INTERVISTA AL BRUCAIOLO RICCARDO PAGNI SUL PALIO DI SIENA - di GIUSEPPE RUSCONI - www.rossoporpora.org - 'IL CONSULENTE RE ONLINE' DI LUGLIO 2011
A colloquio con il capitano gialloverde che, dopo 41 anni, nel 1996 fece l'impresa
Alla fine dell’intervista il commento in ‘tempo reale’ del professor Roberto Barzanti al trionfo brucaiolo nel Palio dell’Assunta di quindici anni fa
Lo conoscemmo da giornalisti parlamentari in gita a Siena nel 1995, giusto un anno prima che – da neo-capitano del Bruco – riuscisse a rompere un’astinenza da vittoria che durava da più di 41 anni: ci ospitò presso l’Hotel Moderno di via Baldassare Peruzzi (poco fuori porta Ovile), un albergo che per molti anni fu la sede bis della contrada del Bruco. Lì si rifletteva, lì si congiurava, lì si combinava prima del Palio: ci si accordava tra capitani e si disponeva dei fantini (questi ultimi non sempre fidatissimi). Già il nonno di Riccardo era stato capitano del Bruco nel 1933 e dal 1946 al 1949; il padre era stato invece tenente del capitano un paio di volte e aveva dipinto nel 1975 (erano ormai vent’anni che il Bruco non vinceva) un quadro – sempre esposto in posizione d’onore – in cui si rifletteva il sogno del Bruco trionfatore. Non c’era da meravigliarsi che in famiglia – da mamma Liana in avanti - si respirasse aria gialloverde fin dalla nascita: un destino che toccò a Riccardo, Pierluigi e Marcella. E lo stesso Riccardo, capitano del Bruco dal 1996 al 2000, il virus l’ha trasmesso a Federica e a Duccio; alla moglie Letizia un po’ meno, dato il marchio istriciaiolo.
Avrete capito che stiamo parlando di un gran tifoso, cui abbiamo chiesto dapprima alcune valutazioni sull’attualità del Palio e delle contrade, poi di rievocarci qualche tratto di quella serata indimenticabile (anche per noi) in cui il Bruco infranse il gran record negativo. Era il 16 agosto 1996, al Palio dell’Assunta, capitano Riccardo Pagni, fantino Cianchino (Salvatore Ladu), cavallo Rose Rosa (già festeggiatissimi alla cena generale della sera prima… un ottimismo sfrenato e per una volta premiato!).
Caro Riccardo, se al professor Barzanti ho chiesto in primo luogo di illustrarmi il Palio da un punto di vista storico, a te, che se un tifoso – e sei stato capitano di quel Bruco vittorioso dopo 41 anni il 16 agosto 1996 – chiedo invece dapprima alcune valutazioni sull’attualità, riferite sia alla ‘carriera’ che alle contrade. Incominciamo allora dalle critiche, quest’anno particolarmente aspre, piovute sul Palio dalla galassia dei verdi, degli animalisti, rafforzati quest’anno dai giudizi taglienti, viscerali, della rossa Brambilla e dai pronunciamenti negativi di altri membri del governo nazionale come la sottosegretaria Martini e il sottosegretario Giro. Una vera pioggia di considerazioni accusatorie…
Sono i soliti giudizi dati da chi le cose non le conosce…
L’ignoranza tende sempre a montare in cattedra…
Chi invece il Palio lo conosce sa che vi si adottano misure di sicurezza per gli animali maggiori che in altre corse. Negli ultimi anni possono correre solo cavalli con un’idoneità particolare: vengono controllati, esaminati, scelti dai veterinari, poi selezionati. Poi logicamente, come in tutte le corse, un incidente può capitare, un cavallo si può far male: del resto può capitare ad esempio a chi va in bicicletta. Ma ciò non può andare a intaccare il Palio, che è molto di più della corsa in Piazza del Campo, è tradizione cittadina, è socialità, incarnate dalle contrade di una città meravigliosa, a misura d’uomo, dove la quotidianità non conosce le angosce di altri luoghi. La sfida in Piazza del Campo è solo la finalizzazione di un gran lavoro che viene svolto tutto l’anno; ed è chiaro che per l’occasione l’intera contrada è unita, in fibrillazione, tutti vogliono vincere e soprattutto che non vinca la rivale.
Tu che vivi veramente la contrada, hai notato dei cambiamenti nel porsi della stessa negli ultimi anni?
Anche la contrada si adatta al mondo che evolve. Tuttavia i suoi fondamenti non sono cambiati, le tradizioni permangono. I contradaioli sono uniti, i ragazzi continuano a crescere insieme pur se di diversa origine, tutti noi ci sentiamo di pari dignità indipendentemente dal nostro status sociale. La contrada insomma è, resta come una seconda famiglia.
Ma lo è ancora veramente?
Noi viviamo in un’epoca caratterizzata dall’individualismo e dalla smania di apparire più che essere. Certo un po’ ne risente anche la contrada. Proprio per questo la contrada insegna a essere prima di tutto collettività forte, a puntare sull’essere più che sull’apparire, a non commettere reati, ad aiutarsi a vicenda: è un luogo, prima di tutto dell’anima, che si può continuare a frequentare tranquillamente, senza doversi guardare alla spalle da nessuno. La contrada ha ancora e sempre una funzione sociale fondamentale per Siena. Ed esemplare anche da un punto di vista organizzativo. Ogni contrada è un po’ una piccola Repubblica con un priore che gestisce l’ordinarietà. Poi c’ è un capitano che ha pieni poteri ed è un po’ come il dictator romano: si occupa dell’emergenza, perché il Palio è un’emergenza che richiede tempi brevi, decisioni autonome per puntare a vincere il drappellone. Esistono inoltre il governo (sedia), con tra l’altro il camerlengo-cassiere, l’archivista, il segretario, i responsabili dei rapporti con i giovani e con i contradaioli; il Consiglio di seggio, una sorta di Senato con un centinaio di persone; l’Assemblea del popolo, l’unico organo che poi prende in realtà le decisioni. Insomma ogni contrada è una piccola democrazia…
Funziona?
Funziona ancora. Nell’ Assemblea ad esempio c’è libertà di parola, non ci sono tabù; tutti hanno diritto di espressione e di pari dignità per quello che dicono.
Anche a te pongo la domanda sui giovani: ci sono ancora e in che forma?
Sì, di giovani ce ne sono molti. Da una parte in genere i giovani sono diventati un po’ più ‘difficili’ (richiedendo un tempo maggiore il ‘plasmarli’ rispetto a diversi anni fa, quando i ragazzi respiravano quasi solo l’aria della contrada), dall’altra sono dei ‘veterocontradaioli’, puristi che cercano di preservare la contrada nella fedeltà piena alle tradizioni secolari. Ti dirò che in contrada oggi sono solo uno dei ‘maggiorenti’ (in genere sono gli ex, poi promossi a incarichi onorifici, un po’ come i senatori a vita). Tuttavia anche i maggiorenti rendono un servizio importante per la contrada: io per esempio mi occupo dei giovani, poiché fo con loro un musical, un adattamento contradaiolo di spettacoli famosi, che poi sarà inscenato a febbraio nel maggior teatro di Siena.
Non sapevo che tu ti occupassi di musical…
Non me ne occupo perché sono bravo a recitare, ma perché mi impegno a insegnare ai giovani i fondamentali della vita di contrada… come si sta insieme, quali sono le ragioni che ci motivano, che cos’è quel senso di unitarietà che ci deve guidare per tutta la vita contradaiola…E’ così che i ragazzi si impegnano, non vogliono sfigurare, non vogliono far sfigurare la contrada, ci tengono ai loro colori!
I ‘colori’…importanti in una società che ha perso molte bandiere…
I ‘colori’ restano fondamentali socialmente, ci identificano. Rappresentano la bandiera all’ombra della quale si cresce, rappresentano la nostra casa, la nostra appartenenza, la nostra passione.
Il 2 luglio 1955, con il fantino Ciancone e il cavallo Sturla: l’ultima vittoria del Bruco prima del 1996, quando tu sei diventato capitano…
Il Palio di luglio l’abbiamo corso con un fantino di riserva… ma io sentivo che ad agosto sarebbe stata la volta buona dopo più di 41 anni: il cavallo, Rose Rosa, era buono, montato da Cianchino che si era rimesso in piedi dopo essersi fatto male a luglio…
Come vivevano i brucaioli l’assenza di vittorie, ormai da più di quattro decenni?
In un’altra società che non fosse la contrada 41 anni senza vittorie sarebbero vissuti male, produrrebbero dis-aggregazione, anzi disgregazione. Invece il Bruco era divenuto sempre più forte, eravamo temprati dalla sofferenza…
… un po’ come è capitato storicamente ai tifosi della Lazio…
Non te lo so dire, non essendo biancazzurro e dunque non avendo mai provato tale condizione… ma noi eravamo fortissimi, il morale della contrada era a mille. Abbiamo avuto la fortuna che una troupe televisiva francese filmasse proprio il Bruco nei giorni prima del Palio d’agosto… ho rivisto l’altro ieri le immagini… volavamo già ben prima d’aver vinto! Quella vittoria aprì poi le porte ad altre tre vittorie successive…
Restiamo a quella sera indimenticabile, che vivemmo in Piazza anche noi. Il Campo fu travolto da un entusiasmo incredibile…
C’è stato un elemento straordinario, perché nel Palio si vince (e si è contenti) e si perde (e si piange). Invece Piazza del Campo applaudì – fu una sorta di grande applauso liberatorio – il Bruco che tornava a vincere: applaudirono tutti, anche quelli che avrebbero dovuto normalmente piangere! Il Bruco aveva conquistato la simpatia di tutta Siena: per me, che ero nel palco dei capitani, fu un momento indimenticabile… mi resi conto che avevamo fatto un’impresa diversa…
Lo si evince anche dalle impressioni del professor Barzanti, che ne ha scritto sul numero unico Palio-I giorni della festa, dedicato alla vittoria della contrada gialloverde: le pubblichiamo volentieri a piè della tua intervista. In ogni caso nell’annessa galleria fotografica ti si vede felicemente stravolto…
In duomo io e Cianchino fummo issati sopra l’altare e cantammo, davanti alla Madonna, immersi in un coro di settemila voci dentro le navate, il Te Deum contradaiolo. Un momento di emozione formidabile, un ringraziamento intensissimo a Maria.
Di quella sera che cosa ti ricordi ancora? Ad esempio rivedo decine di brucaioli che si rotolavano (è una strada in forte pendenza…) su via del Comune, dove c’è la sede della contrada…
Non mi sono perso nulla. C’era della gente completamente impazzita: chi si rotolava appunto su via del Comune, chi girava su se stesso, chi alzava le braccia al cielo, chi stava ginocchioni, chi mulinava follemente con la bandiera. Mi ricordo che, uscendo a fatica da Piazza del Campo, ero completamente inzuppato come se m’avessero buttato in una vasca da bagno: baci e abbracci si erano sprecati, a centinaia me ne avevano dati. Però, che soddisfazione!
Da come ti brillano gli occhi a quindici anni di distanza, il trauma positivo ce l’avrai per sempre…
L’APPLAUSO DI TUTTI
Così il professor Roberto Barzanti, già priore della Tartuca (vedi intervista in questo stesso numero de “il Consulente RE” online), descriveva – nel numero unico “Palio – I giorni della festa” la vittoria del Bruco sulla ‘terra in Piazza’ del 16 agosto 1996
La vittoria del Bruco – dopo quarantun anni di attese e delusioni – trascina tutti in un entusiasmo senza limiti. Mi son trovato a piangere come se avesse vinto la mia Contrada. Della sera del 16 agosto 1996 ricorderò a lungo due momenti unici nell’imprevedibile vicenda del Palio. Quando è stato calato il drappellone dal palco dei Giudici è scoppiato dalla Piazza, fragoroso, incontenibile, fraterno, un applauso lunghissimo, mai ascoltato con quell’intensità. (…) E quando il corteo dei brucaioli – un continente chiamato alla gloria dopo decenni, una straripante fiumana – ha svoltato a San Martino, un grappolo di festanti bandiere della Torre ha manifestato a lungo un saluto di straordinaria lealtà. Malgrado gli appartenga mai il primato triste della cuffia (Ndr: un riferimento al fatto che la Torre diventava così la Contrada-nonna, quella senza vittorie da più anni), quelli di Salicotto hanno dimostrato una tale partecipazione alla felicità dei loro antichi alleati da meritar di gettare quanto prima alle ortiche il brutto indumento.
Risalendo via di Città (Ndr: quella che porta verso il duomo) quanti volti incontro di uomini e donne e giovani che hanno avuto la pazienza di aspettare e finalmente hanno ritrovato il sapore della vittoria. Don Paletti (Ndr: il correttore della Contrada) scende con una bianca giapponesina per mano e nessuno crede ai suoi occhi. Salvatore Ladu (Ndr: Cianchino), issato sulle spalle in trionfo, riceve abbracci e baci a non finire. (…) Ed ora ci troviamo a gioire, perché il Bruco è entrato a poco a poco nel cuore di ognuno di noi, di noi che seguiamo l’albo d’oro della corsaa con la pena e la felicità di un avvenimento di famiglia, di noi che nominiamo persone e famiglie indicando provenienza e appartenenza. La condizione del Bruco ha emblematizzato la condizione dei più e così sono in molti ad aver compreso a lungo la tristezza e la fierezza del Bruco, la sua forza esemplare di resistenza e di tenacia. Tutti siamo stati un po’ del Bruco e per questo quell’applauso è stato così ampio e contagiante. Capitan Pagni non sta nelle sue e Mauro Finetti smetterà di brontolare!
Lo stendardo di Joe Tilson (Ndr: autore del drappellone, vedi galleria fotografica) ha intanto cominciato a girare per le strette vie di Siena e l’assunta, avvolta nelle tinte del Bruco, volerà protettiva e orante per la notte intera. Si vede da lontano il giallo fulgore dell’aureola che ne disegna la sagoma contro un cielo celeste e turchino. Il verde della veste è squillante, come quello dei prato appena fuori Ovile (Ndr: la porta cittadina del Bruco).