A SANT’IGNAZIO GRANDE MUSICA CON E PER PABLO COLINO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 26 gennaio 2014
Sabato 25 gennaio Pablo Colino ha compiuto gli ottant’anni, un traguardo festeggiato in Sant’Ignazio con un concerto spirituale di grande intensità, protagonisti il Coro dell’Accademia filarmonica romana e l’orchestra ‘Gli amici dell’armonia’. Quattrocento i convenuti all’evento promosso da Albert H. Courtial: tra gli altri mons. Vittorio Lanzani, il maestro Massimo Palombella, Gianni Letta e l’ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede.
L’improvviso e brusco calo di temperatura non ha frenato la sera di sabato 25 gennaio gli ammiratori (si potrebbe dire i tifosi, perdipiù di curva) del maestro Pablo Colino, che sono convenuti numerosi nella chiesa di Sant’Ignazio, dominante l’omonima piazza, gioiellino di moto settecentesco tra il Corso e il Pantheon. Si trattava di festeggiare un compleanno speciale per l’artista spagnolo, a Roma da più di mezzo secolo: i suoi ottant’anni. Colino è in effetti quattro volte ventenne, se si pensa alla sua persistente giovinezza di cuore, passione e fantasia, che ha confermato anche in Sant’Ignazio offrendo alla platea un concerto seguito con grande attenzione e partecipazione nelle sue varie parti, dai brani gregoriani e della grande polifonia cinquecentesca a quelli dei musicisti di area tedesca del Sette-Ottocento, dallo spazio dedicato all’opera italiana fino alla conclusione tutta spagnola.
Il saluto introduttivo di monsignor Vittorio Lanzani e di Albert H. Courtial
Incisiva l’introduzione di mons. Vittorio Lanzani, Vicario della Basilica di san Pietro, che ha portato anche i saluti dell’arciprete, cardinale Angelo Comastri. Pablo Colino, ha detto Lanzani, “è stato ed è un grande maestro di musica sacra”. Molto preparato professionalmente, vive dentro di sé il mistero della musica sacra, che sa trasmettere con grande perizia. Diventa in lui una vera e propria “missione sacerdotale” quella del cantare e far cantare a Dio. “Con la sua lunga permanenza nella Basilica di San Pietro, Pablo Colino le ha portato un grande decoro e l’ha resa quella che deve essere: specchio ed esempio per le chiese del mondo”. Anche Albert H. Courtial, presidente della Fondazione pro musica ed arte sacra, ha voluto ricordare i quarant’anni di amicizia e di collaborazione artistica con il festeggiato: “Abbiamo creato tante cose insieme e del resto la Fondazione non avrebbe dodici anni di vita se non ci fossi stato tu”.
I brani gregoriani e di polifonia cinquecentesca
E’ poi incominciato il concerto, che come sempre si è connotato di una specificità coliniana: la breve e utilissima introduzione di ogni brano da parte del maestro, così da poter gustare ancora meglio testi e melodie. Il primo brano ha evocato subito, diremmo doverosamente, la Basilica di San Pietro: Lucis Creator optime, inno dei vespri domenicali, eseguito alternando il gregoriano alle strofe armonizzate da Perosi. Sono seguiti tre mottetti della grande polifonia cinquecentesca. Il primo, tanto maestoso quanto delicato, è il Sicut cervus, composto da Pierluigi da Palestrina proprio per la Basilica di San Pietro e ha una durata pari a quella della processione dall’Altare della Cattedra al Fonte battesimale. Dello spagnolo Tomas Luis de Vitoria (che studiò anche con Palestrina) il secondo: la famosa Ave Maria. Il terzo è stato il Jubilate Deo del fiammingo Orlando di Lasso, che si conclude significativamente con un Ipse est Deus ripetuto in crescendo cinque volte.
Spazio alla musica di timbro teutonico
Nella seconda parte, quella di timbro teutonico, è entrata in azione l’orchestra ‘Amici dell’armonia’, cui ha dato manforte anche il rumeno Michai Ilie (già primo violino dell’orchestra sinfonica della Rai). All’organo la sempreverde Annapia Sciolari. Si è incominciato con Händel e il suo In den angenehmen Büschen (tra le piacevoli fronde), un inno appassionato al Paradiso terrestre, molto ben reso dalla voce di Daniela Tollis, dal flauto solista di Cristina Vinci e dal basso continuo di Guido Mascellini. Non poteva mancare un corale di J.S. Bach, il solenne Signore Dio in te confido (all’organo Alessio Pacchiarotti), seguito dal “brano più eseguito in San Pietro dai cori ospiti”, l’ Ave verum di Mozart (in cui “si riassume la storia della Salvezza con versi di san Tommaso d’Aquino). A concludere questa parte il grandioso Laudate pueri di Mendelssohn, armonizzato per coro ed orchestra da Pablo Colino: il compositore luterano si è qui forse ispirato ai salmi delle suore di Trinità dei Monti di cui è stato ospite.
L’opera è italiana
Anche in ambito operistico non mancano pagine di “altissima spiritualità”. Ed ecco allora l’amata La Vergine degli Angeli verdiana, “preghiera semplicissima e sentitissima”, con la bella voce di Giulia Cignoni. E l’Ave Maria di Mascagni, mottetto dedicato a Lorenzo Perosi, invocazione struggente in cui si sono molto apprezzati nel preludio il primo violino Mihai Ilie e poi il coro, trascinante nella sua interpretazione.
La Spagna della fede popolare
Parte conclusiva dedicata alla Spagna. Primo brano la Cantad a Maria, un’ Ave Maria elegante, solare e popolare composta da Julio Valdés, di cui fu allievo lo stesso Pablo nel Seminario basco di Vitoria. Nella chiesa a lui dedicata non poteva mancare un testo molto famoso di sant’Ignazio di Loyola, Alma de Cristo (Anima Christi), musicato dal gesuita Nemesio Otaňo, “il Perosi di Spagna”, connotato “da una semplicità degna di sant’Alfonso Maria de’ Liguori che cantava Tu scendi dalle stelle e Fermarono i cieli per le campagne napoletane”. Molto richiesta in Spagna per i matrimoni (“altrimenti si dice che non siano validi….”) una bella invocazione alla Madonna, la Plegaria de los tre amores (Amor a l’hombre, Amor de patria y Amor de Dios), di Fermin Maria Alvarez, con la voce ispirata del tenore Thomas Ehiem. Ultimo brano l’Ave Maria di Vicente Goicoechea (zio del già citato Julio Valdés), una delle 32 presenti (su 710 brani) nel repertorio di Pablo Colino.
I complimenti del maestro Palombella e di Gianni Letta
Applausi scroscianti e prolungati, il Tanti auguri a te, poi irrompe l’Hallelujah di Händel, Pablo Colino ringrazia e dà appuntamento conviviale a tutti per la tradizionale Sangria nei giardini dell’Accademia filarmonica romana per la festa di san Pietro e Paolo. Tra i commenti raccolti quello del maestro del coro della Cappella Sistina, don Massimo Palombella: “E’ stata una vera elevazione spirituale, molto raffinata”. Raggiante anche Gianni Letta, che conosce già da quando era direttore de “Il Tempo’ il maestro spagnolo “sanguigno e vulcanico, musicista di una simpatia unica” ed apprezza molto anche la sua professionalità, “già a partire dalle brevi spiegazioni che dà preventivamente su ogni brano eseguito”.
CHI E’ IL MAESTRO PABLO COLINO
Riproduciamo per finire la nostra biografia sintetica di Pablo Colino, allegata al programma del concerto in Sant’Ignazio
C’è un artista nel mondo vaticano che il 25 gennaio 2013 sarà ventenne per la quarta volta: oggi canonico prefetto della musica per la Basilica di San Pietro, è una vera e propria istituzione nell’ambito della musica sacra. Si tratta di monsignor Pablo Colino, spagnolo talentuoso, sanguigno e vulcanico, che a ottant’anni ancora galvanizza i cori dell’Accademia Filarmonica Romana (il 19 dicembre ha diretto il suo cinquantatreesimo concerto di Natale presso il teatro Olimpico) e che dal 1980 al 2006 è stato maestro della Cappella Giulia in San Pietro. Negli ultimi anni ha collaborato con i suoi cori al cd The priests (della Sony inglese, poco meno di due milioni di copie vendute), al cd Alma Mater (litanie e canti mariani, con la voce di Benedetto XVI che intona il Regina Coeli nel settimo quadro, della Universal-Geffen di Londra), al cd Choeurs du Vatican (canti natalizi e altri canti spirituali, uscito prima di Natale per la Sony francese).
La vita di Pablo Colino è sempre corsa sull’unico binario di musicista e sacerdote, due servizi che si sono fusi nella bellezza artistica, via per lui privilegiata per entrare in contatto con Dio. Nato a Pamplona il 25 gennaio del 1934, da bambino ascoltava le canzoncine materne e la musica paterna (il padre suonava nella Banda della Guardia Civil) e cantava nel coro parrocchiale. In Seminario, impressionato dalla bachiana “Passione secondo Matteo”, decise di intraprendere gli studi di musica sacra, oltre a quelli filosofici e teologici. Giunto a Roma nel 1957, subito dopo l’ordinazione sacerdotale a San Sebastian, e laureatosi in filosofia e teologia presso la Lateranense, ha conseguito il magistero in Composizione, Musica sacra e Direzione corale seguendo i corsi del Pontificio Istituto di Musica Sacra (tra i docenti anche Domenico Bartolucci). Specializzato in Didattica e Pedagogia musicale, dal 1962 ha tenuto (e ancora tiene) presso la Filarmonica Romana i corsi di Educazione musicale e di Esercitazioni di canto corale (oltre quindicimila gli allievi in oltre cinquant’anni di attività). Negli Anni Sessanta fu anche insegnante di musica per il cardinale Ottaviani: insegnava a una cinquantina di orfane di cui il prefetto del Sant’Uffizio si prendeva cura a Frascati (non raramente il suo autista era il segretario del cardinale, don Gilberto Agustoni, oggi anch’egli porporato). Cultore del canto gregoriano, di Palestrina e Bach, Mozart e Perosi, Pablo Colino nel corso della sua carriera è stato anche nel 1985 assistente di von Karajan in San Pietro nell’esecuzione della Kroenungsmesse eseguita dai Wiener Philarmoniker per papa Giovanni Paolo II nell’Anno della musica. Un altro concerto insolito fu quello dell’ottobre 1986, a cinquant’anni dall’inizio della Guerra civile spagnola: il coro di Pablo Colino eseguì presso l’accademia spagnola di San Pietro in Montorio dodici canti del periodo, sei franchisti e sei repubblicani, un unicum mai più ripetuto.
Numerosissimi i suoi concerti soprattutto in Italia, ma anche in Spagna, Svizzera, Ungheria, Romania, Stati Uniti, Russia, Germania e in altri Paesi. Vanno ricordati anche i Concerti di Natale trasmessi dalla Rai da Assisi, i mottetti del cardinale segretario di Stato del primo Novecento Rafael Merry del Val, i concerti con solisti come Montserrat Caballé e la figlia Montserrat Martì. Tra i libri didattici ha pubblicato “La voce del fanciullo cantore”, “Teoria della musica e pratica del canto corale”, il “Liber Vesperalis” e quello “ad Laudes matutinas” della Basilica di San Pietro.
Pablo Colino è solito dire che un canto natalizio ben eseguito, come ad esempio “Il est né le divin Enfant” vale più di mille omelie e considera riuscito un suo concerto quando non solo gli ascoltatori, ma gli stessi interpreti restano alla fine pervasi da quella commozione, derivata dalla bellezza del messaggio religioso trasmesso, che consente loro di avvicinarsi a Dio. La musica sacra è una forma alta di evangelizzazione e, se ben eseguita, riesce a convertire anche i cuori più distratti o induriti.