano parla di ‘caos’ nel Mediterraneo da regolamentare con norme precise. Ma il ‘caos’ è inesistente. (…) In Italia è difficile ascoltare dichiarazioni realistiche su quanto accade. Ci sono troppe menzogne sulle operazioni di salvataggio. Domina un linguaggio tendenzioso, che viene utilizzato anche dalla Guardia Costiera italiana, che parla di ‘migranti’, non di ‘naufraghi’ come dovrebbe essere”.
Giorgia Linardi (portavoce italiana di ‘Sea Watch’, molto presa, fino a commuoversi): “L’accoglienza in Italia mi fa star male. Sono conscia della situazione, ma non sono le ONG a esserne responsabili”. (…) Non mi sento corresponsabile della violazione sistematica dei diritti umani in Libia e che lì non si stia facendo niente per migliorare la situazione. (…) La Guardia costiera libica non ha la capacità di soccorrere i migranti. (…) Il vescovo di Malta ha dato solidarietà alle ONG”.
Riccardo Gatti (comandante di una delle navi di ‘Proactiva Open Arms’): “Quando c’è un maufragio, non esistono acque territoriali. (…) In Italia si è aggravato il discorso xenofobo”. Domanda di un giornalista anti-Salvini che non riusciva più a trattenersi: “Il Governo italiano è fascista? Risposta di Gatti: “Sì”.