CCEE-BOSNIA/CARD. PULJIC: I CATTOLICI NON INTERESSANO A (QUASI) NESSUNO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 ottobre 2018
Pubblichiamo la terza delle interviste fatte a Poznan nei giorni scorsi, in occasione dell’annuale assemblea plenaria del CCEE. Il tema trattato era quello della solidarietà in Europa. Il cardinale Puljic ribadisce sostanzialmente quel che aveva già rilevato nelle precedenti interviste del 2011 e del 2015: gli accordi di Dayton del 1995 hanno de facto sancito la ‘pulizia etnica’ in Bosnia ed Erzegovina. La componente croata (in gran parte cattolica) continua a essere discriminata. Il 7 ottobre ci saranno le elezioni politiche… ma è difficile essere ottimisti.
Dal 13 al 16 settembre Poznan ha ospitato l’assemblea annuale dei presidenti delle Conferenze episcopali europee ( vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/808-ccee-vescovi-europei-poznan-spunti-dall-assemblea.html ). Il tema analizzato era quello della solidarietà in Europa. A margine dei lavori abbiamo fatto alcune interviste a presidenti di Chiese particolarmente interessanti per motivi diversi. La prima al presidente della Conferenza episcopale greca, monsignor Sevastianos Rossolatos, arcivescovo di Atene e amministratore apostolico di Rodi (https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/810-ccee-grecia-arcivescovo-rossolatos-l-europa-cattolica-ci-aiuti.html). La seconda al presidente della Conferenza episcopale ungherese, monsignor András Veres, vescovo di Györ ( https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/812-ccee-poznan-mons-veres-l-ungheria-difende-le-frontiere-d-europa.html ). La terza al presidente della Conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina, cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo.
Settantatrenne, Vinko Puljic è arcivescovo di Sarajevo dal 1990 (ordinato da Giovanni Paolo II il 6 gennaio 1991 ) e cardinale dal 1994. Ha vissuto sia la crudelissima guerra di Bosnia che il lungo e travagliato dopoguerra, i cui effetti negativi non accennano ad attenuarsi, in primo luogo per i croati bosniaci che sono in gran parte cattolici. Una curiosità: è da un paio d’anni il cardinale elettore di più antica nomina. L’abbiamo incontrato nei giorni di Poznan e ci ha rilasciato volentieri un’ intervista che pubblichiamo a pochi giorni dal 7 ottobre. Che è certo il giorno della festa della Madonna del Rosario, istituita da Pio V come festa della ‘Madonna della Vittoria’ in ricordo della battaglia navale di Lepanto del 7 ottobre 1571 contro gli ottomani e poi tramutata in festa della ‘Madonna del Rosario’ dal successore Gregorio XIII, che volle evidenziare il fatto che i combattenti cristiani avevano recitato il Rosario prima dell’inizio delle ostilità. Ma il 7 ottobre quest’anno è anche la data in cui si svolgeranno le elezioni parlamentari proprio in Bosnia ed Erzegovina, un Paese in cui (almeno) per i cattolici la vita quotidiana è sempre più travagliata…
Eminenza, nell’ultima intervista per www.rossoporpora.org del febbraio 2015 (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/468-bosnia-card-puljic-per-gli-usa-e-l-ue-i-cattolici-non-esistono.html), Lei mi aveva detto che gli accordi firmati nel dicembre 1995 nella base militare americana di Dayton nell’Ohio avevano “de facto sancito il principio della pulizia etnica” in Bosnia-Erzegovina. A tre anni di distanza mantiene ancora la stessa opinione?
Non solo è una mia opinione, ma è una realtà chiara. Dopo Dayton la Bosnia-Erzegovina è composta dalla Repubblica Srpska (serba) e dalla Federazione croato-musulmana. Nella prima la pulizia etnica è un dato di fatto: gran parte dei bosniaci di etnia croata non sono ancora potuti ritornare alle loro case e la Repubblica Srpska non ha fatto niente per predisporne un ritorno nella dignità. Anche nella Federazione non c’è uguaglianza né politica né economica tra musulmani, la maggioranza, e i bosniaci di etnia croata. Come è possibile in tali condizioni essere ottimisti per il futuro?
Lei mi conferma allora che sia nella Repubblica Srpska che nella Federazione i croati, in gran parte cattolici, sono ancora molto penalizzati nella loro quotidianità… Nella Repubblica Srpska nel 2015, secondo le statistiche, solo il 5% dei cattolici erano tornati a casa. E’ migliorata la percentuale?
No, siamo sempre lì. Nella Repubblica Srpska i croati non usufruiscono di nessun sostegno amministrativo, finanziario, politico per poter ricominciare a vivere là dover sono nati. Come fanno in tali condizioni a ricostruire la casa distrutta o danneggiata dalla guerra, come fanno a trovare un lavoro? Ora poi, essendo il confine della Croazia con la Bosnia anche il confine dell’Unione europea, il passaggio della frontiera è molto faticoso e le formalità burocratiche costringono a soste di ore e ore: un nuovo intralcio al ritorno dei croati bosniaci in patria.
Lei, già in una precedente intervista del 2011 per “Il Consulente RE” ( https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/97-intervista-al-card-vinko-puljic.html ) mi diceva che Sarajevo, definita nella storia una “Gerusalemme europea” (definizione ripresa anche da Giovanni Paolo II e papa Francesco), era ormai una città “solo dei bosniaci-musulmani. Tutti gli altri vi vivono, ma non godono degli stessi diritti”. Nel 2015 mi parlava di “alcuni miglioramenti”, ma non sostanziali. E oggi?
La verità è che Sarajevo resta in mano ai musulmani bosniaci. Tutto resta nelle loro mani. E la popolazione è ormai musulmana all’85%. Per i cattolici bosniaci (quasi tutti croati) tutto è difficile, anche amministrativamente. E’ un grande problema. No, non c’è uguaglianza né a livello amministrativo né giuridico né politico. Però noi ci siamo ancora e viviamo come possiamo la quotidianità.
QUI NON C’E’ LAVORO, NON C’E’ SICUREZZA, NON SI E’ RISPETTATI
“Ci siamo ancora”… ma in numero sempre minore…
E’ vero che ogni anno circa diecimila cattolici emigrano. I giovani soprattutto vanno via, in Europa, dove le paghe sono più alte. Qui non c’è lavoro, non c’è sicurezza, non si vive in un ambiente in cui tutti sono rispettati.
Quanti erano i cattolici, quanti sono?
Nella mia arcidiocesi di Sarajevo, prima della guerra del 1992-95 erano 528mila. Oggi solo 186mila. Circa un terzo.
Si può immaginare che le vocazioni siano poche…
Le vocazioni? Un grande problema, poiché di famiglie con figli giovani ce ne sono ormai poche. Di tante famiglie rimangono solo gli anziani. Anche i sacerdoti sono diminuiti: ce ne sono ancora, ma non certo come prima.
VUOI UN AIUTO? ALLORA TI VESTI COME DICIAMO NOI
Eminenza, qual è il peso del fondamentalismo islamico in Bosnia?
Si dice “fondamentalismo islamico”, ma è essenzialmente un fenomeno politico che mira al controllo totale dello Stato. I musulmani bosniaci di per sé non sono arabi, ma slavi. E con loro abbiamo buoni rapporti, ci comprendiamo. Negli ultimi anni però sono giunti in Bosnia tanti musulmani arabi che aiutano i loro correligionari in difficoltà: portano soldi per le spese sanitarie, per quelle scolastiche, per il vitto quotidiano. Però i soldi li danno a certe condizioni: vuoi un aiuto? Allora vestiti come diciamo noi! E costruiscono moschee, centri culturali islamici…
Bosnia ed Erzegovina come una delle porte d’accesso del fondamentalismo islamico all’Unione europea?
L’Europa si deve rendere conto che la Bosnia ed Erzegovina è anch’essa una piccola Europa, con tutte le sue diversità. Se non la cura, se non se ne occupa, se finisce per perderla, perde anche l’Europa stessa.
L’UNIONE EUROPEA? NON DIFENDE IL PRINCIPIO DELL’IDENTITA’ DEI POPOLI NE’ QUELLO DELLA DIGNITA’ UMANA
Nelle interviste precedenti Lei si diceva molto amareggiato per il comportamento dell’Unione europea, “un’Europa troppo occupata a pensare ai soldi, alle banche, ai profitti”, che, quando si interessa della Bosnia ed Erzegovina, “guarda ai musulmani come interlocutori privilegiati”. E’ cambiato qualcosa nell’atteggiamento dell’UE?
No, purtroppo no. Non è cambiato niente. L’Unione europea non difende né il principio dell’identità dei popoli né quello della dignità umana. Non riesce o non vuole considerare l’uomo nella sua integralità, fare ad esempio in modo che possa trovare un lavoro in patria. E, senza lavoro, un uomo perde la sua dignità.
LE ELEZIONI DEL 7 OTTOBRE
Eminenza, il 7 ottobre nel Suo Paese si svolgeranno le elezioni politiche. Da quanto mi ha detto, non mi sembra che il clima che si respira sia così favorevole a novità positive…
Come conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina già a luglio abbiamo pubblicato un messaggio in cui evidenziamo la necessità per tutti i cattolici e gli uomini di buona volontà di partecipare al voto. Occorre cercare di provocare un cambiamento del clima nel Paese, chiedere col proprio voto che siano rispettati i diritti di ogni persona umana. Ad esempio, e l’abbiamo scritto, quello di tornare in patria per chi a seguito della guerra si è vista distruggere la casa, così da poterla ricostruire. Abbiamo anche ribadito che la felicità di una persona non può essere fondata sull’infelicità di altre persone o di un gruppo etnico…
…chiaro qui l’accenno alle discriminazioni di cui sono oggetto i croati cattolici…
Guardi, abbiamo anche osservato che non è comprensibile e accettabile che il Parlamento assuma decisioni che discriminino una o più nazionalità.
I candidati sono circa 7500… chi scegliere?
Quelli che si propongono di costruire una società in cui ogni persona goda degli stessi diritti delle altre. E il discorso vale anche per le nazionalità. Poi naturalmente chi si inserisce nel filone della Dottrina sociale della Chiesa con la difesa della vita, della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, il promovimento dei valori fondamentali di libertà, verità, giustizia sociale, della carità verso i poveri, del bene comune della società. Si dovrebbe guardare anche alla vita dei candidati, escludendo chi ha delle ombre nel suo passato.
QUALE SOLIDARIETA’ CONCRETA DALL’EUROPA CATTOLICA?
Qui a Poznan le Chiese d’Europa sono riunite per discutere di modi e contenuti della solidarietà europea. Che cosa si aspetta da loro?
Siamo molto grati a chi ci aiuta concretamente. A diversi gruppi in genere diocesani nella Chiesa in Italia. Siamo riconoscenti anche all’associazione Renovabis dei cattolici tedeschi per l’aiuto all’Europa orientale e balcanica e alla fondazione pontificia Kirche in Not/Aiuto alla Chiesa che soffre. Sono loro quelli che ci sostengono perché possiamo continuare a vivere con dignità in Bosnia ed Erzegovina.
E le altre Chiese e associazioni cattoliche europee?
Io sono grato a queste tre fonti di solidarietà concreta: diversi gruppi nella Chiesa italiana, Renovabis, Kirche in Not/Aiuto alla Chiesa che soffre.
SABATO 13 OTTOBRE: VISITABILI GRATUITAMENTE LE CATACOMBE ROMANE
Segnaliamo volentieri un'iniziativa di indubbio spessore religioso e culturale della Pontificia Commissione di Archeologia sacra. Sabato 13 ottobre 2018 saranno visitabili gratuitamente le catacombe romane di S.Callisto, S,Sebastiano, Dimitilla, Priscilla, S. Agnese, Ss. Marcellino e Pietro, S. Pancrazio, S. Alessandro sulla via Nomentana, S. Lorenzo. Sono previsti anche eventi collaterali. Per saperne di più (orari, ecc...) collegarsi con il sito www.catacombeditalia.va .