LA STELLA, I TRE RE E IL BAMBINELLO PAFFUTO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 gennaio 2018
Un libro affascinante per un’Epifania nel contempo poetica e teologica: “Il viaggio dei Re Magi” di Giovanni di Hildesheim, monaco carmelitano del XIV secolo (prefazione del card. Gianfranco Ravasi, edito dalla San Paolo) – Prezioso l’apparato iconografico – Intanto, promosso dal Circolo Svizzero di Roma, l’ottavo confronto Accattoli-Rusconi si svolgerà mercoledì 10 gennaio, nell’ambito dei ‘Dialoghi al Victoria’.
Nutriamo bei ricordi delle nostre Epifanie da piccoli, tra il progressivo avvicinamento dei Re Magi e dei loro cammelli alla Grotta di Betlemme nel presepe di casa e le ‘Cavalcate’ che per il 6 gennaio si svolgevano in diversi centri del Canton Ticino. Poi a Roma ecco la Marche des Rois di Bizet nell’interpretazione intensissima, in climax ascendente, del coro di Pablo Colino… De bon matin / j'ai rencontré le train/ de trois grands Rois qui allaient en voyage… così come entusiasmava il pubblico l’interpretazione travolgente che lo stesso coro e lo stesso sanguigno Maestro spagnolo offrivano di Los Reyes Magos dell’argentino Ramirez…Llegaron ya, los reyes y eran tres / Melchior, Gaspar y el negro Baltasar/ arrope y miel le llevaran/ y un poncho blanco de alpaca real…
Per riflettere poeticamente e teologicamente sulla solennità dell’Epifania - nella speranza che quest’anno la figura dei Tre Re non venga stravolta fino a farne simbolo dell’immigrazione selvaggia e testimonial dello sciagurato (e affossato) ius soli/ius culturae - ecco un’opera appena uscita, “Il viaggio dei Re Magi”. E’ la traduzione del “Libro delle gesta dei tre beatissimi Re” di Giovanni di Hildesheim, monaco carmelitano del XIV secolo. Ricco di un suggestivo apparato iconografico, il volume di poco meno di 200 pagine (edito da San Paolo) è aperto dalla prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi, che osserva come il testo incarni “una delle tante riprese narrative dei dodici versetti del racconto di Matteo trasformandolo in una vera e propria storia di meraviglie”. Infatti il volume (come si legge nella “Nota di edizione”) “si pone come punto di confluenza di uno sterminato patrimonio di conoscenze documentarie e leggendarie, venuto formandosi nel corso dei secoli precedenti (NdR: al quattordicesimo)”. Giovanni di Hildesheim “non ha la preoccupazione di offrire analisi critiche meticolose, quanto piuttosto quella di elevare i fatti di cronaca da una prospettiva semplicemente mondana a segno della presenza di Dio dentro al tempo”.
Nel testo si ritrovano così affermazioni storicamente molto curiose, ma comprensibili se ci si pone dal punto di vista teologico dell’autore: Gesù sarebbe nato a Betlemme tra le rovine della casa di Isai, padre del re Davide oppure i famosi trenta denari di Giuda avrebbero avuto una lunga storia secolare, sarebbero stati donati al Bambino da Melchiorre, persi da Maria durante la fuga in Egitto e ritrovati da un beduino convertito che li aveva posti nel tesoro del Tempio di Gerusalemme.
Trentaquattro i capitoli (alcuni molto brevi) del libro di Giovanni di Hildesheim, suggestivi sia per i contenuti semplici e nel contempo spesso poetici e con fini teologici che per le immagini, che ci fanno rivivere l’Epifania partendo dall’affresco nelle catacombe di Priscilla a Roma per passare alle opere immortali di Giotto, Gentile da Fabriano, Benozzo Gozzoli, Nicola Pisano, Sandro Botticelli e tanti altri.
Ci piace riprodurre tre passi suscettibili di dare ai lettori un’idea della singolarità del testo.
Il monte Vaus e la stella cometa: “Vi era, in Oriente, una montagna chiamata Vaus (…) che supera in altezza ogni altra montagna dell’Oriente e dell’India. (…) Alla nascita del Cristo (…) sul monte Vaus fu vista levarsi una nuova stella, che raggiava a guisa di sole e illuminava l’intero mondo. (…) Non appariva, poi, nella forma che siamo usati a vedere rappresentata in pittura nei nostri paesi, ma aveva molti lunghissimi raggi, più ardenti che fiaccole, e questi raggi andavano roteando quasi come aquila che voli e batta l’aria con l’ala. E portava in sé l’effigie di un bambinello, e al di sopra, il segno della croce. E dall’interno della stella fu udita una voce che diceva: ‘Oggi è nato il re dei Giudei, colui che è l’aspettazione delle genti e il loro dominatore. Andate a cercarlo e a tributargli adorazione’. (…) Allora uomini e donne di quella regione, a vedere una stella tanto mirabile e a dire la voce che ne veniva, furono invasi da singolare stupore e ammirazione e non ebbero dubbio che fosse proprio quella la stella annunziata dalla profezia di Balaam. “
I tre Re da Gerusalemme a Betlemme incontrano i pastori: “E lungo la strada, nei pressi della località in cui l’Angelo aveva annunziato ai pastori la nascita del Cristo, i tre Re videro proprio quei pastori, i quali riferirono che l’Angelo del Signore era apparso in grande fulgore ad annunziare la natività del Signore, e li informarono di tutte le cose che avevano udite dall’Angelo e che avevano visto in Betlehem, le quali cose i Re ascoltarono con grande interesse e compiacimento (…) Vogliono alcuni libri in Oriente che la voce udita dalla stella fosse la medesima voce dell’Angelo che proprio a quei pastori annunziò la natività del Signore. E alcuni dicono che l’Angelo, il quale in forma di colonna di fuoco e di nube precedette i figli d’Israele usciti dall’Egitto, fosse lo stesso Angelo che precedette i tre Re, in forma di stella. Queste due parti, e cioè i Re e i pastori, furono come due pareti che si mossero da opposto luogo, e la pietra angolare, cementata nel loro mezzo, legò l’una all’altra. Poiché questi, ossia i pastori, furono la primizia dei Giudei, e quelli, ossia i tre Re, furono la primizia dei Gentili”.
L’adorazione a Gesù Bambino: “Ora, quando questi tre Re tributarono la loro adorazione al Cristo, Gesù era un bambinello di circa tredici giorni ed era abbastanza paffuto, e giaceva sul fieno, nella greppia, avvolto in poveri panni fino alle braccia. E Maria sua madre era bene in carne nella persona, e alquanto bruna di capelli e di pelle. Nel momento in cui i tre Re si presentarono, si coprì di un mantello bianco, reggendolo dinanzi a sé con la sinistra, e la sua testa, eccetto il volto, era avvolta completamente in un panno di lino, e sedeva nella mangiatoia, e reggeva con la destra la testa del bambinello Gesù. E i tre Re, dopo aver umilmente baciato la terra davanti alla mangiatoia e la mano del bambinello, gli offrirono con devozione i loro doni, e con devozione li deposero nella mangiatoia, presso la testa del bambino e le ginocchia della madre.”
OTTAVO CONFRONTO ACCATTOLI-RUSCONI SU PAPA FRANCESCO PROMOSSO DAL CIRCOLO SVIZZERO DI ROMA MERCOLEDI’ 10 GENNAIO 2018 PRESSO l’HOTEL VICTORIA (VIA CAMPANIA 41) CON INIZIO ALLE 18.30
Dopo la settima puntata - vissuta intensamente dal pubblico presente mercoledì 13 dicembre presso la parrocchia del Sacro Cuore Immacolato di Maria ai Parioli – ecco che Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi si ritroveranno mercoledì 10 gennaio 2018 presso lo storico Hotel Victoria (in via Campania 41, vicino a Via Veneto) in un confronto promosso dal Circolo svizzero di Roma, associazione ultracentenaria fondata nel dicembre del 1886 e presieduta attualmente da Fabio Trebbi. L'ingresso è libero. Ecco come viene presentato il confronto su www.svizzeri.ch , sito del Circolo svizzero di Roma (che però raccoglie anche notizie dagli altri Circoli svizzeri in Italia):
Luigi Accattoli, storico vaticanista del “Corriere della Sera” e Giuseppe Rusconi, vaticanista ticinese curatore di www.rossoporpora.org e membro del Circolo Svizzero di Roma, incontreranno a Roma,
il 10 gennaio 2018 dalle ore 18.30
il Circolo Svizzero per i ‘Dialoghi al Victoria’.
Il tema del confronto della serata verterà come di consueto su papa Francesco.
Dal gennaio 2017 è iniziato il ciclo mensile di confronti “ACCATTOLI-RUSCONI” che vede i due giornalisti ormai all’ottava puntata, impegnati in dibattiti su papa Francesco, alle volte accesi, duri, ma sempre dentro limiti civili.
I due giornalisti – che a dicembre sono stati ospiti della parrocchia del Sacro Cuore Immacolato di Maria a Piazza Euclide ove, con il coinvolgimento di un pubblico molto partecipe, hanno discusso sia dell’esortazione apostolica ‘Amoris laetitia’ che di forme e contenuti del magistero di chi è “venuto dalla fine del mondo” – hanno dibattuto tra l’altro nei mesi scorsi sia alla Stampa estera di Roma che all’Università La Sapienza.
Al centro del confronto, che si propone di essere tanto vivace quanto civile, alcuni temi che nel mese precedente hanno caratterizzato il pontificato di papa Bergoglio.
Nella prima parte della serata i due vaticanisti esporranno dialetticamente le loro tesi. Ampio spazio verrà poi dato alle domande dei presenti.